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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).
Cartolina di Natale 2018
Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.
Fine
Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.
Crotone 2015
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Anche quest'anno è arrivata l'ora di rientrare a bordo della nostra amata barca. Il July si trova in secca dallo scorso mese di agosto in un cantiere nel porto nuovo a Crotone. Quando abbiamo fatto il viaggio di andata, da Crotone a Milano per capirsi, l'avventura è stata di quelle che si ricordano per un bel pezzo. Al momento, ci avevano detto all'epoca, non ci sono voli di linea dall'aeroporto di Crotone. Per prendere l'aereo bisogna andare a Lamezia Terme. Ulteriori indagini sulla questione, ci avevano fatto desistere dal perseguire questa idea. Andare a Lamezia è un viaggio. Poi bisogna prendere un albergo sul posto per passare la notte ed infine riprendere il viaggio il giorno dopo: improponibile. Così, avevamo scoperto che esiste un “comodo” bus che fa servizio ogni giorno da Crotone a Milano. La fermata è a pochi metri dal cantiere dove il July è in secca e, una volta arrivati, ci avrebbero lasciato persino vicino a casa. Siamo gente abituata a fare traversate in mare anche di notte: “cosa vuoi che sia...” - ci siamo detti. Così abbiamo preso il pullman. Siamo partiti alle cinque del pomeriggio e siamo arrivati alle otto del mattino. Dormire seduti non è il massimo e comunque, come viaggio-avventura, uno è abbastanza. Per nostra fortuna però, la RyanAir ci è venuta in soccorso. Già un mese dopo il nostro viaggio in bus, ha aperto voli di linea standard. Così, ai primi di febbraio, abbiamo prenotato il nostro volo Milano-Crotone superscontato. Ed eccoci adesso alla mattina del 6 aprile 2015: andiamo a prendere il pullman di linea che da Paullo ci porta alla linea tre della metropolitana con la quale andare alla stazione centrale di Milano dove una navetta ci “trasporterà” all'aeroporto di Orio al Serio per la partenza. Detta così, sembra un gran traffico prendere tre mezzi. In realtà la Lombardia è ben attrezzata e tutto si svolge con tranquillità e grande comfort. In men che non si dica siamo all'interno dell'aeroporto. Abbiamo in tasca il “check-in on line” stampato prima di partire e ci rechiamo ai controlli direttamente senza passare dagli sportelli. Anche RyanAir è molto ben organizzata: tutto si svolge velocemente e senza “intoppi”. Il volo dura circa un'ora e trenta ed atterriamo a Crotone dopo aver bucato una spessa coltre di nuvole. L'Italia meteorologica al momento è divisa in due: sole al nord e nuvole e pioggia a sud. Per fortuna noi abbiamo prenotato un B&B. Questa notte dormiremo in albergo e solo domani ci recheremo a bordo.
Foto dai nostri itinerari
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(Elaborazione da un'immagine di Google Earth) (Foto satellitare 1)
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Il porto e la parte antica della città di Crotone. Il B&B è proprio al centro della parte più vecchia.
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Siamo a Pasquetta, il lunedì dopo Pasqua. Ma abbiamo preso tutte le precauzioni possibili. Ci aspettiamo di trovare molti negozi chiusi e la città vuota, come nelle feste. Ma noi, per prudenza, avantieri, prima di partire, abbiamo preso contatto telefonicamente con la persona che ci accoglierà ed abbiamo riverificato per l'ennesima volta che si ricorda di noi. Come d'accordo faremo una telefonata appena atterrati... E così facciamo. Ancora prima di scendere dall'aereo chiamiamo, ma il telefono risulta irraggiungibile... Non risponde nessuno. Anche se la cosa è un po' inquietante, non ci allarmiamo troppo ed usciamo tra la folla ordinatamente fino al piazzale dove, appena fuori, troviamo la navetta che ci porterà in città. Siamo i primi a salire ed occupiamo subito la prima fila con vista “davanti”. Abbiamo solo bagaglio a mano: niente attesa. Facciamo il biglietto e ci accomodiamo. Il conducente ci chiede da dove veniamo, se siamo turisti... (Perché non abbiamo un accento locale), dove dormiremo, quanti giorni pensiamo di fermarci, etc. Ci spiega che lui è diverso, che lavora anche nei giorni di festa, che in famiglia al momento tutti i suoi parenti sono riuniti senza di lui, che è arrivato in aeroporto mezzora prima dell'arrivo dell'aereo e che per lui tutto questo è normale. Nel bel mezzo della discussione, si affaccia da fuori una signora che cerca un'informazione. Vorrebbe sapere se il servizio navetta effettua normalmente la sua corsa ogni lunedì. Sembra una domanda semplice, di quelle che gli inglesi definiscono "yes/no questions" (ci si aspetta come risposta un si o un no). Invece comincia una discussione interminabile che, in verità, faccio fatica a ricostruire. "Scusi qual'è l'orario di partenza della navetta il lunedì? " - Chiede la signora - "Sa, mio figlio deve arrivare dalla Germania... Sarà già stanco... Farà scalo a Milano. Mi ha chiesto di informarmi, per quando arriva qui in aeroporto: a che ora parte la navetta? C'è sempre al lunedì? "
L'autista di rimando: “Cara signora, io sono una persona che tiene al proprio lavoro. Ha visto? Oggi è Pasquetta, tutti sono in ferie, ma io sono qui a lavorare. I miei colleghi nelle feste spariscono... Io no. Anzi, ma lo sa che sono arrivato qui mezzora prima?
La signora, a questo punto, sembra dimenticarsi del motivo vero per il quale è arrivata fino all'aeroporto e comincia a ribattere: “Anche io lavoro dalla mattina alla sera. Ma credo che in questo paese siamo solo noi due che lavoriamo. Ormai nessuno vuole più far niente.” Comincia così un discorso che non ha senso riportare per iscritto. Sono parole ripetitive in un turbine che si avvita su se stesso ben condito di complimenti reciproci. Poi, dopo un tempo indefinibile, la signora torna sull'argomento: "Allora posso dire a mio figlio che la navetta c'è e parte alle 16h:15'..." - Ma l'autista ribatte a sorpresa - "L'orario ufficiale, effettivamente, sarebbe alle 16h:15'... Ma io vengo quando c'è l'aereo... Dopo che atterra, aspetto un po' e poi parto... Che ci sto a fare qui?... Vede oggi, per esempio, l'aereo è arrivato prima, ormai quelli che dovevano salire sono saliti... Sono le quattro meno un quarto ed io adesso me ne vado..." - Così dicendo, saluta educatamente, chiude le porte e mette in marcia.
Due foto, prese sul web, che mostrano due vicoli tipici della città vecchia a Crotone.
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Ormai abbiamo chiamato il nostro B&B non so quante volte: il telefono risulta spento o irraggiungibile. Così arriviamo alla fermata e scendiamo senza sapere se ci sarà qualcuno a riceverci. Comunque ci avviamo a piedi verso l'hotel: non è lontano. In giro non c'è nessuno. Crotone sembra una città fantasma. Percorriamo via Vittorio Veneto e, dopo Piazza Pitagora, ci inoltriamo tra i vicoli contorti della città vecchia. Sembra di essere in un labirinto. Gira di qua e gira di là... Siamo persi in un deserto... Soli!... Ad un certo punto sentiamo delle voci concitate, vengono proprio dalla direzione verso la quale siamo avviati. Non parlano in italiano e non sembra neanche il dialetto locale. Girato l'angolo, in una stradina stretta lunga una ventina di metri, cinque o sei negri discutono animatamente tra loro. Con Margherita ci teniamo per mano... Così le viene facile farmi sentire le sue unghie: “Andiamo via” - Mi dice - “Io non voglio più andare in quest'albergo. Non mi interessa. Andiamo a cercare dove dormire da un'altra parte”. In realtà, io mi faccio l'idea che costoro stiano semplicemente parlando secondo le loro usanze: vivacemente. Mi vengono in mente le trattative commerciali in alcuni paesi arabi: sembra che siano sul punto di passare alle mani e poi, concluso l'affare, bevono insieme un tè. Così tiro dritto in mezzo a loro ignorandoli e “trascinando” Margherita esterrefatta. Altre due svolte e raggiungiamo il nostro hotel. Un portone chiuso in un vicolo senza anima viva.
“Te l'ho detto... Andiamo via.” - Mi dice Margherita mentre cerco il telefono - “Anche se adesso ti rispondono, io qui non ci voglio più stare.” Con mia grande sorpresa, sento il segnale che mi dice che il telefono che sto chiamando è attivo. La signora con la quale avevo parlato da Milano mi risponde:”Scusate, siamo fuori a festeggiare” - Ci dice - “Ho fatto i conti... Sapevo che sareste arrivati ed ho acceso il telefono. Non preoccupatevi. È tutto organizzato. La vostra camera è pronta. Trovate la chiave nel vaso della pianta alla destra del portone.” Mentre parlo al telefono, Margherita mi strattona dicendomi che, in ogni caso vuole andare via. Ma trovata la chiave entriamo. Visto che le rimostranze della mia signora non accennano a smorzarsi, faccio un'osservazione: “Vuoi che rinunciamo alla camera per tornare sui nostri passi dove ci sono quei negri che discutono ancora?” Siamo entrati, il posto è bello e Margherita, senza rispondere, spranga la porta dietro di noi.
La sera, appena arrivati nel B&B nella città vecchia a Crotone.
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Beh, in fondo non è poi andata male! Il viaggio è stato bello e veloce e noi siamo in una bella camera che ci hanno dato a prezzo ragionevole perché siamo fuori stagione (60€). Una prima ispezione ci mostra anche una grande pulizia... E questo è importante. Inoltre, anche se non lungo, abbiamo fatto un certo percorso a piedi e, a dispetto delle previsioni, non abbiamo preso la pioggia. Cominciamo a rilassarci... Si vede bene dalle gote di Margherita che riprendono un colore naturale. Unico neo: non c'è la doccia. Strano! Comunque tutto questo “movimento” ci ha fatto venire fame. Sistemiamo i bagagli ed andiamo a caccia... A caccia di un ristorante aperto. Conosciamo già Crotone e sappiamo come muoverci. Tuttavia, per quante strade facciamo, sono tutte deserte. Finalmente arriviamo sul lungomare. Noi ricordiamo il posto nella stagione estiva: tutti aperti anche di domenica. Oggi, troviamo chiusi anche i ristoranti. Dirigiamo verso un locale che conosciamo bene: ci abbiamo mangiato tante volte. Miracolo: è aperto. O meglio, la porta è socchiusa ed un tizio all'interno ci dice che apriranno fra un'ora. Un'ora è lunga da passare con la famuccia di chi ha quasi saltato il pranzo. Ce ne andiamo allora in un bar vista mare a prenderci un aperitivo con olive e patatine... Così, tanto per stuzzicare l'appetito in attesa di cenare.
La “volpata” dell'aperitivo funziona. È vero che seduti in veranda a guardare il mare sgranocchiando qualcosa e sorseggiando un drink non riusciamo ad eliminare i morsi della fame... Anzi. Però ci diamo un tono e questo aiuta nel simulare il nostro distacco dal cibo, da quelle patatine che “pillucchiamo” con noncurante lentezza. Poi, come Dio vuole, arriva l'ora di "andare a tavola" e passare alle cose serie. Mentre mi alzo per pagare (se chiedessi il conto al tavolo mi farebbero aspettare), squilla il telefono: “Eccoci arrivati” - È la coppia proprietaria del B&B dove abbiamo preso alloggio - “Siamo rientrati dalla gita. Al momento siamo sul lungo mare... Diteci dove siete, ci piacerebbe conoscervi”. Con Margherita ci guardiamo intensamente: se un qualche ostacolo si frapponesse fra noi ed il ristorante, potremmo diventare pericolosi. Comunque i due sono dietro di noi e, capìta la cosa, in due balzi ci sono accanto.
“Che piacere conoscervi” - Sono io che mi rivolgo a loro con un sorriso affabile e disponibile - “Abbiamo trovato tutto in ordine e non abbiamo problemi” - Cerco di tagliar corto - “Domani mattina andiamo via prestino, verso le otto e mezza; come facciamo per pagare?”
Mi accorgo subito che Margherita non mi segue in questa “simulazione”. Infatti punta la signora senza dire nulla. Sento che pensa intensamente a quante cose le vorrebbe dire, ma si trattiene. Loro invece, totalmente inconsapevoli della distanza che ci separa, smaniano dalla voglia di dimostrare quanto sanno essere accoglienti da queste parti. “Da dove venite?... Siete di passaggio?... Come mai vi fermate solo una notte?... Possiamo fare qualcosa per voi?... Volete qualche suggerimento turistico?... - Veniamo sommersi da un fiume di parole piene di attenzione e gentilezza - “Avete visto i locali che vi abbiamo riservato?... Vi piacciono?... A proposito, avete visto quante cose avete a disposizione nella dispensa?... Avete caffé, zucchero, diversi tipi di tè e perfino alcune tisane....” Mi rendo conto che la distanza è incolmabile... Un vero scontro di mentalità. Io mi sono preoccupato per tempo di rendere noti tutti i dati del nostro arrivo... Persino l'orario ed il numero di volo in prenotazione. Quando, ad una settimana dalla partenza la RyanAir ci ha comunicato il cambiamento di orario (partenza un'ora dopo), ho subito inviato una mail di aggiornamento. Dall'altra parte il comportamento è stato diverso. Probabilmente non hanno dato peso alle informazioni dettagliate. Hanno messo la chiave nella pianta e se ne sono andati. Hanno acceso il telefono quando ormai stavano rientrando. E poi... Nella dispensa abbiamo trovato un fondo di barattolo di Nescafé e qualche bustina di zucchero: nient'altro. In verità c'era un pacco di fette biscottate sigillate ed un barattolo di marmellata pieno ma già aperto e con la muffa (nessuno controlla).
A questo punto, mentre sono assorto in questi pensieri, Margherita dice un po' freddamente: “No signora, si sbaglia, non abbiamo trovato niente di tutto questo... Solo un fondo di Nescafé. Ma la cosa che veramente ci sorprende è che non abbiamo trovato la doccia... Che avremmo fatto volentieri al nostro arrivo”. - La signora glissa sulla dispensa; ovviamente sa di non aver controllato. Invece dice, con un sorriso grosso come una casa: “Ma come?... Avete una doccia superspaziosa. La porta si trova nell'angolo ristoro. Probabilmente non l'avete vista perché è fatta in legno come tutte le pareti del locale e non salta all'occhio”. Bene! Portiamo a casa questa bella notizia: questa sera faremo la doccia. Poi, con grandi sorrisi e qualche “inchino”, facciamo presente che siamo attesi per cena. La signora ci dice che domani non ha nessun problema a venire alle otto e mezza per vedere se tutto va bene e farsi pagare. Ma noi non ci fidiamo. Abbiamo da fare. Non vogliamo rimanere bloccati ad attendere qualcuno che non ha il concetto del tempo. Prendiamo accordi per lasciare i soldi sotto il portacenere e ci congediamo.
Brava Margherita! Si è trattenuta... E ha fatto bene. Non sarebbe servito a niente discutere. Non avrebbero mai capito.
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Il cantiere a Crotone: si vede il nome del July sul copriranda tra le barche in secondo piano.
Dopo una buona cena, ieri sera siamo andati a letto presto e questa mattina siamo “schizzati” fuori anche prima delle otto. Siamo ben riposati ed impazienti di vedere come va a bordo. Rientrare in barca, che sia in mare o a terra, è sempre un momento particolare. Raggiungiamo con due passi il cantiere ma lo troviamo chiuso. Hanno cambiato la serratura e la chiave che ci hanno dato l'anno scorso non funziona (eravamo stati avvertiti). C'è sole con qualche nuvola che corre in cielo a causa di un vento piuttosto teso: c'è burrasca fuori. Alle otto arriva Elio: padrone e capocantiere. Ci salutiamo con calore: quando siamo arrivati qui in agosto, la stagione passata, siamo rimasti per diversi giorni ed abbiamo fatto amicizia.
Foto intorno al cantiere "Porto Vecchio Service" di Crotone.
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Troviamo il July in buone condizioni e senza sorprese. Naturalmente bisogna fare le pulizie di primavera. Dopo diversi mesi, ha bisogno di olio di gomito e di prendere aria. Poi cominceremo a fare l'elenco dei lavori... Come ogni anno. Abbiamo fatto bene a passare la prima notte in hotel. Abbiamo un'intera giornata per fare le prime pulizie: questa sera dormiremo al pulito.