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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

2012 - Riprendiamo a navigare (Kithira - Monemvasia)

Navigation

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Dopo aver passato due mesi a sistemare la barca per la nuova stagione, ai primi di maggio il July ha lasciato Ayos Nikolaos. E' stata una partenza strana e suggestiva: suggestiva perché gli equipaggi che qui hanno svernato erano tanti e, ogni volta che qualcuno lasciava il porto, numerose sirene suonavano tutte insieme per il saluto di rito... In una sola settimana sono praticamente  partiti  tutti; strana  perché  venerdì, quando  siamo  partiti  noi, non c'era ormai più nessuno a far festa. Però, a dieci miglia dal marina, quando il July è entrato nella laguna di Spinalonga ed ha dato fondo davanti al villaggio di Elunda erano tutti raggruppati li ad aspettare il bel tempo per la traversata. È stato un bel rivedersi per l'ultima volta di quest'anno: poi si vedrà.

Il July è salpato quindi per il viaggio sabato mattina e, mentre tutti facevano rotta per Astipalaya o Santorini per prendere il vento al traverso, il July ha sfidato i venti dominanti facendo rotta per ovest. Dopo aver toccato Ieraklyon, Rethimno e Xania il July ha traversato diretto per Kapsali, nell'isola di Kythera. Qui, in  effetti, avevamo fatto  scalo nel viaggio di andata a Creta e, attratti dalle bellezze dell'isola, avevamo deciso  che  saremmo  tornati  per una  visita più  approfondita. Kapsaly è  il  posto  che  abbiamo  scelto  per  fare il gioco del "topolino": si sta nascosti zitti, zitti per non farsi sentire... Poi, appena il capo Maleas si distrae un attimo ed il maltempo fa una pausa... Zac, si parte ed in un baleno ci si trova olte il mostro abbastanza per sentirsi al sicuro.

Foto dai nostri itinerari

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Capo Maleas alle ore 9 del mattino mentre ancora dorme stanco per la burrasca di ieri

Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

Isola di Kythira (Kitera) - Kapsali

 

Riprendiamo il filo del racconto. Arrivati a Kapsali siamo soli in porto. Non facciamo in tempo a fare le manovre di ormeggio che si presenta la capitaneria: "Cavoli !  -  Vogliono già i soldi?  "  - Macché, chiedono  del  capitano  e, quando mi presento, mi annunciano che l'indomani mattina, alle  ore 7h:30' , devo muovere  e mettere l'imbarcazione alla fonda per lasciare acqua in banchina ad una nave che sosterà fino a sera.

Margherita si innervosisce subito e comincia a chiedermi quanto dista Monemvasia: è dell'idea di mollare gli ormeggi ed affrontare Capo Maleas di notte anche senza avere  la copertura meteo... Proprio non sopporta le cose "fuori programma". Poi però, si passa una bella serata e si va a letto di buon umore. Al mattino, tutti puntuali, noi, l'agente che attende la nave, la nave e la rappresentanza della guardia costiera in quattro e quattr'otto facciamo le manovre e rimane un posticino per il July che ritorna quindi in banchina... Mentre riormeggiamo un "tizio" si presenta offrendoci un'auto in affitto per tutto il giorno a prezzo stracciato e in pochi minuti siamo in "tour" per girarci tutta l'isola.

Album fotografico del tour di Kythira

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Monemvasia

 

Dopo alcuni giorni a Kapsali, dove abbiamo fatto amicizia con una coppia di francesi gira mondo, domenica 13 maggio 2012 abbiamo preso al volo una finestra di bel tempo per passare Capo Maleas, il famigerato capo nell'estremo sud del Peloponneso che assiste imperturbabile all'eterna lotta tra i venti Etesei, che dominano nella costa ovest ed il Meltemi che spazza, nel vero senso del termine, tutto l'Egeo ad est. Ci siamo messi in mare per Monemvasia.

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Monemvasia è un antico borgo sul mare che sorge nella piccola isola omonima collegata alla terra per mezzo di un istmo artificiale un tempo fortificato. Venendo in barca da sud, siamo stati subito attratti dall'immagine delle mura che racchiudono tutte le case del borgo: non una sola casa sorge all'esterno. Vediamo qualcosa che non abbiamo mai visto prima coi nostri occhi... Siamo smaniosi di attraccare e di precipitarci alla scoperta di questa splendida realtà.

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Arriviamo verso l'una del pomeriggio dentro il porticciolo. La struttura non è mai stata completata ma la gettata protegge da qualsiasi tempo. Ciò significa che all'interno del porto siamo tutti "abusivi tollerati"... Compreso la "Guardia Costiera" che qui tiene una sua motovedetta addetta al controllo della costa intorno a Capo Maleas e relative attività di salvataggio in mare. Appena entrati in porto, ci viene incontro una persona che ci fa cenno di accostare a sinistra, subito prima di una fila di grossi pneumatici che, lui dice, servono da parabordi alla grossa lancia di "salvataggio". Non facciamo in tempo a sistemare tutte le cime e vestirci per sbarcare che un rumore,  a noi ben noto, ci indica che la lancia guardiacoste sta entrando in porto. È l'istinto: "presto, chiudiamo la barca ed allontaniamoci di corsa... Hai visto mai che ci dicono di spostarci..."

Ma quella lancia è enorme e terribilmente alta... Ci vedono subito e ci chiamano al megafono. "Dovete assolutamente spostarvi!"... Sono grossi, sono in tanti ed hanno la legge dalla loro parte... Fermi davanti al July sono enormi...

Margherita comincia a dire... : " Andiamocene da questo schifo di posto! - Quante miglia mancano per Ieraka... Solo otto, mi sembra..."

Mentre io parlo con la guardia costiera che, in fondo, gentilmente mi indica dove possiamo metterci senza creare problemi... Rimuovo le cime per la manovra. In  una  decina di  minuti, tutto é in assetto;

lasciamo la barca e ci dirigiamo a piedi all'antico villaggio, tra le vecchie mura, che dista un paio di chilometri. 

Dal porticciolo dirigiamo per il lungomare e raggiungiamo l'istmo che collega Monemvasia (che sarebbe una vera isola se non fosse per la strada costruita dall'uomo). La passeggiata non ci affatica: siamo partiti la mattina alle ore sei da Kapsali ma il viaggio, in fondo, è stato proprio riposante. Ci sono poche nuvole in cielo e la giornata è sostanzialmente serena...           Ma non fa veramente caldo.

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Giunti  alle  mura, ci  accorgiamo  che  si entra solo da un'antica porta, piuttosto angusta, che consente un ingresso a "Z".   Voglio dire che si accede ad un corto corridoio, cieco sul fondo e con un'apertura obbligata a destra che, a sua volta, presenta una seconda svolta obbligata a sinistra. Un vecchio accorgimento per evitare, in caso di attacco, che il nemico potesse irrompere direttamente mediante l'ausilio di grandi e potenti "macchine di sfondamento". 

Quello che sorprende è l'assenza di elementi architettonici di disturbo: voglio dire che tutto appare originale e "congelato" nel tempo. Questo strano ingresso a "Z" inoltre presenta un incredibile vantaggio ulteriore: le automobili non possono entrare in "città". L'assenza di auto all'interno delle mura contribuisce a fornire un'immagine complessiva di straordinaria autenticità. Una volta superato l'angusto ingresso al vecchio villaggio,  ci si trova in un "carrugio" stretto e in salita che gli abitanti hanno trasformato in una via turistica piena di locali accattivanti e di negozi che vendono ricordi di questa visita. Però, ancora una volta, siamo sorpresi dalla moderazione e dal buon gusto e cura dei particolari che tutti hanno saputo dosare opportunamente per evitare di rovinare questa "atmosfera" piena di autenticità. I vari locali che si aprono sulla destra mostrano tutti sul fondo un'apertura che da direttamente sul mare che aggiunge un tocco scenografico di grande effetto. Uno squarcio di colori si staglia nella penombra aggraziata di un locale che appare fresco e riposante. Così veniamo sedotti dai sentimenti più profondi che vengono "dal nostro essere": ci ricordiamo che praticamente non abbiamo pranzato.

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Ingresso a "Z" per evitare che il nemico irrompa con grandi macchine da sfondamento.

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Così entriamo... Ci fanno accomodare su una piccola terrazza sul mare e ci portano subito, senza avere ancora ordinato, un piattino di spuntini ed un piccolo drink. Ci assale un senso di soddisfazione: le difficoltà della navigazione, tutta contro i venti prevalenti che, in questa regione, possono farci vedere "i sorci verdi" sono  ormai alle spalle. Da dove siamo non si vede la barca, ma sappiamo che dorme tranquilla dopo aver fatto il suo dovere. Adesso ci godiamo il bel momento, poi domani mattina, sul presto, prima che faccia caldo, si andrà ad esplorare la fortezza... Su in alto.

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L'isola di Monemvasia, oggi collegata alla terraferma da un ponte sul mare.

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Il giorno dopo, di mattina presto, prima che il sole si alzi troppo, lasciamo il July per ritornare a Monemvasia a piedi: lo scopo è quello di salire per visitare i resti delle fortificazioni in cima all'isola e la chiesetta bizantina di Aya Sophia. Percorriamo di buon passo i due chilometri che ci separano dall'ingresso delle mura... Per farlo, dobbiamo costeggiare il mare lungo il litorale sud dell'isola. Daisy sostiene di aver visto qualcosa spuntare dall'acqua calma e limpida a qualche decina di metri dalla costa.  Il  tempo di richiamare la mia attenzione ed anch'io metto a fuoco il punto esatto. Non è difficile in quanto evidenti cerchi concentrici si allargano nell'acqua ferma proprio nel punto in cui qualcosa è emerso e scomparso in un attimo. Nasce subito "un consulto fra scienziati". Alla conclusione dei lavori, l'ipotesi che risulta più accreditata è quella di una foca apparsa nel corso di un'attività quotidiana: la pesca. Ci rendiamo conto, naturalmente, che abbiamo ben poche probabilità di vedere risolto questo mistero... Così continuiamo di buon passo verso la meta. Una volta dentro le mura, prendiamo subito a salire e non tardiamo a raggiungere la parte alta del villaggio dove comincia il percorso fortificato verso "la seconda porta di difesa".

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Monemvasia: il sentiero verso la seconda porta di difesa in quota.

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La salita è agevole, non fa caldo... Ancora... E la vista ci regala notevoli emozioni. Infatti siamo colpiti, allo stesso momento, sia dalla bellezza del panorama che dall'interesse in noi suscitato dalle fortificazioni ancora intatte in grado di testimoniare in modo evidente le tecniche di difesa dell'epoca ed i metodi costruttivi che prevedevano sempre l'utilizzo di materiali prelevati direttamente sul posto.  Alla fine del sentiero fortificato, dopo aver passato una prima porta di difesa, ci si trova in un piccolo spiazzo di fronte alla seconda ed ultima porta fortificata. La porta appare ancora con le parti in legno originali e la copertura in ferro ormai "mangiata" dalla ruggine. Un lungo corridoio rappresenta un passaggio obbligato per eventuali invasori. 

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Un'apertura a cielo aperto nel mezzo del corridoio consentiva di bloccare  dall'alto gli attaccanti che, in quel momento,  non avevano  possibilità  di difesa. Nella seconda metà invece si trovano le panche in pietra per la guadia armata; giusto un posto al coperto in caso di pioggia. Si può intuire infatti come una perenne corrente d'aria, gradevole forse in estate, fosse una vera tortura per i malcapitati durante i lunghi mesi invernali che, nel Peloponneso, sono spesso periodi molto freddi. Ci giriamo indietro solo un momento per riguardare lo spettacolo dei colori della parete di roccia fortificata che si staglia sull'azzurro del mare, poi si riprende la marcia. Dopo uno spiazzo all'uscita del tunnel che presenta una sola costruzione, l'alloggio al coperto della guardia franca, si riprende a salire fino alla chiesetta di Aghia Sophia: un interessante esempio di costruzione bizantina ancora in stato accettabile.  La chiesetta è ancora oggi parzialmente in uso. Voglio dire che gli abitanti del luogo vi giungono numerosi una volta l'anno per  la commemorazione della santa che qui, come in tutta la Grecia, conta numerosi devoti. In verità, si intravedono, qua e là, segni evidenti di interventi di manutenzione: non si tratta di restauri. Sono piuttosto opere di manutenzione che cercano, in qualche modo, di mantenere agibile la chiesetta. Tuttavia il fascino rimane intatto. La posizione poi è, a dir poco, splendida. Da una parte il sentiero dal quale si proviene che consente di vedere la figura della chiesa dal basso e quasi per intero stagliarsi contro il cielo, dall'altra uno strapiombo  verso  il  mare  "blu-verde" che brilla dei raggi del sole riflessi laggiù.

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Riprendiamo quindi a salire lungo il bel sentiero che segue la cresta della montagna consentendoci di godere di un panorama affascinante tutt'intorno fino all'orizzonte. Siamo diretti alla fortezza, su in cima. Non ci sarebbe storia a questo punto se non fosse per dei ragni di dimensioni spaventose che hanno  deciso  di  stendere  le  loro ragnatele proprio tra la vegetazione ai due lati del sentiero. Io, con un ramo in mano per fendere l'aria davanti a me, continuavo ad avanzare fino a quando siamo arrivati al forte posto sulla sommità. Devo dire che ho apprezzato di più il panorama in seguito, durante la discesa.

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NOTA

Dopo aver percorso a ritroso, da Creta, la rotta fatta l'anno prima per andare ad Aghios Nikolaos, Monemvasia è stata la prima  tappa  "nuova",  cioé ancora sconosciuta per noi: devo dire che non potevamo cominciare meglio l'avventura della scoperta del Mare Egeo che è l'obiettivo "turistico" di quest'anno.

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