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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Gita a Vai

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“Radio Banchina” ci fa sapere che, verso la punta Est dell’isola, si trova una spiaggia bellissima e molto famosa soprattutto perché, oltre alle bellezze del mare limpido, della sabbia dorata, delle scogliere caratteristiche e quant’altro si possa immaginare, vi è una rara vegetazione; un esempio unico, qui a Creta, che ricorda alcuni tratti di costa africana: un palmeto.

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Foto dai nostri itinerari

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Una nostra foto del palmeto di Vai... Un pezzo di Creta che ricorda alcune coste africane.

Decidiamo allora di preparare una gita. Nella strada per andare a Vai, si incontrano altre cose interessanti da vedere:

1.    i resti di un’antica citta minoica: Gournia (Γουρνιά)

2.    la località balneare con il porticciolo più a Est dell’isola: Sitia (Σητεία)

3.    un monastero sperduto tra le montagne: Monastero di Faneromeni (Μονή Φανερωμένης)

4.    un paesino con uno dei punti panoramici migliori dell’isola: Sfaka (Σφάκα)

Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                (immagine satellitare 1)

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Tracciato del percorso per Vai. Si passa per ll'antica città stato di Gournia, per Sfaka e per Sitia.

Partiamo al mattino dirigendo direttamente per la spiaggia di Vai, vogliamo evitare di ritrovarci in un luogo affollato (dopo le undici del mattino, gli amici ci hanno detto che a luglio potremmo persino avere difficoltà a trovare posto per parcheggiare). Poi, al ritorno, sosteremo a Sitia (dove ci interessa molto dare un’occhiata al porticciolo), ci fermeremo ad ammirare il panorama a Sfaka e visiteremo l’antica città stato di Gournia.

Il percorso in auto è piuttosto lungo... Creta, da una punta all'altra da Est ad Ovest è 256 Km. Non ci fermiamo fino a quando non arriviamo al parcheggio. Riusciamo addirittura a trovare un posticino all'ombra, sotto alcune palme. Sebbene le nostre aspettative fossero alte, il posto ci sorprende per la sua bellezza. Il cielo è di un azzurro così "carico" che si incontra raramente: forse l'aria limpida e tersa è una conseguenza del vento che a Creta soffia continuamente. Il color sabbia è ovunque e subisce qua e là delle striature marroni di varia intensità a seconda che si tratti del tronco di una palma o di un costone di roccia lavica ispida e primordiale. Saliamo su di una piccola altura per potere ammirare il paesaggio a colpo d'occhio... Per riuscire ad avere la vista di insieme di questo "quadro" che la natura ci regala. Rimaniamo alcuni minuti in contemplazione, poi ci decidiamo... Dobbiamo fare una foto. Ma l'obiettivo non è ampio abbastanza per poter cogliere tutto quel che vediamo. Faccio cinque foto in sequenza.. Qui sotto il risultato di una "giuntatura casalinga".

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Un insieme di foto giuntate per mostrare una vista d'insieme della costa.

Dalla foto si vede bene che al momento c’è pochissima gente (quasi solo noi…). La spiaggia è libera, come tutte le spiagge qui in Grecia. Una parte è attrezzata con sdraio ed ombrelloni. Nessuno paga l’accesso al mare (è un diritto). Si pagano invece i servizi. Gli ombrelloni sono realizzati con foglie di palma sistemate opportunamente su di una struttura rigida fissata solidamente al terreno. Il vento, anche forte, non è mai un problema. Oltre la porzione di spiaggia attrezzata, tutto è libero ed incontaminato… La pulizia è assoluta. Ma non vediamo personale in giro a pulire: i greci non sporcano ed i turisti ovviamente capiscono il buon esempio e lo seguono.

Non ci sono barche. Una linea discreta di piccoli galleggianti rossi segna, piuttosto al largo, un area interdetta all'ancoraggio. Oltre questa linea però, non ancora nessuno: troppo lontano da riva. Così le autorità riescono a preservare un angolo di paradiso. Ben mimetizzate, troviamo anche delle docce per togliersi il sale dopo il bagno: docce pubbliche, disponibili per tutti.

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Una foto ricordo alla "sirenetta" per fermare nel tempo il piacere di questa vista.

Sappiamo di essere vicini all'estremità Est dell'isola di Creta. Spingiamo il nostro sguardo oltre l'orizzonte da quella parte. Per il momento abbiamo tutta l'isola da visitare e ci concederemo tutto il tempo necessario per farlo col giusto ritmo, ma alla fine riprenderemo il mare... Ed è da quella parte che andremo... Molto oltre l'orizzonte che oggi si staglia placido e tranquillo (questa calma durerà solo qualche ora), ma che porta verso tratti di mare infidi e scontrosi... Ad Oriente, verso Kasos, Karpatos e Rodi. Ma adesso è tempo di pensare a Creta e quest'isola è così piena di cose da vedere che forse due mesi di sosta non saranno sufficienti per vedere tutto con calma.

In un angolo (guardando la foto sopra, l'angolo in basso a sinistra) c'è una taverna all'aperto. Non è la classica taverna che troviamo dappertutto. Si tratta di qualcosa di più raffinato. Ci avviciniamo per dare un'occhiata ai prezzi e, con sorpresa, li scopriamo normali. Decidiamo di passare qui una mezza giornata, ci troviamo un bel posto in spiaggia e facciamo il bagno (... dovrei dire "i bagni"). Poi, alla mezza, verremo a mangiare in questo delizioso posticino.

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Dopo un pranzo leggero all'ombra delle palme, ci concediamo una siesta con dessert.

Abbiamo cominciato con buoni propositi. Solo birra e patatine. Vogliamo fare i turisti, non fare la siesta. Nel pomeriggio ci aspetta anche qualche sosta impegnativa. Visitare le rovine di Gournia con tutte quelle salite ed in un pomeriggio assolato richede “fisico”. Poi però, il cameriere ci convince a fare uno strappo… Come fine pranzo... Così... Per chiudere in bellezza, yogourt greco e miele speciale di un monastero qui vicino. Niente male. Siamo sicuri che i nostri pancini reggeranno anche questo.

Come al solito, qualche foto nell'album che segue illustra questa sosta un pò speciale che ci ha consentito di scoprire un angolino di "natura bella e diversa", anzi unica, dell'isola di Creta.

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album fotografico    - click -   "2011 Gita a Vai"      - istruzioni -

Dopopranzo, dopo “la siesta d’ordinanza”, riprendiamo l’auto per andare a visitare le rovine d Gournia: una città stato d’epoca minoica che incontreremo sul nostro percorso verso Ayos Nikolaos un po’ prima del bivio verso Sud che porta a Ierapetra (strada che conosciamo dalla gita a Chrissi Island). Nel percorso faremo una breve sosta a Sitia... Soprattutto per vedere il porto. Quando, a settembre, riprenderemo il mare verso Est, faremo qui una sosta per spezzare il viaggio. Per conoscere di persona come sono fatte fisicamente le banchine, come sono i fondali, dove si nascondono cime abusive in acqua, etc. (i porti sono pieni di trappole...) un sopralluogo ha un enorme valore per noi.

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Foto creata mediante la giuntura (purtroppo grossolana) di due immagini del porto di Sitìa. 

A Sitìa facciamo quindi due passi, tanto per dare un’occhiata alle banchine. Quando riprendiamo il viaggio siamo sicuri che arrivando in barca in questo porto non avremo problemi. Ci metteremo come gli altri, quelli che si vedono nella foto sopra, affiancati in banchina sul molo esterno. Posto se ne vede anche adesso che siamo in piena stagione. Noi passeremo qui a settembre.

La strada che prendiamo è in salita e si arrampica fino ad un'altezza considerevole prima di ridiscendere sull'altro versante. Qui il panorama che vediamo si sviluppa verso Ovest. L'occhio si perde verso un orizzonte immerso nella foschia. Il blu del mare vicino a noi appare come un colore deciso, ma sfuma subito schiarendosi verso l'azzurro del cielo proprio a causa di questo effetto. La vegetazione invece è piuttosto sul verde scuro e spuntano qua e là rocce o brulle montagne in un paesaggio che continua a cambiare. Decidiamo di fare diverse foto, ma sappiamo già che non sarà possibile "catturare" quello che vede l'occhio. Cambiano i colori, soprattutto quelli sfumati e si perde in definizione. Comunque, ecco qui sotto una galleria di immagini prese in questo frangente.

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album fotografico    - click -   "2011 Vicino Sitia"      - istruzioni -

Dopo aver fatto alcune soste lungo la strada che sale da Sitìa e si snoda, tra impervie montagne, fino alla discesa verso la pianura che orla a Sud il golfo di Mirabello, arriviamo alle rovine di Gournia. Come per tutte le “antiche città” nell’isola di Creta, anche di Gournia rimangono solo “rovine”. Conosco molte persone che sostengono che non valgono la visita. “Sono solo sassi” – Dicono. Ma noi non siamo d’accordo.

Siamo un po in ritardo sulla tabella di marcia: quando andiamo all'ingresso del sito, nella biglietteria, ci dicono di ritornare un'altra volta. Mancano venticinque minuti alla chiusura, ma noi insistiamo per poter entrare. Qui in Grecia i musei chiudono generalmente alle 15:00'... Purtroppo questa è una consuetudine che conosciamo bene. Una volta entrati, ci accorgiamo che tra le rovine, a parte noi, non c'è anima viva. Cominciamo a salire per le scalinate che ci portano a quello che era il centro dell'antica città.

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Dopo aver "scalato" per scale e sentieri l'intera collina, giungiamo a quello che fu il centro città.

Naturalmente, sapevamo già qual'è lo stato di questi resti. La visita a queste rovine ha senso solo se ci sono dietro interessi culturali piuttosto precisi. Non c’è niente di “bello” da vedere. L’antica città appare rasa al suolo. Quel che rimane è poco più della sua pianta tracciata dai muri perimetrali delle costruzioni che sporgono appena da terra. Ma noi riusciamo a vedere quel che ci interessa e ci facciamo rapire dai nostri discorsi mentre facciamo ipotesi e verifichiamo soddisfatti poi che “i conti tornano”. Ci siamo interessati di questo sito prima di venire a visitarlo e ci affascina vedere come vivessero gli uomini che nell’età del bronzo occupavano queste terre.

In questa web-page descriviamo la nostra gita di oggi. Non è il caso di affrontare la visita alle rovine dilungandoci sull’aspetto storico. Per chi avesse interesse, ho documentato separatamente la visita alle antiche rovine della città di Gournia. Per andarci, basta fare click.

Usciamo dal sito archeologico con precisione svizzera: il custode non ha dovuto venire a cercarci, come temeva, tra i mille anfratti di questa collina. Siamo compiaciuti di quel che abbiamo visto. Non ci sfugge il fatto che abbiamo visitato quel che resta di un villaggio "preistorico". Qui non parliamo dell'antica Roma (2.000 anni indietro) o di Atene della Grecia classica (2.500 anni...), qui parliamo di una città che esisteva 4.000 anni fa e che 1.200 anni prima di Cristo aveva già esaurito l'intero suo ciclo ed era già ridotta in rovina esattamente come ci appare oggi.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                (immagine satellitare 1)

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Su questa "carta" vediamo la posizione dell'antica Gournia e la strada chye porta al monastero.

Guidando lungo la strada, teniamo gli occhi aperti. Sappiamo dell’esistenza di un monastero che vorremmo visitare: il Monastero di Faneromeni (Μονή Φανερωμένης)... Ma trovare il cartello che indica la stradina da percorrere è un'avventura. Interminabili discussioni piene di dubbi esprimono in fondo il timore di non riuscire a trovare la via o, peggio, d'averla già alle spalle.

Finalmente, un cartello con la scritta "monastero" (senza il nome) ci appare sulla destra (lo cercavamo a sinistra). Hanno costruito da poco un ponte che vediamo sulle nostre teste: ci passiamo sotto e giriamo a destra per salire la rampa che ci porta ad imboccarlo. In effetti hanno fatto bene a costruirlo per ragioni di sicurezza... Ovviamente... Ma è appena fatto: il cartello originale chissà dov'è finito. Abbiamo rischiato di non trovare la strada.

Qui si che le cose cambiano. Se pensavamo che la "via per Vai" fosse stretta, adesso ci appare come fosse un'autostrada. Abbiamo una piccola auto... Ma menomale! In alcuni tratti ci passiamo appena. A sinistra la montagna, a destra il baratro: possiamo solo andare avanti. Il panorama sarebbe mozzafiato... se rimanesse ancora fiato "da mozzare". Devo rimanere concentrato e non guardarmi intorno. Ogni tanto, il percorso si allarga un pochino e regolarmente "manciate" di capre occupano gli spazi più strani... Ci guardano... Ci fissano. Pensiamo di aver sbagliato strada. Abbiamo il timore di non riuscire a girare per tornare indietro. Se trovassimo un ostacolo... Non oso pensare cosa vorrebbe dire fare questa strada tutta in retromarcia. Poi, finalmente, dopo una curva, appare un piccolo spiazzo ed un cancello: "ci siamo!". Uff!... Menomale.

Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo oltre l'inferriata. Non sembra esserci anima viva...

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Appena arrivati al monastero di Faneromeni, vediamo l'antica chiesa costruita in una grotta.

Alle spalle di una candida costruzione abbarbicata sulla montagna che ospita i residenti al monastero, si apre uno spiazzo. Qui, incassata in una parete verticale del monte, appare la facciata della chiesa. La cosa curiosa è che questa facciata, dalle sembianze di quella di una qualsiasi chiesa, è completamente a filo con la roccia (vedi foto sopra). Infatti, la chiesa vera e propria è all’interno di una grotta.

Questa chiesa è oggetto di pellegrinaggio. Siamo a circa 500m di altitudine sul livello del mare. Qui, ogni anno, nei primi giorni di agosto, arrivano pellegrini da tutta la grecia. Alcuni fedeli, per fare penitenza, seguono l'antica usanza di salire a piedi giungendo da Ierapetra o da Ayos Nikolaos.

La tradizione vuole che un antico pastore, durante un forte temporale, si rifugiasse proprio in questa grotta dove, con sua grande sorpresa, trovò una magnifica icona della madonna. Decise allora di portarla a valle per consegnarla ai sacerdoti. La mattina dopo però, l'icona era scomparsa. Fu ritrovata ancora nella grotta nella stessa posizione in cui si trova oggi. La notizia fece il giro dell'isola e, ogni volta che l'icona veniva spostata, ritornava miracolosamente al suo posto. Allora fu costruita questa chiesa che ha il compito di proteggere e conservare l'icona lasciandola al suo posto. A fianco alla chiesa, fu costruito il monastero vero e proprio in grado di ospitare i monaci e gli eventuali pellegrini.

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album fotografico    - click -   "Monastero di Faneromeni"      - istruzioni -

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