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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Siviglia

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La mattina, come al solito, decidiamo di partire senza perdere tempo prezioso. Il piano è quello di arrivare a Siviglia, presentarci in Hotel per il “check-in” ed andare poi direttamente a vedere la cattedrale. Si tratta sempre di avere l'accortezza di tenere conto degli orari di apertura delle visite che abbiamo in programma oggi. Il viaggio si rivela veloce e senza problemi.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                          (immagine satellitare 1)

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Foto dai nostri itinerari

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Mappa del percorso da Cordoba a Siviglia: due città entrambe nel cuore dell'Andalusia.

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Giunti a Siviglia, cerchiamo dove parcheggiare l'auto. Ci piacerebbe trovare un posto dove la sosta sia consentita liberamente... Ma non c'è verso. Hanno fatto terra bruciata ovunque: hanno bisogno di soldi. Così chiamo l'albergo, annuncio che siamo arrivati e chiedo dove sistemare l'auto. Sono convenzionati con un garage abbastanza vicino. Alle undici siamo alla "reception"... Le camere sono disponibili a partire dalle ore quattordici, ma fanno un'eccezione.

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Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

Siamo riusciti a trovarci una sistemazione tra i vicoli del centro di Siviglia.

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Così, partiamo a piedi alla volta della cattedrale. Non è lontana: siamo nel cuore della città vecchia. Abbiamo scelto un alberghetto tra i vicoli antichi a due passi dal centro... Non ci interessa il “Grand Hotel” bello, magari lussuoso ma assolutamente anonimo. Vogliamo vedere, immaginare, trovarci immersi il più possibile nelle origini della divestità che fa di questo posto un luogo unico al mondo. Sappiamo che quel triangolo che andiamo a visitare, quello compreso tra la cattedrale, l'Alkázar e L'Archivio Delle Indie è stato dichiarato dall'Unesco “patrimonio dell'umanità”.

Per quanto riguarda la cattedrale di Siviglia, prima di arrivare per vederla, ci siamo informati un pochino. Sappiamo che stiamo parlando di uno dei complessi più grandi del mondo. Abbiamo letto addirittura che è la terza per grandezza dopo San Pietro a Roma e St. Paul Cathedral a Londra. Ma siamo in Andalusia, qui la cattedrale ha un aspetto che la rende unica tra le grandi: è stata costruita al posto della “grande moschea”. Vuol dire che esistono ancora innumerevoli testimonianze di questo fatto. Bastino per tutte la grande torre campanaria, la Giralda, che è l'antico minareto ed il “chiostro”, se così vogliamo chiamarlo, noto come “Patio de los Narajos”, che altro non è se non quello che era all'origine il cortile musulmano.

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Foto della cattedrale di Siviglia ottenuta mediante elabolazione da un originale di Google Maps.

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Guardando l'immagine qui sopra si ha un'idea delle dimensioni del complesso. Ma si vede anche una "bella" differenza rispetto alle grandi cattedrali gotiche quali, ad esempio, lo stesso duomo di Milano, che hanno una forma esterna che riproduce esattamente la chiesa come la si percepisce dall'interno: ovvero un corpo unico... Anche se composto da più navate. Qui siamo di fronte ad un "gruppo architettonico" che, oltre alla chiesa, comprende divesi volumi di varia natura che all'esterno compongono una vista come si vede sopra. Si entra dal lato sud (quello a destra guardando la foto). Appena arrivati ci mettiamo subito in fila... Non ci aspettavamo di fare la fila, ma tant'è. Abbiamo superato una cancellata e la gente davanti a noi non è poi moltissima; ci metteremo un quarto d'ora.La visita ci prende più tempo del previsto. Nonostante le aspettative fossero già alte in partenza, rimaniamo sopraffatti e affascinati.

​Come italiani che un pochino hanno già viaggiato, devo dire che non siamo sopraffatti dalla qualità artistica di ciò che ci circonda...
Beninteso, la qualità c'è, ma ci siamo abituati. Quello che sorprende è soprattutto la quantità... La quantità di tutto. La quantità di spazio (le dimensioni sono impressionanti...), la quantità di locali, cappelle, angoli dedicati a questo e a quello, la quantità di manufatti...
Quindi non mi metterò a descrivere quello che vediamo. Non avrebbe senso. Mi limiterò a dire che ciò che ci ha colpito di più, alla fine, è la tomba di Cristoforo Colombo.

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Foto del mausoleo di Cristoforo Colombo realizzato all'interno della cattedrale di Siviglia.

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Per quanto concerne il resto della visita all'interno della cattedrale, lascerò alle foto che seguono il compito di fornire una “panoramica” sufficiente per dare almeno un'idea di quanto abbiamo visto. Se poi le foto sembrassero troppe... Beh... “Troppo” è proprio in sintesi il termine che descrive quello che proviamo.

A questo punto, prima di passare in rassegna le foto, forse è bene spendere due parole sulla tomba di Colombo, che qui viene definita più “pomposamente “mausoleo”. Infatti, apprendiamo alcune “curiosità” che vale la pena riportare.

Alla sua morte (20 maggio 1506), Cristoforo Colombo, nonostante avesse espresso la volontà d'essere inumato nelle Americhe, fu sepolto a Siviglia. I suoi resti furono tumulati in un monastero alla Cartuja, un quartiere della città situato su una sorta di isola creata tra due corsi d'acqua. Tre anni dopo, con una cerimonia solenne, i suoi resti furono trasferiti nella cattedrale. Si dovette attendere fino al 1537 (31 anni dopo la morte) perché le sue spoglie, congiuntamente con quelle del fratello Diego, fossero alla fine portate in America: per l'esattezza a Hispaniola, nella cattedrale di Santo Domingo. Nel 1795, quando la Spagna decise di cedere Santo Domingo alla Francia, gli spagnoli decisero di trasportare il feretro a l'Avana. Infine, nel 1898, più di cento anni dopo, lo riportarono a Siviglia nella tomba-mausoleo che qui ammiriamo ai giorni nostri. Per amor di "completezza", voglio anche aggiungere che il monumento che costituisce la tomba di Colombo, o il suo mausoleo se vogliamo, si compone di un "sarcofago" portato a braccia da quattro figure allegoriche coronate che rappresentano i regni spagnoli di León, Castiglia, Aragona e Navarra.

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Album fotografico   - click -   "Cattedrale di Siviglia"     - istruzioni -

Ma la cattedrale di Siviglia è famosa anche per la grande torre campanaria che svetta sul suo lato rivolto ad Est. È una torre dall'aspetto massiccio, a base quadrata, che in origine era il minareto della “Grande Moschea”. I testi riportano che fu costruita dagli arabi negli anni che vanno dal 1184 al 1197 in stile Almohade (un'interpretazione dogmatica e radicale dell'Islam che diede origine ad una dinastia che adottò un'architettura semplice ed austera).

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La Giralda, torre campanaria della cattedrale.

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È molto interessante quanto riporta il sito spagnolo “www.sevillaonline.es”. In particolare mostra l'evoluzione subita dal minareto per diventare la Giralda dei giorni nostri. Quattro disegni che fissano i quattro “stadi” evolutivi del monumento.

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All'origine la torre misurava 79 metri (oggi arriva quasi a 100). In seguito, dopo la riconquista da parte dei Cristiani, nel 1568, furono poste in cima delle campane (ovviamente con la loro struttura portante) e dei tempietti sovrapposti così come li vediamo ai giorni nostri. In cima a tutto, fu posta infine una statua che rappresenta la fede in Cristo. Questa statua è molto particolare: infatti è in grado di girare su se stessa seguendo la direzione del vento (banderuola=giralda)... Da qui il nome della torre. La stessa statua poi prese il nome di “El Giraldillo”.

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Foto del "Giraldillo", famosa statua-banderuola posta sopra la torre della Giralda.

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Naturalmente, non possiamo esimerci dall'andare a curiosare salendo fin sulla cima dell'antico minareto per vedere Siviglia dall'alto. Non siamo nuovi a questo tipo di “imprese”. Torri e campanili non ci spaventano... Anzi... Ci piacciono. Qui poi, con nostra grande sorpresa, scopriamo che la salita è particolarmente agevole: infatti, l'ampia pianta quadrata della torre, ci consente di salire su di una rampa liscia, senza scale. Una "benevola" salita ci porta senza sforzo fino al "belvedere"(siamo al livello delle campane che vediamo a meno di un paio di metri sopra le nostre teste).

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Album fotografico   - click -   "Siviglia dalla Giralda"     - istruzioni -

Finita la visita alla stupefacente cattedrale di Siviglia (che, vista da sopra la Giralda, fa ancora più effetto) la famuccia si fa sentire. Ma questa volta è più una necessità che un desiderio... Abbiamo fretta!

Vedremo di mangiar bene questa sera. Al momento vogliamo solo far presto per andare a visitare l'Alkázar. Appena usciti fuori, subito dopo aver attraversato il cortile interno, troviamo un “baretto” che fa al caso nostro. Un paio di “tortillas” ed una birra e riprendiamo il cammino. L'ingresso dell' Alkázar non è lontano.

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Mappa del percorso dalla cattedrale all'Alkázar (linea tratteggiata in giallo).

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Svoltiamo l'angolo e ci troviamo esternamente ancora sotto la Giralda: certo che si tratta di una costruzione di grande effetto che caratterizza, non poco, la grande piazza, quasi triangolare prospiciente il lato Est della cattedrale: "Plaza Virgen de los Reyes". Percorriamo tutto il lato di quella che fu "la grande moschea" e, girando a destra, ci troviamo di fronte al palazzo detto "Archivio delle Indie"... E finalmente arriviamo davanti all'ingresso dell'Alkázar (foto sotto).

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Ingresso dell'Alkazar (elaborazione di un'immagine di Google Street View).

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L'Alkázar era il “palazzo reale” dell'epoca. Pertanto, come abbiamo imparato a comprendere, non può che essere una struttura immensa e complessa, anche difficile da descrivere. Tantissimi sono gli ambienti che visitiamo ed anche di stili diversi.

Degli interni, quel che maggiormente ci colpisce sono quelle zone dove è evidente il tentativo di ricreare gli stessi ambienti dell'Alhambra. Anche se in tono minore (...ma non troppo), visitiamo ampie zone costruite con questo stile, piene di mille “angolini” deliziosi dove rilassarsi all'ombra di qualche portico con l'unico rumore di un rivolo d'acqua che, opportunamente incanalata, con il suo gorgoglìo contribuisce a creare un'atmosfera da sogno.

Filmato realizzato all'interno di un patio dell'Alkazar di Siviglia.

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Certo, non esistono solamente ambienti “arabeggianti”. Ovviamente, il palazzo che oggi possiamo visitare è stato rimaneggiato molte volte con il passare dei secoli. Ha conosciuto epoche diverse, con diverse destinazioni d'uso e diverse mode. Vi si trova un po' di tutto.

Come al solito, un album fotografico darà una panoramica sommaria e generale di quel che c'è. Le foto che seguono rappresentano, ma solo superficialmente, quel che vediamo.

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Album fotografico   - click -   "L'Alkázar di Siviglia"     - istruzioni -

Una volta concluso il nostro lungo “giro” per gli interni dell'Alkázar, ci portiamo fuori verso i giardini. Il tour è tutt'altro che finito. Infatti i giardini non sono meno grandi e meno complessi del palazzo in tutta la sua estensione. Anche qui, stili diversi, piccole costruzioni e angolini “ricercati” sono stati collezionati a seconda delle epoche e delle mode del momento. Il tutto comunque risulta armonico e piuttosto affascinante. Passiamo direttamente alle foto...

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Album fotografico   - click -   "Giardini dell'Alkazar a Siviglia"     - istruzioni -

Usciti in strada, dopo la visita all'Alkázar, ci sentiamo molto contenti sia per quel che abbiamo visto che per il fatto che tutto sta andando proprio secondo i nostri piani. Mi riferisco al fatto che noi stiamo visitando l'Andalusia per conto nostro, senza il supporto di un “tour operator”. Il vero motivo di questa scelta sta nel fatto che vogliamo prenderci con calma tutto il tempo che ci serve per vedere ed “assaporare” quel che visitiamo. Per poterlo fare, occorre che i “passaggi obbligati”, le visite da non perdere, vengano fatte bene, anche con una certa calma, ma con una grande efficienza in modo da non sottrarre tempo al dolce far niente quando ci si mette semplicemente a curiosare in giro o, ancora meglio, si passa un po' di tempo per sé guardando un tramonto o perdendosi tra i vicoli affascinanti e senza tempo.

Ed è proprio quello che intendiamo fare adesso. Siamo arrivati a Siviglia solo questa mattina, ma ci sembra di esserci da sempre. Le tappe obbligate, la cattedrale e l'Alkázar, le abbiamo già fatte ed abbiamo ancora davanti a noi un lungo pomeriggio per bighellonare. Abbiamo deciso di inoltrarci senza meta nell'antica Juderia, il quartiere ebraico oggi chiamato "Barrio de Santa Cruz".

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Album fotografico   - click -   "Il Barrio de Santa Cruz"     - istruzioni -

Questo quartiere è arrivato al suo massimo splendore ai tempi della dominazione araba, quando la comunità ebraica che vi risiedeva era seconda per numero in Spagna solo a quella di Toledo. All'epoca veniva chiamata la “Juderia de Sevilla”. Molto del suo fascino deriva dal fatto che qui le case non sono regolari, intendo a base più o meno squadrata, al contrario si sviluppano su aree irregolari, spesso con lati curvi, lasciando tra loro il minimo dello spazio (nulla va sprecato): dei vicoli stretti e tortuosi. Gli ebrei, come gli arabi, costruivano le loro dimore senza finestre all'esterno. L'accesso alla casa era costituito da una porticina che dava su di uno stretto corridoio che accedeva al patio centrale. Il patio era il centro dell'abitazione e dava luce, aria e spesso protezione sotto un colonnato interno. Splendide porcellane colorate abbellivano l'ingresso ed il cortile, mentre un'esplosione di fiori e piante coltivate con dedizione davano il segno del livello di benessere del proprietario. Ancora oggi possiamo vedere alcune antiche dimore recuperate ed abitate da facoltose famiglie dei tempi nostri. Inoltre, qua e là, porzioni di antiche mura, vecchi giardini con piante secolari e costruzioni storiche compaiono all'improvviso girando un angolo o semplicemente alzando la testa a guardare quel che sporge in quello spicchio di cielo che rimane in vista camminando tra i vicoli.

Dopo aver percorso abbastanza vicoli del Barrio per sentirsi "soddisfatti" a sufficienza, decidiamo di metterci in caccia di un antico ospedale chiamato "Ospital des los venerables sacerdotes". Abbiamo visto più volte dei cartelli turistici con questo nome: la cosa comincia ad incuriosirci. Non sarebbe in partenza un nostro "target"; ma adesso lo puntiamo... Chissà se lo troveremo aperto e visitabile. Camminando a ritroso lungo l'antico muro di cinta, l'ultimo cartello ci guida in un vicoletto così stretto che si passa solo a piedi. Ed eccolo finalmente... In una piazzetta qualsiasi, senza pretese.

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Album fotografico   - click -   "Los Venerables"     - istruzioni -

La fortuna è dalla nostra: è aperto e visitabile. All'interno un grande patio a più livelli con tanto verde ed una fontana al centro ci fa un certo effetto. Ci fa pensare ad un istituto religioso diverso da un ospedale. Il patio è interamente coperto da teli contro il sole, come si usa, a volte, da queste parti... Ma non sembra fatto per deliziarsi all'ombra; piuttosto da l'impressione di essere uno “status simbol”. Comunque, è bello: ben fatto e ben tenuto.

Per il resto, veniamo a sapere che non è mai stato un luogo aperto a tutti... E men che meno, un ospedale per i poveri: è nato come ospedale riservato ai soli religiosi Andalusi. È stato restaurato da poco ed in effetti sembra quasi un edificio nuovo. Ampi corridoi che guardano verso il centro, conducono ad una serie interminabile di stanze tutto intorno. L'unica cosa che merita una visita è l'annessa cappella. Una vera e propria chiesa, anch'essa appena restaurata, si mostra come dovevano essere le chiese affrescate del seicento e settecento: con i colori netti, puliti e vividi.

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Stemma della città di Siviglia

L'indomani, ci alziamo di buonora per cominciare la seconda giornata di visite alle “bellezze” di Siviglia. Ieri, abbiamo concluso la giornata alla grande. Siamo riusciti ad individuare un ristorantino molto “caratteristico” nel Barrio de Santa Cruz; più precisamente, ai margini dell'antica Juderia al confine con la zona della cattedrale. L'idea era quella di fare una cenetta un po' caratteristica e poi fare due passi in centro per vedere Siviglia “by night”. Quando siamo rientrati in albergo, non abbiamo avuto difficoltà ad addormentarci... E non era poi tardi.

Questa mattina siamo pimpanti. La prima visita in programma ci porta alla "Casa de Pilatos", un'antica residenza nobile interessante da vedere ed ancora oggi ben conservata.

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Album fotografico   - click -   "Casa de Pilatos"     - istruzioni -

La prima curiosità che “salta all'occhio” è proprio in questo nome insolito: Casa de Pilatos. Ecco la storia. Un certo marchese Fadrique Enriquez de Ribera, nobile e potente proprietario del palazzo, ritornato da un pellegrinaggio a Gerusalemme, fu colpito dalla curiosa scoperta che questa casa era distante dalla chiesa conosciuta come Croce del Campo, fuori le mura, esattamente come l'antica casa di Ponzio Pilato, o meglio, le sue rovine, fossero distanti dal monte Calvario dove fu crocefisso Gesù. Spinto dal fervore religioso e dall'incertezza su come interpretare questa incredibile scoperta, fece costruire una completa “Via Crucis” con dodici stazioni la prima delle quali era proprio casa sua: la Casa de Pilatos.

Sarebbero mille le cose degne di nota che tralasciamo descrivendo la "Casa de Pilatos": è una dimora ampia, complessa e così piena di "storia" che non si finirebbe mai di parlarne e di stupirsi. Ma almeno una "chicca"... Una vera "chicca" la mostriamo qui di seguito: un dipinto originale che, in quanto alla capacità di stupire, non è secondo ad altri.

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Maddalena Ventura con suo marito e suo figlio. 

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Questo ritratto di Maddalena Ventura all'età di 52 anni con suo marito ed il figlio, chiamato colloquialmente "La Barbuda de Abruzzi" fu un incarico del vicere di Napoli Fernando Afan de Ribera y Enriquez", terzo duca di Alcalà. Il quadro passò, per discendenza familiare dal V Duca di Alcalà a suo figlio, il VI Duca di Alcalà e III Duca di Medinaceli. In questo quadro, una scritta in latino spiega, con il titolo "il grande miracolo della natura", come alla napoletana Maddalena Ventura, a partire dall'età di 37 anni, sia cersciuta una barba tanto fitta da sembrare più un uomo barbuto che una donna che comunque ha dato alla luce tre figli.

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Dopo aver visitato la “Casa de Pilatos”, decidiamo di andare a guardare l'interno della “Iglesia de San Salvador” che si trova a pochi passi di distanza. Ci siamo già passati davanti, sappiamo dove andare. Non ci aspettiamo troppo da questa visita; tuttavia sappiamo che stiamo andando a vedere la chiesa più grande ed importante di Siviglia dopo la cattedrale. Sappiamo anche che quel che vedremo risale al 1671. Varie vicessitudini infatti portarono alla ricostruzione come oggi la vediamo. Siamo nella zona in cui già in epoca romana questo era il centro della vita dell'epoca. Si parla di un'antica chiesa cristiana poi convertita in moschea dagli arabi e di nuovo in chiesa successivamente. Nel 1671, la ricostruzione avvenne su un edificio ormai in rovina.

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Album fotografico   - click -   "Iglesia De San Salvador"     - istruzioni -

A questo punto, non lasciamo che il tempo scorra senza controllo. Da ieri sera, abbiamo “puntato” il miglior bar di “tapas” di tutta Siviglia: “Las Teresas”. È molto gettonato: se vogliamo avere un posto a sedere dobbiamo essere lì per tempo. Infatti, arriviamo in orario. Siamo nell'antica Juderia: El Barrio De Santa Cruz. Perdiamo un po' di tempo a scegliere quel che vogliamo... Ma alla fine sarà tempo ben speso.

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Il più famoso locale di "tapas": "Las Teresas"

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Ne approfittiamo anche per “mettere le gambe sotto ad un tavolo”... Ovvero, mangiare, ma anche riposare un po'. Ci attende ancora una mezza giornata piuttosto impegnativa: meglio dosare e preservare le energie. Anzi, a che ci siamo, approfittando del “pit stop” facciamo il pieno.

Finita la sosta, è ora di fare una passeggiatina per digerire. Ci dirigiamo verso una delle sponde del Guadalquivir. Andremo a visitare "La Torre dell'Oro". Si tratta di uno dei monumenti simbolo di Siviglia. Costruita intorno al 1220, prende questo nome dal fatto che, una volta, era ricoperta da piastrelle che avevano riflessi dorati. Di stile praticamente arabo, faceva parte delle mura della città. Oggi ospita un piccolo museo navale senza pretese. Tuttavia, per la sua altezza, la sua posizione ed il Guadalquivir che scorre ai suoi piedi è uno dei monumenti sicuramente da visitare.

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Album fotografico   - click -   "La Torre dell'Oro"     - istruzioni -

Finita la visita, ci concediamo due passi lungo il fiume... Non c'è che dire: l'acqua ci attira. Poi, puntiamo dritti a Plaza de España. Qui una sorpresa ci attende. Sebbene ci aspettassimo già una grande piazza in stile “neomoresco”, lo scenario complessivo ci meraviglia: ci appare grandioso e ne siamo impressionati. La piazza si sviluppa all'interno di un semicerchio aperto verso il centro. Proprio qui, in centro, un vasto laghetto artificiale ospita delle piccole imbarcazioni che si possono affittare per goderne in due o quattro persone. Tutt'intorno, lungo il bordo, un colonnato circonda ovunque la vista del visitatore. Due torri, una per parte, chiudono l'arco sulle estremità mentre un bel palazzo, dalle sembianze quasi di una reggia, fa bella mostra di sé al centro.

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Album fotografico   - click -   "Plaza de España"     - istruzioni -

Sappiamo che questo complesso architettonico risale al 1928. È stato costruito in occasione di una mostra iberico-americana. L'intenzione era quella di creare, secondo le idee dell'epoca, un ampio spazio ricreativo dove i cittadini potessero passeggiare circondati da bellezza e stile. Sembra di vedere personaggi della “belle epoque”, nei vestiti di allora, passeggiare o andare in barca con cappelli a cilindro ed ombrellini parasole. Comunque l'intera opera è grandiosa e molto indovinata.

Facciamo due passi in lungo e in largo, poi, quando ci sembra di aver visto tutto con sufficiente calma, ci rimettiamo in marcia. Dobbiamo ripercorrere in senso inverso la stessa strada... O quasi. Dobbiamo costeggiare ancora l'università e puntare verso la cattedrale. Poco prima troveremo la nostra meta: l'archivio delle Indie ("Archivo General De Indias" in spagnolo).

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Album fotografico   - click -   "Archivo General De Indias"     - istruzioni -

In questi due giorni, abbiamo già visto molte volte esternamente l'edificio che ospita “L'Archivo General De Indias”. La sua posizione centrale a fianco della cattedrale costringe a costeggiarlo ogni volta che ci si sposta tra i vari monumenti da visitare. Ma non è il palazzo l'elemento al centro di tanto interesse. Piuttosto quel che contiene ne fa un polo di attrazione pieno di storia e di fascino. Infatti, la costruzione risale alla fine del cinquecento: inizialmente dedicato all'ufficio del commercio, fu poi destinato ad accogliere tutti gli scritti riguardanti le Americhe. Al piano basso ospita ancora oggi i documenti che registrano i vari possedimenti spanoli dal XV secolo al XIX, mentre, al piano alto, vi sono conservati tutti i documenti delle navigazioni e della conquista dei vari territori (con manoscritti di Magellano, Colombo, Cortes, Pizarro ed anche il diario dello stesso Colombo, nonchè le mappe di numerose città delle Americhe).

Usciti dall'Archivio delle Indie, siamo consapevoli di aver visto tutto quello che avevamo messo in programma e decidiamo di andarcene in albergo per rinfrescarci e riposare in attesa di riuscire per cena. Ma dopo una ventina di minuti in camera, ci siamo guardati in faccia: “Ma tu sei stanca?” - “Io no... E tu?” - Usciamo ed andiamo a vedere il Museo Delle Belle Arti... È vicino all'Hotel”...

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L'ingresso del Museo Delle Belle Arti a Siviglia 

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In pochi minuti, ci troviamo sulla soglia del museo (foto sopra). Sappiamo che questa è una raccolta di opere artistiche che è un contributo alla cultura che non necessariamente e non sempre è legato alla storia di Siviglia. Ma sappiamo che troveremo opere di gran pregio che vale la pena vedere.

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Uno dei saloni del Museo Delle Belle Arti  a Siviglia.

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La foto sopra mostra uno dei saloni del museo. Lo scopo è quello di offrire una panoramica sufficiente a dare un'idea di come si presentano gli interni. Il palazzo che ospita il museo, come spesso accade, è uno dei grandi palazzi nobiliari della città; è composto naturalmente da vari ambienti, scalinate, qualche atrio e qualche giardino. Ma, in un museo di questo genere, più del palazzo, si viene per ammirare le opere. Molte di queste sono dei veri capolavori e meriterebbero ciascuno una sosta ben più lunga di quanto ci si conceda. Facciamo alcune foto che presentiamo qui di seguito senza pretese. Sappiamo bene però che ogni opera andrebbe studiata nel dettaglio... Magari con l'assistenza di una guida che lavori con passione. Comunque, ci accontentiamo e riusciamo a venir via anche quando ci troviamo di fronte alla “Decollazione di San Giovanni il Battista” fatta dal Tintoretto.

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Album fotografico   - click -   "Museo Delle Belle Arti"     - istruzioni -

Per fortuna siamo arrivati in questo museo dopo aver visitato Siviglia in lungo e in largo senza tralasciare nulla di quel che avevamo in programma. Infatti ci accorgiamo del tempo che vola mentre ci attardiamo ora su quest'opera ora su quell'altra. Non v'è niente da fare: l'arte è arte e quando è capolavoro affascina.

Quando usciamo è ora di andare a cena. Ce ne andiamo verso il centro per trovarci un ristorantino che faccia al caso nostro. Ormai siamo in pieno relax. Ci godremo la serata e domani, appena svegli, ci metteremo in viaggio per Cadice, prossima tappa. Ricorderemo a lungo Siviglia... La fama di cui gode è proprio ben meritata.

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