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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).
Cartolina di Natale 2018
Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.
Fine
Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.
Rada ad Ischia
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Dopo una lunga sosta a Le Grazie, ci sentivamo pronti per prendere il mare. I controlli ed i contro-controlli sul July avevano messo a posto la nostra coscienza: la barca era in “assetto di navigazione”. Anche noi eravamo riusciti ad entrare nel nuovo “ruolo”. Da adesso in poi avremmo fatto delle tappe più serie. Questa sosta (quindici giorni) un tempo sarebbe stata una buona metà delle nostre vacanze; ma adesso dovevamo abituarci a considerare il tempo diversamente.
Avremmo quindi cambiato il “modo” di andare per mare: nel viaggio classico che ci portava in Sardegna all'inizio delle nostre vacanze, la tappa di 60M da Le Grazie fino alla Capraia costituiva “il salto”, la tappa d'altura che ci portava a ridosso della Corsica. Adesso eravamo diretti a Sud. Puntavamo alla Sicilia per poi costeggiarla alla ricerca di un porto per la prossima sosta invernale. Avevamo anche messo in conto un salto verso le isole Maltesi, una visita a Lampedusa e... Perché no?... Un “allungo” verso la Tunisia dove avevo trovato, prima di partire, un posto barca (che Margherita ha rifiutato...). Quindi una tappa di 60M, come di solito facevamo partendo da qui, in questo nuovo contesto, rappresentava poco di più di una "gitarella" per mare. Ci serviva un passo diverso.
Avevamo già fatto ampiamente le nostre esperienze: una stagione andando da Genova alle Baleari, un'altra ad Ustica e solo l'anno prima spingendoci fino a Tropea. Avevamo così messo a punto il nostro “modo di viaggiare”... Tappe lunghe... Anche molto lunghe...
Ma adesso sarebbe stato diverso. Non avevamo più tempi stretti per l'urgenza di rientrare al lavoro. Tappe lunghe... Anche molto lunghe... Tuttavia, ogni volta che fosse stato possibile, avremmo privilegiato la scelta di passare la notte in porto per una bella dormita: avremmo quindi cercato sempre di evitare di navigare per tutta la notte. Se esiste una alternativa, inutile “affaticarsi” per arrivare prima.
Foto dai nostri itinerari
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Elaborazione di un'immagine di Google Maps (imagine satellitare 1)
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La rotta del July da Le Grazie ad Ischia nel luglio 2009
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Così, alle sei del mattino, lasciavamo Le Grazie per la prima “tappa vera” del viaggio... Almeno se consideriamo il tragitto e le soste da Pegli alla rada di La Spezia come parte di un lavoro di preparazione e di messa a punto dell'unità uomo-barca (...per dirlo con le parole di Moitessier). Avevamo in mente di tirare fino ad Anzio in modo da portarci rapidamente a Sud. Per fermarci a dormire durante la notte, avremmo riutilizzato gli scali che avevamo fatto l'anno prima andando a Tropea.
Il buio, dopo il primo giorno di navigazione, ci avvolgeva già quando abbiamo rilevato il passaggio tra l'isola d'Elba e la costa. Abbiamo imboccato tranquilli il canale di Piombino passando tra gli isolotti di Palmaiola e Cerboli: a quel punto mancavano circa otto miglia per arrivare a Porto Azzurro.
Alle 22h:30' circa, entravamo scivolando silenziosamente sull'acqua ferma alle spalle del molo di sovrafflutto. Conosciamo bene quello scalo. Sapevamo che non vi si trova mai posto (...e quando si trova costa un occhio). Ma, a quell'ora, ci siamo semplicemente affiancati ad una “bella e ricca “ barca ormeggiata di fianco in banchina. Siamo scesi a passeggiare godendoci quei momenti. Sapevamo bene di aver messo alle spalle 88 miglia di mare: niente male per una tappa giornaliera.
Abbiamo così passato “gratis” una notte tranquilla ed al mattino, ben riposati, siamo ripartiti alle 6h:00'. Ancora un salto per arrivare a Porto Ercole. Navigazione tranquilla e senza storia che ci ha visto entrare a cercar posto in uno scalo ben conosciuto verso le due e mezza del pomeriggio. Avremmo potuto fare di più... Ma eravamo in vacanza.
Anche Porto Ercole è sempre affollato. Posti pochi e tutti a pagamento. Ma noi sappiamo cosa fare e ci siamo sistemati “furbescamente” in un posticino dal quale ci avrebbero allontanati prima o poi. Ma avevamo in programma di ripartire all'alba e, in questo modo, l'abbiamo fatta franca.
La tappa successiva ci vedeva entrare nel porticciolo di Santa Marinella. Qui sapevamo che avremmo dovuto pagare cara la sosta. Scalo affascinante all'ombra del castello edificato dai Barberini. Abbiamo dovuto telefonare e prenotare. Qui la gestione è quella di un marina privato: per quanto riguarda la qualità dei servizi ed i prezzi, già si sente l'aria del Sud.
Siamo arrivati presto a Santa Marinella ed abbiamo fatto in tempo a fare un bagno (molto “veloce a causa dell'acqua gelida) ed una bella passeggiata. Non abbiamo mancato di far visita, dopo cena, al “nostro” gelataio. Una bella giornata passata a terra in un posto ben noto pieno dei nostri ricordi. Anche il morale era alto: avevamo la consapevolezza che il giorno dopo avremmo attraccato ad Anzio... Località a Sud di Roma.
Così fu infatti. Una piccola e rapida tappa di quasi cinquanta miglia ed eravamo già di fronte all'entrata. Proprio all'ingresso però, trovammo l'unica difficoltà di quella traversata. Chi conosce il porto di Anzio sa che l'ingresso è soggetto ad insabbiamento. Non è un accumulo di sabbia concentrato in un solo punto (come capita da altre parti), bensì un ampio banco sabbioso che si sposta continuamente, soprattutto sotto la spinta delle grandi burrasche invernali. Un continuo lavoro di dragaggio mantiene aperto il porto. Ma i cambiamenti del fondo sono così rapidi che la capitaneria è costretta ad emettere diverse ordinanze e raccomandazioni tra uno scavo e l'altro.
Con molta prudenza e col July “al minimo” siamo comunque riusciti a trovare la strada ed in men che non si dica abbiamo gettato l'ancora portando la poppa in banchina ed attraccando nel posticino che conosciamo bene (foto sotto).
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Come abbiamo detto, l'idea era quella di fare una bella sosta per goderci lo scalo e per attendere con calma una finestra di bel tempo per proseguire in sicurezza. Ci piaceva l'idea di ritornare in un ristorantino che ci ha sempre trattato molto bene...
Ma un'annuncio di burrasca ha stravolto i nostri piani. Il meteo infatti annunciava a sorpresa una burrasca forza otto da Nord-Ovest con mare che sarebbe rimasto mosso per alcuni giorni. A questo punto, eravamo di fronte ad una scelta: o rimanere ad Anzio per tutta la durata del cattivo tempo o proseguire alla ricerca di un porto sicuro che ci consentisse di approfittare della sosta forzata per “fare turismo”.
Avevamo 36/48 ore di tempo prima che cominciasse “il ballo”. Lungo la nostra rotta, volevamo far tappa ad Agropoli per poter visitare le rovine di Paestum. Ma Agropoli distava circa 130 miglia... Troppe per una tappa giornaliera. Abbiamo quindi optato per un piano che ci è parso subito fattibile ed a basso rischio: avremmo fatto rotta diretta per Agropoli fermandoci a dormire in rada ad Ischia che distava solo 75 miglia. In fondo, seppure la burrasca avesse anticipato, avremmo avuto il mare in poppa e saremmo arrivati a destinazione prima che il maltempo diventasse realmente un pericolo. Era un piano abbastanza prudente. Infatti, con vento e mare da Nord-Ovest, anche se tutto fosse andato storto, avremmo sempre potuto allungare per rifugiarci a Sud di Capo Palinuro: lì esiste un ancoraggio nella “Baia del Buon Dormire” che offre una buona protezione col Maestrale.
Così, dopo una sola notte passata ad Anzio, siamo partiti per Agropoli. Alle sei del mattino abbiamo mollato gli ormeggi ed abbiamo messo il July “alla frusta”. Siamo arrivati ad Ischia che era ancora giorno ed abbiamo dato ancora nella baia a Sud di Ischia Ponte.
Da una foto disponibile in internet, vista sulla baia a Sud di Ischia Ponte.
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Una sosta bellissima sotto Ischia Castello che ci riportava alla mente la prima volta che siamo venuti in questi posti. Allora eravamo di ritorno dalle Eolie con una piccola barca a vela di sette metri e senza motore ausiliario. Eravamo giovani e con a bordo nostro figlio di otto anni. Ricordiamo il fascino della visita al monastero delle monache Clarisse edificato all'interno delle mura del Castello. L'immagine che più ricordiamo è quella impressionante del cimitero delle monache. La fondatrice era una nobile che, rimasta vedova, pensava di alleviare il suo dolore nella preghiera e nel ricordo della caducità della vita terrena. Decise quindi di dare il via ad una macabra usanza: le suore, alla loro morte, non sarebbero più state seppellite, bensì poste sedute in una stanza areata sul mare fatta apposta con una panca in pietra tutt'intorno. Nella panca inoltre, abbiamo visto i buchi destinati a raccogliere i liquami della decomposizione.
Qui avanti, qualche foto ricordo di quella splendida serata coi colori del tramonto che hanno accompagnato la nostra cena nel pozzetto in totale relax.
Album fotografico della "tappa" ad Ischia
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L'indomani mattina all'alba, siamo ripartiti per Agropoli. Circa 55 miglia per arrivare a rifugiarci in un posto sicuro e scendere a terra a fare i turisti. È una bella tappa che ci porterà a vedere Paestum: un sito unico con diversi templi greci ancora decisamente in ottimo stato. La sosta ad Agropoli e la visita alle antichità sarà l'oggetto della prossima web-page.