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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Da Sami a Crotone

Navigation

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Tutto finisce ed anche per la sosta a Sami è arrivato il momento della partenza. Abbiamo mollato gli ormeggi il 12 luglio in rotta per Kioni (un bel posticino a noi già noto sull’isola di Ulisse). La distanza da percorrere era di sole sedici miglia. Lo stato d'animo era quello di bighellonare qua e là nel mare interno attendendo il momento giusto per andare in Italia.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                          (immagine satellitare 1)

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Foto dai nostri itinerari

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click -

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La rotta del July da Trizonia a Palairos. Partiti da Sami, abbiamo toccato Kioni, Sivota Bay e Palairos.

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bussola

Eravamo ormai al sesto anno del “viaggio del July”.  La Sicilia, la Tunisia, le isole sperdute come Pantelleria e Lampedusa, il bellissimo arcipelago delle isole maltesi, la Grecia ionica, il mare Egeo con la sua esuberanza di isole e di vento, la Turchia…Tutto questo era alle spalle. Da un po' di tempo ormai accarezzavamo l'idea di portarci sulle coste spagnole. Così, l'immancabile nostalgia di casa, combinata col fatto che geograficamente l'Italia si trova in mezzo tra la Grecia e la Spagna, hanno fatto maturare l'idea di svernare a Licata (costa sud della Sicilia). Il nostro piano era quindi quello di trastullarci tra le isole ioniche fino a metà agosto (per non arrivare a destinazione troppo presto). Siamo arrivati a Kioni verso le undici del mattino. Conoscevamo già il posto per averci fatto scalo durante il nostro viaggio da queste parti nell'estate del 2010 ( - click - ).

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Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

Le poche case di Kioni in fondo alla baia. Il July ormeggiato davanti all'abitato.

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La foto sopra (da noi scattata nel 2010) mostra la baia di Kioni vista dalla "passeggiata" che porta alle case abbarbicate tra gli alberi su una stradina di fronte all'abitato principale. Nel 2010, la posizione del July era alla destra dell'unica barca rossa che si vede nella foto. Anche questa volta, metro più metro meno, eravamo nello stesso posto. Come abbiamo detto, le nostre intenzioni erano di bighellonare. All'arrivo pensavamo di passare qui alcuni giorni: bella ed esuberante la natura, bagni di mare in acque limpide a cento metri dalla barca, passeggiate che salgono sulle colline nei dintorni mostrando uno scenario "mozzafiato"... Invece, la mattina dopo abbiamo ripreso il mare. Destinazione: Sivota Bay (distanza: undici miglia circa).

(Elaborazione  a scopo illustrativo di una foto disponibile su internet)

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Il borgo di Sivota nascosto dagli alberi si trova in basso nella foto. La baia si vede bene dall'alto.

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Noi stessi siamo rimasti sorpresi per questa decisione. E' ovvio che, in barba alla logica, quando si fa per lungo tempo una vita piena di stimoli (sempre posti nuovi da esplorare...) anche un "pacchetto" così appetitoso che può essere il sogno di chiunque per una meravigliosa vacanza, ai nostri occhi manca di qualcosa. Così, per il secondo giorno consecutivo, alle undici del mattino eravamo già "sistemati" in un nuovo porticciolo. Ma questa volta, a differenza del giorno prima, l'arrivo è stato decisamente "stimolante"... Anzi, possiamo dire proprio "allarmante".

Ma andiamo con ordine.

Siamo entrati nella baia di Sivota (che conoscevamo bene) ed abbiamo trovato posto facilmente. Non che di posti liberi ve ne fossero molti, ma a noi ne è bastato uno. Appena finito di ormeggiare, mentre stavo scambiando due parole con i nostri nuovi vicini (degli inglesi), Margherita ha lanciato l'allarme: "acqua in sentina".... E non poca. Mi sono messo subito al lavoro per cercare di capire di quanta acqua si trattasse e quale fosse la causa. Bisogna sapere che una barca, soprattutto un cabinato abitato, non è facilmente accessibile in ogni suo punto. Basti pensare che, anche se il progettista ha predisposto paratie smontabili all'interno della cabina di poppa, se questa è piena "a palla" di ogni cosa si possa immaginare, occorre svuotarla completamente prima di smontare le paratie. Sul July, la cabina di poppa è utilizzata come magazzino. Ci teniamo mille cose. Ad esempio: la lavatrice, le biciclette, l'antenna satellitare, la sacca con la "grande capote" invernale, le valigie, i computer, le coperte invernali, la bistecchiera, il forno a micro-onde... ( E chi più ne ha più ne metta). Quindi, per prima cosa ho aperto il vano motore. Mi sono accorto subito che di acqua a bordo ne avevamo già imbarcata molta. Occorreva capire... E in fretta... Da dove venisse. Non è questa la sede per inoltrarsi in disquisizioni teniche e non lo farò. Rimane però il fatto che l'acqua continuava ad entrare ed io ho dovuto affannarmi a svuotare di corsa e completamente la succitata cabina di poppa per poter vedere. Liberata la cabina ho smontato, una ad una, tutte le paratie. Per ciascuna ho sperato che fosse la volta buona per individuare da dove provenisse tutta quell'acqua, per ciascuna le mie speranze risultarono vane. E' indicibile lo sconforto che provavo quando, smontata anche l'ultima paratia, per quanto guardassi in ogni anfratto, non riuscivo a vedere niente di significativo. Saranno passati almeno una decina di interminabili minuti, tutte le paratie "divelte", a tuffarmi e rituffarmi negli stessi posti senza vedere nulla. Sono arrivato a formulare le ipotesi più inverosimili... Ma, per fortuna, ognuna di queste ipotesi "terrificanti" veniva smentita dai succesivi controlli. Alla fine, per la centesima volta, ho "ficcato la testa" in un anfratto quasi irraggiungibile... Questa volta però ho spinto per vedere fino a farmi male... Ed ho visto... Un filo d'acqua di alcuni millimetri di spessore sgorgava a fontanella dal retro della marmitta. Si era aperta una falla in un tappo di spurgo. Ancora adesso non riesco a capire come sia successo. Comunque ho fatto in tempo ad effettuare una riparazione professionale (definitiva) e mettere tutto in ordine per essere a tavola all'una. Un bel sollievo. 

Però queste cose lasciano il segno. Come si fa a non pensare che avrebbe potuto succedere quel che è successo durante una lunga traversata... Avremmo scoperto l'acqua in sentina... E poi? Avremmo fatto il resto del viaggio buttando fuori l'acqua a mano per non affondare.

Che stress!

Dopo questa avventura, Sivota Bay non ci stava più bene... Avevamo voglia di cambiare aria, voltare pagina. Così l'indomani mattina abbiamo fatto vela per Palairos, un posticino di cui ci aveva parlato un amico a Sami e che non avevamo mai visto prima ad una quindicina di miglia di distanza (vedi immagine satellitare 1).

(Elaborazione  a scopo illustrativo di una foto disponibile su internet)

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Il porto di Palairos in una foto che fa ben vedere la bella spiaggia che avevamo a disposizione.

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Siamo arrivati a Palairos avendo già acquisito tutte le informazioni necessarie. Ci avevano parlato di uno scalo molto interessante, un paese pittosto grande pieno di vita e con negozi e supermarket dove trovare qualsiasi cosa. Appena arrivati davanti al porticciolo però, abbiamo visto solo poche case addossate alla gettata. "Non può essere questo il posto" - ci siamo detti - "stiamo sbagliando qualcosa". Allora ho preso carte e plotter per capire dove fosse l'errore... Macché... Il paese era quello e non c'erano errori. Allora siamo entrati, abbiamo ormeggiato e siamo scesi a terra. Che delusione! Il posto, in realtà, era carino: un porticciolo protetto e gratuito ed una bella spiaggia a poca distanza dalla barca. Ma noi ci aspettavamo di trovare dove fare cambusa. Invece c'erano solo taverne. Di tutto e di più... Ma niente supermarket. Ho provato persino a chiedere ad un locale dove fosse la piazza centrale (non si sa mai! ). Niente! La piazza centrale che ci hanno indicato era quella davanti ai nostri occhi, di fronte al porticciolo. Solo il giorno seguente, avendo chiesto dove fosse possibile trovare un supermarket, ci hanno accompagnato in auto a qualche chilometro dal mare. Saremmo ritornati in barca a piedi: questo era il nostro programma. Così, abbiamo comprato solo poche cose, le abbiamo messe nello zaino e ci siamo avventurati per ritrovare la strada per ritornare "a casa"... Si perché l'auto che ci aveva dato un passaggio aveva fatto così tanti giri che non avrei potuto rifare lo stesso percorso a ritroso.

Cercando la via del ritorno, ad un certo punto, dritti in fondo di fronte, abbiamo visto degli alberi che avevano per sfondo il cielo... Sembrava proprio che ci fosse il mare in quella direzione. Abbiamo allora deciso di andare a vedere: "al più torneremo indietro"- ci siamo detti.

Arrivati in fondo alla strada, proprio dietro quegli alberi, c'era il porto con la nostra barca che ci attendeva all'ormeggio. L'auto era stata costretta a fare un ampio giro perché il paese è fatto così. Ci sono delle scale nascoste tra gli alberi per arrivare al mare; ecco perché le auto passano da un'altra parte.

Quegli alberi che dalla strada nascondevano il mare, dal mare nascondevano il paese: ecco perché non avevamo visto il resto delle case.

La sosta a Palairos (a proposito... Si legge Pàleros) è stata molto tranquilla. Abbiamo fatto amicizia con Francesco, una persona incredibile. Come lavoro, è specializzato nella conduzione di tele-robot per la ricerca marina in acque profonde. E' stato impegnato per molti anni nel recupero di reperti archeologici affondati nell'antichità e parlare con lui è un vero piacere. Si è anche occupato, come professionista, di fotografia in immersione pubblicando le sue foto anche su riviste internazionali molto qualificate.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                      (immagine satellitare 2)

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Il July da Palairos a Crotone dove, a sorpresa, lasceremo la barca in secca in cantiere per il prossimo inverno.

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Così, dopo diversi giorni di "riposante vacanza", siamo finalmente partiti per Levkas. Abbiamo navigato fino ad imboccare il canale. Degli amici ci avevano avvertito che erano in corso operazioni di dragaggio. Pertanto non ci siamo sorpresi di trovare, a metà strada circa, diverse chiatte che avevano delimitato la zona dei lavori con cime e boe da tonneggio. Qui, proprio quando il canale navigabile si allarga prima di incontrare il marina, con la coda dell'occhio ho visto passare una barca con un bel nome cucito ben in vista sul copriranda verde: "Viacolvento". Erano i nostri amici di Monastir Fabio e Sabrina (vedi "Gli amici del July"). Ciascuno ha visto l'altro praticamente all'istante. Abbiamo scambiato qualche parola al volo così... Rimanendo affiancati in posizione precaria per un minuto. Poi ci siamo salutati con grande gioia per esserci rivisti dopo tanto tempo in modo così inatteso. Loro erano diretti a Nidri, noi eravamo praticamente arrivati. Così, senza aver incontrato alcun problema di navigazione, eravamo ormai a Levkada dove abbiamo trovato subito un ormeggio libero. Conoscevamo già il posto. Eravamo venuti altre volte nel 2010 ( - click - ). Ci siamo fermati un paio di giorni, poi siamo ripartiti per Paxos.

Conoscevamo bene anche Paxos dove ci siamo fermati altri tre giorni. Non ci dilunghiamo quindi a descrivere il posto. Chi volesse può andare a curiosare facendo - click - qui.

Da Paxos poi, siamo ripartiti per l'isola di Corfù. Anche a Corfù eravamo già stati, ma eravamo diretti a Benitses ( si legge Benìtes ): un posto nuovo per noi non distante da Kerkira, capoluogo dell'isola.

(Elaborazione  a scopo illustrativo di una foto disponibile su internet)

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Come appare oggi il porticciolo di Benitses. Le barche non trovano posto.

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La cosa curiosa è che il porticciolo a Benitses è relativamente nuovo, così non compare sulle carte se non aggiornate. Comunque non esiste nelle carte che abbiamo a disposizione sul July. Così ho dovuto stimarne la posizione ed avvicinarmi fino a poter navigare a vista (sapevamo del porticciolo grazie a "radio banchina").

Nei tanti giorni che abbiamo passato qui, ho visto mille volte delle barche entrare e poi uscire perché non avevano trovato posto. Anche nel nostro caso, appena entrato, a prima vista non c'era un buco disponibile. Ho pensato allora che, piuttosto che uscire, mi sarei sistemato in testa ad un pontile destinato a barchette locali. Mentre facevo questa riflessione, sfilando molto lentamente a un metro da un'altra barca che occupava la testata dell'altro dei due pontili esistenti in porto, il proprietario mi ha fatto cenno di sistemarmi proprio dove pensavo: non c'erano soluzioni alternative. Una persona veramente gentile: mentre io mi predisponevo all'attracco, lui era già arrivato per darci una mano. Così abbiamo conosciuto Giuliano col quale abbiamo fatto amicizia nei giorni seguenti. Con lui aveva a bordo un'amica di nome Maria e tutti e quattro siamo stati spesso insieme a passeggiare, fare il bagno o andare in giro per l'unica via lungomare che esiste a Benitses.

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Benitses: poche case che si snodano lungo la litoranea. Sopra, il lungomare con le taverne.

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Abbiamo passato diversi giorni in questo porticciolo e di attività ne abbiamo fatte molte. Ad esempio, un giorno, con Giuliano e Maria, abbiamo preso la moto in affitto e siamo andati a Kerkira a pranzare in una taverna molto caratteristica nel vecchio mercato. L'atmosfera di Kerkira è veramente particolare, non è facile da descrivere. Presenta un folklore tutto suo. Sembra che il tempo si sia fermato, tutto è come nel primo "novecento". Un'altra volta, la moto l'abbiamo presa da soli e siamo andati a fare il giro dell'isola per vedere quei posti che ancora non conoscevamo. Facevamo anche delle belle passeggiate a piedi. Ad esempio siamo andati a piedi a visitare il piccolo monastero sull'acqua di Pontikonisi (foto sotto).

(Elaborazione  a scopo illustrativo di una foto disponibile su internet)

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Il monastero di Pontikonisi di sera all'imbrunire con le luci che già si stagliano sull'acqua.

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Ma ormai avevamo il pensiero rivolto all'Italia. Non facevamo che fantasticare su quel che avremmo mangiato una volta rientrati. Così, dopo aver consultato i vari siti per le previsioni meteo, la mattina del 13 agosto siamo partiti per l'isoletta di Othonoi. Abbiamo fatto lo stesso percorso del ritorno del 2010.

Arrivati sull'isoletta, abbiamo dato fondo tra alcune barche che erano appena arrivate dall'Italia. Eravamo ormai ad una cinquantina di miglia da Santa Maria di Leuca e l'Italia si sentiva ormai vicina. Ho approfittato dell'acqua limpida e mi sono calato con pinne e maschera per un controllo della carena e per pulire l'elica prima della traversata. Ho trovato tutto in ottimo stato e, con la coscienza a posto, abbiamo cenato in pozzetto... Una cena speciale, ultima serata in acque greche.

La mattina dopo, alle sei, siamo partiti con mare calmo e poco vento. La rotta da Othonoi a Santa Maria di Leuca è diretta: cinquanta miglia di mare per traversare il temibile Canale d'Otranto. Il July lo ha passato più volte. Una di queste anche con una burrasca in corso (quando da Brindisi eravamo in rotta per Paleokastritsa a Corfù nel 1993). Bisogna essere prudenti e noi avevamo studiato bene le previsioni meteo. Siamo quindi partiti con grande tranquillità. Ad una decina di miglia dalla partenza ho visto che, mentre a poppa stavamo lasciando il bel tempo col sole che sorgeva dietro di noi, davanti stavamo andando verso un cielo nero che non prometteva niente di buono.

Strano! Le previsioni parlavano di bel tempo sul canale.

Il mare era calmo con una leggera onda al traverso da sud. Nessun segno mi faceva presagire l'arrivo di una burrasca. Eppure, tutto quel nero doveva pur significare qualcosa. Capire cosa fosse ed esserci in mezzo è stato un attimo: nebbia!

Una nebbia così fitta che sembrava di essere a Milano negli anni sessanta. Era la prima volta che mi trovavo ad affrontare questo fenomeno a mare... E non ne ero entusiasta. Il canale d'Otranto è una strettoia attraverso la quale il mare Adriatico sfocia nello Ionio (e quindi nel basso Mediterraneo). Tutte le navi che partono o dirigono per ciascun porto dell'Adriatico devono passare da qui. Conosco bene il fenomeno e la cosa mi rendeva nervoso: eravamo ciechi. Mi sono allora "tuffato" nel gavone di poppa ed ho "pescato" il riflettore radar che avevo messo li a dormire molto tempo prima. Mezzo minuto e l'oggetto si ritrovava già installato sul paterazzo. Conosco l'efficacia di questo piccolo marchingegno e contavo sul fatto che le navi che attraversano il canale fanno una rotta perpendicolare rispetto alla nostra. La nebbia dovevano certamente averla anche loro ed erano obbligati a far funzionare gli allarmi radar a bordo. Comunque sono rimasto teso a scrutare ed "ascoltare il mare". Le navi transitavano lungo i due passaggi paralleli noti (sono obbligate a fare una certa rotta per evitare il rischio di collisioni) e noi non eravamo ancora arrivati a quel punto della traversata. Abbiamo navigato in queste condizioni per oltre due ore. Poi, improvvisamente, com'è arrivata, la nebbia se n'è andata. In realtà la vedevamo bene... Era sempre li, a poppa. Ma ne eravamo usciti ed il sole splendeva davanti a noi. Scrutando il mare in lontananza, ho visto i cargo e le petroliere che ci attraversavano la rotta. Erano lontani, ma vanno veloci. Li avremmo passati senza problemi... E così è stato. La navigazione procedeva ormai normalmente e, dopo alcune ore, mi sono reso conto che avevamo ormai superato entrambe le rotte delle navi (quelle che vanno a Nord e quelle che vanno a Sud)... Infatti quelle che continuavamo a vedere passavano tutte a poppa. A bordo non si pensava più alla nebbia. Ormai pensavamo che il problema fosse alle spalle. Ma ad una quindicina di miglia da Santa Maria di Leuca, siamo sprofondati nella nebbia di nuovo. Fortuna che le navi passavano orma tutte di poppa... Le avevamo anche viste.

Che stress!...

Poi tutto è finito e il sole è tornato definitivamente in cielo e non ci ha abbandonati più fino all'arrivo.

 

 

Siamo in Italia

 

 

Siamo arrivati a Santa Maria Di Leuca verso le tre e mezza del pomeriggio. Eravamo preoccupati: avevamo paura di non trovare un posto al marina per passare la notte. Invece, con nostra grande sorpresa, appena entrati in porto abbiamo trovato il pontile galleggiante esterno quasi tutto libero. 

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                                        (immagine satellitare 3)

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Il porticciolo di Santa Maria Di Leuca visto dall'alto.

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Non è mai stato così in passato: strano! - Abbiamo cercato di metterci nel secondo pontile, alle spalle del primo per avere un minimo di protezione dalla continua maretta generata all'interno del porto dal traffico di barchini di tutti i tipi che sfrecciavano impunemente in ogni direzione (nessun controllo in porto da parte delle autorità). Ahimè! - L'allarme del profondimetro si era messo a suonare. Non c'era fondo per proseguire. Quei posti erano impraticabili per una barca a vela. Non avevano dragato il porto. Non hanno fatto manutenzione ed il posto da noi occupato la volta precedente era irraggiungibile. Siamo stati costretti a sistemarci sul pontile esterno: l'unico che avesse profondità superiori ai due metri (... e sì che di fronte a noi facevano bella mostra di se una bella chiatta attrezzata per dragare i fondali con le attrezzature necessarie e relative barche appoggio; ma sembrava tutto materiale non presidiato). Appena ormeggiato il July, siamo scesi a terra per andare in ufficio, fare le pratiche di ingresso e pagare: 48 euro per una notte. Però !...

 

Stare in barca con quella "maretta" sarebbe stato penoso; ma noi avevamo voglia di scendere... Così abbiamo lasciato il July a ballare e siamo andati a fare una bella passeggiata. In testa una chiara idea: trovare un posticino per mangiare fuori qualcosa a cena... E poi, una passeggiata con gelato. Tutto italiano !  -  

...E così è stato. Abbiamo trovato come cenare con "vista mare" e dopo, ben sapendo dove andare, abbiamo potuto "gustare" un ottimo gelato senza difficoltà.

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In passeggiata a Santa Maria Di Leuca era tutto illuminato a festa.

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La passeggiata serale è stata molto bella. Santa Maria Di Leuca si era vestita a festa: eravamo in piena estate. La foto sopra mostra il “gazebo” per i musicisti illuminato per la ricorrenza. Quel giorno era il 14 agosto, vigilia del ferragosto e compleanno di Marco, nostro figlio. Così abbiamo fatto una lunga telefonata di auguri festeggiando al contempo il nostro rientro: è stato un bel momento. Infine, siamo ritornati in barca. Le previsioni meteo erano cambiate: non erano buone. Tuttavia eravamo decisi ad andare a Crotone in ogni caso. Sapevamo che avrebbe potuto peggiorare con vento e mare da sud-ovest. Santa Maria Di Leuca ha un porto esposto al sud-ovest: si balla parecchio. Inoltre, non sono previsti sconti sulle tariffe in caso di maltempo. Appena arrivati in barca, abbiamo trovato una situazione peggiore del previsto. Il mare entrava e faceva tendere ritmicamente le cime d'ormeggio dando degli strattoni insopporabili. Ho sistemato meglio che potevo la barca per la notte e siamo andati a dormire. Alle quattro di notte, stanchi di quella situazione, abbiamo mollato gli ormeggi ed abbiamo affrontato il viaggio. Avevamo di fronte 72 miglia di mare formato al mascone (quasi di fronte), il vento era gagliardo: se avessimo avuto problemi a prendere velocità, avrei accostato a nord fin quando la protezione di Capo Rizzuto non si fosse fatta sentire. Eravamo in ballo. Ma molto meglio ballare nella lotta per avanzare che starsene in porto a subire il cattivo tempo. Ancora una volta il July ha avuto modo di dimostrare le sue doti marine. Affondava sull'onda... Ma senza fermarsi. Così, miglio dopo miglio abbiamo preso il largo.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                                        (immagine satellitare 4)

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La città di Crotone con i suoi due porti: il Porto Vecchio ed il nuovo Porto Commerciale.

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Siamo arrivati in vista di Crotone verso le sei di sera. Ormai la barca avanzava veloce in un mare tranquillo. Sapremo poi che a Capo Rizzuto soffiavano, ormai da oltre venti ore, trentacinque nodi da Sud-Ovest: non era stato previsto dai bollettini meteo. Appena fuori da Santa Maria Di Leuca, quando avevamo cominciato la traversata, avevo intuito che vi fosse in corso questa burrasca. La direzione era quella, non era possibile sbagliare, ed avevamo avuto per oltre la metà del viaggio un mare vivo moderato che avanzava su un'onda morta di fondo ben formata che non poteva che venire di là. Ero contento d'aver telefonato alla L.N.I. (Lega Navale Italiana) il giorno prima per assicurarmi d'avere un posto come ospite. Eravamo stati a Crotone molte volte negli anni addietro e sapevamo che gli ormeggi erano piuttosto cari. Se la burrasca avesse continuato a soffiare per più giorni, non saremmo rimasti "strozzati" dal posto barca. Comunque, per eccesso di prudenza, quando il cellulare, avvicinandosi a terra, ha preso il segnale, ho richiamato. Ho parlato direttamente col marinaio (seguendo le istruzioni ricevute dal segretario) annunciando il nostro arrivo come previsto: "Nessun problema" - ci ha risposto - "abbiamo ancora due posti liberi... Vi aspettiamo". Così, mi ero portato a prua per godermi lo spettacolo della costa che si avvicinava con la soddisfazione di sapere che quasi tutto il viaggio era ormai alle spalle e in porto non dovevo attendermi sorprese: mi aspettavano. Il sole era ancora abbastanza alto e mancavano un paio d'ore alla sera: i colori, tutt'intorno, erano sfumati, pastello... Riempivano l'anima.

Il trillo del cellulare, inaspettato, mi ha riportato bruscamente alla realtà. Era il marinaio della Lega Navale: "Mi dispiace, sono mortificato..." - ci diceva al telefono - "la direzione a mia insaputa ha conscesso il posto ad altri e non abbiamo più spazio per ospitarvi".

(Elaborazione  a scopo illustrativo di una foto disponibile su internet)

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Porto vecchio a Crotone. Notare l'insabbiamento proprio all'ingresso del porto.

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Eravamo ormai a dieci minuti dall'entrata. Non volevo credere alle mie orecchie. Un fatto del genere non l'avrei mai potuto immaginare... "Non esiste ! " (...)   Ero contento e arrabbiato allo stesso tempo. Così siamo entrati in porto con uno stato d'animo "intimorito" dalle incognite. Mi aspettavo che i posti, oltre che carissimi, fossero difficili da trovare. La volta precedente ci avevano "spillato" quarantacinque euro per farci accostare in seconda fila ad un'altra barca...  Così, con questi pensieri che affollavano la mia mente, mi sono concentrato sulla manovra per entrare in porto. I miei documenti ufficiali non lo dicono, ma l'ingresso è insabbiato per metà... La metà a sinistra entrando. Questo ampio e pericoloso bassofondo non è stabile. Si forma a seguito delle grandi burrasche invernali. Alcuni anni, come questo, si estende minacciosamente fin oltre la metà. Altre volte, succede anche che il mare lo porti via. Per fortuna (...e per precauzione) noi ci eravamo prudentemente informati. L'attenzione dovuta alla conduzione della barca in quel frangente, mi aveva distolto dai miei pensieri. Appena entrato, ci siamo subito accorti di un giovane che da lontano faceva grandi gesti per invitarci a prendere posto da lui. Abbiamo accostato con circospezione. Eravamo diffidenti. "Cerchiamo solo per una notte" - diciamo al marinaio - "quanto ci costa?" -  "venticinque euro" - risponde - "acqua e luce compresi". Eravamo stupiti. Tutto il contrario di quanto temevamo. Bene!  Abbiamo immediatamente accettato e, in pochi minuti, il July era all'ormeggio.

Anche se eravamo nel tardo pomeriggio, faceva ancora caldo. Abbiamo fatto un rabbocco d'acqua dolce ai serbatoi... Poi, una bella doccia, fatta con l'acqua a temperatura ambiente che fuorisciva a getto direttamente dalla "canna"... Ci ha rigenerati totalmente.

Così, ci siamo incamminati per andare in città. Anche se non sembrerebbe, dalla posizione del July (subito a destra entrando in porto), era una bella camminata arrivare fino al centro. Quando siamo giunti all'altezza della Lega, siamo andati dentro a salutare. Abbiamo conosciuto il marinaio col quale avevamo parlato per telefono poco prima d'arrivare. E' stato molto cortese... Ci ha spiegato meglio come fossero andate le cose. Poi abbiamo rivisto il segretario (ci conoscevamo già). Alla fine ci siamo lasciati con l'accordo che noi saremmo rimasti all'erta pronti a muovere col July non appena si fosse liberato un posto... E siamo andati a passeggiare sul lungomare. Poi, inevitabilmente, siamo finiti in un posticino (...la nostra passione) dove abbiamo preso della pizza al taglio fatta in cinque sei modi diversi. Era dalla Grecia che ci si preparava ad andare a mangiare in questo posto. Poche pretese... Quasi una "rosticceria" self service con tavoli all'aperto sul lungomare... Ma quanto ci sono mancati questi sapori!... Infine, un'ultima lunga passeggiata e siamo tornati a bordo. Quando l'indomani mattina, poco prima delle nove, avevamo ormai finito di lavarci e di fare colazione (dando fondo a quel che rimaneva dello yogurt greco) abbiamo sentito "trillare" il telefono. Era il marinaio della Lega che ci informava che entro pochi minuti una delle imbarcazioni in transito da loro sarebbe uscita: "state pronti a prenderne il posto" - ci ha detto - "Io rimango sul pontile a darvi una mano". Infatti, tempo una decina di minuti ed eravamo perfettamente ormeggiati nei loro pontili... Finalmente !

Il meteo non era ancora buono e sapevamo che avremmo dovuto aspettare due o tre giorni prima di poter riprendere il mare. Pensavamo di portarci a Roccella Ionica (poco dopo aver passato il Golfo di Squillaci. Da un punto di vista "psicologico" ero sorpreso. Avevo immaginato che ci sarebbe piaciuto bighellonare in Italia nei posti a noi familiari che avremmo potuto toccare nella rotta fino a Licata. La verità invece si è rivelata un'altra: volevamo entrambi unicamente arrivare a destinazione quanto prima e, possibilmente, senza problemi. Così, senza farci troppo conto, ci siamo detti: "andiamo a visitare quel cantiere di alaggio che abbiamo conosciuto la volta scorsa, nel 2010... Non si sa mai".

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Sul July, in cantiere a Crotone, si fannoi lavori per lasciare la barca per il prossimo inverno.

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A questo punto, non ci dilungheremo sui dettagli. Abbiamo visitato il cantiere, ci siamo visti con Elio (il proprietario) che avevamo già conosciuto in occasione del nostro passaggio da Crotone nel 2010 e in un attimo abbiamo stravolto tutti i nostri piani. Abbiamo messo in secca la barca il giorno dopo, abbiamo effettuato i lavori di preparazione per l'invernaggio e siamo partiti lasciando il July a bocca aperta. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare una cosa simile...: eravamo ancora nel mese di agosto... Il 28 Agosto 2014 Elio ci ha gentilmente accompagnato, pieni di bagagli, con la sua macchina, alla stazione degli autobus dalla quale ci siamo messi in viaggio per rientrare a Milano.

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