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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Filippo La Ciura

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Con l'entusiasmo di chi è appena partito per realizzare il sogno di vivere in barca, eravamo a Monastir nel mese di ottobre 2009. Sebbene la Tunisia non fosse poi così lontana dai confini del nostro paese, bisogna dire che l'atmosfera era così diversa da quella di casa nostra che sembrava d'essere in capo al mondo. Avvalorava questa sensazione il fatto che non vi fossero altri italiani nel nostro marina. Così quando Bernard, un nostro vicino di barca, ci dette la notizia che sarebbe  arrivato  entro  qualche  giorno  un  loro  amico  italiano, la  curiosità  e la

speranza di non essere più gli unici a parlare la nostra lingua crebbero entrambe a tal punto che cominciammo ad interessarci per capire dove la capitaneria avrebbe messo la nuova barca una volta arrivata in porto. Un paio di giorni dopo, Bernard venne da me: " Marcello, je dois te demander un plaisir s'il te plaît. Moi, je devrais téléphoner à Filippo pour lui demander quand il pense d'arriver... il doit venir pour dîner sur mon bateau... En plus, nous voudrions que toi et ta femme veniez chez nous pour dîner tous ensemble" - Cioè, mi chiede di parlare con Filippo al telefono per sapere a che ora sarebbe arrivato e ci invita a cena per stare tutti insieme con il nuovo venuto. Filippo ci risponde subito che è già dietro la diga: "qualche minuto e sono da voi". In men che non si dica eravamo tutti a cena nella barca di Bernard . . . Fu una splendida serata.

Foto dai nostri itinerari

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Da sinistra Marcello e Margherita. Filippo La Ciura si trova in centro. Bernard e sua moglie a destra.

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Filippo da allora é diventato un vero amico. Una persona concreta e competente sulla quale si può fare affidamento sempre. Se poi siamo per mare, il suo elemento naturale, allora diventa un appoggio prezioso.

Figlio di un ingegnere, mal sopporta la mia categoria: questo lo si può capire. Comunque apprezza il fatto che, a questo punto, io sia da considerare un ingegnere pentito convertito alla vita di mare.

Il mare è stato sempre la sua passione, sin da piccolo. Con disperazione della sua famiglia, invece di seguire le orme paterne, si diede anima e corpo alla passione della sua vita. Da ragazzo, in un'epoca nella quale vi era ancora molto da scoprire e da sperimentare, si diede all'attività subaquea. Raggiunse presto un tale livello di competenza e di esperienza che gli fu possibile farne anche una professione. La cosa si spinse così oltre che, all'epoca, collaborò stabilmente alle attività subaquee di Maiorca (il noto “record-man” pioniere delle immersioni in apnea).

Capitano di lungo corso sui rimorchiatori d'altura, adesso se ne va in giro con il Merak, una barca in acciaio con la quale fa scoprire ad altri appassionati subaquei i segreti del Mediterraneo. Se ne potrebbero scrivere di storie su Filippo, una valga per tutte. Quando recentemente la situazione politica in Tunisia peggiorò a tal punto da rendere la sosta nel porto di Monastir poco sicura, Filippo si trovava li in una condizione difficile. Infatti, mentre la maggior parte delle persone nel marina tenevano la barca pronta a salpare per ogni evenienza, lui  aveva  con  se contemporaneamente sia il

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Merak che "la piccolina" (uno Stefini 38"). Se la situazione fosse precipitata il problema si sarebbe presentato in tutta la sua reale consistenza. Che fare? Abbandonare una barca... Partire solamente con la grande e poi tornare per la piccola: ma gli aereoporti erano chiusi e non vi era alcuna garanzia che le cose non peggiorassero ulteriormente...


Filippo non ci pensò due volte: prese lo Stefini 38 e lo assicurò adeguatamente alla fiancata del Merak: due spring, due traversini, barbetta, codetta... Tutto ben bilanciato, lascato quanto basta... Ed é partito per Pantelleria.

Quando è arrivato, di notte, chiese per radio alla capitaneria il permesso di entrare. Seguendo le istruzioni ricevute, si accostò di fianco al molo per le navi, e si ormeggiò lasciando le due barche ancora accostate e andandosene a dormire. Il giorno dopo si presentò un giovane ufficiale della capitaneria chiedendo di parlare con il comandante di quella barca in seconda fila che sostava senza autorizzazione. In capitaneria la notte non avevano capito...

Ormai, anche Filippo è in pensione. Ha venduto il Merak ed ha tenuto lo Stefini 38 che occupa un posto barca a Monastir. Lui passa in Tunisia la maggior parte dell'anno ed ama svernare lì.

Noi siamo "finiti" in Grecia, così, purtroppo, abbiamo ben poche occasioni di vederci. Ma il mare è "piccolo" e ci incontreremo ancora.

 
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