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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).
Cartolina di Natale 2018
Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.
Fine
Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.
Fuerteventura
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Alle nove del mattino del 13/05/2016 ci imbarchiamo sul traghetto veloce che ci porta da Playa Blanca, nell'isola di Lanzarote, a Corralejo. Dopo una breve traversata di non più di dieci miglia, sbarchiamo quindi a Fuerteventura, la più “selvaggia” delle quattro isole delle Canarie che toccheremo in questo viaggio.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 1)
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Foto satellitare che mostra la mappa di Fuerteventura, isola dell'arcipelago delle Canarie.
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Lo stesso nome, Fuerteventura, fa esplicito riferimento al fatto che l'isola è esposta costantemente a forti venti. Naturalmente, anche questa, come le altre, è una terra emersa dalle acque a seguito di un'attività vulcanica impressionante che durò moltissimi anni.
Il risultato, una terra selvaggia, è rimasto immutato nel tempo... Se non addirittura reso più evidente dall'azione del vento che modella e scolpisce la superficie sabbiosa e rocciosa impedendo alla vegetazione di crescere. Questo fenomeno è più marcato sul lato Ovest che si innalza con vere e proprie montagne a picco nell'oceano Atlantico.
Appena sbarcati andiamo a ritirare, proprio nel porto, l'auto in affitto con la quale faremo il giro dell'isola.
Ci siamo organizzati in questo modo in tutte le nostre soste nell'arcipelago: appena giunti sull'isola prendiamo un'auto con la quale muoverci in libertà. In realtà non si tratta di una vera libera scelta... Piuttosto mi sembra una scelta obbligata se si vuole vedere un po' tutto.
Ritirare l'auto risulta semplice e veloce e, a questo punto, ci rilassiamo definitivamente. Sebbene fosse tutto stabilito, sappiamo che esistono pur sempre "possibili imprevisti"... Un pensiero che oggi ci ha tenuto sempre all'erta.
Ormai siamo "a posto"... E possiamo persino dare retta al pancino che da qualche minuto ha cominciato a reclamare (non abbiamo ancora fatto colazione). Ma a tutto ciò si rimedia facilmente; così ci scegliamo un localino sulla passeggiata di Corralejo e ci concediamo un momento di dolcezza... Infatti, troviamo "per caso" un bar-ristorante con annessa pasticceria.
Colazione a Corralejo, il porto di attracco a Fuerteventura, nell'arcipelago delle Canarie.
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Dopo colazione, ci facciamo quattro passi sul lungomare. Passeggiamo anche per conoscere il posto... Giriamo di qua e di là e scattiamo qualche foto: sappiamo infatti che non ci torneremo una seconda volta. Il programma prevede di visitare oggi la parte Nord dell'isola per fermarci all'altezza dell'aeroporto che si trova, più o meno, a metà. Infatti il nostro albergo è proprio lì vicino. Corralejo è carina, non c'è che dire... Tuttavia si vede che è soprattutto uno scalo traghetti. Infatti si vedono frotte di turisti che, ad ondate, arrivano o partono per le varie destinazioni.
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Album fotografico - click - "Corralejo" - istruzioni -
Saliti in macchina, cominciamo ad avviarci verso Sud. Ma ci accorgiamo che entriamo subito nel Parco Naturale di Corralejo che comincia subito dopo l'ultima casa del paese. L'aspetto è quello di un deserto di sabbia... O quasi. In realtà delle macchie di verde piuttosto rade e distanziate le une dalle altre caratterizzano il territorio. Non vediamo, per intenderci, le dune che abbiamo visto a Maspalomas (Gran Canaria); tuttavia, resta pur sempre un'enorme distesa di sabbia che si sviluppa dall'una e dall'altra parte della stada. Alla nostra sinistra, questa sabbia arriva fino al mare... Quasi fosse una spiaggia... E in effetti lo è.
Questa vista ci accompagna per diversi chilometri e la sequenza che segue mostra come, anche se lentamente, il paesaggio in realtà cambia mano a mano che ci addentriamo verso Sud.
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Album fotografico - click - "Parque Natural Corralejo" - istruzioni -
Arriviamo in hotel senza fatica... Certo, siamo preparati. Possediamo un “attrezzo cinese” da pochi euro che tiene in posizione il cellulare attaccandolo al parabrezza così da poterlo usare comodamente come navigatore satellitare. Lo usiamo regolarmente da “parecchio” e, dopo le prime sviste che ci hanno mandato nel panico agli inizi, adesso lo sfruttiamo alla grande.
L'albergo è proprio come immaginavamo: una sorta di villaggio vacanze con gente che va e che viene ruotando, per la maggior parte, intorno alla piscina che, a sua volta, è posizionata proprio al centro del complesso.
L'hotel: la piscina è posta al centro, mentre le camere gli appartamenti sono tutt'intorno.
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Questa mattina ci siamo messi in marcia molto presto... Non abbiamo corso il rischio di perdere il traghetto per Fuerteventura. Così, anche se non sentiamo la stanchezza, abbiamo deciso di rallentare il ritmo: per questo pomeriggio ci limiteremo alla visita del “Puerto Deportivo de la Caleta de Fuste” che si trova proprio qui vicino... È un posto che si da delle arie, ma noi siamo immuni.
Così decidiamo di rilassarci andando a sorseggiare una birra nei pressi del "Castillo" in uno dei tanti locali dai quali si può ammirare tutta la rada fino alla spiaggia.
Una birra gelata seduti in un localino che ci consente di vedere il panorama intorno a noi.
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Dopo un'adeguata "siesta", ce ne andiamo a passeggiare proprio sul lungomare e tra i moli. Anche se in realtà siamo giunti in aereo alle Canarie e, in questo momento, stiamo facendo un "turismo di terra", abbiamo l'idea fissa di aver appena lasciato la barca per fare un giretto... Quasi fossimo in un'isola con la barca in porto e noi andassimo a visitare l'interno... Siamo invariabilmente attirati dai moli ed anche a Caleta de Fuste ce ne andiamo a curiosare tra le barche. Un catamarano gigantesco rientra col suo carico di turisti: veniamo a sapere che ogni mattina portano la gente a fare un giro e rientrano a quest'ora.
Decidiamo di abbassare il ritmo... Nel pomeriggio andiamo a "Caleta de Fuste" vicino all'hotel.
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Poi abbiamo la fortuna d'assistere ad uno spettacolo interessante... Con dei pontili galleggianti messi a formare uno specchio d'acqua rettangolare (vedi foto sopra), è stata creata in mare una sorta di piscina (non siamo riusciti a capire se, sotto i pontili, la via di fuga fosse libera o no). Una bellissima foca si diverte a giocare col proprio addestratore... Si tratta di un animale notevolmente intelligente che riesce ad avere una grande interazione con l'uomo. La cerchiamo a lungo senza successo quando si immerge... La sua velocità, la profondità che raggiunge, il colore del manto della sua pelliccia... Tutto contribuisce a renderla invisibile. Poi, all'improvviso, con un grande balzo e schizzi d'acqua dappertutto emerge portandosi a fianco delle persone che la aspettano sulla banchina... È incredibile con quanta precisione possa compiere a gran velocità queste spettacolari evoluzioni.
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Album fotografico - click - "Caleta de Fuste" - istruzioni -
Il giorno dopo, freschi e riposati, riprendiamo il nostro viaggio verso Sud. L'isola è ovunque brulla e montagnosa e presto la strada si inoltra verso l'interno. Avremmo preferito poter percorrere un itinerario lungo la costa, ma non è possibile perché manca una strada costiera. Anzi, diciamo che esiste una dorsale, o quasi, dalla quale, a volte, si dipartono delle laterali che raggiungono la costa in un punto specifico... Spesso si tratta di quattro case.
Non vogliamo perdere l'occasione di dare un'occhiata dappertutto e, alla prima opportunità, lasciamo la “via maestra” e ci addentriamo verso Est. Seguiamo una vallata dall'aspetto curioso: le pendici intorno sono completamente brulle, riconosciamo i segni di antiche colate laviche che evidentemente hanno plasmato il territorio. Alla nostra destra, una striscia di lava "molto più viva" ci accompagna fino al mare. Raggiunta la spiaggia, ci accorgiamo di essere giunti in una località chiamata “Pozo Negro”... Un paio di case e nessun essere umano in vista.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 1)
Google Maps 3D ci mostra la natura selvaggia dei pendii e, nel mezzo, la nuova colata.
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Naturalmente queste poche case sono abitate: vediamo alcune auto parcheggiate, alcune barchette capovolte giacciono sull'arenile ed abbiamo visto un paio di cani bighellonare liberi... Ma si vede che non sono randagi... Hanno i padroni che vivono qui intorno. Ci avviciniamo all'unico ristorante che si intravede proprio a bordo spiaggia... Ma è chiuso. È ancora troppo presto.
Il luogo è selvaggio, duro. L'oceano non è invitante come il Mediterraneo. Persino la spiaggia, fatta di ciottoli, non ha un'aria confortevole. Ma si percepisce bene l'opera dell'uomo... Abbiamo di fronte un esempio di “natura ostile” che viene opportunamente addomesticata. Pensiamo a come sarebbe procedere a piedi sopra distese chilometriche di lava tagliente; ma una comoda strada ed un auto ci hanno portato fino a qui senza sforzo e persino piacevolmente. Sdraio ed ombrelloni, in fondo a destra, fanno immaginare un meraviglioso relax in barba alla spiaggia di ciottoli che non invita a sdraiarsi... Le case poi... Sono affascinanti e protettive: garantiscono un comfort che lascia fuori ogni durezza della natura.
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Album fotografico - click - "Pozo Negro Fuerteventura" - istruzioni -
Riprendiamo il cammino. L'auto scorre dolcemente su un manto stradale perfetto, appena fatto, che ben si inserisce nel panorama... Una striscia di nero su nero corre lungo la valle che ci riporta alla strada maestra. Non perdiamo l'occasione per guardare ancora una volta come la colata lavica che ci scorre a fianco appaia frutto di un'eruzione recente. Sappiamo però che questo fenomeno inganna... Potrebbe essere vecchia di secoli... Non sappiamo. Esistono due bocche eruttive, qui a monte, che sono all'origine di tutto questo. L'area interessata dal magma rappreso è molto vasta e forma un parco naturale chiamato “Malpaìs grande”.
Imbocchiamo, alla fine, la strada maestra e procediamo verso Sud... Ma alla prima deviazione significativa giriamo di nuovo verso il mare... Andiamo a vedere un'altra località del litorale: “El puerto de Gran Tarajal”. In effetti, tutta la costa, da queste parti, è costituita da colate laviche, più o meno antiche, che si gettano in mare formando delle dorsali che proteggono modesti avvallamenti che, a loro volta, vanno ad orlare delle spiagge di ciottoli o sabbia scura. Gran Tarajal è appunto una di queste spiagge: alle sue spalle sorge un paesino di pescatori e, nelle vicinanze, un piccolo porto assicura un ridosso per le barche che riforniscono di pesce i ristoranti della zona.
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Album fotografico - click - "Puerto de Gran Tarajal" - istruzioni -
Qui facciamo una bella passeggiata per gustare l'atmosfera, per noi inconsueta, di un villaggio di pescatori che mira evidentemente a far decollare il turismo ma vive ancora fondamentalmente di pesca. Così dopo aver visto la spiaggia, dirigiamo al porto che in fondo, ma proprio in fondo, ospita alcune barche a vela... Del tipo “cabinati da viaggio” per intenderci... Barche come la nostra.
Ci avviciniamo a curiosare... Chissà che non si possa incontrare qualcuno “dei nostri”.
Infatti, dopo un paio di minuti, una coppia scesa da una di quelle barche si incammina verso di noi. Hanno ciascuno una piccola borsa da “toilette” ed un asciugamano che pende dal braccio: segno evidente che ci devono essere le docce da qualche parte...
“Do you speak English Sir?” - Lo approccio io... - “Yes, a little bit... We are French” - Risponde.
A questo punto, so di poter parlare liberamente. “Oh, bien... Si vous êtes francais nous pouvons parler votre langue”... - Parlando la sua lingua, otterrò più facilmente le informazioni che mi interessano.
Conosco bene i francesi... Mi riferisco ad una loro abitudine particolare: il cameratismo tra navigatori giramondo. Quando si incontrano, è come se si conoscessero da sempre e, inevitabilmente, attaccano una discussione fitta fitta che ha lo scopo di scambiare tutte le informazioni di cui ciascuno dispone riguardanti il mare, le località, i pericoli e le possibilità offerte da questa o quella rotta. È proprio quello che voglio e, parlandogli in francese, quando gli dico che ho lasciato la barca oltre Gibilterra, il meccanismo scatta anche con me.
Evito di appesantire queste righe con quel che ci diciamo... Basti sapere che vengono dalla costa atlantica della Francia e sono diretti proprio qui alle Canarie dove intendono rimanere un mesetto o due. Anche sua moglie (...che lega subito con Margherita) non ama le traversate lunghe. Così è venuta in aereo mentre lui portava la barca. Ci confidano che all'ormeggio hanno ballato tutta la notte... In porto c'è una continua risacca... Non pericolosa, ma fastidiosa. È un porto pescatori senza altre pretese.
Riprendiamo l'auto e dirigiamo con decisione verso la punta dell'isola che guarda a Sud-Ovest. La strada si mantiene buona ed in poco tempo arriviamo al faro di Morro Jable. È un faro che si erge nel bel mezzo di una enorme spiaggia posto in un punto sporgente della costa prima che l'estremità dell'isola si protenda verso l'oceano fino ad una punta chiamata "Punta de la Jandia".
Una bella foto di fronte al faro mostra questa stranezza... Un faro nel bel mezzo di una spiaggia.
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Così come il faro, anche la località si chiama Morro Jable. Una lunga serie di negozi turistici si snodano alle spalle della spiaggia proprio di fronte. Ma, anche se non tutti sono d'accordo, a noi questo tratto di costa che ricorda Miami non ispira simpatia, così, riprendiamo l'auto e ce ne andiamo direttamente a vedere il porticciolo che dista solo pochi chilometri.
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Album fotografico - click - "Puerto de Morro Jable" - istruzioni -
A questo punto, la visita dura ben poco. Avevamo “fantasticato” sulla possibilità di trovare un ristorantino di pescatori sulle banchine del porto, ma qui non esiste nulla... Facciamo un rapido consulto: l'abitato che è sorto alle spalle del faro di Morro Jable non ci ispira e di conseguenza non ci siamo fermati, il porticciolo di Morro Jable è tutto un cantiere e non ci fermeremo sicuramente neanche qui... Non ci resta che riprendere la strada e continuare verso l'estrema propaggine dell'isola: Punta de la Jandia. Abbiamo trovato dei cartelli che ci avvertono che, andando avanti, ci addentreremo in una località dell'isola "ancora selvaggia". Ci chiediamo come sia possibile... Quello che vediamo su quest'isola è tutto "ancora selvaggio". Sappiamo che anche la strada si trasformerà presto in un tracciato polveroso... Vedremo!
Pochi chilometri dopo esser ripartiti, questo è lo spettacolo che ci si presenta davanti agli occhi.
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In questa parte dell'isola non troviamo più case... Ma non troviamo neanche piante. Se non fosse per il mare coi suoi splendidi colori che ci rimane a fianco sulla sinistra, sembrerebbe d'esser sulla luna. La foto sopra, tutto sommato, è chiaramente esplicativa; ma bisogna tener conto che abbiamo da poco lasciato alle spalle l'ultima tappa. Davanti a noi abbiamo molti chilometri prima di arrivare al faro e le informazioni che abbiamo parlano di un terreno come questo o persino peggio.
Un video che mostra il faro di Punta de la Jandia, estremità Sud dell'isola di Fuerteventura.
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Il ritorno verso la civiltà ci fa sicuramente meno impressione: all'andata avevamo paura che la strada sterrata potesse presentare ostacoli improvvisi o grandi buche nelle quali avremmo rischiato di danneggiare l'automobile, adesso invece avanziamo spediti e con una certa tranquillità. Ma ormai è ora di pranzo e dobbiamo decidere cosa fare... Ci ricordiamo che, tra il faro di Morro Jable e l'omonimo porticciolo (entrambi già visti...) abbiamo notato una bella spiaggia chiamata Playa Matorral. L'idea di cercare lì un posticino per una pausa ci alletta... Così puntiamo diretti avendo già un'idea di dove andare.
Dopo l'ultima "sgroppata" in auto, una volta arrivati sull'arenile, decidiamo di rallentare il ritmo: ci togliamo le scarpe e passeggiamo sul bagnasciuga per un bel tratto. L'effetto previsto non tarda ad arrivare: ci sentiamo rilassati e contenti... Sappiamo che è il momento di trovarci un ristorantino per mettere qualche cosa sotto i denti. In effetti, ci ricordiamo d'aver notato un bel locale proprio dall'altra parte della spiaggia. Dirigiamo senza indugio verso il lato Ovest, da dove siamo arrivati... Speriamo di trovare un tavolo a bordo mare.
Aspettando che sia pronto il pesce, beviamo un po' di vinello molto fresco a Playa Matorral.
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Siamo fortunati, anche se i posti appaiono tutti occupati, una coppia si alza proprio al nostro arrivo e noi siamo pronti ad approfittarne. Ordiniamo pesce alla piastra... Solo pesce ed un po' di insalata per mantenerci “leggeri” e pronti a riprendere il cammino. Per ingannare l'attesa, ci facciamo portare del bianco fresco che ci farà da aperitivo. Siamo all'ombra di un patio e la spiaggia dove prima abbiamo passeggiato si stende davanti a noi (foto sopra)... Non potrebbe andare meglio.
Dopo il pranzo, facciamo ancora due passi sulla bella spiaggia di fronte a noi. Ce la prendiamo comoda... Ormai abbiamo visto quasi tutta l'isola e quel che abbiamo in mente di vedere nel pomeriggio non ci porterà via più tempo di quanto ne abbiamo programmato. È una delizia fare un passo dopo l'altro sul bagnasciuga affondando i piedi in una sabbia così fine ed omogenea che si stende a perdita d'occhio. Non ci sono bagnanti... O quasi. Non è come da noi in Mediterraneo... Probabilmente l'acqua è più fredda. Anche la gente in spiaggia non è molta... Ma noi subiamo il fascino di quest'atmosfera, di questi colori e sentiamo l'odore di quest'aria di mare che ci riempie il petto.
Dopo aver pranzato, facciamo due passi lungo l'arenile qui a Playa Matorral.
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Soddisfatti di questa bella passeggiata, ci dirigiamo verso la scalinata dalla quale siamo scesi in spiaggia. Occorre un po' di pazienza per togliersi la sabbia dai piedi... È fine e non si stacca facilmente. Ma, con perseveranza, vinciamo noi e possiamo infilare le scarpe senza avvertire granelli a contatto con la pelle.
Ripresa l'auto, percorriamo adesso una strada che ci porta verso l'interno dell'isola. Sappiamo che i primi colonizzatori europei si erano stabiliti in una vallata lontana dal mare per evitare le coste esposte all'attacco di pirati o, più semplicemente, di navi che avrebbero visto una piccola comunità indifesa come una facile preda. A quell'epoca infatti queste isole erano decisamente sperdute e qualsiasi scorribanda, anche la più cruenta, da queste parti sarebbe rimasta impunita. La località verso la quale siamo diretti è il paesino di Betancuria.
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Album fotografico - click - "Betancuria Fuerteventura" - istruzioni -
Rimaniamo più a lungo del previsto tra i vicoli di Betancuria. Siamo sorpresi per la vista di tanto verde: giardini rigogliosi e belle case... Tutte in stile coloniale. Proprio non eravamo preparati a quanto vediamo intorno a noi. Il centro abitato è in realtà molto piccolo: si tratta di poche case. Tuttavia sembra curato da un'unica regia... Tanto tutto è armonioso e dello stesso stile. Una sorpresa, la nostra, che ci rende particolarmente contenti di aver lasciato la visita in questo luogo alla fine del tour dell'isola... Come dire?... Si finisce alla grande. Infatti domani si parte per Tenerife.
Così, proprio mentre facciamo queste riflessioni, raggiungiamo l'auto che abbiamo avuto l'accortezza e la fortuna di parcheggiare all'ombra. Con Margherita ci guardiamo in faccia per un istante senza parlare: "Pensi anche tu quello che penso io?"...
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 2)
Mappa di Fuerteventura col percorso fino ad "El Cotillo" e posizione del "nostro hotel".
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Quando siamo sbarcati sull'isola, a Corralejo, abbiamo pensato di andare a dare un'occhiata ad “El Cotillo” (un posto situato nella parte Nord sulla costa Ovest) prima di spingerci verso Sud in modo da non dover tornare indietro successivamente. Ma l'idea è rimasta tale. Infatti, quando abbiamo cercato la strada per arrivarci abbiamo sbagliato clamorosamente: conclusione... Ci abbiamo rinunciato. Ma adesso è diverso... Siamo in anticipo e possiamo allungare tranquillamente il giro posticipando il nostro rientro in albergo di un'oretta al massimo. Abbiamo tutto il tempo per potercelo permettere. Si va.
Margherita è d'accordo ed imbocchiamo la strada che, da qui, non possiamo sbagliare. La cosa bella è che il manto stradale è ottimo ed in strada non c'è nessuno. Certo è stretta e tutta curve... Ma faccio finta d'avere vent'anni di meno e metto l'auto alla frusta come non facevo da un bel pezzo. Non incontriamo nessuno ed arriviamo a destinazione in così poco tempo che questa sera arriveremo in albergo all'ora programmata e senza ritardo.
Video a El Cotillo dove il forte vento fa la felicità dei "windsurfer" che sfrecciano nella baia.
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El Cotillo rappresenta l'ultima tappa qui a Fuerteventura. Anzi, come abbiamo visto, in un primo tempo avevamo immaginato che l'avremmo saltata. Siamo invece molto contenti di esserci venuti: diamo un'occhiata anche alla costa Ovest dell'isola... La più battuta dai venti e dal mare.
Adesso rientriamo in albergo e domani mattina abbiamo l'aereo per Tenerife, l'ultima delle quattro isole dell'arcipelago delle Canarie che abbiamo in programma in questo viaggio.