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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Serifos 2014

Navigation

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Foto dai nostri itinerari

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il July in viaggio all'alba nella rotta Kythnos - Serifos.

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Dopo la breve sosta a Kythnos (una mezza giornata in giro ed una notte in porto a Loutra), siamo partiti all’alba con rotta Serifos: un’altra isola ad una ventina di miglia di distanza. Siamo nelle Cicladi Occidentali, quelle che si distendono da nord a sud quasi in linea davanti al golfo del Saronico (dove si trova anche Atene ed il Pireo). La foto sopra è stata presa poco dopo l'alba, appunto, in navigazione in un mare calmo e piacevole dopo non so quanti giorni di vento furioso e mare agitato (il mare aveva cominciato a calmarsi il giorno prima quando siamo partiti da Ermoupoli (Syros) per andare a Loutra (Kythnos).

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                          (immagine satellitare 1)

Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

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Viaggio del July (linea gialla tratteggiata) da Kythnos a Serifos.

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Una navigazione tranquilla e senza storia ci ha portato, verso le undici del mattino, a sfilare davanti alla cora dell’isola in attesa di scapolare l’ultimo promontorio ed entrare finalmente in baia dove, dopo il molo dei traghetti, si trova uno sbarcatoio: una banchina che non è stata costruita all’interno di un porto, bensì in un angolo della baia.

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Il molo, definito sbarcatoio perché è solo parzialmente protetto, dove il July ha ormeggiato.

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E’ decisamente attraente lo spettacolo che si presenta quando si entra. La cora appare proprio di fronte in alto e "l’anfiteatro", formato dalla rada che ci circonda completamente, fa da degna cornice naturale ed accresce l’effetto di uno scenario da cartolina. Mi apprestavo a fare un giro di ricognizione per decidere come e dove ormeggiare, quando Margherita, per prima, ha visto le barche di Guido e di Luigi affiancate poco lontano da noi. Visto che c'era un posto vicino a loro, la ricerca dell'ormeggio migliore è finita sul nascere. Eravamo certi che sarebbero usciti fuori per accoglierci come facciamo sempre tra di noi, ma ci siamo resi conto che non erano in barca.

- "Bene !  Sarà una sorpresa vederci al loro ritorno". -

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Si vedono le tre barche, sul molo di Serifos, affiancate subito dopo il nostro arrivo

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In effetti abbiamo visto in seguito i due scendere dalla moto affittata per andarsene a spasso per l’isola ed avvicinarsi alle barche chiaccherando presi dalle loro cose. È stata una vera sorpresa per loro trovarci ormeggiati proprio di fianco. È stato un bel ritrovarsi...

Ma è durato poco. L'indomani sono partiti all'alba ed al nostro risveglio già non c'erano più. Comunque poterci rivedere in questa stagione non era proprio previsto: tanto di guadagnato !

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Una volta partiti Guido e Luigi, abbiamo ripreso a fare i turisti a tempo pieno.

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Una volta rimasti soli, abbiamo ripreso le nostre abitudini: esplorare tutta la zona per conoscerne i luoghi e le opportunità, fare delle belle passeggiate, andare a curiosare per vedere dove si compra meglio quel che vogliamo mangiare, andare a vedere dove fare il bagno, etc. In una parola: abbiamo ripreso a fare i turisti a tempo pieno.

C'è però un cosa che, ad onor del vero, va raccontata. Il primo giorno, quando ancora eravamo in compagnia di Guido e di Luigi, subito dopo aver pranzato, Margherita ha cominciato a dirmi di azionare la pompa di sentina (pompa che espelle acqua dalla barca in caso di bisogno). Questa idea le era venuta perché dopo la traversata precedente avevamo trovato dell'acqua. Io nicchiavo... Poca voglia di fare qualsiasi cosa dopo pranzo, ma anche un reale convincimento che la barca fosse a posto. Comunque, dopo qualche insistenza, ho deciso di cedere: "Margherita, scendi in banchina; da li puoi vedere meglio il getto dell'acqua emesso dalla pompa... Mi raccomando, indicami chiaramente se ne esce e soprattutto quando smette di uscire... Se la facciamo andare a secco, lo sai, la bruciamo". Così ho azionato l'interruttore e mi sono messo a scrutare il viso di Margherita che nel frattempo si era portata in banchina. "Daisy..." - gridavo per farmi sentire - "Ma esce l'acqua?" E lei faceva di si con cenni del capo. I secondi passavano ed io ero sempre più incredulo... "Ma sei proprio sicura che esca ancora acqua?" - insistevo nervoso - "Mi sembra impossibile." Insomma, per farla breve, la pompa ha dovuto lavorare per diversi minuti prima di fermarsi. A questo punto però era ormai allarme rosso. Ho aperto il vano motore e... Sorpresa, l'acqua usciva a fiotti dal gruppo della girante. Ho subito chiuso la presa a mare e il "processo di affondamento" è stato prontamente interrotto... Ma il livello d'allarme rimaneva alto. Ho smontato subito il pezzo incriminato ed ho scoperto che avevano ceduto dei cuscinetti interni. Avevo fatto controllare e revisionare la pompa a Leros prima di partire: ottanta euro e tanta paura. Ecco cosa ci è costato lo scherzo. La rottura dev'essere avvenuta mentre entravamo in porto. Se fosse accaduta in mezzo al mare avrei avuto ben altre gatte da pelare. Benedetto meccanico... Come ha fatto a non accorgersi che l'alberino della pompa aveva gioco? Ad ogni buon conto, con i pezzi in mano e dopo aver scoperto la causa del danno, sia Guido che Luigi hanno suggerito di andare col traghetto a Syros: l'isola più vicina dov'è possibile trovare un buon meccanico ed i pezzi di ricambio necessari. Una tragedia !

Con il motore bloccato dall'intervento in corso, la nostra situazione era a rischio. Eravamo ormeggiati in una banchina esposta al Meltemi e la nostra sicurezza dipendeva dalla tenuta dell'ancora. Non era proponibile lasciare Margherita sull'isola in quelle condizioni.

Poi però, chiedendo in giro, abbiamo saputo che nell'isola colui che affitta le moto ai turisti ha anche una piccola officina nella quale ripara le sue moto. Inoltre, se servono dei pezzi di ricamio, li fa arrivare da Atene. Così, per farla breve, ho concordato con lui che avremmo fatto il lavoro insieme. Abbiamo smontato il pezzo, compresi i cuscinetti. Poi abbiamo individuato i ricambii necessari ed il meccanico li ha ordinati: due / tre giorni di spedizione non sono poi tanti. Dopodiché ci siamo dedicati al turismo.

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Per andare alla Chora occorre fare un po' di strada in pianura prima di salire.

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L’indomani, sgravati dal problema del motore, alle otto del mattino, ci siamo messi in marcia per salire alla Chora. Per coloro che non lo sanno, tutte le isole da queste parti hanno la Chora. Vediamo di spiegare in due parole di cosa si tratta.

La Chora è il centro abitato più importante dell'isola costruito nella zona più alta e spesso dotato di castello o fortezza nel quale rifugiarsi in caso di attacco dal mare.

Oggi raggiungere qualunque di queste isole è comodo, poco costoso e soprattutto veloce. Anche qui a Serifos, come nelle altre, i traghetti di collegamento non fanno che entrare ed uscire dal porto per tutto il giorno. Ma non è sempre stato così. Per secoli questa gente ha vissuto in semi-isolamento.

 

All'epoca, l'arrivo di una nave poteva essere un motivo valido per abbandonare le proprie attività ed andare a curiosare nel porto. Era infatti naturale cercare il contatto con l'esterno: c'era fame di notizie che non potevano che giungere via nave.

 

Immaginiamo, In queste condizioni di isolamento, un gruppo di gente armata (per lo più dediti alla pirateria) che sbarcasse nell’isola. Erano situazioni terribili. Violenze e distruzioni, quando non deportazioni in schiavitù... Comunque sempre fatti con conseguenze tragiche.

Si diffuse quindi l’abitudine di costruire le case in luoghi adatti alla difesa. Solitamente sul “cucuzzolo” di un’altura spesso culminante con il “Kastro”. Questo, non era un vero castello; era piuttosto un luogo accuratamente scelto per rendere efficace la difesa, spesso circondato da mura, dove tutti scappavano a rifugiarsi in caso di pericolo.

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Album fotografico   - click -   "Serifos 2014"     - istruzioni -

Passato qualche giorno in totale relax, l’Egeo si è fatto sentire ancora… Prima siamo rimasti bloccati per riparare la pompa dell’acqua del motore, poi perché le previsioni meteo suggerivano di “rintanarsi” da qualche parte. Allora, rimesso in funzione il motore, ci siamo mossi portandoci all’inlese (long side berthing – ormeggiati di fianco al pontile) nel lato ridossato del molo, il lato sud. Qui, abbiamo detto a Bernard e Denise (coi quali intanto avevamo fatto amicizia) di portarsi al nostro fianco. I posti protetti sono pochi e non si deve essere egoisti in mare. Alla fine della giornata, quando il Tam-Tam di Radio Banchina aveva ormai diffuso la notizia che sarebbe arrivata burrasca, il lato "protetto" registrava il "tutto esaurito". Per dare un'idea dell'impacchettamento generale, ho girato un video la sera prima del vero peggioramento del tempo (quando appena cominciava il cambiamento).

In questo video, siamo nel lato protetto del molo, affiancati con Bernard e Denise in attesa di una buriana.

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La notte seguente, il ventaccio è arrivato. C’era un certo allarme tra noi perché i vari siti che offrono previsioni meteo non erano concordi sulla direzione che avrebbe preso il vento nelle ore successive. Si capisce bene che dopo aver fatto tanta fatica per impacchettarsi sottovento, nel lato protetto della banchina, girando il vento, saremmo stati invece completamente esposti. Per fortuna l'evoluzione è stata poi quella a noi più favorevole. Così, di fatto, abbiamo passato una buona notte senza subire le cattiverie di Eolo che da queste parti mostra per intero il brutto carattere per il quale è famoso. Siamo rimasti così, tutto sommato "ben sistemati", per tutta la durata del cattivo tempo. In questo periodo, come abbiamo visto, avevamo a fianco Bernard e Denise in seconda fila e, poco lontano, gli amici italiani Nello e Nirvana. Facevamo gruppo: la sera si andava a "fare l'aperitivo" sulla barca di qualcuno a turno e durante il giorno si faceva il solito gioco da banchina quando fuori imperversa il maltempo. Il gioco consiste nel guardare cosa combinano i "charteristi" che entrano in porto alla ricerca di una sistemazione per la notte.

 

Le loro barche si riconoscono subito... Anche da lontano. Vediamo di descriverle... Prima cosa, lunghezza minima 50 piedi (15 metri - così fai un bel figurone quando ti fai vedere dalla gente che passeggia nei porti).

Poi, altra immancabile nota caratteristica, entrata e manovre in porto a "tutto gas"".

Un'altra nota distintiva è l'uso del "bow thruster" (elichetta di prua).

 

A questo proposito vediamo che, appena giunti sul posto scelto per l'attracco, lo azionano con grande insistenza ma con risultati disastrosi. Vediamo di capirci. Una barca, soprattutto di quelle dimensioni, pesa varie tonnellate. A causa della grande inerzia, quando si imprime una forza (o sotto l'azione del motore, o del "bow thruster", o persino del vento...) la barca inizialmente non si muove... O almeno così sembra agli occhi di un inesperto.

Ma è vero anche il contrario: se la barca è in moto occorre molto tempo prima che si fermi.

Così, quando una barca è nelle mani di un principiante, vediamo delle manovre nelle quali ogni azione è ritardata rispetto a quel che servirebbe con il risultato di una serie frustrante di ostinati tentativi di manovrare destinati tutti al fallimento.

 

Mentre chi è ai comandi si esibisce in questo modo, le ragazze di bordo si preparano a lanciare le cime d'ormeggio a terra... Prima delle delle cime però, cominciano a lanciare sorrisi a chiunque sia nel loro raggio d'azione per implorare di dar loro una mano. 

 

Ciliegina sulla torta: di quella brava persona che continua a gridare da prua se deve o no gettare l'ancora non si interessa nessuno.

 

Così, quando ormai si trovano a pochi metri dal molo, qualcuno si ricorda e l'ancora va giù. Un'ancora non tiene niente se non la si cala ad una certa distanza... E in un attimo si trovano in banchina. A questo punto, l'ancora non tiene quindi la poppa viene riempita di parabordi per non rovinare la bella barca e, in qualche modo, tutti si sentono arrivati.

Tutto questo accade in condizioni di poco vento: quando c'è vento teso, invece, le cose peggiorano sensibilmente e la scena diventa un passatempo irresistibile.

 

Mercoledì 4 giugno, alle sette del mattino, finalmente siamo partiti per Milos. Essendo ormeggiati di lato insieme ai nostri amici in seconda fila su di noi, abbiamo concordato l'orario della partenza. Loro naturalmente sono stati i primi a mollare... Noi abbiamo mollato subito dopo.

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