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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Arkì 2019

Navigation

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La mattina del 17 maggio, dopo meno di 24 ore di sosta, lasciamo Agatonisi. Eravamo curiosi di visitare quest'isola così poco battuta dal turismo; ma una giornata è sufficiente per vedere e “sentire” tutto quel che conta. Partiamo alle prime luci del giorno: siamo diretti ad Arkì.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                               (immagine satellitare 1)

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Foto dai nostri itinerari

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La rotta del July da Agatonisi ad Arkì.

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L'isolotto di Arkì è un vero “gioellino” per coloro, come noi, che girano in barca da queste parti. L'isola è piccola ed abitata da poche decine di persone. Non esiste un vero paese. La maggior parte delle abitazioni tuttavia si concentra alle spalle dello scalo. Quest'ultimo è banchinato e posizionato in fondo ad un “porto” naturale formato da un'ansa a forma di “L”.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                               (immagine satellitare 2)

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L'arcipelago intorno ad Arkì.

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La protezione contro il cattivo tempo sarebbe già discreta per la forma stessa del fiordo. Ma risulta anche migliore a causa del gruppo di isolotti situati proprio di fronte all'ingresso della baia che così non viene mai raggiunta dal moto ondoso che si sviluppa nelle acque tutt'intorno famose per la loro pericolosità.

Essendoci ben note le caratteristiche di cui sopra, appena arrivati, ormeggiamo di poppa in banchina dando tanta catena ed assicurandoci con scrupolo della buona tenuta dell'ancora (che peraltro sembra prendere immediatamente agguantando saldamente il fondo).

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Il July ad Arkì. Notare in primo piano un porticciolo in miniatura pieno di modellini.

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Non possiamo dire di essere assidui frequentatori dell'isola, ma ci siamo venuti diverse volte. Così, appena sbarcato, vado a vedere una curiosità del posto che mi attira da sempre (foto sopra). Il vecchio proprietario della Taverna Nikolas ("Ταβερνα Vικολασ"- una delle due dell'isola) ha la passione di costruire modellini navali che mette alla fonda all'iterno di un porticciolo in miniatura. Naturalmente, mentre le barchette nascono come modellini, la struttura del porto in miniatura è ben altra cosa. Quello che appare come il molo di sovrafflutto di questo "microporticciolo", è molto semplicemente uno sbarcatoio fatto per raggiungere l'acqua più profonda (come si vede dalle barche ormeggiate all'esterno).

Ben presto arriva comunque l'ora di pranzo. Niente  turisti a quest'ora... Almeno oggi. Maggio è decisamente "un po' presto". Così andiamo a goderci l'atmosfera sedendoci all'altra taverna di fronte: "ταβερωα ο Τρυπασ" (taverna il Trypas).

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A pranzo da Trypas (Ταβερνα ο Τρυπασ).

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Il locale è gestito da una famigliola (genitori, nonni, figli e nipoti...). Quando arriviamo, sono tutti seduti intorno ad un tavolo al fresco. Ci hanno visto sbarcare... Dalla loro “postazione” non sfugge niente. Ci accolgono coccolandoci “alla greca”... Ci riconoscono. Mangiamo benissimo e spendiamo pochissimo. Nel conto omettono birre e ouzo (omaggio della casa).

Niente da dire: siamo in paradiso.

Il giorno dopo però, ci rendiamo conto che siamo venuti ad Arkì con la cambusa mezza vuota: avremmo dovuto fare provviste... Non si può "vivere al ristorante". Inoltre, sta per arrivare il compleanno di Margherita e dobbiamo decidere cosa fare per festeggiare. Decidiamo quindi di "mollare gli ormeggi" e lasciare questo "incanto" per dirigere a Lipsi, un'isola non lontana, dove troveremo di tutto.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                     (immagine satellitare 2)

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La rotta seguita dal July nel viaggio da Arkì a Lips e ritorno.

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Fuori il mare è mosso. Niente di esagerato, ma siamo contenti d'avere le onde di poppa. Sono grandi abbastanza per rendere faticoso doverle rimontare. Per fortuna invece, ci raggiungono da dietro e ci “spingono”.

Così, lasciandoci "portare", arriviamo nel porticciolo di Lipsi verso le dieci del mattino: la banchina è quasi vuota. Poche barche anche qui. Purtroppo però ci accorgiamo che l'onda entra. Certo si tratta solo di un residuo... Poca cosa. Ma essendo un moto ininterrotto induce in tutte le barche "l'effetto pendolo" che risulta estremamente fastidioso. Questa storia dei porti è assurda: spendono i soldi dei contribuenti incaricando del progetto e della costruzione degli incompetenti. Qui in Grecia il fenomeno è molto diffuso... Ma anche in Italia non mancano gli esempi.

Ad ogni buon conto, scendiamo ed andiamo a fare cambusa. Magari al ritorno il mare si sarà calmato. Conosciamo il posto ed andiamo "in caccia" per negozietti che ricordiamo bene. Sono quasi tutti su in centro paese: bisogna solo fare una lunga rampa di scale e si accede alla piazzetta centrale dalla quale partono i vicoli che cerchiamo. Margherita poi ha trovato in internet un'informazione interessante: un ristorantino che ha delle ottime recensioni... Un certo Manolis.

Così, con le borse della spesa, ci mettiamo a cercare questo locale nel quale potremmo festeggiare l'indomani il compleanno di Margherita. Quando lo troviamo, ci fermiamo a "studiare" il menù esposto appositamente in una specie di leggio di fronte alla porta. Ma non abbiamo il tempo di approfondire "lo studio"... Manolis in persona esce dalle cucine e ci raggiunge: "posso esservi utile? Ho la passione della cucina... La nostra specialità sono gli "assaggini" ("tastes"... in inglese).

Facciamo presente che vorremmo pranzare da loro a mezzogiorno e concordiamo per un tavolo.

Abbiamo giusto il tempo di andare a stivare la spesa in barca e ritornare, con calma, per pranzare da Manolis. Raggiunto il July, ci accorgiamo che il moto ondoso non è affatto diminuito. Anche salire a bordo con la spesa comporta grande attenzione. Ma siamo "marinai"... Non ci lasciamo intimidire e all'orario ci presentiamo al ristorante.

Non è il caso ch'io mi dilunghi in particolari; diciamo subito che il pranzo è una grande delusione. Non posso dire che si mangi male... Perché il vero problema è che a pranzo non si trova nulla di quel che preparano per la sera (cucinano soprattutto nel pomeriggio).

Conclusione, rientriamo in barca molto delusi. Il moto ondoso continua imperterrito a non dare pace alle povere barche in porto e in due minuti decidiamo di ritornare ad Arkì. Certo, dovremo affrontare quel mare in prora... Ma solo per un tratto. Ho notato una fila di isole che abbiamo lasciato sottovento nel viaggio fino a Lipsi. Cercheremo un passaggio a ridosso di queste (rotta in rosso immagine satellitare 3).

Così, rientriamo di corsa "alla base" e fortuna vuole che ritroviamo anche lo stesso posto in banchina. Festeggeremo il compleanno alla taverna che ben conosciamo.

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Al ritorno da Lipsi, troviamo libero lo stesso posto.

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Così, felici della nostra scelta, l'indomani, il giorno del compleanno, ci svegliamo ad Arkì. Per celebrare sin dal mattino, faremo qualcosa di diverso dal solito: ci allontaneremo dal villaggio ed andremo salendo alla ricerca di un pastore che qui vive tutto l'anno. Abbiamo intenzione di provare a comperare la sua ricotta (abbiamo avuto delle informazioni che ci lasciano ben sperare).

La ricerca si dimostra subito alquanto avventurosa. Ad un certo punto, la strada è sbarrata: dobbiamo aprire un certo cancello che è chiuso, ma non a chiave. Continuando in salita ad inoltrarci in questo posto, cominciano ad apparire le tracce inequivocabili della presenza di capre sull'isola. Dopo un po', persino dei belati giungono alle nostre orecchie. L'abbaiare di un cane mette in allarme Margherita che si sente "fuori posto". Continuiamo a salire ed i latrati aumentano... Così la festeggiata, a dispetto dei 47 anni di matrimonio alle nostre spalle, si stringe a me come fossimo fidanzatini. Poi, dopo un po', arriviamo.

Il cane smette di abbaiare e prende a scodinzolare, vediamo una casupola fatta di pietre con davanti due panni stesi ad asciugare. A voce alta chiamiamo qualcuno: nessuna risposta. Andiamo su e giù per un tempo che ci sembra interminabile, ma rimaniamo da soli. Le capre, che ad una prima occhiata sembravano pochissime, le vediamo poi tutte accucciate all'ombra dei muretti... Fuori per lo più dalla nostra vista. Quando, alla fine, stiamo per abbandonare l'impresa, il pastore spunta da lontano. Ci ha visto e non sembra sorpreso. Sa che vogliamo la sua ricotta. Quando ci arriva vicino parliamo a gesti: conosce solo la sua lingua. Ad ogni modo, riprendiamo la strada del ritorno con una ricotta ancora tiepida nello zaino. Sarà favolosa.

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il "Cocktail Bar".di frinte a noi.

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Raggiunta la barca e messa la ricotta in frigorifero, ci accorgiamo che è ora di andare a festeggiare alla “Ταβερνα ο Τρυπασ” (Taverna “il Trypas”). Non ci facciamo mancare nulla e, per il dolce, subito dopo il pranzo andiamo a continuare i festeggiamenti al "Cocktail Bar" di fronte al July (foto sopra).

Poca gente... Compleanno intimo... Ma molto bello.

Il giorno dopo ci svegliamo dopo una notte "ululante". Mare e vento, là fuori, si stanno dando da fare. Noi però ci sentiamo tranquilli e l'ultima cosa che ci passa per la testa è quella di uscire dal nostro rifugio.

Poi però accade l'imprevisto. Il vento aumenta di colpo e l'ancora cede. Non era mai successo. La barca rischia di finire con la poppa in banchina. Accendo immediatamente il motore e mettendo marcia avanti a mezza forza il July si stabilizza. Vado a prora a tesare la catena: l'ancora è spedata. Verremo a sapere in seguito che una coppia di "sprovveduti del mare", lui inglese lei olandese, andando via in nostra assenza ci ha spedato l'ancora andandosene semplicemente dopo averla ributtata in mare.

Comunque in un attimo prendo la decisione definitiva: salpiamo immediatamente.

Nonostante le rimostranze di Margherita, molliamo gli ormeggi e salpiamo. Fuori il mare è formato. Dirigiamo su Patmos. Non riesco a fare rotta direttamente "sul bersaglio". Mare e vento non ce lo permettono. Ma sono confidente nel fatto che avvicinandoci all'isola di Patmos, sotto costa, riusciremo a risalire. È una manovra obbligata: non piace a nessuno a bordo. Ma l'esperienza aiuta e credo proprio che non avremo problemi. In effetti, accade proprio così... Anche se meno "facilmente" di quanto mi aspettassi, la barca riesce a "risalire" dirigendo verso Skala, il porto di Patmos.

Quando arriviamo, troviamo un posto di fianco in banchina che ci piace moltissimo. È un ormeggio difficile da raggiungere. I pescatori hanno messo cime e boe dappertutto che ostacolano ogni manovra e bisogna operare "di fino"... Soprattutto con questo vento. Ma il July ce la fa. Uff!... Che "intermezzo" adrenalinico. Ma ci siamo "scozzati"... Domani vedremo di sbrigare una "faccenda importante": dobbiamo riuscire a pagare la nuova tassa sulle imbarcazioni in acque greche che è un vero rompicapo. Il problema non è decidere se pagarla o meno... Il problema è riuscire a farlo. Si deve passare obbligatoriamente da un nuovo sito web fatto fare espressamente allo scopo dal governo greco, ma, almeno finora, con me si è rifiutato di funzionare. Poi, tassa permettendo, ce ne andremo ad Amorgos. Cinquanta miglia di mare aperto... Speriamo soffi un po' meno.

Come creare un sito web con Flazio