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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Le Castella 2010

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* 1° itinerario 2010

* 2° itinerario 2010

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Dopo aver passato qualche giorno a Crotone, abbiamo deciso di andarcene a Le Castella. Nel viaggio di andata ci eravamo frettolosamente fermati a Le Castella poco meno di 24 ore. Mi rendo conto che possono anche sembrare un tempo sufficiente per visitare un posto in realtà abbastanza piccolo. Tuttavia non è così.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                (immagine satellitare 1)

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Rotta seguita dal July da Crotone a Le Castella.

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Infatti, la mattina se n'era andata facendo qualche spesa prima di affrontare il viaggio. Poi, nel pomeriggio, ci eravamo messi in caccia di gasolio. Come facciamo di solito quando siamo in una località in cui non esiste un distributore di carburante nel porto, avevamo preso due taniche vuote e le avevamo legate a due carrelli che usiamo in questi casi. Quindi, eravamo partiti con l'idea di chiedere al primo che ci fosse capitato a tiro dove avremmo potuto "riempirle"… così, con una passeggiata, avremmo risolto il problema. Non avevamo però preso in considerazione il fatto che, nel "profondo Sud" il primo pomeriggio è destinato al "sacro riposo". E così, cammina, cammina, abbiamo imboccato la strada provinciale... ma ne avevamo percorso oltre due chilometri senza trovare nulla. Stavamo ormai ritornando sui nostri passi, quando si è fermata un'auto di passaggio per chiedere se avessimo bisogno d'aiuto: "Siete stati proprio male informati" - ci hanno detto costoro - "il distributore è ancora molto lontano… Salite che vi accompagniamo noi." In questo modo, bisogna dire che l'impresa ha subito un netto declassamento: da "pura follia" a "faticaccia bestiale"… Ma, alla fine, il July era comunque pieno di gasolio. Ciò detto, appare quindi chiaro come, all'andata, non avessimo avuto tempo per fare i turisti. Così, siamo partiti da Crotone la mattina dopo colazione e, in seconda mattinata, eravamo già al porticciolo di Le Castella.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                               (immagine satellitare 2)

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Le Castella: l'abitato, il porto e l'avanporto.

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Questa volta abbiamo trovato "un posto libero" entrando nel pontile proprio di fronte (all'andata avevamo dovuto accontentarci di un posto precario in terza fila). Abbiamo ormeggiato senza chiedere niente a nessuno e poi, una volta scesi a terra, ci siamo messi alla ricerca degli uffici per ottenere il permesso di restare ed eventualmente pagare. Ottenuto di poter rimanere, persino con acqua e luce in banchina, ci siamo trattenuti un paio di giorni. Devo dire che non sapevo nulla, circa l'esistenza di questo posto, fino a quando il presidente della sezione LNI di Siracusa non me ne ha parlato come possibile scalo per spezzare il viaggio verso la Grecia. Quel che colpisce, chiunque ne senta parlare per la prima volta, è proprio il nome “Le Castella” messo al plurale. Esiste un sito ufficiale, per chi volesse approfondire, ( www.lecastella.info ) nel quale siamo andati a curiosare per avere qualche informazione. Ecco cosa riporta: "L'origine di Castella si perde nel tempo cosi come è circondata dal mistero la presenza, attestata fino al '500, di due o tre isolette non lontane dalla terra ferma, in una delle quali, quella denominata Ogigia, si è detto vi avesse dimorato Calipso che avrebbe trattenuto per lungo tempo l'eroe dei mari Ulisse secondo il racconto di Omero. Questa collocazione ha aperto una contesa non ancora del tutto placata, pur se storici, letterati e geografi concordano nel collocare l'isola incantata in quell'arcipelago, invero povero di componenti, prospiciente il tridente dei promontori Japigi formato da Capo Cimiti, Capo Rizzuto e Punta Castella. Per comprendere invece il significato del nome di “Le Castella”, usato al plurale anziché al singolare, bisogna considerare che la tradizione popolare riferisce dell'esistenza di molti altri castelli ubicati sulle isole prospicienti il litorale e sprofondate ormai negli abissi marini. Nei diplomi del periodo Normanno-Svevo, il centro compare col nome di Castella Maris (Iudex Castellorum Maris) e gli abitanti sono chiamati Castelisi".

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Il Castello Aragonese visto da terra.

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La cosa da vedere più bella in assoluto (con tanto nome... come potrebbe essere diversamente) è il Castello Aragonese. Osservando la foto sopra, notiamo subito come la caratteristica principale di questo " maniero " sia quella di essere stato costruito su di un'isola di cui occupa l'intera superficie emersa. Se ricordiamo le abitudini del tempo, i castelli venivano dotati tutto intorno di un fossato (spesso pieno d'acqua ). La sua funzione era soprattutto quella di rendere inutili le "macchine da guerra" dell'epoca concepite per espugnarlo. Dobbiamo ammettere che, da questo punto di vista, non vi è nulla di meglio che un castello costruito su un'isola. Sempre facendo riferimento alla foto, notiamo come l'unico accesso sia quello di fronte ad uno stretto passaggio obbligato su un istmo artificiale. Si tratta di un accorgimento tutt'altro che secondario nella strategia di difesa utilizzata per la sua realizzazione. A questo proposito ho utilizzato una foto esplicativa fatta sul posto che ho elaborato per mostrare come dovesse apparire all'epoca il castello e quali funzioni avessero le sue strutture.

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Il Castello Aragonese nel momento di massimo utilizzo.

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Naturalmente, il paesino è gradevole e piuttosto "gettonato" per passarci un periodo di vacanze estive. Abbiamo passeggiato a lungo nel corso pieno di "negozietti" accattivanti. Anzi, in uno di questi, abbiamo trovato una "collana" di peperoncini calabresi che finalmente erano in grado di "svolgere la loro funzione": cioè quella di rendere piccante la pietanza nella quale si usano

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(ne avevamo acquistati altri in Sicilia precedentemente, ma non eravamo soddisfatti... Non funzionavano bene). Anche i locali turistici sono parecchi e, nel complesso, piuttosto attraenti. Come spesso accade in tutta l'Italia meridionale, non è difficile trovare dove mangiar bene. Abbiamo provato un ristorantino vicino al mare del quale conserviamo un buon ricordo.

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La foto testimonia quanto ventosa fosse la giornata della visita al castello.

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Resta comunque il fatto che l'unica vera attrazione del posto è il Castello Aragonese. Ne sono testimonianza le immagini dell'album fotografico, che contiene quasi solo foto prese durante la nostra visita a quel che resta dell'imponente opera di fortificazione che caratterizza questa località.

Una volta esaurite le "attività turistiche" che avevamo in programma, abbiamo cominciato a pensare alla tappa successiva: Roccella Ionica. Il fatto è che per proseguire dovevamo attraversare il Golfo di Squillace. Questo tratto di costa è famoso tra i marinai per i forti venti che spesso soffiano impetuosi e fanno alzare un mare pericoloso. Inoltre, nella maggior parte dei casi, i venti possono ostacolare l'avanzamento proprio nella direzione verso la quale siamo in viaggio. Così la sosta a Le Castella ha assunto anche una valenza strategica: ci siamo fermati per aspettare il momento buono per poi partire "scommettendo sul sicuro", o quasi.

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Galleria fotografica delle immagini della visita al Castello Aragonese.

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