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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Claudio e Giannina a Pythagorion

Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

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Abbiamo tre giorni di tempo prima che arrivino Claudio e Giannina. Siamo arrivati la mattina del primo di Settembre al “Marina di Samos” ed andremo a prendere i nostri amici al loro arrivo sull'isola il pomeriggio del giorno 3 a Karlovasi (un gran porto, nella parte Ovest della costa Nord, dove farà scalo la loro nave proveniente da Mikonos).

Di cose da fare ne abbiamo parecchie. Una delle più importanti però si risolve da sola quando alla mattina successiva al nostro arrivo si presenta l'Harbour Master (colui che gestisce gli ormeggi ed assegna i posti): acconsente (a fatica) a lasciarci per tutta la stagione l'ormeggio che abbiamo occupato senza esplicita autorizzazione con un pizzico di malizia il giorno del nostro arrivo. Bene!

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Foto dai nostri itinerari

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Il July ha ormeggiato da pochi minuti al Marina di Samos, dove passerà il prossimo inverno. 

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Ci preoccupiamo subito di contattare il gestore del monolocale preso in affitto per i nostri amici. Non si tratta di un hotel, bensì di una struttura che fa capo ad un costoso ristorante in un caratteristico vicolo del centro. La famiglia che gestisce il locale è proprietaria dell'intero stabile ed ha attrezzato i piani superiori per affittare ai turisti. Leo, il figlio, l'unico che parla inglese, gestisce il ristorante e si presta, causa la lingua, a farci da interlocutore.

Il fatto è che siamo in Grecia e noi, che bazzichiamo questi posti da anni, sappiamo che sono tutte brave persone ma, a volte, fanno pasticci: vogliamo solo assicurarci che non si possano verificare inconvenienti di sorta. Proprio per questi motivi, quando a giugno abbiamo preso accordi, visto che di loro iniziativa non mi davano nessuna ricevuta (ho dato loro dei soldi come caparra), ho deciso di scrivere tutto in dettaglio su un pezzo di carta che gli ho fatto firmare.

Bene!... Per capire di cosa parlo, basti pensare che quando ho inviato a Leo un messaggio WhatsApp (solo due giorni prima) per chiedere rassicurazioni, mi ha risposto di non sapere nulla... Lui gestisce solo il ristorante - mi ha scritto - chiederà al papà e mi farà sapere. Per tutta risposta, gli ho inviato il foglio da lui sottoscritto.

In realtà tutto andrà bene. Anzi... Si mostreranno squisiti con gli ospiti. Ma, dico io, meglio sempre abbondare in prudenza.

Insomma, senza dilungarmi ulteriormente su quanto accade, arriva subito il giorno tanto atteso: dobbiamo andare a Karlovasi a prendere Claudio e Giannina che scenderanno da una nave proveniente da Mikonos.

Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

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Claudio e Giannina appena scesi dalla nave e Margherita che ha il ruolo di "Tour Operator".

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È tutto organizzato. La mattina andiamo a farci consegnare le chiavi dell'alloggio preso in affitto e ritiriamo l'auto che terremo qualche giorno: adesso ci serve per andare dall'altra parte dell'isola dove Claudio e Giannina sbarcheranno alle tre del pomeriggio.

Tutto avviene senza intoppi e la foto sopra mostra “lo sbarco dei nostri” accolti da Margherita in versione “tour operator” (la nave è fuori campo a destra).

Comincia un periodo bellissimo. La barca è al suo posto, dove passerà il prossimo inverno, e non dobbiamo più preoccuparci di quel che Eolo decide di fare. Abbiamo un senso di soddisfazione che ci accompagna qualsiasi cosa facciamo. Inoltre, l'abitudine di questi ultimi anni di chiudere la stagione coi nostri amici (che ci vengono a trovare per passare alcuni giorni insieme) ha il sapore di una "chiusura col botto". Un po' come nei fuochi d'artificio: una vacanza in crescendo col "botto" finale.

Non farò un diario dei giorni che passiamo insieme... Non ha senso. Mi limiterò soltanto a ricordare qualche episodio saliente o qualche visita a siti e/o a musei che possono essere di un qualche interesse per chi legge... E lo farò non curandomi della cronologia degli eventi.

Occupiamoci comunque adesso, casualmente, proprio della prima visita del primo giorno successivo al loro arrivo: il museo del vino.

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La "targa" che riporta, in modo decisamente rustico, gli orari di ingresso al museo.

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Già ci siamo occupati su questo sito del vino di Samos (leggi l'articolo “Il passito di Samos”) ma questa è la prima volta che decidiamo di andare a vedere il museo dedicato a questa antica attività dell'isola.

Di prima mattina, ci rechiamo a Samos città, nella baia di Vathì, dove si trova il museo. Ci colpisce molto un fatto: questo museo non è solo il luogo dove hanno raccolto tutte le "testimonianze" ed i reperti sull'argomento. È anzi proprio il posto dove si concentrava una delle attività più importanti di tutta la filiera: lo stoccaggio e l'imbarco per l'esportazione.

La località dove oggi sorge il museo del vino un tempo era usata per l'imbarco delle botti.

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Album fotografico   - click -   "Museo del vino di Samos"     - istruzioni -

La foto sopra è una testimonianza precisa di quel che accadeva. Qui venivano costruite le botti nelle quali veniva conservato ad invecchiare il vino. Su ogni botte veniva scritta la data di stoccaggio, l'annata ed il proprietario al quale era destinata. Una nave si metteva alla fonda nello specchio d'acqua prospiciente lo stabilimento ed un enorme barcone faceva la spola per imbarcare il carico. Delle gru azionate a mano (in seguito a motore) venivano utilizzate per imbarcare sulla scialuppa e per issare il prodotto sulla nave. All'interno del museo sono conservate numerosissime testimonianze. Esistono ancora gli enormi tini con tanto di "botola a tappo" (sotto la botte) che consentiva l'accesso di un uomo per la pulizia interna. Ancora oggi, filari di botti accatastate contengono il vino da invecchiare. Decine e decine di strumenti usati dalla vendemmia allo stoccaggio sono esposti al pubblico.

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L'isola di Samos, nella storia, ebbe il suo apice durante il regno del tiranno Policrate. Si narra come, essendo il padre un ricco pirata, Policrate riuscisse con le sue navi ad impadronirsi con la forza dell'intera isola. Sotto di lui l'isola visse un periodo di splendore. Egli potenziò la flotta fino a poter esercitare un vero e proprio dominio in buona parte dell'Egeo. Fu amico ed alleato dei tiranni Ligdami di Naxos e Pisistrato di Atene. Fu anche, per un certo periodo, alleato del faraone d'Egitto Amasi. La forza sul mare della sua flotta, unitamente a veri e propri atti di pirateria in grande stile, portarono a Samos enormi ricchezze. Due opere, più di altre, furono oggetto di grande ammirazione: la costruzione di un porto (i cui moli sommersi sono parzialmente visibili ancora oggi) e un acquedotto (il quale, bucando una montagna, portava entro le mura l'acqua di un'altra vallata).  

Grande impressione fece anche la sua morte. Si recò infatti a Magnesia dal satrapo (governatore persiano) Orete il quale lo fece uccidere a tradimento con l'inganno e ne fece impalare il corpo esponendolo per giorni e giorni. Nel periodo romano Samos era famosa per il suo clima e per la sua vegetazione. Poi l'isola seguì le sorti dell'Egeo tra l'impero bizantino e la dominazione ottomana fino ad affrancarsi e diventare parte della Grecia libera dopo la prima guerra balcanica nel 1912.

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VISITA ALL'HERAION


Dedichiamo una mezza giornata alla visita del sito archeologico più importante dell'isola: l'Heraion. Si tratta di una vastissima area dedicata nell'antichità al culro di Hera. Nella mitologia greca Hera (Giunone per i latini) fu una delle divinità più significative, patrona del matrimonio e del parto, sorella e moglie di Zeus (Giove per i latini), veniva considerata la sovrana dell'Olimpo.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                      (immagine satellitare 1)

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Il sito archeologico dell'Heraion visto dall'alto.

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Quel che rimane al giorno d'oggi sono poche pietre sparse qua e là sulle “basi” di quelli che furono monumenti dell'antichità. Sono pochi i resti che non siano limitati ad un'altezza che va da pochi centimetri ad un metro dal suolo. L'occhio fatica a dare un senso a quel che vede. Infatti non si tratta di un unico monumento ormai ridotto in macerie; si tratta piuttosto di secoli e secoli di costruzioni, demolizioni e rifacimenti fino allo stato finale di abbandono. Tuttavia, anche se con una certa approssimazione, l'archeologia ha ricostruito un quadro abbastanza completo della storia di questo sito.

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Il sito archeologico dell'Heraion come appare dal suolo.

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Si narra di un ateniese di nome Eneleo che, con poche genti al seguito, sbarcò per fondare una colonia nell'isola di Samos. All'epoca l'isola era scarsamente abitata e costoro si insediarono a poca distanza da un villaggio indigeno col quale vissero in armonia. Su questo sito, già a quei tempi, esisteva un tumulo che sosteneva un qualche simulacro intorno al quale avvenivano le cerimonie religiose dei nativi. La superiorità culturale dei nuovi venuti fu causa, in modo naturale, della trasformazione del luogo di culto che venne dedicato ad Hera, la più importante tra le Dee della mitologia greca.

Nel corso dell'VIII secolo A.C., una sarcedotessa proveniente da Argo (vicino a Micene) arrivò a Samos con il preciso scopo di incrementare la diffusione del culto di Hera. Costei (forse chiamata Cumede) fece costruire una nuova statua in legno della dea e cercò di raccogliere consensi per erigere un vero e proprio tempio sulle usanze della sua terra d'origine. Purtroppo però, subirono un attacco di pirati Tirreni (progenitori degli etruschi) i quali non esitarono a rubare la statua. Costoro, accingendosi a salpare, furono vittime di una violenta tempesta improvvisa che si scatenò sulle coste di Samos e che distrusse alcune delle loro navi. I Tirreni, interpretando la cosa come una punizione della dea, si affrettarono a ricollocare la statua al suo posto prima di partire definitivamente. Dopo questa felice conclusione, tutti gli abitanti, compresi gli indigeni, si convinsero ad erigere il tempio il quale fu il primo a sorgere in questo luogo.

Gli scavi evidenziano come questo primo tempio fosse stretto e lungo di modo che, dopo una cinquantina d'anni, furono erette due file di colonne esterne che portarono le proporzioni finali a quelle oggi a noi più note.

Nel 670 A.C. si verificò una tremenda alluvione, dovuta allo straripamento del torrente ancora esistente ai giorni nostri, che distrusse il tempio. A seguito di ciò, la popolazione ricostruì tutto da capo seguendo lo stile del momento e diede una sistemaizone più adeguata all'unica strada di accesso (della quale uno "spezzone" esiste ancora - foto sotto).

Quel che rimane (circa 100m di lunghezza) della strada che un tempo portava al villaggio.

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Album fotografico   - click -   "Heraion di Samos"     - istruzioni -

Questa "strada sacra" congiungeva il centro abitato col tempio. Lunga circa 6 Km, era adornata da enormi statue poste tutte sul lato Nord (i kouros di Samos) mentre il lato Sud era riservato all'esposizione di decreti govenativi. All'epoca di Policrate (574 A.C. - 522 A.C.), la ricchezza sull'isola raggiunse il suo massimo ed il tempio subì il suo terzo rifacimento. Naturalmente, nel corso dei secoli, sotto il dominio romano, il tempio continuò a vivere dedicato ad Hera o Giunone che dir si voglia. A questo periodo sono da ricondurre piccole costruzioni, sempre di tipo religioso, che costituiscono un complesso apparentemente disordinato che sorgeva sull'area prospiciente la facciata.

 


L'ACQUEDOTTO DI EUPALINO


L'opera probabilmente più spettacolare che Policrate ci ha lasciato è l'acquedotto. Alla base del progetto esisteva l'esigenza primaria di assicurare alla popolazione l'accesso all'acqua entro le mura per poter resistere ad un eventuale assedio. Si sa che il problema dell'acqua è un problema molto serio in questi casi. Infatti, non solo occorre averne per poter sopravvivere ma è anche importante che questa indispensabile risorsa sia tenuta lontana da qualsiasi intervento nemico che potrebbe interromperne l'afflusso, avvelenarla, inquinarla o comunque renderla inservibile causando la rapida capitolazione degli assediati.

Policrate ebbe l'idea geniale di "bucare" la montagna alle spalle della città per prendere l'acqua da un'altra vallata. Qui, il punto di ingresso del tunnel sarebbe stato così abilmente nascosto da non poter essere trovato e, dall'altra parte, la città avrebbe avuto una sorgente inesauribile a disposizione. Avuta questa idea, il tiranno chiese di fare i lavori al suo architetto geniale di nome Eupalino il quale diede tale prova di ingegno e di capacità che la sua realizzazione ci stupisce ancora oggi. Infatti, il risultato finale si rivelò molto più utile del previsto. A lavori ultimati, il tunnel non serviva solo al passaggio dell'acqua ma costituiva anche una via di fuga in caso di assedio insostenibile. Inoltre, lo studio delle pendenze e la scelta del punto d'arrivo della condotta idrica consentivano di distribuire l'acqua in città secondo un concetto relativamente moderno migliorando di molto la qualità della vita delle persone anche nei periodi di pace.

L'acquedotto fu realizzato così bene che continuò a funzionare per oltre mille anni rimanendo la fonte primaria di approvvigionamento per la popolazione locale. Poi, in qualche modo, smise di funzionare e, in un paio di generazioni, se ne perse memoria. Victor Guerin, un archeologo francese che cercava la "grande sorgente" citata da Erodoto, fu il primo a scoprire i resti del tunnel vicino a Pythagorion nel 1853. Tuttavia, fu il monaco Kyrillos Moninas, nel 1882, che convinse le autorità ad intraprendere una ricerca sistematica che portò ad individuare l'intera opera. Oggi, dopo lavori di risistemazione generale, l'acquedotto è una vera e propria attrazione turistica con visite guidate e spiegazioni sul posto capaci di illustrare ampiamente l'eccezionalità dell'impresa. Chi volesse maggiori informazioni (in inglese) può fare - click -.

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I nostri amici Claudio e Giannina si accingono ad entrare nel Tunnel di Eupalino.

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Personalmente conosciamo da tempo il Tunnel di Eupalino, quindi abbiamo accompagnato i nostri amici Claudio e Giannina perché potessero visitare a loro volta il sito (noi abbiamo aspettato all'esterno). L'ingresso è organizzato per gruppi. Si fanno i biglietti e si attende fuori l'orario stabilito. Non è mancato un attimo di simpatica ilarità quando, giunto il momento d'entrare, sono stati distribuiti caschetti e mantelli da indossare obbligatoriamente (foto sopra).

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Questo periodo, insieme a Claudio e Giannina qui a Samos, trascorre all'insegna della vera vacanza. Intendo dire che la parola “vacanza” viene da quella latina “vacuum” (vuoto) e noi trascorriamo il tempo senza impegni e senza stress col solo obiettivo di star bene e, ogni tanto, divertirci. Ho voluto sintetizzare tutto nella foto sotto: Margherita e Giannina prendono un mojito mentre io e Claudio non tradiamo mai la nostra “birretta”.

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Claudio,Giannina e Margherita (io faccio la foto) a Κοκκάρι (Kokkari - costa Nord di Samos).

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Ho messo la foto sopra perché ci ricorda un bel baretto a bordo mare nella località di Kokkari (sulla costa Nord di Samos) dove andiamo diverse volte la sera per godere dei colori del tramonto. Più che per la località, seppure molto bella, la scelta di questo posto è dovuta al fatto che Giannina ha una vera e propria passione per il mojito e Margherita, a sua volta, apprezza molto questo drink che qui fanno molto bene (non da tutte le parti viene fatto "come si deve").

Lasciamo passare il tempo fra giorni di dolce far nulla e giorni in cui ce la spassiamo con qualche gita. I nostri amici amano la vita di spiaggia e, quando non siamo in giro, passano intere giornate a bordo mare sotto l'ombrellone. In questo caso spesso ci si ferma a pranzare insieme nella taverna prospiciente le loro sdraio.

Ma come tutto finisce, anche Claudio e Giannina concludono le loro vacanze e devono rientrare a Milano. Lo fanno nell'unico giorno nel quale il tempo decide di farci un brutto tiro: infatti si mette a piovere a dirotto mentre siamo in auto dall'altra parte dell'isola. Avendo la partenza dell'aereo nel pomeriggio ed avendo già lasciato la camera, hanno i bagagli in barca. Così, andiamo tutti in barca sotto la pioggia e quando sono pronti per partire li accompagno all'aeroporto. È curioso il fatto che, non appena entrano al coperto nell'aerostazione smette di piovere ed in dieci minuti rispunta il sole.

Rimasti soli, ci concentriamo sul da farsi. Dobbiamo preparare la barca per l'inverno prima di partire. Ma abbiamo la possibilità di fare tutto con calma negli ultimi quindici giorni che mancano al rientro.

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Margherita sfrutta sino all'ultimo giorno la spiaggetta del marina.

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In realtà, quel che dobbiamo fare abbiamo tutto il tempo di farlo con calma. Margherita, in questo ultimi scorcio di stagione, è impegnata a non perdere gli ultimi giorni di mare prima del rientro (foto sopra). Io, come al solito, compilo una "lista" affinché nulla venga dimenticato. Sono lavori che si ripetono sistematicamente a fine stagione e so bene cosa fare: non mi impegneranno più di tanto. Delle foto che abbiamo di questo periodo, forse quella che meglio "sintetizza" e rappresenta questi giorni è questa qui sotto.

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I ristoranti ormai si svuotano: la maggior parte dei turisti sono spariti.

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Andando in giro, ogni giorno di più, vediamo sparire i turisti. La stagione è proprio finita ed anche al ristorante non è raro trovarci da soli (foto sopra). Quest'anno il rientro si prevede semplice e veloce. Abbiamo i biglietti d'aereo della compagnia di bandiera greca: la Aegean. Questo ci permette di prendere il volo per Milano dall'aeroporto qui vicino, facendo scalo ad Atene. La cosa importante però è che, con questa compagnia, all'arrivo all'aeroporto Venizelos non saremo costretti a cambiare terminale per prendere il volo internazionale per l'Italia. Negli anni scorsi abbiamo dovuto fare delle corse inaudite perché i passeggeri sono obbligati ad uscire dalla zona di sicurezza, cambiare terminal (percorrendo un lunghissimo tunnel con tapis-roulant) e rifare di nuovo i controlli per accedere al "gate" di imbarco. Se entrambi i voli sono con la compagnia Aegean, abbiamo scoperto che si rimane all'interno della zona di sicurezza e l'imbarco per l'Italia avviene nello stesso terminal in cui si arriva.

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La foto che meglio ci ricorda dove lasciamo la barca per l'inverno.

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In effetti tutto andrà bene. Arrivato il giorno della partenza, un taxi viene a prenderci a pochi metri dalla barca (avevamo prenotato la vettura per tempo) e ci porta all'aeroporto in pochissimi minuti. È un rientro fantastico... Tutto liscio come l'olio. Alla Malpensa troviamo pronta la navetta che ci porta alla stazione centrale e qui troviamo ad attenderci Claudio e Giannina che ci danno un passaggio prezioso fino a casa.

Ciao July!... Dormi bene. Ci vedremo presto.

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