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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Da Samos a Lesbos

Navigation

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Il giorno 8 maggio 2018 partiamo per la prima tappa del viaggio che ci porterà a Mytilini, la capitale dell'isola di Lesbos. La rotta che decidiamo di seguire, pur non essendo niente di speciale, rimane impegnativa per la navigazione. Voglio dire che non ci sono problemi reali per la sicurezza, ma una strategia sbagliata o un errore nella valutazione del meteo o dei tempi di attraversamento dei vari “tratti di mare” possono fare la differenza fra un viaggio confortevole ed un viaggio disagevole. La strategia prevede due tappe intermedie: la prima è Vathì, capitale di Samos, la seconda sarà Chios, ultimo approdo prima della destinazione. Quindi si parte per Vathì.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                               (immagine satellitare 1)

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Foto dai nostri itinerari

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La rotta seguita dal July per portarsi a Vathì, capitale dell'isola di Samos.

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Partiamo alle sei del mattino. Dobbiamo cercare di arrivare prima delle 11h:00': un po' di vento da Nord-Ovest ci arriverà sul naso non appena ci troveremo a navigare lungo la costa Nord... Ed è previsto in intensificazione a fine mattinata.

In effetti, il mare si mantiene calmo per tutta la parte del viaggio ridossata dall'isola. Purtroppo però, una volta perso il ridosso, ci accorgiamo che l'onda che ci arriva dritta in prua ci infastidisce e ci rallenta. Peccato. Ma è solo un po' di "sballottamento". La barca procede bene ed arriviamo comunque a fine mattinata come previsto. Anzi, possiamo dire di avere fortuna. Infatti il rinforzo di vento ci arriva addosso ben prima del previsto: ma il July sta già imboccando l'ingresso della grande baia di Vathì in fondo alla quale c'è Samos città... Il vento adesso non ci ostacola, ci spinge.

Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                       (immagine satellitare 2)

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La rotta seguita dal July per entrare a Vathì e portarsi nel piccolo porto pescatori.

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Così entriamo fino in fondo alla baia dove cerchiamo ridosso dall'onda nel porticciolo pescatori. Tutta questa insenatura è piuttosto infelice per chi, come noi, va in giro con piccole barche da diporto. Le strutture esistenti sono fatte o per le navi, che in virtù della loro mole rimangono indifferenti al moto ondoso di piccole dimensioni, o per le piccole barche da pesca che, per loro natura, ballano in qualsiasi condizione (ma non ci si deve vivere a bordo).

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Il July trova posto subito a ridosso dell'entrata del piccolo porto pescatori.

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Il porticciolo pescatori è proprio come ci si aspetta che sia: gavitelli ovunque e cime intrecciate galleggianti e non. Sembra proprio tutto studiato per impedire l'ingresso di barche come la nostra. Le barchette da pesca hanno un fondo quasi piatto e l'elica è a vista a pelo d'acqua: non rischiano nulla passando in mezzo a quel “groviglio”. Per noi invece, il pericolo di prendere una cima nell'elica o rimanere impigliati con la deriva o con la pala del timone è serio e reale. Una piccola barchetta, anche sotto l'effetto del vento, la si sposta a mano ovunque, una barca delle dimensioni del July, se impigliata, diventa intenibile e subisce la forza del vento in modo difficilmente contrastabile.

Ma io voglio attraccare... E decido di fare una manovra poco elegante ma a rischio zero (o quasi...). Do a Margherita una cima di poppa con una gassa già pronta: deve mettersi in punta alla passerella e, al mio comando, scendere a terra ed incappellarla direttamente in una bitta. Così, quando siamo pronti, dirigo di poppa tra gavitelli e corpi morti con il solo abbrivio e l'elica ferma. Facendo la manovra poppa al vento, una volta assicurata la cima, la barca rimane stabile e controllabile ed io finisco la manovra semplicemente tonneggiando (niente motore).

Uff!... Quanto pesa!... Ma sono contento di avere scelto questa manovra. Una volta arrivati, ci accorgiamo di altre cime affondate a mezz'acqua... Col motore avremmo fatto un disastro.

Il July nel piccolo porto pescatori di Samos nella baia di Vathì.

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Siamo contenti: abbiamo un posticino che ci consente di procedere col nostro piano. Infatti, il meteo prevede che il vento cessi durante la notte per poi passare a Sud. Venire a Vathì, ci porta avanti e la tappa per Chios rimane di sole (...si fa per dire) 55 miglia. La sosta, durante il giorno, non è piacevole. La barca "balla" fastidiosamente. Ma noi scendiamo a terra e ci rimaniamo fino a dopo cena. Poi la maretta cala un po' e noi riusciamo a dormire alla grande.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                      (immagine satellitare 3)

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La rotta seguita dal July per andare da Vathì al Marina di Chios, seconda tappa per Lesbos.

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Così, all'alba come al solito, partiamo per la tappa che ci porta al Marina Nuovo di Chios. Il mare è calmo ed il vento è a tratti inesistente. Siamo in una fase di cambiamento: sappiamo che passerà a Sud-Ovest rinforzando. Ce lo aspettiamo per questo pomeriggio.

Infatti, dopo molte ore di viaggio a motore, eccolo che arriva. Facciamo le ultime miglia in avvicinamento alla meta con il solo fiocco che “tira come un mulo”. Quando ci “ficchiamo” nel passaggio tra l'isola di Chios e la costa turca, il mare bolle ed il July, spinto dal vento, si apre la strada tra due baffi bianchi di schiuma che lasciano a poppa un onda visibile in scia.

In queste condizioni, Margherita vede un potente mezzo a motore puntarci da lontano. Me lo segnala: “Ma chi sono questi?... Ci vogliono affondare?” In effetti si avvicinano a gran velocità e non cambiano rotta. In pochi istanti, l'imbarcazione che ci insegue si fa più visibile: sono militari... La sagoma è inconfondibile.

Ci arrivano addosso in un attimo e si affiancano ad un metro da noi facendo un'onda che impone al July una considerevole sbandata. Noi andiamo velocissimi... Per una barca a vela. Loro semplicemente al minimo mantengono la nostra stessa velocità e rimangono in affiancamento. Il pilota mi fa segno di mantenere la rotta: ci pensa lui a manovrare. Un militare si porta alla sua prua: è un gommone a chiglia rigida... È enorme e monta due motori da 200 cavalli ciascuno. Mi grida delle parole in una lingua che non capisco.

“In English please...” - Gli chiedo io. Allora, finalmente, ci capiamo. Mi domanda:”... E la bandiera?”

Capisco cosa intende: ha visto sventolare la bandiera belga e si è rivolto a me in fiammingo. Io, veramente, non parlo il fiammingo. Così, continuando con l'inglese, gli spiego che siamo in Europa... La barca batte bandiera belga, ma noi siamo italiani. Ci chiede se stiamo venendo dalla Turchia e dove siamo diretti... Veniamo da Samos, isola greca e siamo diretti a Chios. L'interrogatorio diventa una chiacchierata amichevole. Lui, guarda caso, è belga. Sono militari in missione Frontex impegnati per il controllo delle frontiere europee. Quando ci lasciamo, mi viene spontaneo salutarli con un ringraziamento: “Thank you to you all for your important job that protects all of us!... Thank you guys!” (Grazie a tutti voi per il vostro importante lavoro che protegge tutti noi! ... Grazie ragazzi!).

Si allontanano in un attimo e se ne vanno come sono venuti saltando tra le onde ad una velocità impressionante. Rimaniamo un po' così... Difficile spliegarlo. Quando si naviga ci si sente soli e lontani da tutti. Essere abbordati così velocemente ci lascia un senso di sorpresa...

Ma io devo ritornare subito alla realtà. Siamo in avvicinamento ormai al porticciolo che, secondo i nostri piani, dovrebbe ospitarci per una notte. Sappiamo che è un nuovo marina costruito interamente con i finanziamenti dell'Europa e mai finito. La struttura è completata e dentro la protezione per la barca è eccellente. Purtroppo all'ingresso ci sono bassi fondali rocciosi e mi devo avvicinare con una rotta ben precisa per poi contornare il molo di sovraflutto ad una certa distanza. Il colore del mare, che “bolle” per effetto del vento, si fa scuro presso l'entrata e Margherita si agita un pochino: “vado a prua e ti indico eventuali rocce” - mi dice mentre già sta uscendo dal pozzetto di corsa. Devo fidarmi delle carte nautiche e dei documenti di navigazione. Non avremmo nessuna possibilità di agire a vista... È solo una pia illusione. La barca, per rimanere manovriera, ha bisogno di una certa velocità. Noi entreremo in fondali di tre metri. Se ci fosse un masso da evitare, non avremmo il tempo per far nulla.

Ma tutto fila liscio e, mentre ancora nell'aria rimane l'eco dell'urlo di Margherita che ha visto improvvisamente il fondo, siamo dentro. Tutto si calma e la “suspance” finisce. Vediamo di trovarci un posticino per attraccare. Il porto non è gestito. I locali se ne sono appropriati “seminando” ovunque barche e barchini in un caos di gavitelli di tutte le forme e barche grandi affiancate a barche piccole e piccolissime... Persino gommoni usati per le vacanze.

Tuttavia, anche se il mare qui dentro è piatto, il vento continua a “tirare” bello teso. Non abbiamo molta scelta. Individuo un solo posto per attraccare di fianco in banchina (non è il caso di dare ancora in questo intrico di cavi). La manovra si fa delicata. Mentre io sono impegnato in avvicinamento verso il molo, Margherita deve scendere appena possibile per fissare rapidamente la cima a terra. Non c'è posto per un errore. Se qualcosa andasse storto, il vento ci porterebbe subito addosso ad altre barche. Ma ci viene incontro un belga che spunta dal nulla... Ha visto la bandiera. Prende la cima che gli porge Margherita, la fissa e in un attimo siamo fermi in sicurezza.

Uff!... È fatta. Sono le tre del pomeriggio ed abbiamo tutto il tempo di scendere a terra.

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Il July trova posto a Chios subito a ridosso del molo di sovraflutto.

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Il viaggio appena concluso è stato una piccola traversata. Abbiamo percorso circa 55 miglia di mare per arrivare a Chios. Ma abbiamo tutto il pomeriggio per distenderci e fare vacanza in quest'isola che non abbiamo mai visto prima. L'ormeggio all'inglese (di fianco in banchina) è sicuro ed il posto è protetto: possiamo lasciare tranquillamente il July a riposare mentre noi ci avviamo a piedi verso il centro città. Siamo ai margini della capitale dell'isola (di cui porta lo stesso nome). Sarà una bella camminata... Ma ci farà bene sgranchire le gambe. Domani abbiamo un'altra tappa come questa: più o meno, altre cinquanta miglia.

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Il nuovo marina (abbandonato) si intravede dietro i vecchi mulini di Chios.

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Così andiamo a vedere il centro ed il porto commerciale inagibile per noi (è così ampio che il vento crea onda all'interno e la sosta, per imbarcazioni di 10/15 metri, è pericolosa). Facciamo una bella passeggiata e ne approfittiamo, quando arriva l'orario, per cenare in una taverna in riva al mare.

Una volta rientrati a bordo, chiudiamo la serata sorseggiando un liquore di mastica specialità dell'isola. L'indomani partiremo all'alba per l'ultima tappa.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                      (immagine satellitare 4)

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La rotta seguita dal July per andare da Chios al Marina di Mytilini,nell'isola di Lesbos.

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Infatti, l'indomani mattina, allo spuntar del sole, accendiamo il motore e molliamo gli ormeggi. Cerchiamo di fare tutto in silenzio. Anche se il porto sembra abbandonato, qua e là ci sono barche di passaggio e a quest'ora dormono di sicuro.

Il vento è molto teso: il meteo non lo prevede... Strano. All'imboccatura del porto, dove rocce e bassi fondali sono in agguato, sappiamo cosa fare. Non c'è angoscia. Ci siamo passati ieri ed io ho bene in mente la rotta da seguire. Questo è un bene perché, con vento teso, non si può andare troppo piano... La barca verrebbe portata dal vento sugli scogli.

Ma, ad accendere d'improvviso la nostra attenzione, ci pensa un pescatore. Si è messo a pescare proprio sull'estremità del molo, all'ingresso, buttando la lenza per traverso così da chiudere il porto. Mi metto ad urlare... Non mi sente?... È sordo?... Non capisce che così sono costretto a spezzargli il filo: non posso rallentare.

Mi guarda e non reagisce. In un attimo, contornando l'estremità della gettata, punto verso il mare e passo sopra la sua lenza. Quello mi guarda come se non fosse interessato a quel che accade ed il July, agganciato il filo, gli strappa la canna dalle mani e la trascina con sé in mare aperto. Il vento fuori è ancora più teso e genera una maretta considerevole. Non posso fare nulla per lui. Vuol dire che porteremo la sua canna fino a Lesbos. È rigorosamente vietato pescare all'imboccatura dei porti e chi lo fa se ne assume i rischi. Mi dispiace... Ma magari avrà imparato qualcosa. Comunque, dopo pochi minuti, non scorgiamo più la canna che per quasi un miglio ci ha inseguito così tenacemente. Galleggia. Qualcuno la troverà. Ora è tempo di concentrarci sulla rotta. Il fatto che le previsioni meteo non siano rispettate mi inquieta. Quando accade, non si sa mai dove si andrà a parare. Devo scapolare il gruppo di isolotti che fa capo ad Inoussa (la visiteremo al ritorno). Anche su questa rotta incontreremo scogli che orlano le isole fino al largo. Dovremo fare attenzione fino a passare oltre la costa turca e finalmente prendere il mare aperto.

Comunque viaggiamo principalmente spinti dalla forza del motore. In barba alla previsione di venti da Sud, abbiamo una fastidiosa onda al mascone... Viene da Nord-Ovest... Bah!...

Ma il July naviga bene col passo delle lunghe traversate e, mano a mano che procediamo verso Nord, l'onda scompare. Il vento che ci si attendeva non si presenta all'appuntamento e quando finalmente arriva, molto più tardi, è così debole da essere annullato per effetto della nostra velocità. Ma ormai non siamo più interessati. Che faccia pure quel che vuole... Lesbos è in vista.

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In vista dell'isola di Lesbos, il July si fa strada in un mare sempre più calmo con vento al traverso.

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Ormai stiamo sfilando la costa dell'isola. Mytilini, la nostra meta, è il capoluogo dell'isola. Qui i fondali si abbassano considerevomente... Quaranta,trenta metri, non di più. I pescatori ne approfittano per buttare reti e palamiti dappertutto. Occorre fare molta attenzione a non prendere i loro gavitelli. Se l'elica si impiglia sono guai. Si ha l'impressione che con un mare ormai quasi liscio i galleggianti si possano vedere da molto lontano, ma non è così. Basta un attimo di distrazione e ti sorprendi nel vederne uno che ti è sfuggito. Quante volte mi sono allarmato per quel che sarrebbe potuto succedere: un gavitello che passa a pochi metri da noi e nessuno si è accorto di niente... Benedetti pescatori!

Comunque siamo ormai arrivati. Chiamo per radio: abbiamo prenotato il posto ieri, prima di partire da Chios. Ci fermeremo in un "vero marina" regolarmente gestito e con tanto di reception funzionante. Mandano un marinaio per assisterci all'ormeggio. Siamo arrivati!

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Il July attraccato al Marina di Mytilini, nell'isola di Lesbos.

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Il motivo per il quale ci siamo portati a Nord con un viaggio praticamente diretto (solo soste di una notte e via...) è strategico. Volendo visitare le isole che si stendono fra Samos e Lesbos, con venti dominanti dai quadranti settentrionali, se avessimo fatto delle tappe turistiche, ovvero arrivare su un'isola, visitarla e poi attendere una finestra di tempo maneggevole per partire, avremmo avuto la probabilità più alta di rimanere bloccati a lungo. In questo modo invece, ci siamo portati subito sopravvento ed ora cominceremo a “fare i turisti” con calma e senza fretta e senza dover aspettare che i venti da Nord ci consentano di avanzare... Anzi, al contrario: quando dovremo “ridiscendere” ci spingeranno.

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