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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Da Loutra a Pythagorion

Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

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Dopo aver concluso il nostro “tour” a Kythnos, decidiamo di lasciare Loutra il 3 giugno 2019. Per quanto riguarda I nostri piani per la stagione, intendiamo ritornare nel Dodecaneso dal quale siamo partiti. L'idea è stata quella di dedicare una prima parte dell'estate ad un bel giro che ci potesse portare a completare qualche lacuna nella nostra conoscenza dell'Egeo e poi, nella seconda parte, andarci ad “imboscare” in qualche bel posto per fare un po' di “bella vita” con amici. Così partiamo da Loutra di mattina (foto sotto), non prestissimo, tanto la prima tappa sarà a Ermoupoli, nell'isola di Syros .

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Foto dai nostri itinerari

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In rotta per Syros, il July lascia Loutra (Kythnos).

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Finora, una strana caratteristica comune alla maggior parte degli spostamenti in mare in questa stagione è stata l'instabilità del tempo. In diverse occasioni, pur partendo con meteo favorevole, abbiamo preso dei colpi di vento piuttosto violenti. Questa volta invece tutto il viaggio si svolge in un clima piacevole da “vacanza estiva”. Così arriviamo ad Ermoupoli e troviamo posto nella stessa banchina che avevamo lasciato solo pochi giorni prima.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                          (immagine satellitare 1)

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Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

La rotta seguita dal July per entrare in porto ad Ermoupili (isola di Syros).

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Non pensiamo di rimanere a lungo nell'isola. Sarà solo una sosta tecnica. Appena arrivati, prendiamo il carrello ed andiamo al supermercato più vicino a fare cambusa... In modo d'esser pronti a salpare in qualsiasi momento. L'idea è quella di studiare attentamente le previsioni meteo per affrontare l'intera (quasi) traversata dell'Egeo per portarci fino a Samos. Non ci bastano 24 ore di tempo favorevole: ce ne servono 48.

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In porto ad Ermoupoli (isola di Syros), riprendiamo lo stesso posto di prima.

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Sembra proprio che questa volta siamo fortunati: abbiamo una finestra di bel tempo da prendere al volo. Partiremo domani mattina per andare ad Ayios Kirykos, capoluogo dell'isola di Ikaria. Una volta arrivati, la traversata dell'Egeo sarà cosa fatta (Ikaria è vicinissima a Samos che, a sua volta, è praticamente “attaccata” alla Turchia). Faremo una sosta tecnica, solo per spezzare il viaggio... Dormiremo a Mikonos in modo da partire all'alba per fare le 50 miglia che ci separano dalla destinazione finale.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                      (immagine satellitare 2)

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La rotta seguita dal July da Kythnos a Syros, Mikonos ed Ikaria.

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Così, la mattina seguente di buon'ora, partiamo da Ermoupoli per la prima tappa che ci porterà a Mikonos. Sappiamo che quell'isola è una “bolgia”... Dovremo arrivare intorno alle nove del mattino... È l'ora in cui tutti partono e troveremo posto prendendo proprio il loro. Siamo sicuri che già da fine mattinata sarà tutto occupato (conosciamo bene Mikonos, ci siamo rimasti a lungo nel 2012 durante la nostra prima crociera nelle Cicladi).

Il mare è calmo e la giornata si presenta da subito come bellissima e non ci mettiamo molto a coprire le poche miglia di mare aperto lungo la nostra rotta. Quando ci avviciniamo abbastanza da riconoscere i contorni della costa, troviamo tre grandi navi da crociera che sembrano ferme davanti alla zona del porto. Non c'era mai capitato prima di vederle. All'epoca del nostro primo scalo, le navi da crociera arrivavano ogni tanto e ormeggiavano all'interno.

Quando arriviamo sotto costa vediamo meglio qual'è la situazione. Le grandi navi sono quattro. Una sola trova posto all'interno del porto. Una seconda è ormeggiata alla banchina esterna creata sul molo di sovrafflutto (come dire fuori dal porto ma ormeggiata alla banchina). Le altre due sono entrambe all'ancora nelle acque prospicienti l'ingresso alla darsena.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                    (immagine satellitare 3)

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Giunto a Mikonos, il July non trova posto e getta l'ancora in rada.

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Certo, capiamo che è già qualche anno che manchiamo da Mikonos... Ma quel che sta per accadere non ce lo immaginiamo nemmeno. Andiamo con ordine...

Dopo aver fatto tutto il viaggio con mare calmo e vento leggero, quando già stiamo scapolando la prima delle grosse navi da crociera all'ancora davanti al porto, entriamo in una zona di vento teso che sembra aumentare di intensità mano a mano che ci avviciniamo alla costa. A questo punto, sappiamo che inevitabilmente la manovra d'attracco sarà più complicata. Tuttavia non ci preoccupiamo granché... Non è l'esperienza che manca a bordo del July.

Appena entriamo nello specchio d'acqua prospiciente le banchine d'ormeggio, ci accorgiamo della presenza prevalente di tanti grossi catamarani: sono tutti "charter-isti". Il gioco lo conosciamo: si mettono insieme equipaggi di una decina di persone che affittano un catamarano per una settimana. Un costo complessivo di 15.000 euro, ad esempio, diventa di 1.500 euro per persona. Del tutto "sopportabile" per le tasche di uno qualsiasi dei tanti "single" europei che magari raccolgono i soldi nel corso di un intero anno per potersi permettere una vacanza in barca. Se poi ognuno di loro porta con sé 500 euro per le spese, vuol dire che ogni catamarano ha un potere di spesa di 5.000 euro a settimana. Naturalmente, non scopriamo niente di nuovo: si chiama turismo di massa.

Bene!... Per ritornare a Mikonos, vediamo un fermento allucinante nelle banchine. Tutti questi catamarani, hanno "urgenza" di partire. Lo spazio non è sufficiente per tutti e alcuni si muovono in contemporanea. Ne vediamo veramente di tutti i colori.

Ad ogni modo, mentre siamo ancora allibiti per lo spettacolo, una "tizia" si mette ad urlare al nostro indirizzo. È distante e il gran baccano generale, unitamente al sibilo del vento, ci impediscono di capire. Accostiamo di poppa: "avete prenotato?" - ci chiede. Sgraniamo gli occhi. Prenotare che cosa?... Ci sono un paio di banchine aperte al mare (...che se gira il vento diventano pericolose) in un porto commerciale destinato alle navi. Tutta l'area intorno è squallidamente rimasta in terra battuta... Cosa c'è da prenotare?... È notoriamente un'area dove ci si arrangia alla "meno peggio".

In risposta alla mia domanda, la signora (con tanto di fischietto al collo) ci dice che è spiacente ma quello è il marina di Mikonos e senza prenotazione non si può entrare. Ci invita comunque a contattare la direzione con il VHF.

Il vento rimane molto teso ed il July non può fermarsi lì in mezzo. Dobbiamo andare fuori. Posizionata la barca in un punto in cui possa derivare in sicurezza (acqua libera tutto intorno) chiameremo per radio. Effettuata la manovra di allontanamento e messa la barca "in panne", chiamiamo via radio. Dobbiamo insistere e ripetere la chiamata diverse volte. Alla fine ci risponde una voce che parla solo greco...

È troppo! Abbiamo capito l'antifona. Ci troviamo di fronte ad una banda di "avventurieri" (è un eufemismo) che si sono organizzati per rastrellare tutto quel che possono. Lavorano con i "charteristi" che non sono in grado di discernere... Per loro tutto va bene.

Il posto non fa più per noi. Chiudo la radio e rimetto la barca in navigazione. Il vento, sempre più teso, spira dai quadranti meridionali: andremo a dare ancora nella rada subito a Sud dopo l'abitato (vedi sopra immagine satellitare 3 ).

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La rada a Mikonos (in una foto reperita sul web utilizzata a puro scopo illustrativo).

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Quando arriviamo in rada, diamo ancora senza problemi su quattro metri d'acqua e fondo di sabbia e fango a chiazze. A differenza di quanto si vede nella foto sopra, troviamo tutta la baia piena di barche la maggior parte delle quali ha passato qui la notte. Molte infatti salperanno nel corso della mattinata; ma molte di più ne arriveranno prima di sera.

Comunque, dopo la siesta (circa le quattro del pomeriggio), scendiamo a terra col “tender”. È una prova generale: tutto funziona benissimo. Vogliamo sgranchirci le gambe e ci concediamo una passeggiata nei dintorni. Camminando, troviamo un baretto con vista sulla baia e decidiamo di prenderci la “birretta delle sei” con qualche anticipo.

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La birretta della sera viene anticipata di un'oretta. Non vogliamo fare tardi col tender.

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Nonostante l'inverosimile affollamento di barche alla fonda in rada, dormiamo benissimo. Nessuno schiamazzo, nessun incidente, nessuna barca che avendo spedato l'ancora finisca addosso agli altri. Ci alziamo quindi ben riposati e pronti a salpare. Vogliamo fare presto perché abbiamo cinquanta miglia o più da percorrere in un tratto di mare “malfamato” a causa delle frequenti burrasche che ostacolano la navigazione. Non solo... Anche l'arrivo ad Ikaria non è privo di rischi se Eolo si innervosisce. L'isola infatti è famosa per i colpi di vento lungo la costa Sud (che dovremo seguire per un bel pezzo prima di arrivare ad Ayios Kirykos, nostra destinazione).

Ma il primo imprevisto ci sorprende immediatamente quando salpiamo l'ancora: una strana alga lanuginosa (mai vista prima) si è avvinghiata saldamente su tutta la catena e non si può far altro che toglierla. L'operazione va fatta agendo sulla parte di catena che giace sul ponte: circa 60 cm alla volta. Mi spiego meglio. Appena la lanuggine si avvicina al verricello salpa-ancore si arresta tutto. Si procede a rimuovere il tessuto di alghe dalle maglie su tutta la catena nel tratto dallo stesso verricello fino al musone di prora (da cui la catena scende in mare). Quindi, si recupera la sola catena pulita, si procede alla pulizia del prossimo tratto e così via. Abbiamo messo in mare circa trenta metri di calumo. Perdiamo quasi mezzora... Ma alla fine salpiamo.

Ci portiamo sulla costa Nord dell'isola fino a scapolarla navigando poi per il mare aperto. Sembra una giornata bellissima. Non sarebbe male se questa volta, invece di essere sorpresi da una burrasca locale, fossimo sorpresi dal bel tempo. Intanto ce la godiamo in una navigazione da favola (foto sotto).

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In navigazione verso Ikaria (in fondo a destra di vede ancora in lontananza la costa di Mikonos).

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Effettivamente, come da previsioni, questa volta tutta la traversata “fila liscia”... Nel vero senso della parola. Infatti il July fila liscio su di un mare calmo rinfrescato da una brezza favorevole che gonfia le vele e ci concede sempre la massima velocità.

Questo ci porta in vista delle coste di Ikaria subito dopo pranzo. Anzi, dobbiamo dire che quando decidiamo di mangiare, lo facciamo comodamente in pozzetto e l'isola è già in vista.

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In navigazione ormai in vista di Ikaria.

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La sensazione di essere già arrivati però si scontra con I calcoli di navigazione. Infatti l'isola appare inizialmente quando siamo a circa dieci miglia di distanza. Una volta raggiunto il capo a noi più vicino, dobbiamo ancora percorrere sedici miglia prima di arrivare ad Ayos Kirykos, nostra destinazione.

Arriviamo in porto circa alle 15h:30' del 4 di giugno e troviamo un unico posto appena all'ingresso a fianco delle rocce sporgenti che formano il molo di sottoflutto (foto sotto).

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In porto, appena arrivati, ad Ayos Kirykos, nell'isola di Ikaria.

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Dico la verità, se fosse stato per me, da solo non mi sarei ormeggiato qui. In termini di lunghezza, diciamo che ci stiamo “giusti, giusti”. Lasceremo più o meno mezzo metro a prua e a poppa (il minimo per entrare). Il problema sta nel fatto che le rocce “scendono” in mare obliquamente (… e non verticalmente come la banchina). Questo ci obbliga a mettere la prua e non la poppa vicina alle rocce (in caso contrario la pala del timone “picchierebbe” sulle pietre). In altre parole, devo fermare la barca alla cieca a pochi centimetri dalla massicciata prima di invertire la marcia ed entrare all'ormeggio. Per fortuna troviamo alcuni locali che ci invitano cortesemente ad entrare e ci aiutano con le loro indicazioni. Comunque rimarrà memorabile l'urlo di Margherita mentre punto gli scogli ed inverto la marcia a pochi centimetri dall'impatto.

Per quanto mi riguarda però, devo dire che non si tratta di una manovra particolarmente difficile... Diciamo che tutto dipende dall'affidabilità delle indicazioni di chi ti aiuta in quel momento. Non potendo vedere direttamente quel che accade davanti alla prua, ci si deve fidare.

Ad ogni buon conto, agitazione di Margherita a parte, in pochi minuti ormeggiamo la barca come si deve e, rassettata la coperta, scendiamo a terra. Conosciamo bene Ayos Kirykos (l'anno scorso ci siamo rimasti diversi giorni - click -) e puntiamo dritti al nostro bar-ristorante per la birretta della sera (anche se è un po' presto...) e magari anche per cenare.

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Ad Ayos Kirykos, nell'isola di Ikaria, quando sbarchiamo la fame si fa sentire...

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Inizialmente, pensiamo entrambi di passare diverso tempo nel porticciolo di Ayos Kirykos: l'isola di Ikaria ci piace molto e, soprattutto dopo la toccata e fuga da Mikonos dove abbiamo avuto un “assaggio” del tipo di turismo che potremmo trovare in giro, ci sembra intelligente prolungare qui, a piacere, la nostra sosta. Purtroppo però il Marina dove siamo ormeggiati (che è anche l'unica sistemazione decente sull'isola) è esposto ai venti da Nord-Est che sono proprio quelli che decidono di soffiare con insistenza in questi giorni. Intendiamoci: nessun pericolo reale. Tuttavia creano una fastidiosa maretta che sopportiamo per alcuni giorni fino a quando decidiamo di averne abbastanza.

Così, visto che il meteo non sembra voler cambiare, decidiamo noi di cambiare isola. Ce ne andremo a Marathokampos, nell'isola di Samos.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                     (immagine satellitare 4)

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Da Ayos Kirykos, nell'isola di Ikaria, a Marathokampos (Samos).

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Questo trasferimento però non deve essere affrontato alla leggera. Mi spiego meglio... Questo vento così teso e così “insistente” potremmo trovarcelo sul naso. Inoltre, mano a mano che avanziamo, dovrebbe rinforzare ulteriormente fino a raggiungere il suo picco massimo durante l'attraversamento del tratto di mare che separa l'isola di Ikaria da quella di Samos: tutto il tratto a Nord di Fourni (vedi sopra).

Tuttavia, fatte queste considerazioni, non troviamo via d'uscita dal dilemma. Infatti, il motivo per cui vogliamo andare via è dovuto al fatto che questo vento non sembra voler "mollare"; se lo facesse, verrebbe meno la "necessità" di andare via. Insomma... Si decide di partire la mattina del giorno 11 del mese di giugno.

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In rotta per Marathokampos (Isola di Samos). Il July ha lasciato Ayos Kirykos (Isola di Ikaria).

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Invece, in barba a tutti i ragionamenti già visti, usciamo dal porto alle sette del mattino e troviamo vento fresco ma non forte e non proprio sul naso. Inoltre, la maretta fastidiosa che troviamo intorno al porticciolo di Ayos Kirykos sparisce dopo circa un paio di miglia.

In realtà, facciamo un ottima traversata. Riceveremo una sola “bordata” di vento forte che non durerà più di cinque o dieci minuti col vento al traverso. Nella foto sopra, si vede Fourni quando stiamo cominciando a costeggiarla dal largo.

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Il nostro arrivo a Marathokampos (Samos).

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È così che arriviamo nel porticciolo di Marathokampos, nell'isola di Samos. Appena entrati, troviamo un discreto affollamento. In effetti andiamo ad occupare l'unico posto libero che riusciamo ad individuare nella parte esterna del molo destinato ad accogliere le barche di passaggio. Dopo una mezzoretta però, vediamo muovere una barca che sta salpando da un bel posticino sul lato interno. Il July, con una rapidità che sorprende tutti, comincia la manovra ancor prima che il posto fosse effettivamente libero e si piazza “bello largo” proprio dove l'ormeggio è più tranquillo (foto sopra). Ci spiace per una barca di svedesi che si stava preparando a far manovra perché l'equipaggio sapeva del posto che si sarebbe liberato... L'esperienza servirà per la prossima volta: saranno più lesti.

Conosciamo bene Marathokampos ed arriviamo in questo porticciolo non per caso. Quest'anno infatti abbiamo deciso di dividere la nostra vacanza in due periodi distinti: un primo periodo di crociera nell'Egeo ed un secondo stanziale in modo da minimizzare gli inconvenienti del sovraffollamento nei porti (trovar posto quando si arriva). Diciamo che abbiamo concluso quindi la nostra crociera e, da adesso, vedremo di trovarci un “angolino” tranquillo per fermarci. Questo posto per il momento non è male: ormeggio gratuito (finché dura), acqua limpida per fare il bagno a 50 metri dalla barca, acqua e corrente gratis in banchina e una taverna che ben ci conosce dove andare a mangiare ogni tanto. Persino per la birretta della sera sappiamo dove andare. Inoltre esiste un micromarket dove troviamo quanto basta e siamo amici di un pescatore che tre quattro volte a settimana ci procura pesce ancora vivo.

Che dire?.. Il nostro piccolo paradiso.

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Da Marathokampos (Samos), facciamo spesso delle belle passeggiate.

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E non è tutto. Infatti scopriamo un piccolo sentiero (foto sopra) che ci porta lungo costa, ad una certa altezza sul livello del mare, verso Ovest, dove si trova una bellissima spiaggia attrezzata. Qui esiste un ristorantino che si affaccia direttamente sulla sabbia gestito da "un certo Nikolas" che, dopo aver passato la vita come marinaio a bordo di navi in giro per il mondo, ha deciso di aprirsi un'attività turistica proprio qui dove è nato. I suoi compagni lo chiamavano semplicemente "Nick" e il locale infatti si chiama "Nick the greek" (Nick il greco).

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La taverna del nostro "amico" Nikolas: "Nick the greek".

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Così, ogni tanto, partiamo a piedi dalla barca verso le nove del mattino e ci facciamo una camminata salutare fino a raggiungere la spiaggia davanti alla taverna di Nikolas; qui prendiamo un ombrellone a bordo mare e passiamo il tempo tra un bagno e l'altro. Lettini ed ombrelloni sono gratis se si mangia al ristorante. E noi, ligi alle regole, a mezzogiorno andiamo a pranzare da lui.

Ci godiamo una bella "fetta" di vacanza a Marathokampos. Lo stesso giorno del nostro arrivo, dopo qualche ora, vediamo spuntare le barche di alcuni amici francesi che erano ad Ayos Kirykos con noi e formiamo, fra tutti, una bella "combriccola" che ci da la sensazione d'esser sempre in compagnia.

Dopo diversi anni passati a bighellonare in questo mare, conosciamo molti dei frequentatori con i quali restiamo in contatto sia telefonicamente sia attraverso una "chat" di gruppo. È così che, con Margherita elaboriamo l'idea di passare un mesetto a Kardamaina, nell'isola di Kos. Pensiamo infatti di trovarvi i nostri amici Guido e Rita che rimarrebbero per l'intero periodo; inoltre, sappiamo di varie barche della "compagnia" che incontreremmo al loro passaggio.

Il 24 giugno salpiamo. L'idea è quella di andare inizialmente a Pythagorion dove espletare alcune pratiche obbligatorie presso la capitaneria e successivamente coprire con poche soste la distanza che ci separa da Kos: Kardamaina sarà la nostra meta.

Nel frattempo, approfittiamo del fatto che la rotta ci porta a costeggiare la costa Sud di Samos per andare a vedere da vicino l'isoletta di Samiopoula (Σαμιοπούλα Σάμου).

(Elaborazione di una foto presa in internet)

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Album fotografico   - click -   "Samiopoula"     - istruzioni -

È diversi anni che siamo a conoscenza dell'esistenza di questa piccola isola sulla costa Sud di Samos. Ricordo di averla notata già la prima volta che siamo giunti qui venendo da Patmos. Inoltre, ogni giorno partono delle gite in barca sia da Pythagorion che da Marathokampos e noi abbiamo potuto vedere spesso le foto pubblicitarie che reclamizzano tali gite. Sopra si vede, tratteggiata in giallo, la rotta seguita dal July per avvicinarsi il più possibile alla famosa spiaggetta reclamizzata. L'avvicinamento va fatto con molta prudenza: esistono degli scogli sommersi che rendono pericolosa la manovra. Scattiamo qualche foto e riprendiamo il velocemente il viaggio. Sappiamo dell'esistenza di una costruzione ma, dalla barca, non vediamo anima viva. Mancano poche miglia a destinazione ed infine raggiungiamo Pythagorion senza problemi.

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Vista panoramica di Pythagorion come appare dal molo di sovraflutto.

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Quando arriviamo decidiamo di non entrare in porto e buttiamo l'ancora subito prima di entrare all'interno dei moli, proprio di fronte ad una spiaggetta. L'idea è quella di scendere a terra con il canotto e fare dei bagni dalla barca. Mentre siamo ancora intenti a far manovra però, sopraggiunge, puntando dritto su di noi, il gommone della capitaneria. Appena accostano, ci chiedono I documenti. Controllato che tutto è in regola, vogliono vedere anche la ricevuta della tassa speciale che la Grecia ha istituito proprio quest'anno. È quasi mezzogiorno. Noi siamo in costume da bagno all'ombra del bimini (la barca è attrezzata); loro sono vestiti ed in maniche lunghe... Senza parlare degli anfibi che portano ai piedi anche se sono in barca. Mi dispiace per loro e cerco di fare presto. In men che non si dica gli porgo subito il foglio. Lo guardano... Se lo passano... Discutono...

"Ma questa è la ricevuta del pagamento di un marina... Noi vogliamo la ricevuta del pagamento della tassa di stazionamento in Grecia" - ci dicono.

"Davvero?..." - Dico imbarazzato... - "Purtroppo non sono capace di leggere in greco... Mi sono confuso".

Così comincia una frenetica richiesta di attendere. Assicuro che la tassa è stata pagata e non capisco come sia possibile ch'io abbia fatto confusione con quel foglio... Gli porgo, uno dopo l'altro, una serie di fogli, tutti scritti in greco, nessuno dei quali però è la ricevuta che chiedono. Sono entrambi vistosamente accaldati... Sudano. Io nel frattempo continuo a cercare. Dopo un po' non ne possono più. Soprattutto quello che sembra comandare, quello che ci chiede i documenti, sembra cambiare colore: il rosso acceso che aveva fino ad un momento fa tende vistosamente al viola. Non so che fare... La soluzione però la trovano loro: "cerchi il documento con calma" - mi dicono - "noi andiamo a controllare le altre barche e poi torniamo qui alla fine"... E si allontanano facendo un ampio giro col motore a tutta forza in modo da prendere il vento in faccia almeno per qualche minuto.

In effetti, con più calma, il documento salta fuori. Così, quando ritornano sotto bordo tutto è a posto. La cosa strana però è che, dopo aver detto che il controllo è finito, ci dicono anche che non si può più ancorare fuori dal porto: c'è una nuova ordinanza. Tutte le barche all'ancora devono andarsene immediatamente. A questo punto tiriamo su l'ancora ed entriamo in porto.

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