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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

A Monastir

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* vedi itinerario 2009

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Avevamo deciso da tempo di fare il tratto "Malta-Monastir" facendo una sosta a Lampedusa. Eravamo già stati a Lampedusa: una bellissima vacanza di alcuni anni prima. Naturalmente vi eravamo giunti per via aerea; adesso invece saremmo arrivati in barca: una bella differenza per noi. Così, il giorno prima della partenza da Malta, abbiamo deciso di andare a dar fondo alla Laguna Blu. Poche miglia di mare fatte a motore senza storia. L'idea era quella di dormire alcune ore e partire per Lampedusa alle quattro del mattino. Così, abbiamo  ancorato nella splendida baia di "Comino" aspettando la sera e alternando bagni di mare a bagni di sole. Giunto il momento, abbiamo cenato nel pozzetto contenti d'esser rimasti quasi soli in quella oasi di pace in un paesaggio che cambiava gradualmente i colori pastello del tramonto verso i colori magici della sera... Era ormai buio quando abbiamo finito di cenare, così ci siamo concessi un "bicchierino" prima di andare a riposare in vista della traversata. La serata era splendida: il mare calmo ed il cielo limpido. Stavamo proprio dicendoci che era un gran "peccato" dover andare a letto presto per poterci alzare alle quattro del mattino… Quando un rumore indistinguibile proveniente da lontano ci fece andare alla battagliola per cercare di vedere cosa stesse accadendo. Si sentivano dei "gran colpi" provenire dal largo: però non si vedeva niente. Ad un certo punto, un grosso barcone turistico, pieno di gente fino a scoppiare, "avendo girato l'angolo", è comparso entrando lentamente nella baia. Era illuminato a giorno. Si sentiva adesso una musica da discoteca suonare a volume assordante: ciò che sentivamo, all'inizio, erano solo i bassi.

Delle luci "stroboscopiche" accompagnavano la musica cambiando continuamente colore.

Seguivamo a bocca aperta l'evoluzione di quel barcone che si avvicinava fino ad arrivare ad una decina di metri da noi per dare volta su una boa già predisposta. A questo punto un megafono ha annunciato a tutti gli ospiti che erano autorizzati a fare il bagno. Spenti i motori, è stato acceso il diesel del generatore elettrico e quattro potenti fari hanno "squarciato" la notte. I turisti, tutti ragazzi, hanno cominciato a buttarsi in acqua a "bomba", con le gambe raccolte tra le braccia, saltando d'un balzo con una rincorsa il bastingaggio. La musica assordante, nel frattempo, continuava a tutto volume.

Erano le dieci di sera... Ci siamo guardati... Non volevamo credere ai nostri occhi. Riposare, ovunque avessimo deciso di spostarci in quella baia, sarebbe stato impossibile. In silenzio, abbiamo messo la barca in "assetto di navigazione" ed abbiamo salpato l'ancora. Navigare tutta la notte per raggiungere Lampedusa l'indomani mattina sarebbe stato meno stancante che fermarsi in quella baia un'ora di più... Così siamo partiti.

Foto dai nostri itinerari

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Barca turistica simile a quella da noi incontrata (foto disponibile su internet) 

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La notte era nera. Nera come solo in mare, a volte, può capitare... Non si vedeva niente... Avevamo visto a poppa le luci dell'isola di Gozo affievolirsi sempre di più per poi sparire nel buio. Margherita dormiva ed io ero di guardia nel pozzetto scrutando il cielo nella speranza di vedere un'apertura in quella coltre di nuvole che impediva alle stelle di indicarci la via. D'improvviso, mi parve di vedere un bagliore a prora, proprio di fronte a noi, lontano dritto sulla nostra rotta. Poco più di un potente flash. Una luce puntiforme lontana durata meno di un secondo. Cosa poteva essere? ... Non trovavo una risposta: mi sono sentito inquieto... A mare si è soli... Si ha la consapevolezza che, in caso di brutti incontri, non si può far conto su niente e su nessuno... Io continuavo a scrutare il buio a prora: guardavo nella direzione verso il lampo di luce che avevo visto prima... Niente... Non succedeva niente. Si navigava sull'acqua scura che non si vedeva, se non per pochi metri grazie a quel flebile chiarore che a prora e a poppa facevano le nostre "luci di via" regolamentari. Così è passata una buona mezzora. La barca monotona navigava nel nulla. Io, teso, scrutavo nel buio nel tentativo di vedere qualcosa, qualsiasi cosa… Quando, ad un tratto, ho sentito distintamente un potente motore accendersi nel buio da qualche parte, non lontano, a dritta. Un turbinio di pensieri si affollavano nella mia mente: non potevano essere pescatori d'altura; non se ne restano nascosti nel buio acquattati a motore spento e senza luci... E poi... Non si posizionano proprio sulla rotta delle barche aspettando che arrivino vicino per poi accendere potenti motori ed avvicinarsi in quel modo. Già, avvicinarsi... Perché sentivo distintamente che si stavano avvicinando a luci spente. Non sapevo proprio cosa mai avrei potuto fare da li a qualche istante. Per quanto continuassi a pensare, il "cervello" girava a vuoto. Non c'era proprio nulla da fare. Anzi, la cosa migliore era di non fare nulla: saremmo stati alla mercé di chiunque lì fuori, a molte miglia dalla costa. Neanche la radio sarebbe servita. Non avrei potuto lanciare un'allarme senza capire prima se fossi realmente in pericolo... In compenso, se il pericolo si fosse realmente manifestato all'improvviso, sarebbe stato troppo tardi e pericoloso tentare di avvicinarsi alla radio... Ecco, il rumore dei potenti motori era ormai vicino, troppo vicino. Era chiaro che da li a un momento saremmo stati abbordati. A pochi metri da noi, l'enorme massa scura di quello scafo, si era affiancata rimanendo a pochi metri e navigando alla nostra stessa velocità.  Una sagoma alta sull'acqua, massiccia e terribilmente minacciosa... Poi, senza comunicare nulla, né a voce né via radio, hanno acceso tutte le luci di bordo illuminando chiaramente la sigla di un'unità navale della marina maltese in missione di pattugliamento a cinquanta miglia dalla costa (un'enorme distanza). Ci hanno puntato addosso un potente riflettore per un paio di secondi o poco più. Poi hanno spento di nuovo tutte le luci, hanno spento anche i motori... Ed il buio e il silenzio è tornato intorno a noi. Il July aveva ripreso la sua navigazione tranquilla come se nulla fosse accaduto. Anche Margherita continuava a dormire ignara di quanto era successo in quell'ultima mezzora. Io invece, ci ho messo un po' a ritornare sereno... Più avanti, dopo un'oretta, mi sono accorto di un'altro "bagliore" a qualche miglio davanti a noi. Un'altra "vedetta": ormai li avrei riconosciuti ovunque fossero. Gli saremmo passati vicino. Costoro però non ci hanno accostato e non hanno acceso i riflettori al nostro passaggio. Eravamo già stati controllati e, probabilmente, ci seguivano sul radar da quando i loro colleghi gli avevano "passato" il controllo.

una motovedetta di pattuglia al largo di Malta

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(foto disponibile su internet)

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Si era ormai agli ultimi giorni del mese di agosto. L'email che avevo inviato al Marina di Monastir prenotava un posto annuale a partire dal 1°di settembre. Pertanto, Lampedusa sarebbe stata solamente uno scalo tecnico per dividere il "lungo viaggio" in due tappe. Conoscevamo già Lampedusa... E comunque, ci saremmo tornati ancora in seguito per approfondire la sua conoscenza. Ci siamo fermati solo un paio di giorni per aspettare un "vento favorevole". Poi abbiamo salpato alle 8h:30' di sera per affrontare l'ultima tappa… Questa è la storia. Le informazioni che avevamo raccolto parlando con altre barche che avevano esperienza di questa rotta, ci mettevano in guardia contro due pericoli:

 

 

1) il primo riguardava la possibilità di incontrare barconi di migranti che chiedevano aiuto)

 

2) il secondo faceva riferimento alle reti invisibili calate a pelo d'acqua dai pescatori tunisini e non segnalate nelle quali avremmo  potuto  rimanere imbrigliati di notte come di giorno (queste reti non si vedono sull'acqua)

 

Per quanto riguarda il primo problema, quello dei clandestini che chiedono aiuto , il suggerimento era quello di non avvicinarsi per nessun motivo (Bisogna avvertire per radio le autorità tunisine sperando che poi si occupino del problema. In caso contrario, se qualcuno raccoglie dei naufraghi, all'arrivo in Tunisia viene trattenuto in carcere con l'accusa di traffico di clandestini; il tutto per un tempo indeterminato in attesa del processo).

Per quanto riguarda il secondo problema, quello delle reti da pesca, é  meglio partire da Lampedusa alle 8h:30' di sera. Vediamo di spiegarne le ragioni. Nelle acque tunisine le autorità non vogliono che si navighi di notte. Inoltre, di notte non si vedono le reti in acqua. Poiché queste reti vengono calate fino a 20 miglia dalla costa, la cosa migliore è quella di presentarsi a questa distanza appena fa giorno. Partendo alle  20h:30’ si arriva nella zona delle reti proprio subito dopo l’alba. A questo punto occorre "armarsi" di un buon binocolo e mettersi a cercare eventuali bottiglie di plastica galleggianti che sostengono i terminali delle reti "invisibili". Le bottiglie sono due: una per parte. Occorre quindi scapolarle entrambe a dritta o entrambe a sinistra (stando bene attenti a non sbagliare). E così abbiamo fatto. Siamo arrivati con le prime luci del giorno a venti miglia dalla costa; abbiamo scapolato le isole Kuriat verso le otto del mattino e siamo arrivati in porto verso le undici (vedi la foto sotto che mostra il "Marina di Monastir" ).

(immagine ottenuta mediante la giunzione di alcune fotografie)

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Marina di Monastir (Tunisia) 

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Le regole in Tunisia dicono che avremmo dovuto chiamare per radio le autorità di polizia per chiedere il permesso di entrare in porto e ricevere le istruzioni relative. Eravamo stati avvertiti però del fatto che non sempre "coloro che rispondono alla chiamata" sono in grado di parlare abbastanza bene una lingua internazionale (nessuno conosce l'inglese, è meglio provare con il francese). In questo caso, il rischio è quello di ricevere ordini assurdi che però, una volta emessi, se poi sono comprensibili, non possono essere ignorati (…possono nascere problemi che danno il via ad un sacco di "rogne"). Allora, ho fatto una chiamata e, senza attendere risposta, ho spento la radio (se mi avessero mosso delle osservazioni, avrei detto che la trasmissione era molto disturbata). Poi siamo entrati in porto guardandoci intorno in attesa di un cenno di qualcuno da terra... Cenno che non ha tardato ad arrivare. Siamo così stati "aiutati" ad ormeggiare vicino alla "Capitainerie" dove ci hanno detto di attendere la visita delle autorità a bordo. Siamo stati visitati dalla dogana e dalla polizia. Avevamo portato dei pacchetti di caffè italiano che abbiamo dato loro… Non abbiamo avuto nessun problema: "eravamo finalmente in Tunisia"… Ma non era ancora finita. Infatti, dobbiamo ricordare che, quando avevamo inviato una email per chiedere un posto al Marina, avevamo ricevuto una risposta enfatica del tipo"vi attendiamo con piacere il primo di settembre". Conoscendo bene quanto fosse difficile trovare posto al Marina di Monastir, tanta enfasi era sospetta: per qualche strana ragione, forse, ci scambiavano per qualcun altro. Margherita aveva suggerito di scrivere più chiaramente in modo da non avere sorprese all'arrivo. Io invece, essendo quasi sicuro che avevano fatto un errore, me ne sono ben guardato. Avevo una chiara email di conferma; se errore vi era, era un loro errore… Non certo mio. Preferivo accettare il rischio di dover discutere, piuttosto che quello di ricevere una mail del tipo "scusateci, abbiamo sbagliato: non c'è posto per voi". Così, espletate le formalità di ingresso in Tunisia, nel primo pomeriggio mi sono presentato alla direzione del porto (che in francese chiamano "Capitainerie") per annunciare il mio arrivo. Corinne, un'efficientissima segretaria tuttofare alle dipendenze del  "capitaine", è rimasta completamente interdetta quando, con fare trionfale, mi sono presentato annunciando: "eccomi, siamo qui, esattamente come da accordi, il primo di settembre". Avevo usato un tono che non ammetteva tentennamenti: sapevo di essere atteso e mi aspettavo che Corinne si ricordasse bene di me. Infatti costei sorpresa mi guardò in silenzio per un lungo momento, poi mi chiese: "come si chiama la vostra barca?... July?... Non la trovo." - Ed io di rimando... - "Corinne (aveva firmato la mail col suo nome), non si ricorda di me?... Le ho scritto poco prima di partire dall'Italia e lei mi ha scritto gentilmente che mi aspettava per oggi... Si ricorda?" A questo punto, Corinne é andata a cercare le mail alle quali facevo riferimento, le ha trovate ed ha perso un po' della sua efficiente sicurezza: "ehm... Ho trovato la sua email... Lei adesso ha un posto nella banchina destinata all'ingresso in porto : " l'accueil ". Bene, rimanga li per qualche giorno in attesa che rientri il comandante... Le faremo sapere."

Era fatta. Aveva scoperto il problema... il suo problema. Purtroppo però, mentre io "gongolavo" fiducioso e sicuro del fatto mio, in Margherita cresceva l'angoscia. Siamo rimasti tutto il pomeriggio e tutto il giorno dopo in attesa di eventi: il "capitano" doveva ancora rientrare. Nel frattempo avevamo fatto il giro del Marina ed avevamo ritrovato il nostro "amico" Daniel" del Cantarelle che era arrivato ormai da diversi giorni (Geneviève, la moglie, con i figli erano già partiti per la Francia. Lui era rimasto per sistemare la barca per l'inverno. "Ma non ti preoccupare"  - ci ha detto Daniel -  "ho preso confidenza con Majub, il braccio destro del comandante. E' lui che in realtà fa tutto in porto. Gli parlo io... " Così, prima che arrivasse la sera del secondo giorno Daniel mi ha presentato Majub: "Marcello é un caro amico - gli ha detto Daniel - vorrei tanto che lo sistemaste accanto al Cantarelle... Mi sembra che ci sia giusto un posticino..."  Così abbiamo preso appuntamento con Majub per la mattina seguente alle ore undici: ci avrebbe sistemato accanto a Daniel. Ma la bella notizia non tranquillizzava Margherita. Secondo lei, noi continuavamo a restare per il momento nel transito. Del comandante no c'era traccia... E Majub era solo un dipendente… Non il comandante. L'indomani, sveglia all'alba a bordo del July. Alle undici sarebbe arrivato Majub?... Ci avrebbe dato realmente il posto che ci aveva promesso?... Le undici non arrivavano mai e la tensione a bordo del July si poteva tagliare col coltello. Ma invece, alle undici in punto, ecco che compare Majub... È in compagnia di un signore :  " Buongiorno Majub, salga pure a bordo…" - mi sono subito rivolto a lui - "Possiamo offrire qualcosa? ... " -  "Mi spiace" - ha risposto - "devo parlare con il comandante, dopo verrò da voi"...   E così dicendo si allontanava. Margherita sconcertata mi guardava: avevamo parlato in francese, non aveva capito cosa ci fossimo detti e non capiva perché Majub, invece di venire da noi come promesso, se ne stesse andando. Allora, gli ho riferito della conversazione. "Ecco! Lo sapevo. - ha cominciato a dire Margherita - "Majub non comanda proprio nulla. Figuriamoci. E' andato a cercare il comandante per vedere se può darci il posto. Vedrai che ci cacciano via... Non dovevamo venire fino qui." Ormai "mia moglie" aveva perso ogni dubbio: non avevamo più speranza. Avremmo dovuto ripartire dalla Tunisia e vagare raminghi per i mari senza trovare dove fermarci per il prossimo inverno. A  bordo del "July", erano ancora in corso le acute lagnanze dell'equipaggio, quando è spuntato di nuovo Majub: "Vorrei presentarvi il comandante" - ci ha detto - "Signor comandante, questa è la barca arrivata ieri che, come le ho detto, penso di sistemare in quel posto in fondo al marina che si è liberato la settimana scorsa..." - "Benissimo" - ha risposto il comandante - "Mi faccia scambiare due parole con i nostri ospiti". Così siamo stati presentati. La conversazione era cordiale ed io non mancavo di fargli notare come il "suo" Marina fosse noto in tutto il Mediterraneo come uno dei Marina meglio gestiti... E questo non può che essere merito del comandante...  Il comandante si schermiva, ma si vedeva che gradiva molto i complimenti. Ad un certo punto, ha accennato ad accomiatarsi: "Bene! Siate allora i benvenuti. Vi siete accertati che la prenotazione fosse tutta regolare; avete pagato la quota anticipata?" - Attimo di gelo - "Certo" - ho risposto - "Ho controllato con la segretaria Corinne che la prenotazione fosse regolare. Quanto al pagamento della quota anticipata, non ne abbiamo avuto bisogno. Versiamo tutto in anticipo adesso." L'atteggiamento del comandante a questo punto è cambiato radicalmente: "se non avete pagato la quota anticipata la prenotazione non vale". Mi sono sentito gelare il sangue... Se avessi continuato a discutere col comandante, avevo la netta sensazione che questi avrebbe sentenziato che avremmo dovuto lasciare subito il porto. Ho allora pensato che la cosa migliore fosse quella di puntare sul fatto che Corinne, la segretaria, pur di nascondere il proprio errore, avrebbe ben saputo come sistemare la faccenda. "Sig. Comandante" - gli ho risposto - "Forse non ci capiamo bene a causa del mio francese (ci capivamo benissimo), ma è tutto a posto, stia tranquillo... Tutto è stato fatto secondo le regole... Ho già incontrato la Sig.ra Corinne a la "Capitainerie": non ci sono problemi. Forse è opportuno che lei "si senta" direttamente con la signora"…  Dopo mezzora, Majub si presentava per portarci al nostro posto definitivo.

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3 / settembre / 2009 - il July al Marina di Monastir

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Suona "strana" questa frase: "Majub si è presentato per portarci al nostro posto definitivo." Infatti, ci si aspetta semplicemente che venga assegnato un posto: qualsiasi skipper è in grado di portarci la barca in piena autonomia. Ma a Monastir non funziona così. Se si guarda con attenzione la foto sopra (scattata appena arrivati al "posto assegnato" quando le barche erano tutte ancora fuori), si nota che tra la prora del July e le barche di fronte c'è poco spazio per effettuare una buona manovra di accosto. Anzi, spesso la barca non passa neanche tra le due file contrapposte; figuriamoci poi a voler girare per accostare in banchina. Occorrono tre uomini che, salendo di volta in volta sulle varie imbarcazioni in sosta all'ormeggio, mollino le cime a mare e "spingano dentro a mano" la barca in ingresso o in uscita dal suo posto. Ad ogni buon conto, eravamo arrivati. Il pomeriggio è passato sistemando le varie cose che si possono immaginare. Il viaggio via mare del July nel 2009 era ormai finito, cominciava ora il nostro soggiorno a Monastir, la nostra "vita stanziale in barca" all'interno di un marina (almeno fino alla prossima stagione... O meglio, come vedremo più avanti, fino al 17 dicembre quando saremmo rientrati a Milano per le vacanze di Natale, per poi ritornare in barca a fine febbraio). Comunque il pomeriggio e la sera sono stati spesi in grande allegria: oramai potevamo pure rilassarci. Persino Margherita, seppure con qualche strascico polemico (si comporta spesso come Brontolo ), ormai si era calmata. Il giorno dopo, come prima cosa, abbiamo deciso di andare a visitare la fortezza.

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In visita alla fortezza di Monastir

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Ben conservata, essa sovrasta con la sua mole tutto il Marina. Dall'alta torre poi, si vede tutto ciò che c'é da vedere a Monastir: lo stesso Marina, la moschea, il tribunale, il mausoleo di Habib Bourguiba, il vasto cimitero musulmano ed infine, l'ampia piazza "quadrata" racchiusa tra tutte queste cose con i suoi giardini e le carrozze per i turisti. Le foto che seguono mostrano principalmente la visita alla fortezza ed il Marina.

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Visita alla fortezza, al museo della fortezza ed alla torre d'avvistamento.

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Nei giorni successivi abbiamo cominciato l'esplorazione sistematica del posto. Abbiamo scoperto che, oltre al piccolo supermarket del marina, avevamo a disposizione due veri supermercati in città. Inoltre, un mercato coperto, ogni mattina, offriva soprattutto frutta, verdura, carne e pesce. Il mercato del pesce era piuttosto grande e spesso il pescato era eccellente. Per oltre un mese e mezzo, dopo il nostro arrivo, c'era il passaggio stagionale delle lampughe". Al mercato se ne trovavano di bellissime...  Fresche... Pescate, probabilmente, la notte stessa (vedi foto sotto).

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il mercato del pesce a Monastir: le lampughe in primo piano

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Come si vede nella foto sopra, costavano 6.500 millesimi di Dinaro. In media, il cambio era di circa 1,8 Dinari per un euro, significa che pagavamo quelle lampughe circa 3,6 euro al kg. Non è male per del pesce freschissimo e di ottima qualità.

La cosa più sorprendente del mio soggiorno a Monastir è che avevo la sensazione di trovarmi in un posto "esotico" raggiunto con la barca dopo un lungo viaggio. Poco contava la consapevolezza di sapere che le coste italiane erano, in fondo, molto vicine e che il nostro viaggio non fosse stato molto più lungo di altri viaggi fatti in barca da Genova durante le normali ferie estive anni addietro (le Baleari, Tropea, le isole Eolie, Ustica...). Io sentivo comunque il fascino di un luogo lontano: lontano per i colori, gli usi e costumi, la lingua araba, i palmeti, la forma architettonica delle costruzioni... Insomma, tutto.

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Nel 2009 in Tunisia abbiamo trovato un "regime" al governo del paese. Un ex fedelissimo di Habib Bourguiba, padre della patria, aveva preso il potere una ventina d'anni prima e governava il paese rimanendo saldamente al comando. Le differenze sociali fra nuovi ricchi, gruppi emergenti spesso collusi col potere, e  la gran massa di poveri erano sempre più evidenti mano a mano che ci si inoltrava verso l'interno del paese. Ma per noi turisti europei la vita era bella e sicura. Il Marina era un oasi europea nel bel mezzo di un paese islamico. La nostra vita di relazione, i nostri amici e le stesse persone locali che interagivano con noi, quando non erano europei, avevano imparato a vivere una doppia vita: tra di loro erano Tunisini e con noi si conformavano ai canoni occidentali che ben conoscono. Devo dire che in quei giorni ero proprio contento: eravamo partiti con l'idea di vivere in barca (quasi) e la cosa mi affascinava ogni giorno di più. Il viaggio-vacanza per arrivare fino a Monastir era stato bellissimo ed essere già al sicuro in un posto barca stabile, piacevole e poco costoso mi sembrava il massimo. Anche Margherita si era ormai tranquillizzata e mostrava di apprezzare la cosa. Avevamo sempre voglia di essere amichevoli ed aperti con tutti. A pranzo mangiavamo sempre nel pozzetto, all'aperto: la tavola era sempre "imbandita" con ogni ben di dio e non mancava il vino tunisino bianco o rosato sempre ben ghiacciato. Majub (il nostromo), per qualche strana ragione, ci passava davanti ogni volta proprio a quell'ora. Ogni volta noi lo "bloccavamo" e lo invitavamo ad unirsi a noi per il pranzo. Siccome lui assumeva sempre un atteggiamento difensivo di cortese diniego, noi facevamo a gara per tentarlo in tutti i modi magnificando ora questo ora quel piatto, offrendo vino ghiacciato e parlandogli di tutte le specialità che Margherita aveva messo in tavola. Ogni volta, dopo averlo "intrattenuto" un bel po', lui se ne andava senza accettare nulla... Dopo qualche giorno, si decise a spiegarci la cosa: "Signori mi dispiace di non poter accettare... Ma sono musulmano e siamo nel "Ramadan", il mese in cui la nostra religione ci impone il digiuno. Non possiamo mangiare nulla fino al tramonto". Così abbaino scoperto che nel  2009 il periodo del "Ramadan" coincideva praticamente con il mese di settembre. In effetti, noi non lo avevamo notato inizialmente (non avevamo termini di paragone), ma la città appariva decisamente sotto tono. I ristoranti erano vuoti ed alcuni negozi aprivano con orario ridotto. La cosa è apparsa "chiara" in seguito, quando è arrivata la "fine del Ramadan". Con tutta la popolazione che festeggiava, la vivacità dei tunisini diventava evidente. Poi, finita la festa, è rimasta la quotidianità della vita di tutti i giorni; una quotidianità sensibilmente diversa dallo stile di vita castigato che avevamo trovato all'inizio. Arrivando a Monastir, sapevamo che il Marina ospitava un numero considerevole di equipaggi che vivono a bordo tutto l'anno. Eravamo entrati a far parte di una piccola comunità di "marinai per passione"... Una comunità dove sono vigenti regole non scritte, ma da tutti rispettate. Noi conosciamo la vera solidarietà della gente di mare (che oggi, in epoca consumistica, si é persa largamente). Dopo alcuni anni passati per mare, ci si conosce un po tutti. Ci si ritrova nei porti e si fa festa scambiandosi informazioni: sia parlando di amici comuni che degli approdi da noi più frequentati. Monastir è stata la nostra "iniziazione". Abbiamo scoperto subito che italiani non ce n'erano. La maggior parte di coloro che svernano in Tunisia sono francesi (in qualità di ex colonia, molti tunisini conoscono il francese e questa lingua é rimasta un retaggio anche nei documenti ufficiali più utilizzati dagli stranieri ). Per il resto, vi erano pochi tedeschi, qualche svizzero e pochi italiani (questi ultimi poi non svernavano a bordo… Venivano a fare un po' di vacanza ogni tanto). Vi era anche un australiano di passaggio e due portoghesi... Ma non facevano storia... Comunque, oltre il 90% erano francesi. Così, sfoderato il mio francese, con "forte accento parigino",  posso dire che non siamo mai rimasti isolati dagli altri del gruppo. Vi è sempre stato un certo vai e vieni a bordo del July e se non si parlava francese, si comunicava altrettanto bene in inglese.

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Galleria fotografica di foto prese a Monastir (con il mercato, il marina, il Mausoleo di Bourguiba ed il residence-villaggio.

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Come creare un sito web con Flazio