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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).
Cartolina di Natale 2018
Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.
Fine
Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.
Porto Cristo
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Al mattino ci svegliamo con la piacevole sensazione di aver passato una notte tranquilla e riposante alla fonda (vedi immagine satellitare 1). Nonostante ci fossimo convinti da tempo che, una volta giunti alle isole Baleari, avremmo fatto molta vita di rada, questa bella notte all'ancora nella baia del Lazareto rimarrà l'unica notte alla fonda passata quest'anno in tutto l'arcipelago. Il totale senso di protezione di questo rifugio, l'assenza di qualsiasi rumore, la quiete anche a terra ed una notte con poco vento ci hanno regalato un riposo vero, profondo, appagante. Comunque prima dell'alba siamo già svegli. Il fenomeno è curioso. Il nostro ritmo ci ha abituato a partire circa alle sei del mattino al primo sorgere del sole, ma qui sono già le sei e dieci e del sole non c'è ancora traccia.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 1)
Foto dai nostri itinerari
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Rotta dalla baia del Lazareto ( fiordo di Mahon ) per uscire in mare aperto.
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Comunque, prendiamo il caffè. La barca è già in assetto di navigazione (sempre pronta a muovere quando siamo alla fonda... Per doverosa prudenza), non ci resta che salpare l'ancora e dirigere verso il canale orientale, quello che ci porta al mare (vedi immagine satellitare 1). Siamo già praticamente fuori quando finalmente vediamo sorgere il sole (vedi foto sotto).
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ilviaggiodeljulymail@gmail.com
Fuori dal fiordo di Mahon, appena partiti per Maiorca, vediamo sorgere il sole.
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Mi rendo conto che, per motivi di opportunità a me non noti, la Spagna mantiene sul suo territorio la stessa ora della Francia e dell'Italia. Ma noi ci siamo spostati ad Ovest ormai di un fuso orario. Così, pur non avendo toccato le lancette dell'orologio, vediamo il sole sorgere più tardi. Un'occhiata alla carta e ci accorgiamo che in Grecia eravamo più in là di un fuso... In Turchia, di due... Naturalmente verso Est. Adesso, dopo essere ripassati per l'Italia, ci siamo spostati di un fuso verso Ovest. Tutto chiaro.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 2)
Rotta da Mahon, nell'isola di Minorca, al Marina di Porto Cristo, sulla costa Sud Est di Maiorca.
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Mentre facciamo queste considerazioni, il July decide di prendere il suo passo da “lunghe tappe”. Si alza un buon venticello; il mare è piatto e la barca vola. In acqua, oltre a noi, vediamo una sola barca... A vela naturalmente.
Appena usciti dal passaggio sul bassofondo (12m) tra Punta Prima e l'Isla dell'Aire, noi puntiamo su Porto Cristo, nell'isola di Maiorca, loro invece si tengono larghi. Stimo che dirigano per il Mare di Alboran, per Gibilterra. Inevitabilmente le rotte divergono e, dopo qualche ora, non sono più in vista.
Quando siamo circa all'altezza del canale fra le due isole, il vento aumenta considerevolmente. Di conseguenza anche le onde si alzano un po'. Il viaggio comunque rimane confortevole e veloce. Mano a mano che ci avviciniamo all'altezza di Maiorca, sentiamo l'influenza del capo nell'accelerazione del vento: "da qui in poi" - penso - " la sua intensità dovrebbe decrescere". In realtà non scema granché fino a poca distanza dall'arrivo. Comunque entriamo nel fiordo di Porto Cristo senza patemi. È stata una bella corsa.
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Album fotografico - click - "Ingresso a Porto Cristo" - istruzioni -
Prima di partire da Mahòn, avevamo avuto cura di prenotare un posticino nel Marina di Porto Cristo. Ci siamo fatti una gran bella “galoppata” di oltre cinquanta miglia e, all'una e mezza, quasi ora di pranzo in Spagna, ormeggiamo. L'accoglienza ci appare subito di livello. Contattiamo il marina per radio e ci viene passato il “marinero” che ci attende sul pontile per farci cenno e guidarci al nostro posto fino ad aiutarci a dar volta alle cime a terra.
il July appena sbarcati al Marina di Porto Cristo (visto dalla scalinata che porta alle piscine).
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Siamo allo stesso tempo elettrizzati e preoccupati. Siamo in giro ormai dal 2009, questo è il settimo anno che scorrazziamo per lidi “ancora da scoprire”. Finora abbiamo sempre avuto la possibilità di scegliere se spendere o non spendere per andare nei porti. Abbiamo sempre navigato in luoghi pieni di ancoraggi o, addirittura, di porticcioli ben protetti dove non si paga. Soprattutto in acque greche, dove siamo stati negli ultimi quatto anni, è pieno di scali fantastici a costo zero. Naturalmente sapevamo già, prima di spostarci ad ovest, che le coste spagnole, come quelle italiane, sono completamente occupate da strutture private che consentono l'ormeggio solo a pagamento. Ormai hanno occupato persino le calette protette solo parzialmente. Laddove, per millenni, i marinai andavano a dare ancora per riposare, adesso esistono campi di boe private e, qui alle Baleari, hanno la sfacciataggine di chiedervi cinquanta euro per una notte alla boa (veramente lo facevano già in Sardegna nel 2003). Insomma: che ci piaccia o no, dobbiamo pagare. Per contra, dobbiamo dire che lo sapevamo già e quel che facciamo è pianificato: nessuna sorpresa. Siamo però affascinati dal livello dei marina e dai servizi che offrono qui.
Comunque, questa oscillazione tra la preoccupazione e l'eccitazione dura poco: ci lasciamo andare subito a favore della seconda. Che bel posto!
Orpo... Che bella paella che vediamo!... È giusto ora di pranzo. Chi ci impedisce di sederci al tavolo del rstorante dello Yacht Club?
Si vede l'albero del July, in fondo, davanti a noi... E una bella paella in primo piano.
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Ritorniamo, per un momento, al discorso di prima... Quello del prezzo dei porti. Chiunque potrebbe pensare che, data la situazione, i porti siano vuoti. Invece è esattamente il contrario. Per quanti porticcioli si facciano, sono tutti pieni e spesso si fa fatica a trovare posto. Se le cose alle Baleari stanno così, per evitare stress, abbiamo una strategia. Se troviamo un Marina nel quale ci sentiamo “particolarmente bene”, lo eleggiamo a “residenza temporanea” e ci giriamo l'isola in automobile. Probabilmente non risparmiamo... Ma la qualità della nostra vita di sicuro ci guadagna. Per quanto riguarda Maiorca non abbiamo dubbi, abbiamo già deciso: ci fermiamo qui a Porto Cristo. Intanto andiamo a terra a fare un bel giro per conoscere bene quel che c'è.
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Album fotografico - click - "Il Marina a Porto Cristo" - istruzioni -
Ce la prendiamo comoda: dopotutto ci sentiamo appena arrivati in vacanza. Così, l'ufficio del turismo aspetta. Ci mettiamo in caccia per trovare i nostri “riferimenti vitali” in questo bel posto. Il secondo giorno, dopo la cocente delusione del primo, troviamo un supermarket che fa per noi. È fornitissimo: la qualità è eccellente ed i prezzi sono buoni. C'è un reparto macelleria che fa venire voglia di mettersi al “barbecue”. Fino ad ora, nei vari marina dove abbiamo fatto l'invernaggio, gli equipaggi spontaneamente hanno sempre organizzato il barbecue. A rotazione, viene eletto il “fire master” e ciascuno si presenta semplicemente con la carne da mettere sul fuoco. Ma questo, anche durante l'inverno, non è posto per giramondo: niente barbecue. Allora decido di acquistare un fantastico “grill elettrico” fabbricato in Spagna, garantito tre anni e reclamizzato come il migliore del mondo. Con l'attrezzo nel carrello, torno al reparto macelleria. Hanno in vendita non so quanti tipi di carne “già preparata e speziata” che non aspetta altro che finire ai ferri. Questa trovata ci farà “compagnia” per molte cenette nel pozzetto del July quest'anno. Scopriremo presto che la carne già speziata e pronta da fare la vendono un po' in tutti i posti in Spagna.
Stemma della città di Palma di Maiorca.
Palma di Maiorca
Poi finalmente, concediamo la nostra attenzione all'ufficio turistico. Rientriamo a bordo con un sacco di carte che, più che altro, producono l'effetto di metterci in confusione. Siamo delusi perché abbiamo appena saputo che "aqui in Porto Cristo non se puede alquilar un coche"... Non c'è dove affittare un'auto. Così, l'indomani mattina, prendiamo un'autobus di linea per andare a visitare Palma de Maiorca. Il tour è organizzato come segue: appena giunti a destinazione, acquistiamo un biglietto per il "city bus", un bus a due piani a tetto scoperto che fa un giro continuo per tutti i punti di attrazione turistica, lo prendiamo ed andiamo a visitare come prima tappa il Castello di Bellver.
Le foto aerea del Castello di Bellver che domina la costa di Maiorca sopra a Palma.
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Questo castello sorge su di una collina che domina l'abitato di Palma e che è stata sede di precedenti fortificazioni sin dai tempi più antichi. Le sue modeste dimensioni non fanno pensare ad una vera fortificazione costruita per dissuadere i potenziali nemici da qualsiasi idea di attacco militare. La forma circolare del corpo centrale, che pure avrebbe di per se delle qualità teoriche di maggiore resistenza ai colpi provenienti dall'esterno, in realtà si rivela funzionale ad una certa idea architettonica molto originale: un interno costituito interamente da portici colonnati sovrapposti. Insomma, per chi ha visto le imponenti fortificazioni di Mahòn, nell'isola di Minorca, questo castello appare più come una sede di relativo prestigio piuttosto che un'opera militare.
Interno del castello di Bellver. Si vede bene il doppio colonnato sovrapposto,
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Ed infatti è all’interno del castello che possiamo ammirare tutta la sua squisita originalità (vedi foto sopra). Proprio entrando nel cortile osserviamo che, oltre ad essere una fortezza, il castello nasce per essere una residenza reale. Al piano terra abbiamo le stanze destinate a tutte le attività (alloggiamenti della servitù, stoccaggio delle vettovaglie, cucine, etc.) Al primo piano (il piano nobile) le stanze di rappresentanza e gli alloggi della famiglia reale. Non manca naturalmente una cappella di famiglia: la cappella di San Marco.
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Album fotografico - click - "il Castello Bellver - Palma" - istruzioni -
Oggi, i locali a piano terra sono chiusi e quelli al primo piano ospitano un piccolo museo che raccoglie alcune testimonianze della loro storia passata. A parte i primi tempi di splendore, quando era la residenza del re, il castello non ha mai fatto una vita di sfarzi, anzi, per lo più è stato utilizzato come prigione. Nel museo hanno ricostruito, ad uso del visitatore, due o tre ambienti dell'epoca: da una stretta cella dotata di una mensola, una panca e poco di più... Ad un piccolo appartamento dalle nobili fattezze per prigionieri eccellenti.
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Album fotografico - click - "Museo del castello di Bellver" - istruzioni -
Quando ci dirigiamo ormai verso l'uscita, dopo la visita al castello, ci accorgiamo che, tra una cosa e l'altra, siamo rimasti dentro quasi due ore. Secondo i nostri calcoli, il city-bus dovrebbe passare da un momento all'altro; quindi dirigiamo senza indugi verso la fermata... Non si sa mai... Potrebbe passare in anticipo. Invece arriva in perfetto orario raccogliendoci e portandoci al nostro prossimo “appuntamento”: la cattedrale di Palma di Maiorca.
Foto dal City Bus che fa un percorso anulare che include tutti i luoghi turistici di Palma.
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Non si può visitare Palma e non vedere la sua cattedrale. Andando a “consultare” Wikipedia, leggiamo quanto segue: “Dopo la conquista delle Baleari strappate ai musulmani del 1229 da parte del re Giacomo I d'Aragona, quest'ultimo decise di demolire la grande moschea della medina per edificarvi al suo posto una grande cattedrale dedicata alla Vergine Maria. La costruzione iniziò già lo stesso anno in stile gotico catalano e venne consacrata nel 1346. Tuttavia i lavori proseguirono lungo i secoli a venire, fino ad essere completata solo nel 1601. È famosa per il suo rosone e per la grandezza delle sue dimensioni. Misura all'incirca 120 metri di lunghezza, 70 di larghezza, con una superficie di 6.600 mq. Le sue volte, alte ben 44 metri sono fra le più alte al mondo".
Foto della cattedrale di Palma di Maiorca. La sua imponenza è proverbiale.
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Quando il bus ci lascia, alla fermata di fronte alla cattedrale, il sole è già alto ed il caldo si fa sentire. Siamo abituati al caldo, ma dopo gli ultimi anni passati nell'Egeo, ci lasciamo sorprendere. Anche nelle isole Greche il sole sa essere aggressivo, ma lì c'è il Meltemi che soffia sempre a mitigarne l'impatto. E poi, abbiamo la sensazione che il clima in Grecia sia più secco... Chissà. Comunque fa caldo e noi passiamo lungo i muri per rimanere all'ombra il più possibile.
Interni della cattedrale di Palma di Maiorca (elaborazione da una foto disponibile in internet).
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Proprio di fronte all'ingresso principale della cattedrale (che rimane chiuso e viene aperto solo in occasione di specifiche cerimonie), c'è l'entrata del palazzo della famiglia dei reali di Spagna. È un bel palazzo d'epoca presidiato dalle guardie che rimane a disposizione come residenza secondaria. Sono rimaste in piedi alcune garitte per le guardie ed un paio di vecchi cannoni, peraltro recintati, vengono tenuti per bellezza in esposizione davanti al portone.
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Album fotografico - click - "Palazzo del re a Palma" - istruzioni -
Dev'essere l'aria di mare... Non ci siamo ancora abituati... Ma ci viene famuccia. A Palma di Maiorca non conosciamo nessun ristorantino, non abbiamo riferimenti su dove andare per il pranzo. Allora mettiamo in funzione il vecchio buon “naso” che tante volte ci ha aiutato in questi frangenti. Così, entriamo in un localino proprio a pochi metri dall'uscita del museo della cattedrale. Data la posizione, sarà bene un posto turistico... Ma se ci trattano bene...
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Album fotografico - click - "Ristorante a Palma" - istruzioni -
Ben rifocillati, facciamo due passi per aiutare la digestione... Ci perdiamo nei vicoletti della città vecchia: vicoli stretti ed ombrosi nei quali avanziamo senza tener conto, più di tanto, della meta. Intendiamo visitare l'antico Hammam dei tempi della dominazione araba... Ma non c'è fretta. Sui vicoli si affacciano antichi cortili nobiliari che stimolano la nostra immaginazione a fantasticare sulla vita di allora.
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Bighelloniamo in questo modo, godendo della frescura di un venticello leggero che si insinua tra le stradine e le case piene di cortili e di atrii, fino a quando ci imbattiamo in un bel cancello aperto a metà, di stile classico, recante in alto l'anno della sua costruzione: il 1931. Ci attira questa porta aperta su un vecchio giardino nobiliare. Dei cartelli ci indicano esplicitamente che questo è un luogo aperto ai visitatori che ha lo scopo di mostrare come fossero, all'epoca, i giardini di queste ricche case.
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Album fotografico - click - "Giardini a Palma" - istruzioni -
Ci prendiamo il tempo per fare qualche foto e per cercare di “carpire” i segreti che questo giardino cerca di svelarci. Infatti, si vede bene anche qui che i giardini dei nobili, all'epoca, non venivano fatti a caso. Anzi, si dava l'incarico di progettarlo e di realizzarlo, possibilmente, ad un nome famoso... In modo che se ne parlasse in società. Costui, al di là del semplice buon gusto, seguiva i canoni e le mode dell'epoca. Qui, anche se siamo di fronte ad una realizzazione relativamente modesta (non possiamo paragonare Palma di Maiorca alle grandi capitali europee), si vede bene quanto studio e quanta cura ci sono dietro.
Prima di uscire e riprendere il cammino, ci concediamo una siesta... Pardon... Una sosta su di una bella panchina ombrosa. Infine, appagati da tanta garbata bellezza, ci decidiamo ad uscire e dirigiamo all'hammam che raggiungiamo dopo così tante svolte a destra ed a manca da perdersi.
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Album fotografico - click - "Hammam a Palma" - istruzioni -
Devo dire che personalmente non nutrivo grandi aspettative da questa visita. Da quando siamo partiti abbiamo avuto tante occasioni di vedere degli hammam di tutte le epoche ed in molte regioni diverse. Invece, ancora una volta, rimango piacevolmente sorpreso. Qui esiste un ampio giardino che, per forma e per ampiezza, si vede che era usato regolarmente dagli ospiti di questa struttura (cosa che non abbiamo visto da altre parti). Inoltre i mattoni rossi, il materiale di costruzione usato per il “calidarium”, danno proprio l'idea di essere riciclati da precedenti terme romane... Chissà. Comunque ha il suo fascino.
A questo punto, molto soddisfatti di questa bella giornata in gita, decidiamo di andare a riprendere il "city-bus" per tornare verso "El Pueblo Español". Questa mattina, mentre il bus ci portava al Castillo de Bellver, ha fatto una fermata davanti all'ingresso di un magnifico palazzo recante, ben in vista, la scritta "El Pueblo Español".
Foto dell'ingresso del Pueblo Español a Palma di Maiorca.
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All'ingresso scopriamo che non si tratta di visitare antiche vestigia o interessanti reperti: tutt'altro. Si tratta di una "costruzione" fatta in tempi relativamente recenti concepita e nata come attrazione turistica. Al suo interno hanno costruito una sorta di paese entro le mura, quasi fosse una città medievale. La peculiarità però è quella di avere diverse ambientazioni, sapientemente presentate, che rappresentano un po' tutti i vari stili architettonici che si possono incontrare in Spagna. Così si può visitare un palazzo al cui interno sembra di essere all'Alhambra, oppure girare l'angolo e trovarsi a Siviglia... O ancora, ritrovarsi nelle strade di Pamplona... E così via.
El "Pueblo Español" com'è stato disegnato dai progettisti (da una stampa in loco).
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Certo, all'inizio ci rimaniamo un po' male; comunque ormai siamo qui e decidiamo di comprare i biglietti d'ingresso ed andare a vedere “cos'hanno combinato”. In effetti ci sarebbe tanto da discutere... Ma se ci si lascia un po' andare facendo finta di nulla...
Insomma, si tratta di una serie di “scenografie” che attraversiamo velocemente scattando alcune foto qua e là e poi usciamo, riprendiamo il city-bus successivo e puntiamo al lungomare.
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Album fotografico - click - "Pueblo Español (Palma)" - istruzioni -
Per dovere di “cronaca”, si fa per dire, anche alcune foto del “Il Pueblo Español” trovano posto in questa web-page. Come si può vedere, di turisti ce ne sono ben pochi. Però, come per tutte le scenografie ben fatte, dobbiamo dire che le foto sono piuttosto belle.
Comunque, come dicevamo, riprendiamo il "city-bus" per ritornare sul lungomare. L'idea è quella di fare un ultimo giretto prima di ritornare alla stazione degli autobus per partire verso "casa".
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Album fotografico - click - "A spasso per Palma" - istruzioni -
Un viaggio di ritorno comodo e senza stress ci riporta alla fine in barca a riposare. Ma le escursioni non sono finite... Durante la nostra bella sosta nello scalo di Porto Cristo, ci concediamo un'altra gita degna d'essere menzionata: andiamo a vedere il villaggio di Valldemoss. In effetti, proprio qui vicino, sappiamo che esistono delle grotte affascinanti che, essendo uno dei richiami turistici più gettonati, sarebbero da visitare: Le grotte del Drago. Saremmo sicuramente andati a visitarle se non le avessimo mai viste, ma ci siamo già stati in occasione della nostra crociera in nave alcuni anni fa. Per non lasciare chi legge con la curiosità di capire di cosa stiamo parlando, facciamo una breve parentesi e poi riprendiamo da Valldemoss.
"Buona parte di quest'isola presenta delle grotte più o meno grandi e più o meno utilizzate nel corso dei secoli. Però le grotte del Drago sono le più famose e si trovano proprio nella zona di Portocristo. Sono composte da quattro “antri giganteschi” uniti tra loro. L’acqua di mare entra dentro e forma un lago grande abbastanza perché, durante la visita, vi si possa fare una breve escursione in barca. L'ambiente, tra l'altro, è splendidamente illuminato con spettacolari giochi di luce. Il massimo della suggestione si ha quando viene chiesto alla gente di prendere posto a sedere in apposite gradinate che ricordano quelle degli anfiteatri d'altri tempi, poi le luci si affievoliscono fino a lasciare illuminata solo una barca che viene lentamente dal fondo del lago mentre a bordo alcuni musicisti suonano musica classica opportunamente selezionata per l'occorrenza".
Una foto delle Grotte del Drago presa a scopo illustrativo tra quelle disponibili in internet.
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Stemma del borgo di Valldemoss su maiolica
Villaggio di Valldemoss
Sappiamo di Valldemoss dal primo giorno, quando eravamo appena arrivati a Porto Cristo. Abbiamo parlato con gli unici due italiani che abbiamo incontrato da queste parti. Nel frattempo, dopo la gita a Palma di Maiorca in bus, siamo riusciti a scoprire che, a differenza di quanto tutti ci dicevano, c'è dove affittare un auto qui in paese.
Se andiamo a curiosare su Wikipedia, questa letteralmente riporta: "Valldemossa è un comune spagnolo di 1.995 abitanti situato nella comunità autonoma delle Baleari. Si trova a Nord-Ovest dell'isola maggiore, Maiorca, ed è ricordata per essere stata luogo di soggiorno del compositore Fryderyk Chopin, che in compagnia della scrittrice George Sand, sua nuova compagna, si stabilì alla Cartuja (Certosa, un ex-convento) nel 1838. Molte leggende più o meno morbose riguardanti alcune note composizioni del musicista polacco, hanno come teatro di svolgimento l'ex-convento della cittadina collinare spagnola".
Noi apprenderemo questi fatti solo dopo la visita in loco. Inizialmente, le uniche motivazioni della gita erano la bellezza del posto, un paesino ben conservato in un ambiente montano (la Sierra de Tramuntana di Maiorca) e la voglia di andare a vedere l'unico porticciolo, poco più avanti, sulla costa nord-occidentale dell'isola: Puerto de Soller.
Elaborazione di un'immagine di Google Maps (immagine satellitare 2)
Il percorso da Porto Cristo a Valldemoss e Puerto de Soller.
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Come si vede dal tracciato qui sopra, la strada per Valldemoss passa per Palma di Maiorca. Inoltre, per andare a Puerto de Soller, si può passare per Valldemoss per poi continuare verso il mare attraversando la Sierra de Tamuntana. Avendo già fatto in autobus il percorso fino a Palma, sia io che Margherita conosciamo bene la strada (tra l'altro è l'unica così larga e moderna). Ritirata l'auto a noleggio, partiamo diretti senza esitazioni. Per eccesso di prudenza, visto che siamo dotati della "tecnologia più avanzata", io ho deciso di usare come navigatore satellitare stradale il mio smartphone con l'applicazione di Google chiamata appunto “Maps”. Userò il navigatore solo in caso di necessità, ma voglio prima metterlo alla prova lungo una strada nota. Odio confidare in qualcosa che, in caso di bisogno, al momento dei fatti, non funziona come dovrebbe.
Margherita funziona invece in modo diverso: lei detesta perdersi in cose “inutili”. Inoltre, quando si insiste, si stressa e brontola. Così, in auto siamo tre e ciascuno parla per suo conto. Margherita si lamenta della presenza di questa inutile scatoletta: “navighi per mare e ti perdi a Maiorca? Ma dai! Spegni quel coso”. Io, con infinita pazienza, cerco di sostenere la mia tesi con motivazioni profonde ed il navigatore si irrita perché continua a dirmi di girare a destra ed io lo ignoro. Il fatto è che a destra ci sono solo stradine. La foga di ciascuno, satellitare compreso, va via via crescendo fino a quando non si presenta, finalmente, l'occasione per girare a destra.
Appena l'auto imbocca la laterale, cala improvviso il silenzio. Margherita, con aria di disapprovazione, osserva tutto alla ricerca di ulteriori motivazioni per tornare alla carica; il navigatore, che ormai aveva la voce rauca a furia di insistere, prende fiato... Ed io mi trovo perplesso a cercare di capire dove "questo coso" intende portarmi. La direzione, in ogni caso, non è quella giusta. Se potessi andar dritto, magari... Ma la strada fa una curva a destra e seguendola ci portiamo verso Est. Mentre faccio queste riflessioni, il navigatore riprende a dare ordini: "Gira a sinistra - gira a sinistra".
Non credo ai miei occhi: a sinistra abbiamo solo una strada sterrata per muli... Non è possibile. Ho già avuto occasione di provare questa applicazione in Italia: funziona. Ma non faccio in tempo a terminare le mie riflessioni. Margherita ha finalmente l'argomento nuovo che cercava: la "scatoletta" è impazzita... Non c'è dubbio... Dev'essere pazza.
Io decido di averne abbastastanza. Sono andato in giro in auto per una vita senza satellitare, posso farlo senza dubbio anche oggi. Ritorno sui mie passi ed imbocco di nuovo l'autostrada per Palma. Domani vedrò di scoprire cos'è successo al mio smartphone. Scoprirò semplicemente che avevo selezionato l'opzione "percorso a piedi" e "quel coso", giustamente, mi voleva proporre una scorciatoia per i campi.
Foto del paesino di Valldemoss presa, a scopo illustrativo, tra quelle disponibili in internet.
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Ritornata la pace a bordo, arriviamo a Valldemoss senza stress e senza sorprese. Parcheggiata l'auto a pochi passi dal centro, ci inoltriamo verso la Certosa che vogliamo visitare subito. La giornata è di quelle che il meteo definisce di mezzo sole. In effetti, ogni tanto scurisce e minaccia pioggia. In compenso l'aria è più fresca del solito e, in questa stagione, la cosa è decisamente gradita.
Come prima cosa, mi precipito a fare i biglietti per l'ingresso alla Certosa.
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Nel visitare il convento-certosa del paesino di Valldemoss, noto più per il soggiorno di Chopin con George Sand che per le sue bellezze storiche e naturali, mi viene in mente una riflessione. Io ho avuto modo di vedere la Sardegna negli anni cinquanta. Già allora, vista con gli occhi di un cittadino che veniva “dal continente”, era una terra lontana da tutto dove le persone sentivano fortissimo il senso di isolamento. Mi rendo conto che sto usando parole scontate che rischiano di scivolare via senza senso proprio per questo motivo. Ma per me che ho visto, viene spontaneo un parallelo con le isole Baleari, soprattutto se, invece che parlare degli anni cinquanta del novecento, parliamo dell'inverno 1838-1839. All'epoca doveva sembrare un viaggio verso luoghi lontani e sperduti. Solo il viaggio per mare, durava diversi giorni. Una volta sbarcati, si viaggiava in carrozza mentre i bagagli, spesso, viaggiavano separatamente su carri trainati da animali. Se ci si ammalava, qualcuno andava a chiamare un medico che era l'unico in zona (niente ospedali) e, per quel che poteva, doveva curare il paziente da solo con gli scarsi mezzi di cui disponeva all'epoca...
Chopin è arrivato in quest'isola malato, proprio per il suggerimento del suo dottore, allo scopo di trovare un clima migliore che gli facesse bene. Aveva la tubercolosi, il male di quel secolo. Così, lui e George Sand, la famosa scrittrice con la quale si era legato da qualche tempo, decisero di rifugiarsi in questa certosa che stiamo visitando adesso.
Haimé, oggi sappiamo che il clima poco può fare contro quella malattia.
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Album fotografico - click - "Valldemoss" - istruzioni -
Finita la visita della certosa, ci rimane da visitare il Palazzo Reale. Lo chiamano così perché, quando a Maiorca c'era il re, questo era uno dei palazzi a sua disposizione. In verità, in epoche diverse è stato anche sede di istituzioni religiose e, effettivamente, si trova proprio a fianco della Certosa e di fronte alla chiesa. Appena fuori all'aperto, ci accorgiamo che il cielo minaccia pioggia: non è prevista dal meteo, ma tant'è. Comunque, il "passaggio allo scoperto" dal convento al palazzo è veramente breve e non ce ne facciamo un problema. All'ingresso, quando ci controllano i biglietti, abbiamo una bella sorpresa: ci dicono che oggi alle tredici ci sarà un piccolo concerto con musiche al pianoforte di Chopin in onore del grande musicista. Abbiamo giusto il tempo di visitare la Residenza Reale prima di cercarci un posticino nell'auditorium per goderci questo regalo.
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Album fotografico - click - "Residenza Reale a Valldemoss" - istruzioni -
La visita alla Residenza Reale di Valldemoss ci attrae soprattutto perché ci intriga capire cosa c'è dietro ad evidenze contrastanti: infatti, ci troviamo in una villa degna di un nobile del settecento ma non all'altezza di un re. È tutto piuttosto interessante, in molte stanze si vede la grande cura con la quale hanno sistemato gli ambienti... Ma quel che vediamo è molto distante da un qualsiasi Palazzo Reale. Una piccola riflessione ci fa capire il perché di questa sensazione stridente. Se parliamo del re di Maiorca, dobbiamo tenere conto che stiamo parlando di un periodo che va dal 1231, anno in cui Giacomo I d'Aragona lo istituì come regno vassallo della Corona d'Aragona, fino agli anni 1707/1716 quando Filippo V di Spagna impose di uniformarsi alle leggi ed alla giurisdizione castigliana. Non è proprio così... In effetti, in senso stretto, non si potrebbe parlare più di un regno indipendente sin dal 1349, alla morte di Giacomo III di Maiorca proprio nel tentativo di riprendersi il regno che era passato (con le armi) nelle mani del cugino Pietro IV D'Aragona. Tuttavia, in tutto questo tempo, le isole continuarono a legiferare per conto loro... Insomma, una storia complicata e un po' confusa di un regno per modo di dire, creato su isole che rimanevano fuori dai veri interessi della grandi potenze dell'epoca. In ultima analisi, indipendentemente dal titolo di re, vero o falso che fosse, questo palazzo è appartenuto ad una nobiltà di periferia.
Ad ogni buon conto, bando alle chiacchiere, è ora di andarci a sistemare in poltrona per assistere al concerto di musiche di Fryderyk Chopin.
Alcuni brani del concerto per pianoforte di musiche di Chopin nel Palazzo Reale di Valldemoss.
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Quale modo migliore di questo per chiudere la visita a Valldemoss. Usciamo dall'auditorium molto compiaciuti d'aver avuto questa fortuna. Abbiamo saputo che “il pianista” non è incluso nella visita standard, ma, in occasione di non si sa bene cosa, oggi si esibisce qui al piano a beneficio dei turisti. Eccellente!... Eccellente!... Che fortuna!
Appena fuori, minaccia ancora pioggia. Veramente, minacciava già quando siamo entrati. Si vede che ci sta aspettando. Allora decidiamo di fare una mossa spiazzante... Alla la pioggia che ci vuole bagnare facciamo credere di essere allo scoperto alla sua mercé, poi, alle prime gocce, ci ficchiamo in un ristorantino.
Polpette al sugo e melanzane... ben protetti dalla pioggia che scroscia forte all'esterno.
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Mangiamo in veranda ben protetti dalla pioggia che scroscia all'esterno... Ma dura poco. Il tempo che finiamo di pranzare e si rimette al bello. Ci concediamo ancora due passi per il paesino e, infine, raggiungiamo l'auto al parcheggio. Ci rimane da vedere il porticciolo a pochi chilometri da qui: Puerto De Soller. Appena ci immettiamo nella strada principale, non dobbiamo fare altro che continuare il viaggio da dove avevamo lasciato: infatti Valldemoss è proprio lungo la via che va da Palma a Puerto De Soller. Passiamo lungo la costa Nord-Ovest dell'isola che si erge a picco sul mare ed arriviamo percorrendo una stretta vallata che scende fino al mare... Al porto.
Puerto De Soller: le nuvole tornano ad addensarsi in cielo. Molte barche all'ancora in rada.
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Puerto De Soller non ci affascina in modo particolare. Voglio dire che il centro abitato non è particolarmente affascinante; ma la rada è molto carina e, a riparo della gettata che delimita il porticciolo, molto ben protetta. Oltre alla solita “distesa” di barche ormeggiate ai pontili, anche qui vediamo una seconda “distesa” di barche ormeggiate su boe (foto sopra). Per noi che giriamo per mare, queste sono notizie importanti. Alle Baleari, come in Italia, hanno fatto terra bruciata. Fino a qualche decina di anni fa e per millenni, i marinai andavano in giro sapendo che ci si poteva fermare ovunque coi propri mezzi. Adesso nei porti ci sono solo posti privati e persino nelle baie, in aree solo parzialmente protette, hanno invaso tutti gli spazi con campi di boe a pagamento. Anche qui a Puerto De Soller vediamo le boe, ma, se si vuole, c'è ancora qualche angolino per ancorare in rada.
(Elaborazione da un'immagine disponibile in internet)
Puerto De Soller, ripresa dall'alto, in un'immagine senza nuvole.
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Dato che non mi sembra giusto "liquidare" Puerto de Soller lasciando un'immagine che è quella che abbiamo ripreso noi in un giorno che, nel pomeriggio, ha deciso di coprirsi di nuvole, mi avvalgo di un'immagine presa in prestito, tra quelle disponibili in internet, ed opportunamente adattata per poterla inserire in questo sito.
Comunque ormai è pomeriggio e la gita praticamente si è conclusa. Il cielo si è ormai coperto, ma fino ad ora il tempo è stato clemente. Adesso, se vuole, può anche arrivare la pioggia: noi riprendiamo l'auto e torniamo verso Porto Cristo ripercorrendo a ritroso la strada fatta questa mattina. È stata una bella giornata e non avrebbe potuto essere migliore. Arrivati a casa (in barca...), questa sera, cominceremo a guardare il meteo. Ormai è tempo di lasciare Porto Cristo per proseguire la nostra crociera verso Ibiza... Ma questa è un'altra storia.