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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Pylos

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La mattina, all'alba del 30 maggio, partiamo da Ayos Nikolaos per Katakolon (vedi foto satellitare 1). Portiamo con noi le bellissime immagini della costa Nord di Zacinto, ma portiamo anche la consapevolezza che stiamo saltando la visita del resto dell'isola. Siamo ansiosi di arrivare a Pylos dove sicuramente dovremo sostare alcuni giorni in attesa di una finestra di tempo maneggevole per passare i grandi capi: noi non dimentichiamo che siamo in viaggio per Creta… Quella è la meta.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                 (immagine satellitare 1)

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Rotta del July da Fiskardo a Katakolon. Giunti a Katakolon eravamo ormai nel Peloponneso.

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Come programmato, da Zacinto arriviamo a Katakolon velocemente e senza problemi. Si conclude così un "balzo" di circa 70 miglia in tre tappe (vedi la rotta nella immagine satellitare 1 sopra). Rispetto al giorno della partenza da Fiskardo, arriviamo a Katakolon non l’indomani ma il giorno successivo. Un viaggio decisamente veloce se si tiene conto che ci siamo presi anche il tempo per fare i turisti (partiti da Fiskardo alle ore 11 del 28 maggio arriviamo a Katakolon il 30 maggio alle ore 14). Per arrivare in porto, dobbiamo contornare ampiamente il capo che dall’abitato si prolunga verso Sud: secche e bassifondi orlano questa costa.

 

Giunti all’ingresso, ci contendiamo il passaggio con una delle navi da crociera della MSC. Ma, alla fine, facciamo i "signori"... Cediamo il passo... Li lasciamo passare per primi. Sappiamo che sono qui per lavoro: devono sbarcare gli ospiti perché vadano a visitare le rovine di Olympia. Noi, speriamo di fare lo stesso. Purtroppo dovremo invece attendere un’altra occasione per questa visita allo storico sito della Grecia Classica: qui il porto si rivela non sicuro per lasciare incustodita una piccola barca (se venisse una "sventolata" da Est si alzerebbe il mare e saremmo in pericolo; infatti, mentre per una grande nave non sarebbe un problema, per il July sarebbe il disastro).

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                               (immagine satellitare 2)

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Rotta del July da Katakolon a Pylos. Cinquanta miglia che ci portano a sud del Peloponneso.

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La mattina dopo, il 31 maggio, partiamo direttamente per Pylos (vedi la foto satellitare 2 sopra). Questo scalo, nella strategia di viaggio, è il porto sicuro nel quale fermarsi per attendere venti favorevoli per passare i famigerati capi del Peloponneso e scendere verso Creta. Sappiamo già che il tempo domani cambierà... In peggio: vedremo !

Arriviamo verso le 15, ma non sembra esserci posto. Così, mentre facciamo un secondo giro di ispezione, vediamo qualcuno che ci fa segno di accostare di fianco sulla testata di un pontile offrendosi d’aiutarci per la manovra. E’ un italiano dell’unica barca italiana che troviamo in porto. Ci avviciniamo cautamente e pensiamo di “poggiarci” momentaneamente col July in questo posto “precario”. La barca fuoriesce abbondantemente di prora e di poppa dal pontile sul quale è accostata di fianco: ma non c'è un buco da nessuna parte. Non ci sembra un posto adatto per reggere molto vento… E sappiamo che di vento nei prossimi giorni ne deve venire. 

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                               (immagine satellitare 3)

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Rotta seguita dal July per entrare nella Baia di Navarino fino al Marina di Pylos.

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Pensiamo di cogliere la prima opportunità per cambiare ormeggio... “Chi va a Roma perde la poltrona”… Il primo che sposta la barca perde il posto. Infatti, il marina qui non è gestito; è abbandonato alla "legge della giungla selvaggia". Ciò nonostante è pieno di barche. La gente si arrangia come può e si attrezza per "farsi" un posto. Noi però dobbiamo tenere presente che non siamo greci: siamo ospiti. Non possiamo comportarci come uno dei residenti. Dobbiamo bilanciare i nostri comportamenti tra l'intraprendenza italiana ed il rispetto che si deve a chi ci ospita. Quindi dobbiamo aspettare una vera occasione in modo da occupare un ormeggio veramente "libero" e senza avere contestazioni. Comunque, anche se pensiamo che l’ormeggio è temporaneo, facciamo il nostro dovere fino in fondo. “Assicuriamo” il July alla banchina in "modo scientifico": tutte le cime necessarie… Ma solo quelle. Ciascuna al posto giusto e della giusta dimensione. Però rimane il fatto che la posizione non è ottimale. Alla fine, ultimate le manovre d'ormeggio e fatte le presentazioni, Sandro ci dice: “siamo appena arrivati anche noi, abbiamo pescato un tonnetto di quindici chili; questa sera abbiamo invitato una coppia di tedeschi… Volete unirvi a noi? … Ed eccoci di nuovo a far festa!  Hanno un bellissimo Sun Odissey DS 45 nuovo: ci aspetta una “cena di gala”. Così, verso mezzanotte, rientriamo in barca dopo la bella serata passata coi nuovi amici Sandro e Franca. Che bella sorpresa!  Franca, la moglie di Sandro, è una cuoca superlativa. Durante la notte, il vento si mette a soffiare forte per almeno un paio d'ore. Il July si muove poco ed in modo elastico... Si comporta benissimo. Così, visto che l'ormeggio, alla prova dei fatti, si rivela meglio di quanto avessimo previsto, rimarremo qui per tutta la lunga sosta a Pylos (vedi foto sotto).

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Il July, ormeggiato sulla testata del pontile, resisterà anche al maltempo​.

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Soffermiamoci per qualche momento su uno degli aspetti di questo viaggio che, anche se spesso volutamente omesso nelle mie descrizioni dei fatti, rimane sempre di fondamentale importanza: la navigazione. Pylos, non è una tappa come le altre in questo viaggio. E' posizionato subito a nord di Methoni che sta a guardia del primo dei tre capi che si affrontano per doppiare il Peloponneso. I veneziani, che all'epoca della repubbica marinara erano padroni di queste coste, avevano a disposizione una grande fortezza a Pylos ed un'altra, non meno grande, a Methoni. Le fortificazioni proteggevano la sosta delle loro navi che, in queste rade, attendevano venti favorevoli. Per chi, come noi, utilizza una barca a vela, lo studio delle rotte dei veneziani risulta estremamente istruttivo ed affascinate, nonché utile per la navigazione dei giorni nostri.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                               (immagine satellitare 4)

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Rotta che stiamo "studiando" per andare da Pylos a Creta.

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Osservando la foto satellitare 4 qui sopra, si possono notare i tre grandi capi del Peloponneso che si protendono verso sud. Da Ovest ad Est, questi sono: Capo Methoni, Capo Matapan e Capo Maleas. Tutti e tre hanno una pessima fama per quanto riguarda il numero di tempeste che qui si sviluppano nell'arco dell'anno. Questa cattiva fama poi, per quanto riguarda l'aggressività delle onde che li rende pericolosi, è persino crescente andando verso Est. Ciò significa che Capo Matapan è peggio di Capo Methoni e, a sua volta, Capo Maleas è peggio di Capo Matapan. Non è questa la sede per addentrarsi in analisi meteorologiche dettagliate. Tuttavia, limitandoci ad una semplice osservazione, possiamo prestare attenzione ad un fatto tanto semplice quanto determinante per capire quello che succede in questa zona così malfamata per i marinai. Ad Est di Capo Maleas si apre il mare Egeo. Qui il vento prevalente nella bella stagione è il Meltemi che spira da Nord-Est (vedi la foto sopra): questo vento soffia con forza di burrasca piuttosto frequentemente. Dall'altra parte, il vento prevalente viene da Ovest ed, avvicinandosi ai grandi capi, aumenta considerevolmente di intensità raggiungendo sovente forza di burrasca. Si formano quindi treni di onde, già aggressive per conto loro, che si incontrano e si scontrano proprio a Capo Maleas creando un mare infernale. Se ci ricordiamo che fino a poco più di un centinaio di anni fa tutte le navi andavano a vela e non disponevano di un motore, possiamo ben capire come si sia sviluppata questa cattiva fama. Il navigante, che da queste parti avesse voluto passare i capi navigando verso Est, doveva assolutamente evitare di farsi sorprendere da una tempesta... Soprattutto quando contemporaneamente soffiavano sia i venti da Ovest che il Meltemi. Infatti, in un malaugurato frangente di questo genere, la nave veniva spinta con forza verso Capo Maleas con la tempesta che aumentava la sua intensità mano a mano che ci si avvicinava al capo. Qui, "imprigionati" in una mare infernale che assaliva la nave da tutte le parti, ci si trovava nell'impossibilità sia di andare indietro che di passare il capo. Infatti, da ambo le parti, un feroce vento contrario ed un mare formato che arrivava dritto in faccia impedivano alla nave di sottrarsi alla trappola. Teniamo anche in conto che tutto questo avveniva ed avviene nella bella stagione, perché le cose peggiorano ancora durante le grandi burrasche invernali che spirano da Sud e spingono inevitabilmente le navi verso le alte coste rocciose che orlano la terra ovunque da queste parti. Ecco quindi spiegata la situazione. Pylos, in questo viaggio, non è una tappa come le alre. Qui, come facevano le navi in passato, il July attende una finestra di tempo maneggevole per passare i grandi capi senza troppi rischi e scendere fino a Creta.

Così, in attesa con animo sereno in un posto sicuro, cominciamo a guardarci intorno. Andiamo a cercare i negozi migliori nei quali fare la spesa (...a bordo del July, andare a scegliere giorno per giorno quel che mettiamo a tavola è un passatempo molto apprezzato) e ci informiamo sulle cose che si possono andare a vedere a terra. La prima cosa da fare è andare a visitare il castello che sorge imponente a due passi da noi.

Video girato all'interno del Neokastro: il castello turco che domina la baia di Navarino.

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Spendiamo due parole su questa fortezza che i locali chiamano Neokastro. E’ stata la prima cosa che abbiamo visto entrando via mare nella baia di Navarino. E’ decisamente imponente e domina completamente l’ingresso e buona parte della rada. Tuttavia, a dispetto della sensazione che se ne ha, la sua storia è piuttosto banale, almeno se paragonata all’importanza dell’intero sito nel corso dei secoli. Infatti, la fortezza che oggi possiamo ammirare è stata costruita dai turchi in tempi relativamente recenti: nel 1572. Sappiamo che già nel 425 A.C. gli ateniesi, durante la battaglia di Sfacteria, avevano eretto in loco delle mura difensive che li aiutarono a respingere l’attacco dal mare degli spartani. Tali mura, subirono poi dei rimaneggiamenti divenendo prima una cittadella in epoca bizantina e poi, ad opera dei Franchi, un castello (dal l 1278). Infine, sotto il controllo degli ottomani, assunse l’attuale aspetto nel 1572. I turchi lo fecero erigere per motivi strategici due anni dopo la famosa battaglia di Lepanto. Un'eccezione da ricordare: i veneziani ne ebbero il controllo in due periodi, ovvero dal 1644 al 1648 e dal 1686 al 1715. L'unica occasione che questa fortezza ha avuto per poter dimostrare tutta la sua potenzialità è stata durante la battaglia di Navarino (1825). Occasione persa, come si sa, perché i turchi furono clamorosamente sconfitti proprio sotto le sue mura. Poche navi di una coalizione guidata dagli inglesi, entrarono nella baia ed affondarono praticamente l'ntera flotta turca che qui si trovava alla fonda. Rimane tuttavia il piacere, per il turista che visita questi luoghi ai giorni nostri, di camminare sugli spalti di una fortezza ancora intatta e dalle fattezze così suggestive.

album fotografico   click   "Castello a Pylos"

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A Pylos ci siamo sistemati nella parte del porticciolo più lontana dal centro. Questo ci obbliga a fare spesso due passi: ci fa bene. Le cose interessanti da vedere sul posto sono: l’abitato con la sua passeggiata lungo la riva che da sulla Baia di Navarino e la piazza centrale con tanto verde che, nei lunghi pomeriggi, ospita sempre all’ombra molte persone. Naturalmente, non dimentichiamo il bellissimo castello turco già citato che è poco distante dalle case. Così, non ci mettiamo molto, in compagnia di Franca e Sandro, ad organizzare qualche gita in auto. Siamo in Grecia. Qui, affittare un'automobile di piccola cilindrata costa poco. Ci siamo informati sulle cose da vedere... e sono molte. Qui vicino, dall'altra parte della Baia Di Navarino, su un'altura subito a Nord, ci sono i resti di un altro castello veneziano che domina dall'alto l'intera rada. Sempre a Nord, nell'immediato entroterra, sono visitabili gli scavi del "Palazzo di Nestore" (il "grande vecchio" che rappresentava la saggezza tra gli achei all'assedio di Troia). Poco distante, sul mare, non possiamo perdere la famosa spiaggia di Voidokoilia (vedi foto sotto).

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Voidokoilia beach - così viene chiamata questa splendida spiaggia con mare color turchese.

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I giorni passano e noi, in compagnia dei nostri nuovi amici, ci industriamo ad organizzare qualche gita in auto. Abbiamo passato una bella giornata a Voidokoilia Beach. Praticamente non ci sono case nei pressi della spiaggia che si raggiunge percorrendo una lunga strada non asfaltata. Fanno eccezione un paio di taverne, ben nascoste nel verde, che attirano il turista, devo dire, in modo assai discreto. Così abbiamo passato pigramente la giornata: qualche bagno di mare e qualche passeggiata sulla sabbia (la lunga spiaggia bianca è decisamente invitante). Poi, nel pomeriggio, ci siamo inerpicati verso le pendici del colle sul quale torreggiano le mura dell'antico castello veneziano per andare a visitare "la grotta di Nestore" (vedi foto sotto).

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Grotta di Nestore: così viene chiamata questa immensa caverna ai piedi del castello veneziano​.

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Così, il giorno dopo, ci rimettiamo in macchina per andare a visitare il Palazzo di Nestore. Si tratta di scavi, relativamente recenti, che hanno portato alla luce resti di una dimora reale di epoca micenea attribuita a Nestore. Queste rovine, seppure ormai rimanga proprio poco a testimoniare il fasto originale, sono tuttavia molto importanti per l'archeologo. Esse testimoniano infatti quale fosse l'insediamento in loco nel 1.300 circa A.C. Piace immaginare che il vecchio Nestore, di omerica memoria, avesse speso proprio qui molti dei suoi "tanti" anni. Dal palazzo si domina, in fondo, tutta la baia di Pylos (Navarino). Piace anche immaginare che proprio qui Telemaco, partito da Itaca alla ricerca di notizie sul padre Ulisse, dopo essere approdato alla protetta spiaggia di Voidokoilia, trovasse rifugio. Qui, tra queste rovine, è stata trovata incredibilmente proprio una vasca da bagno che fa mostra di se, quasi intatta, fra i pochi resti di un palazzo raso al suolo da un incendio... Forse proprio la vasca dove Policasta, la figlia più giovane di Nestore, lavò via la fatica dal corpo di Telemaco.

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La vasca nel palazzo di Nestore dove, secondo la leggenda, Policasta lavò Telemaco.

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Un’altra bellissima gita da fare è quella che porta ad inoltrarci in un bosco dove si nasconde una splendida cascata. Franca e Sandro ci mostrano alcune carte sulle quali hanno individuato il posto. Ne hanno sentito parlare da amici. Le informazioni sono poche e le carte mostrano che non esistono strade asfaltate per andarci. Ma, alla fine ci decidiamo. Prendiamo un’auto e partiamo. Io sono stato messo alla guida del potente mezzo: l'auto meno costosa che siamo riusciti a trovare. Gli altri tre si sono posti ad arco intorno alle mie orecchie per darmi informazioni e suggerimenti sul tracciato. Dobbiamo individuare una stradina sterrata che parte dalla strada principale e si inerpica nel bosco. Alla fine, dopo qualche tentativo di mandarmi fuoristrada, decidiamo che questa è la volta buona... Svoltiamo a destra e cominciamo a salire fra scossoni e sobbalzi. Dopo aver percorso qualche chilometro, la strada sterrata comincia a farsi sempre più stretta e le buche, se possibile, aumentano di profondità in modo preoccupante. Fino al momento, non abbiamo visto nessuna indicazione a confortare le nostre speranze: niente! Ad un certo punto, passiamo oltre davanti ad un bivio impossibile. Voglio dire che quel bivio non è un bivio: da una parte una stradina al limite della praticabilità, dall'altra un vago cenno e qualche traccia... nient'altro. Margherita urla. Ha visto un cartello che agli altri è sfuggito... Torniamo indietro increduli e scendiamo dall'auto: il cartello esiste... Piccolo, scolorito e rovesciato sul terreno. Parcheggiamo l'auto (si fa per dire) e ci inoltriamo a piedi nella fitta boscaglia. Guidati dal rumore, raggiungiamo poco dopo un ruscello che scorre all'ombra del bosco invisibile dall'esterno. Sembra impossibile andare avanti, ma ci sembra di sentire il rumore della cascata. Ci facciamo coraggio e, con i piedi qualche volta in acqua, avanziamo. Più di una volta qualcuno di noi propone di tornare indietro, ma non ci fermiamo. Il rumore dell'acqua, sempre più distinto, ci dice che la meta non dev'essere lontana. Alla fine eccola: modesta nelle dimensioni ma bella, nascosta e affascinante in grado di ripagarci per tutti gli sforzi fatti per vederla. Le foto sotto riproducono solo parzialmente la realtà. L'emozione rimane però nei ricordi di ciascuno.

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La cascata compare improvvisa tra la folta foresta lontana da tutto e tutti.

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Abbiamo passato circa dodici giorni a Pylos prima di riprendere il mare. I nostri amici Sandro e Franca sono partiti un paio di giorni prima di noi. Durante la nostra sosta, abbiamo anche fatto in tempo a visitare sia l’antica Olympia che il castello veneziano di Methoni. Ma, per la descrizione di queste due gite si rimanda a due pagine realizzate espressamente su questo sito (- click-).

album fotografico   click   "Pylos 2011"

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Ogni giorno, o quasi, mi reco all’internet café per consultare le previsioni meteo. Da Pylos si parte per Creta… Ormai è deciso. L’idea è quella di portarci alla rada di Methoni, dormire all’ancora e partire la mattina dopo per la penisola del Mali. Ci rifugeremo a Porto Kayo per una notte e partiremo subito, la mattina dopo, per Kapsali, nell’isola di Kerkira. Da qui, l’ultimo balzo ci porterà a Creta. Pensiamo di sbarcare a Xania… Vedremo!

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