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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).
Cartolina di Natale 2018
Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.
Fine
Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.
Dal confine spagnolo a Imperia
Navigation
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Questa mattina abbiamo preso il mare in un'alba, a dir poco, deliziosa. Acqua quieta, sole nascente e cielo terso ci hanno rallegrato il cuore. Siamo a poche miglia da Cap de Creus e navighiamo verso Nord. Il capo è un po' un simbolo: da lì in poi saremo nel golfo del Leone. Questo golfo è molto noto tra i marinai e noi abbiamo avuto, nel 1992, un'esperienza diretta della pericolosità delle sue acque. A bordo della nostra precedente barca, il Tremar, un Caipiriña di m 9,16, abbiamo fatto la traversata da Porquerolle (isole di Hyères) a Roses (subito a Sud di Cap de Creus, dove siamo adesso...) buscando una burrasca forza 9 che rimane, a tutt'oggi, la peggiore che abbiamo dovuto subire in tanti anni di navigazione. Quindi, si può capire che a bordo del July, da adesso fino a quando saremo ben oltre Marsiglia, si navigherà con tutta la “circospezione” di cui saremo capaci.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 1)
Foto dai nostri itinerari
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Rotta che ci prefiggiamo di seguire per arrivare in Italia.
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Siamo ancora a Sud di Cap de Creus, circa all'altezza di Cadaqués, quando il mare comincia a dare qualche segno di nervosismo. Sappiamo che ormai manca poco al capo, ma sappiamo anche che da queste parti tutto può cambiare in pochi minuti e diventare veramente difficile.
Non può essere vero... Le previsioni sono buone e questa mattina siamo partiti con un mare incredibilmente calmo: piatto.
Si alza un vento contrario sferzante ed il mare comincia a picchiare di prora. Sono ancora onde piuttosto basse per fortuna: ci rallentano, ma non ci fermano. Comincia una navigazione penosa con la barca che cerca di avanzare con un po' di vela e molto motore. Ma la velocità rimane bassa e la barca fatica parecchio; prende dei gran colpi che esplodono lì davanti, mentre noi ci proteggiamo dagli spruzzi dietro la cappottina. La giornata rimane bella, il sole è ormai alto in cielo. Sembra impossibile che davanti a noi si veda uno scenario duro, ostile mentre, protetti dal vento nel pozzetto, guardando verso poppa, il mare appare tranquillo. Dietro di noi, incredibilmente, vediamo solo un blu profondo e lo scenario mostra un'armonia di forme e di colori che rapiscono il marinaio.
Intanto però, per quanto duro possa essere avanzare, abbiamo superato l'altezza del capo. Ancora poco e il July sarà libero di cambiare rotta, se questo fosse necessario. In realtà, dovremmo andare dritto per la nostra strada, ma se il gioco peggiorasse ulteriormente, avere la possibilità di manovrare diventa un fattore di sicurezza non trascurabile. Vedremo.
In effetti, le cose peggiorano. Prendo allora una decisione che non mi piace, ma è necessaria. Abbandoniamo la rotta per Saint Cyprien e puntiamo dritto sulla costa in fondo, dopo il capo, alla nostra sinistra. Se fossimo costretti a rifugiarci conosco l'esistenza di un porticciolo che potrebbe rispondere ad eventuali necessità impreviste. Il posto però non mi piace e non è lì che voglio andare. In realtà penso che la nuova rotta mi consentirà nell'immediato di riprendere una buona velocità di navigazione e di allontanarmi dal capo che, in teoria, dovrebbe avere la sua bella responsabilità per tutto questo caos. Mi aspetto che il mare in fondo, sotto costa, diventi più maneggevole.
Ho proprio indovinato. Un paio d'ore dopo il July marcia spedito verso la sua meta originale. Tutto a bordo va bene e Saint Cyprien non sembra più così lontano. Anzi, arriviamo persino prima del previsto: siamo in Francia.
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ilviaggiodeljulymail@gmail.com
Il porticciolo di Saint Cyprien è tutto palazzoni e negozi (foto disponibile sul web).
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L'arrivo a Saint Cyprien porta, a bordo del July, una certa aria di soddisfazione. Non saprei dire esattamente quali siano le reali motivazioni dietro questi sentimenti, ma credo che si tratti di un insieme di concause senza un reale sostegno logico; anzi, credo proprio che si tratti di un fatto puramente psicologico. La risalita della costa spagnola verso Nord, ovvero contro i venti prevalenti, è conclusa: oggi abbiamo dovuto affrontare la tappa peggiore, ma è finita. Siamo ormai dentro il Golfo del Leone e stiamo progettando di fare un colpaccio: come prossima tappa, vogliamo puntare a Sète, ovvero in un punto, sulla costa Nord, a partire dal quale il Mistral non lo avremo più sul "muso". Aspetteremo qui, ben protetti, una giornata di vento maneggevole; solo allora, metteremo fuori il naso per portarci "lassù". E poi, io parlo francese decentemente e questo mi fa sentire quasi a casa. I francesi sui pontili sono sempre disposti a chiaccherare ed io non perdo occasione per chiedere di tutto a chiunque o di scherzare col nostro vicino che è impegnato in piccoli lavoretti da relax. Questo fatto marca, soprattutto psicologicamente, la distanza rispetto alla lunga tappa spagnola (io non parlo spagnolo e loro non parlano inglese). È un fatto che ha la sua importanza. È così in Francia, ovviamente in Italia, ma sarà così anche in Grecia dove "tutti" invece parlano inglese.
Con questi pensieri nel cuore, scendiamo a terra per fare acquisti. Così, non ci accorgiamo neanche che Saint Cyprien, dal punto di vista "architettonico", non aderisce alle nostre aspettative. Ce ne hanno parlato tanto i nostri amici irlandesi Ken e Karmel a Torrevieja. L'anno scorso, ci sono rimasti una quindicina di giorni e si sono trovati benissimo. Ma noi siamo italiani, abbiamo ben altre pretese. Vedere questi palazzoni moderni in una località senz'anima non ci appaga. Comunque, voliamo alto e non ci pensiamo troppo.
Sbrighiamo le nostre cosucce, ma non senza fatica. La cosa più "ostica" da trovare è la scheda telefonica francese. I locali ed i turisti, da queste parti, sono tutti dotati di automobile: bisognerebbe raggiungere dei centri commerciali a poca distanza da qui, ma per noi la cosa è impraticabile. Alla fine, scoviamo una specie di giornalaio (che vende anche giocattoli da spiaggia per bambini) il quale ci risolve il problema. Soprattutto internet ci serve per avere accesso alle previsioni meteo, così importanti per quel che vogliamo fare. Così rientriamo in barca avendo risolto tutti i nostri problemi d'acquisto.
Non facciamo in tempo a salire a bordo che una bella signora bionda dai modi gentili, con dietro tre uomini ben vestiti, si avvicina alla passerella per chiedermi qualcosa: "buongiorno signore - ci dice - siamo della polizia di frontiera e vorremmo farvi alcune domande". Non nascondo che sono un po' sorpreso, ma sappiamo dei recenti terribili attentati che hanno sconvolto la Francia (e non solo). Li invito tutti nel pozzetto, offro loro qualche bibita o del caffè (che rifiutano con cortesia) cercando di affrontare la novità civilmente, facendo il mio dovere e mettettendomi a disposizione. La bella signora tira fuori un questionario di alcune pagine e comincia con le sue domande. Quando tutti i fogli sono stati "riempiti" delle mie risposte, mi chiedono di poter effettuare un controllo all'interno dell'imbarcazione. Io e Margherita, siamo ancora più sorpresi; in tanti anni non ci è mai successo. Ma capiamo la situazione e spero proprio che non abbiano percepito il nostro stupore: sono così cortesi ed educati!
Alla fine dei brevi controlli, la signora prende un foglio del questionario che ha riempito, lo firma e lo timbra. Lasciandoci, mentre ci ringraziano tra i convenevoli di rito, mi dice: "tenga questo foglio nei suoi documenti durante il suo soggiorno in Francia. Se doveste ricevere la visita di colleghi in altri porti, mostrateglielo e nessuno vi disturberà ancora". Quindi, se ne vanno come sono venuti e rimaniamo finalmente soli. Ci sentiamo orgogliosi di sentirci europei. Costoro hanno un reale potere che da loro la possibilità di esercitarlo come vogliono, ma siamo stati rispettati in ogni momento e l'incontro, se così vogliamo dire, è stato civile ed educato da ambo le parti... Ed il fatto non è scontato. In altri paesi dove il July ha navigato, penso alla Tunisia o alla Turchia, le cose vanno molto diversamente.
Margherita scende sottocoperta per trasformare i nostri acquisti in una deliziosa cenetta (...e già si diffondono profumi che fanno ben sperare) mentre io mi collego ad internet col tablet per cominciare a studiare in dettaglio le previsioni meteo: un disastro!
Già questa notte mare e vento monteranno da sud est (vento che non ti aspetti da queste parti), poi, dopo una pausa di poche ore, arriverà il Mistral e durerà diversi giorni: siamo bloccati!
Ci siamo "coccolati" beati al pensiero che saremmo usciti di qui solo con una copertura meteo di tutta tranquillità, ma quel che veniamo a sapere dalle previsioni non ci piace. Non si intravede nemmeno una possibile finestra... La situazione potrebbe rimanere negativa per molto tempo. Siamo passati in un attimo da una sensazione di sicurezza e di benessere ad una sensazione di impotenza e di frustrazione: ci sentiamo prigionieri.
Si fa strada, piano piano, una possibile alternativa. È vero che ormai siamo entrati nell'ordine di idee di prendercela comoda, di navigare in questo mare pericoloso solo con una copertura meteo di tutta tranquillità, ma se non ce lo possiamo permettere, possiamo sempre tirar fuori le unghie. Così cominciamo a prendere in considerazione di navigare con mare burrascoso ed onda formata partendo immediatamente questa notte per puntare direttamente a Sète. Mare e vento da Sud-Est, alla faccia delle onde, nella rotta che vogliamo fare, in realtà ci spingono e poi, una volta arrivati lì a Nord, il Mistral non ci farebbe più paura... Potremmo gestirlo meglio.
È deciso. Faremo una bella cenetta ed andremo a nanna presto: partiremo alle quattro di notte.
Alle quattro, puntuali, usciamo dal porto. La notte è nera e, appena superato il fanale, fuori dalla protezione del molo di sovrafflutto, l'onda si fa sentire... Ma, come si dice in gergo, è un'onda all'anca... Non ci rallenta... Anzi. Ben presto il July prende il passo delle grandi traversate. Ci aspettano 55 miglia in mare aperto nel Golfo del Leone. Non ne avevamo nessuna voglia, ma è la scelta giusta. Comunque, ormai siamo in ballo e balleremo... In tutti i sensi.
A questo punto, non mi sembra utile addentrarmi nei particolari della traversata. Quel che diciamo è che nel bel mezzo del ballo ho visto Margherita immersa tra i cuscini e ben puntellata nel divanetto di sinistra; ho visto il divanetto di destra, nella versione letto a due posti, pieno di tutto quello che in barca avrebbe potuto essere sbattuto a dritta e a manca e persino il generatore portatile assicurato a mezza nave sul pagliolato perché non partisse per la tangente (dopo che un colpo di mare lo ha rimosso dal suo posto, pesante com'è, e lo ha sbattuto nel bel mezzo della barca).
Tuttavia, arriviamo a Sète senza problemi e piuttosto velocemente. Ormeggiato il July in un pontile a pagamento non lontano dall'entrata, andiamo subito a fare i turisti a terra.
Sète ci fa una bella sorpresa: oggi è festa in questa città ed è stato organizzato un torneo che appartiene alla loro tradizione. Così come nei tornei medievali due cavalieri si scontravano "lancia in resta", qui i "cavalieri dell'acqua" si affrontano a bordo di barche che, come i cavalli di un tempo, si lanciano l'una contro l'altra.
Torneo dei "Cavalieri dell'acqua" nella città di Sète.
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Siamo molto contenti d'essere qui a Sète: infatti, lasciata la Spagna, ci sentiamo in viaggio per la Grecia ed ogni tappa è importante per andare avanti. Tuttavia, alcune tappe sono più importanti di altre: Sète è una di queste. Sappiamo che c'è una burrasca in arrivo e che durerà alcuni giorni; noi, al momento, abbiamo due obiettivi: visitare la Camargue ed arrivare ad Imperia dove potremo prendere le nuove carte di credito. Sarebbe il massimo poter "fare sinergia", ovvero fare del turismo approfittando dei giorni nei quali siamo bloccati per il maltempo. Così mi metto a studiare la situazione meteo per vedere se possiamo tentare di realizzare questa possibilità teorica senza per questo accettare rischi eccessivi. La conclusione di questo "studio approfondito" è che domani mattina all'alba partiremo per Sainte Marie de la Mer, alle foci del Piccolo Rodano, il posto più rappresentativo della Camargue dove pensiamo di attendere "da turisti" che passi l'annunciata burrasca.
Elaborazione di una foto presa in Internet: Airone cinerino in volo.
La mattina partiamo da Sète all'alba, come al solito. Troviamo mare formato: ma niente di aggressivo. Abbiamo proprio indovinato. Ci sono tutti i segni dell'atteso cambiamento del tempo. L'onda residua viene da Sud, mentre si attende una "botta" da Nord-Ovest... Da Maestrale (che qui chiamano Mistràl). Continuo a scrutare il mare durante il lungo attraversamento al largo di un ampio golfo fatto da una rientranza della costa: se arrivasse il vento, verrebbe da li. Ma tutto è tranquillo, l'onda residua si riduce e noi arriviamo a Sainte Marie de la Mer, la nostra meta, dove ci fermeremo a fare i turisti per qualche giorno.
Quando entriamo dentro il porticciolo, sappiamo già dai documenti di bordo quale siano i pontili destinati alle imbarcazioni da diporto. Più avanti, sappiamo dove stazionano le barche da pesca e commerciali. Volutamente non abbiamo chiamato via radio prima d'entrare; è l'ora di pranzo, l'una per l'esattezza, e sappiamo che la "reception" è chiusa fino alle quindici. Siamo sorpresi per un vento più teso di quanto avessimo percepito venendo da fuori. Facciamo due o tre giri di ricognizione... Non mi decido a scegliere dove andare. Fare manovra in queste condizioni non è banale ed alcuni posti sono meglio di altri per rendere l'operazione controllabile in ogni sua fase. Anzi, se vogliamo "dirla tutta", alcuni bei posti liberi sono delle vere e proprie trappole a causa del vento e bisogna starsene alla larga. Se avessimo chiamato via radio, ci avrebbero assegnato un posto comodo per loro, ma non per noi. In questo modo invece, il July si prenderà il posto che ritiene migliore in tutti i sensi; poi, in un secondo tempo, se necessario dopo opportuna trattativa, ci sposteremo. Comunque, dopo il terzo giro e dopo le inevitabili proteste di Margherita che vorrebbe fare tutto nel più breve tempo possibile, ci infiliamo dove vogliamo: lo facciamo con facilità e senza stress. Messe in forza all'istante le cime di attracco, scendo a dare un'occhiata al pontile galleggiante più interno (senza scendere dalla barca non si riesce a vedere). Scopro un bel posticino in seconda fila, ancora più protetto e decido che ci fermeremo li. Molliamo di nuovo gli ormeggi e rifacciamo la manovra. Margherita non smette di protestare... Odia i comandanti indecisi. Ma, data l'ora (non abbiamo ancora pranzato), le proteste sono deboli e poco ascoltate. Cos' il July esce dal primo ormeggio ed entra nel secondo: lo fa rapidamente e senza esitazioni e all'istante tutto si acquieta a bordo. Come immaginavo, dopo un minuto arriva il guardiano: scambio di convenevoli e di reciproche informazioni (lui se va sapendo che resteremo alcuni giorni, noi restiamo a bordo per pranzare sapendo che il posto è disponibile per la sosta). Ormai siamo stati registrati; nel pomeriggio andremo alla reception.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 2)
La foce del Piccolo Rodano con l'abitato di Sainte Marie de la Mer.
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Stiamo ancora pranzando a bordo quando sentiamo l'inequivocabile tintinnio del sartiame a riva. Anche l'albero entra in vibrazione in quel modo che ormai conosciamo bene: il vento è rinforzato ancora. Che faccia pure quel che vuole... A terra il tempo è bello e resterà tale durante tutta la burrasca. Quando c'è Mistral, soffia da terra ed il cielo rimane sgombro di nuvole: è la Camargue.
Scendiamo a terra ed andiamo a curiosare nel paesino che, dobbiamo dirlo, riesce bene a coniugare turismo e personalità: ha un'anima questo posto. Questa percezione l'abbiamo già da quando siamo entrati con la barca, ma è una percezione difficile da descrivere. Innanzitutto le barche hanno tutte l'aria d'essere utilizzate per andare in giro e non solo per una "spaghettata a bordo" con gli amici. Non ci sono sfuggiti un paio di "giramondo" che al momento vivono qui tra queste banchine. Uno ha una vecchia barca in legno e non fa che andare su e giù con pezzi di motore in mano, l'altro è un "gigante" olandese su una barca non più lunga di sei metri: non riusciamo a capire come faccia ad entrare li dentro... È anche carica all'inverosimile. Dagli oblò, dietro il vetro, si intravedono un mucchio di oggetti ordinatamente pendenti e pronti all'uso. È il nostro vicino di barca e ci rivela che la sta sistemando per partire: starà via una ventina di giorni.
Le vie principali sono due: una segue il lungomare, l'altra, perpendicolarmente alla costa, si protende verso l'interno. Quest'ultima è così piena di ristoranti da stupire persino noi. Probabilmente, durante il week-end, una folla di francesi provenienti dai dintorni si riversa a Sainte Marie de la Mer per consumare un rito a noi ben noto: vengono a passare qualche ora al mare ed a gustare "crudités et coquillage" che qui, a quel che sembra, sono eccellenti. Ci sembra meno interessante invece la paella. Noi veniamo dalla Spagna e ne sappiamo qualcosa. Qui, siamo ormai fuori zona. Inoltre, di spagnolo, questa paella ha soprattutto il perpetuarsi di un'usanza che non ci piace: i ristoratori espongono grandi "padelloni" con la Paella pronta, fumante e così ricca ed invitante soprattutto per la qualità e la quantità di frutti di mare, gamberi, calamari, cozze, vongole, scampi, aragostine (e chi più ne ha più ne metta) che coprono interamente tutto il riso. Abbiamo visto però con i nostri occhi servire un paio di turisti: l'inserviente si avvicina alla padella portando alcuni piatti con se, poi raccoglie in un piatto tutto il pescato liberando l'accesso al riso; a questo punto, fa due porzioni di riso sulle quali posa solo due gamberi e un pezzo di calamaro. In altre parole, fanno credere al cliente che riceverà un piatto ricco di pesce e frutti di mare mentre, in realtà, il pesce se lo tengono e le porzioni le fanno col riso.
Elaborazione di una foto presa in Internet: un'aragosta.
Comunque, noi conosciamo bene il sud della Francia e, piuttosto che ai ristoranti, siamo interessati alla Camargue con le sue usanze e le sue peculiarità. Non staremo qui a fare un reportage di quel che facciamo, ma un paio di cosette le riportiamo.
Oltre ad aver visto ancora la Paella (che per noi è spagnola e tale deve restare...), siamo testimoni di un'attività locale che ci sorprende... E non poco.
Qui a Sainte Marie de la Mer esiste un'arena per i tori e viene anche usata parecchio. Certo, non sono quelli di razza spagnola ma piuttosto bestie della Camargue. I locali ci tengono a farci sapere che, anche se l'arena è fatta in modo sostanzialmente uguale ad una "Plaza de Toros", il loro approccio è totalmente diverso. La differenza più marcata sta nel fatto che qui il combattimento non ha mai un esito fatale, anzi, qui proprio non c'è violenza. Si tratta di giocare sfidando l'istinto dell'animale ad inseguire chiunque fugga: il gioco consiste nel dimostrare la propria abilità sottraendosi all'assalto del toro. Assistiamo all'addestramento di un giovane torello e quel che vediamo è di per sè molto esplicativo.
Non è una corrida... Non vuole esserlo. Si gioca col toro battendolo in agilità e furbizia.
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Ma la cosa più sorprendente non riesco a filmarla. A sorpresa, si mette a suonare una sirena che indica la fine dell'allenamento. Continuamente, come si vede nel filmato qui sopra, i ragazzi "toreador" addestrano l'animale correndogli davanti per poi farsi inseguire e rifugiarsi in tempo oltre la balaustra che scavalcano in corsa con una agilità sorprendente. A questo punto, il toro sembra fermarsi impotente contro la barriera che protegge definitivamente il suo "bersaglio". D'altra parte, sono barriere fatte apposta per evitare che il toro esca dall'arena.
Rimango a bocca aperta davanti a quel che vedo.
Appena il toro sente la sirena, con un colpo di reni e senza apparente difficoltà, scavalca le transenne e, trotterellando, esce da una porta laterale che porta alle stalle. Non ho parole.
Ovviamente il toro è in grado di capire le "regole del gioco" e si ferma senza saltare le barriere perché così deve essere. Ma quando il gioco è finito, la barriera non è più un ostacolo e la salta tranquillamente per andarsene a "casa".
Il penultimo giorno della nostra permanenza a "Sainte Marie de la Mer" decidiamo di prendere il battello per andare a vedere la Camargue da vicino via fiume. La burrasca ormai è molto meno aggressiva, il mare si sta calmando e noi ne vogliamo approfittare. Un grosso battello a motore porta i turisti su per il fiume: si vedono fenicotteri, diversi uccelli meno famosi, tori, cavalli ed il panorama da un punto di vista diverso. Anche volendo, non è una navigazione che è consigliabile affrontare con una barca a vela come la nostra. Sicuramente non oggi che delle onde frangenti creano una "barra" laddove il fiume si incontra col mare. Ma in generale, non lo farei in nessun caso. Così ci accodiamo ad un gruppo di turisti "terraioli" così da godere, per una volta, della serenità di chi naviga sulla barca di un altro: "saranno ben cavoli suoi".
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Album fotografico - click - "Saintes Maries de la Mer" - istruzioni -
Proviamo, con Margherita, a fare delle riflessioni sulla Camargue. Tentiamo di fare dei paragoni fra quel che vediamo e le nostre aspettative. Beh... Che dire?... Nell'immaginario creato da quel che si dice in giro, uno si aspetterebbe di trovare stormi di migliaia di uccelli, gigantesche mandrie che vagano allo stato brado, uomini a cavallo che fanno la vita dei "gauchos".
Beh!... Diciamo subito che non è quel che vediamo. Forse era così fino ad alcuni decenni fa; oggi è una terra moderna che ha standard di produttività piuttosto alti. Così, l'allevamento, come l'agricoltura, rispondono a canoni di efficienza che sono un po' uguali dappertutto. Nella nostra gita in barca, abbiamo visto alcuni aironi cinerini, ma sono gli stessi che vediamo da qualche decennio nella pianura padana. Abbiamo visto una ventina tra mucche e cavalli guidati da una sorta di "cow-boy" locale, ma sono arrivati in riva al fiume quando hanno ricevuto una telefonata dal comandante della barca...
Tuttavia, ciò detto, la Camargue ci piace: la sua cultura che viene da lontano ne fa comunque un posto unico e pieno di fascino... Ma adesso è ora di ripartire.
Archiviata, almeno mentalmente, la sosta turistica a Sainte Marie de la Mer, si ritorna al nostro obiettivo principale: arrivare a Imperia dove la filiale locale della mia banca ha pronte per la consegna le mie nuove carte di credito. Programmiamo di fare il viaggio in quattro balzi: e così facciamo.
Partiamo per la prima tappa all'alba e raggiungiamo in un sol balzo La Ciotat. Vuol dire essere fuori (o quasi) dal Golfo del Leone che possiamo dire finisca a Marsiglia. L'indomani, altra tappa lunga che ci porta a Cavalaire (in linea d'aria, poco a Sud di Saint Tropez). Il giorno dopo approdiamo alle otto di sera a Mentone, nel confine italiano. Praticamente siamo arrivati.
Infatti, partiamo di buon'ora l'indomani e, pochi minuti dopo le undici, siamo ormeggiati a Porto Maurizio. Arriviamo in tempo per fiondarci in banca e fare tutto lo stesso giorno del nostro arrivo.
Il July, appena arrivato a Porto San Maurizio (Imperia) verso le 11 del mattino.
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La sosta ad Imperia per noi ha un significato particolarmente importante: non solo riprendiamo il nostro tran-tran economico tornando alla normalità, ma siamo ormai a metà del viaggio che ci porterà in Grecia... E, diciamolo pure, quel che abbiamo davanti è la metà più semplice. Infatti, la rotta più corta passa parallela alla costa italiana fino allo stretto di Messina, poi ci saranno delle piccole difficoltà da affrontare nello Ionio... Ma niente di che: è tutto "Mare Nostrum".
Inoltre, abbiamo preso contatto con nostro figlio Marco ed abbiamo concordato che ci verrà a trovare durante il week-end. Doppia festa!
Passiamo qualche giorno ad Imperia. Se dovessi descrivere questa sosta con una sola parola... Beh!... Sceglierei "serenità". La rotta che faremo d'ora in poi ci è familiare a tal punto che ci sentiamo molto tranquilli: certo, il mare è pericoloso ovunque e da qui a Messina di zone malfamate ce ne sono (Capo Corso, lo stretto di Messina, etc.), ma le conosciamo, sappiamo bene come fare. Inoltre, i due giorni che passiamo con Marco ci dimostrano che tutto va bene e "non ci sono nuvole all'orizzonte".