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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Marco a Creta

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Incredibile! Marco, nostro figlio, verrà a passare con noi la sua prima settimana di vacanze qui a Creta. In realtà, resterà qualche giorno meno di una settimana.. Ma rimane un evento. Naturalmente siamo entrambi contenti. Margherita è “presa” da questa novità in modo assoluto. Da una settimana non pensa ad altro. Abbiamo organizzato “tutto”. Faremo in modo di fargli vedere Creta ed al contempo di non affaticarlo. Sappiamo che quest’anno è arrivato alle ferie un po’ provato ed ha anche bisogno di “ritemprarsi”. Di solito, anche se “scalcia” un pochino, con i genitori questo gli riesce… Basta però che non duri a lungo. Così, appena atterra sull’isola, siamo ad attenderlo all’aeroporto con un’auto che abbiamo affittato per tutto il tempo della sua permanenza.

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Marco è arrivato. La fatica di un anno di lavoro è ancora tutta da recuperare.

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La sera del suo arrivo, per festeggiare, andiamo a cena fuori. Ma niente taverna: questa volta abbiamo riservato un posto in un vero ristorante a bordo lago ( il Lago di Venere ad Ayos Nikolaos). Avendo prenotato per tempo, siamo riusciti ad ottenere uno dei tavoli migliori dai quali la vista del lago la si gode anche standosene comodamente seduti a tavola. In famiglia, abbiamo usanze milanesi. Di solito alle sette e mezza si cena. Questo ci consente di arrivare all’ora del crepuscolo. Un’ora magica nella quale si accendono le luci ma non è ancora buio. Poi, pian piano, la notte avanza regalandoci una gran varietà di sfumature di colore: soprattutto il cielo si tinge di azzurro e di quel rosa carico che conosciamo bene. Lo conosciamo soprattutto perché navighiamo… E non ci stanca mai.

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Una bella "cenetta" greca con vista lago. Il famoso Lago di Venere ad Ayos Nikolaos.

Dopo cena, scendiamo per fare due passi tra la gente vacanziera che passeggia rilassata per le stradine piene di negozi accattivanti sorti proprio per i turisti. L’atmosfera è gaia e... Con il pancino "soddisfatto", si cammina volentieri.

Il giorno dopo, partiamo per una gita alla “spiaggia delle palme” (Vai). Il programma è semplice: si parte un pò prestino (...ma non troppo) e ci si ferma ad un monastero molto antico e famoso sull'isola: Monì Taploù. Dopo la visita, si continua per Vai dove passeremo in spiaggia qualche ora.

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Padre e figlio all'ingresso di Monì Taploù, un famoso antico monastero a Creta.

La giornata è splendida. Anche se va detto che, da queste parti, è molto normale che da maggio a settembre non si veda una nuvola… Quindi non è un evento raro. Il monastero è situato nella parte est di Creta. Nella strada che facciamo noi, è circa sedici/diciassette chilometri dopo Sitìa.

La visita si rivela decisamente interessante. Veniamo a sapere che il posto non è sempre stato dedicato, come ai giorni nostri, alla spiritualità. Anzi, nel periodo della dominazione veneziana era famoso per i suoi cannoni. Infatti vi era un fortino in grado di funzionare sia come posto di avvistamento che come postazione di artiglieria. Il monastero porta ancora il nome che gli ottomani gli diedero quando occuparono l'isola scacciandone i veneziani: Toplu Monastir (ovvero... Monastero dei cannoni).

Non ci sono certezze assolute sulle origini di questo luogo di ritiro e di preghiera. Si pensa comunque che la sua nascita si possa collocare intorno al XIV secolo. A quell'epoca, aveva nome " Monì Panagìa Akrotirianì ", quindi dedicato alla Madonna. Per essere più precisi, occorre ricordare che si fa riferimento alla Madonna di Akrotirianì, ovvero del promontorio di Capo Sidero (o κάβοσίδερο come lo chiamano i greci), sul quale sorge il monastero. Al XIV secolo appartiene infatti la chiesa che viene utilizzata per le funzioni religiose ancora ai giorni nostri. Come tutte le chiese Cristiane Ortodosse, anche questa è completamente affrescata con scene ispirate a vari "episodi" dei Vangeli; peccato però che tutti questi dipinti appaiano oggi molto anneriti dal tempo.

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All'interno del monastero esiste un piccolo museo che espone alcuni antichi paramenti sacri di eccezionale bellezza. Vi trovano posto anche vari strumenti di culto, più o meno pregiati, oltre che per il loro valore di reperto, anche per i metalli e le pietre preziose con cui sono stati realizzati.

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Margherita durante la visita all'antico monastero di Monì Taploù a Creta.

Sono anche esposti manoscritti d'epoca... Naturalmente tutti scritti in greco e sono "impenetrabili" alla nostra comprensione (... ma sappiamo che sono testi sacri: essenzialmente vangeli). Una autentica curiosità esposta, è un'antica bandiera, realizzata nei colori azzurro intenso e bianco, con una croce in mezzo. Si tratta della bandiera usata dai rivoluzionari dell'isola durante la rivolta contro i turchi. Questa bandiera può essere considerata il prototipo dal quale fu realizzata l'attuale bandiera della Grecia di oggi.

Con Marco, abbiamo anche dato un'occhiata ad un mulino, ormai dismesso da molti anni, che fa mostra di sé proprio davanti al monastero. Non ha più le pale, ma in compenso i meccanismi all'interno si sono conservati intatti. Sono stati realizzati con travi massicce di cui si intuisce bene il gran peso: roba alla quale noi, al giorno d'oggi, non siamo più abituati.

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album fotografico    - click -   "Moni Taplou"      - istruzioni -

Dopo aver curiosato a sufficienza, riprendiamo la via per Vai (…Non è un gioco di parole). Anche questa volta arriviamo per tempo e non abbiamo difficoltà a trovar posto nel parcheggio sotto il palmeto alle spalle della spiaggia. Visto che abbiamo già descritto questo bel posto, non mi sembra il caso di aggiungere parole sull’argomento. Mi limito ad inserire un “link” alla descrizione della “spiaggia delle palme” (per andare a vedere la “Gita a Vai” fai -click- qui) e di illustrare con la foto seguente tutto quel che c'è da dire su questa sosta.

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Dopo il monastero "Monì Taploù", Marco si gode la spiaggia di Vai.

Naturalmente, i giorni di Marco a Creta sono passati tra relax, vita di tutti i giorni e qualche gita. Tutto opportunamente distribuito in modo da creare un mix in grado di tener conto delle mille esigenze alle quali abbiamo già fatto riferimento. Qui ci limitiamo a citare solo alcuni momenti che ci sembrano belli da ricordare. Uno di questi è senz’altro la gita a Plaka con visita a Spinalonga.

L'idea è semplice: con l'auto ci dirigiamo ad Elounda dove, alle nove del mattino circa, Marco si imbarcherà per andare a visitare l'isola fortezza di Spinalonga. Noi invece abbiamo da fare: "radio banchina" ci ha parlato di uno "Ship Chandler" (vendita di articoli per la nautica), proprio ad Elounda, meglio fornito di quello di Ayos Nikolaos. Andremo a curiosare. Spinalonga la conosciamo già (-click-). Ci incontreremo poi sul molo dopo mezzogiorno al rientro del battello ed andremo a pranzare a Plaka. Qui, una serie di taverne, tutte a bordo mare, fanno a gara per offrire le specialità locali. Ne sceglieremo una che "ci ispiri" e troveremo sicuramente dove prendere posto in vista della fortezza appena visitata da Marco.

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Plaka: seduti di fronte all'isola-fortezza di Spinalonga che Marco ha appena visitato.

Plaka è un antico paesino di pescatori che, a parte alcune taverne e qualche abitazione per vacanza, è in uno stato semi abbandonato. Non sono poche le case che riportano sulla facciata la data di costruzione e risalgono tutte al XIX secolo. L’abitato, possiamo dire, si sviluppa intorno all’unica via che si affaccia sulla costa. Di fronte, separata da un braccio di mare ristretto che costituisce il passaggio per entrare ed uscire dalla laguna, si staglia la sagoma della fortezza di Spinalonga. Salvo casi eccezionali, qui le imbarcazioni si possono fermare in rada praticamente con ogni tempo. Per un lungo tratto un fondale di sabbia chiara a tre/quattro metri di fondo consente delle operazioni di ancoraggio estremamente sicure. Il mare non vi arriva quasi mai ed il vento, se diventa particolarmente forte, al massimo fa arare l'ancora di qualche metro.

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album fotografico    - click -   "Plaka 2011"      - istruzioni -

Anche se Marco si ferma pochi giorni, riusciamo comunque a fargli vedere le cose più significative che offre una visita a Creta. Quindi ha occasione di vedere posti come Xania, la reggia di Knosso a Ieraklion, Rethimno e così via (località già documentate).

Invece, con Marco, andiamo a vedere un monastero, Monì Arkadìou (Μονή Αρκαδίου), che non avremo occasione di visitare in futuro. Vale la pena quindi di riportarne nota e mostrare qualche immagine.

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Visita al monastero di Monì Arkadìou ( Μονή Αρκαδίου ) sulla costa nord di Creta verso Xania.

Le strade in Grecia non sono sempre all’altezza delle migliori aspettative e Creta non fa eccezione. L’isola ha una nuova dorsale a scorrimento veloce che la percorre lungo tutta la costa nord nel senso della sua lunghezza… Beh!... Non proprio tutta. Verso est la superstrada finisce ad Ayos Nikolaos (… E ne manca un bel pezzo per arrivare alla fine dell’isola da quella parte). La stradina in salita che porta al monastero si imbocca direttamente dalla superstrada: “un dannato numero cinese che comporta rischi micidiali”. L’imbocco non è molto distante da una curva, sia a destra che a sinistra. Alcune auto superano di molto i limiti di velocità ed entrare ed uscire senza un’opportuna corsia di accelerazione è un rischio. Non esiste uno spartitraffico fisico: solo una doppia righa bianca in terra. Decido di fermarmi allora sul ciglio della strada fuori dalle corsie di traffico a studiare la situazione. Margherita e Marco capiscono la situazione e cercano di farmi desistere: “non ne vale la pena” dicono. In realtà io cerco di stimare quanto tempo mi serve per arrivare in zona franca dalla parte opposta e quanto tempo ci mette un auto superveloce a piombarmi addosso venendo da una delle curve ai fianchi. Se valuterò di avere un rischio anche minimo, rinuncerò al monastero. Mi accorgo invece che, se parto in un momento di totale assenza di traffico, non riuscirebbe a colpirmi neanche un missile. Devo solo essere freddo ed attendere il momento giusto. Niente traffico vuol dire nessuno in arrivo contemporaneamente da ambo le parti. Al momento buono, faccio schizzare la “potente Atos” come non aveva mai fatto prima e il gioco è fatto. La stradina sale ripida e dopo due o trecento metri siamo arrivati. Lasciamo l'auto all'ombra e ci avviciniamo al cancello che sembra chiuso. Come in molte chiese non custodite, anche in questo caso il cancello si apre... e noi entriamo: non c'è anima viva. Il posto è bellissimo ed assolutamente ben curato, ma nessuno vi abita stabilmente. Una volta questi monasteri erano eremi popolati da religiosi che passavano tutta la vita in queste piccole comunità distanti dal "mondo". Ognuno infatti ha a fianco un piccolo cimitero che testimonia questo fatto. Ma oggi sono quasi tutti disabitati. Comunque la suggestione rimane forte.

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Curiosare è umano. Quando poi non si fa del male a nessuno e si è spinti da una curiosità che, almeno parzialmente, ha motivazioni culturali… Beh!... Allora curiosare è lecito: e noi curiosiamo. Quasi tutte le porte sono aperte. Si capisce, vi sono un paio di porte chiuse che proteggono delle zone saltuariamente abitate… Ma tutto il resto è accessibile. Da mille particolari si vede ancora come qui, in passato, vivesse stabilmente una piccola comunità con le sue attività quotidiane. Il solo “mantenimento dello status quo” assorbe una mole di lavoro notevole. Oggi è ridotta al minimo, ma non c’è più una comunità da assistere. Quando qualcuno pulisce, nessuno poi sporca. La nostra sorpresa maggiore è di accorgerci che una piccola porta secondaria ci consente l’accesso all’antica chiesetta. Le chiese ortodosse sono tutte incredibilmente ricche ed ingombre di icone e simboli religiosi. Emanano tutte un certo fascino. Questa non delude. Ci chiediamo quante persone abbiano lavorato e per quanto tempo per affrescare ogni angolo, minuziosamente… Ed anche arricchire con tanti oggetti sacri sistemati un po’ ovunque questo luogo di preghiera.

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album fotografico    - click -   "Moni Arkadiou"      - istruzioni -

Abbiamo già detto che con Marco abbiamo fatto diversi “giretti” che tralasciamo di descrivere in questa pagina. Facciamo però un cenno ad un lago che siamo andati a vedere nell'entroterra tra Rethimno e Xania. A seconda della lingua che vogliamo usare, parliamo di “Λίμνη Κουρνά, Limnì Kournà, Lake Kournas, Lago Kurnà, etc.”. Il lago in se è decisamente piccolo per i nostri standard; ma il posto è carino e sfruttato turisticamente. Flotte di “tricicli” su enormi ruote galleggianti si offrono a chi ha voglia di passare qualche minuto in allegria. Ci vanno un po tutti; anche famiglie con bambini. La nostra deformazione "barcaiola" ci porta a notare subito che qui l’acqua è sempre quieta; magari “rasata” dal vento… qualche volta: ma piatta, senza moto ondoso. Questo fatto rende la “passeggiata” sicura anche quando improvvisamente il cielo cambia colore…

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La nostra foto del lago Kournà, a Creta, mostra la natura incontaminata del posto.

Le giornate passano veloci e per Marco è tempo di rientrare in Italia. Che dire… Da quando siamo partiti per vivere in barca la maggior parte del nostro tempo, questa è la prima volta che viene a trovarci. Lo accompagnamo all’aeroporto di Ieraklion la mattina verso le dieci. Il volo è verso le undici e mezza, ha già fatto il check-in online e siamo tranquilli. Comunque, per prudenza, decidiamo tutti insieme che è meglio che sbrighi subito tutte le procedure bagagli e si rechi direttamente al cancello di imbarco: aspetterà lì la partenza. Lo accompagnamo in fila per scambiare le ultime parole. Prima del controllo di sicurezza, la polizia chiede la carta di imbarco, noi abbiamo provveduto a stampare la nostra e la consegnamo: spiacenti non è valida. Questa è una decisione della polizia non allineata con le procedure del “check-in online” ormai in voga in tutti i nostri aeroporti. Faccio le mie rimostranze, arriva il superiore (un’altra bella signorina…) ma la situazione non si sblocca. Per fortuna siamo in tempo. Marco deve andare a rifare il check-in proprio come se non lo avesse mai fatto… Poi rifarsi la fila e finalmente sarà passato. Uff!... Mi verrebbe da dire “benedetti greci!” Ma so che non sarebbe giusto. Abbiamo visto rigidità burocratiche incomprensibili ovunque. Va bene così. La prudenza di arrivare per tempo ha salvato la situazione… Ma anche questa è un'esperienza.

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