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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Marathokampos e Pythagorion 2019

Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Navigation

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La mattina del giorno 11 Agosto 2019 salpiamo da Kardamena con non pochi dubbi in testa. Siamo rimasti fermi circa quaranta giorni: come sarà ridotta la carena? L'elica sarà sufficientemente pulita? La barca sarà in grado di risalire il vento con una carena che potrebbe essere un freno? Il meteo sarà clemente come promesso?

Ad ogni buon conto, inizialmente almeno, abbiamo un problema immediato che cattura tutta la nostra attenzione. Il mio occhio allenato mi dice che il vicino, arrivato il giorno prima, ha dato ancora stendendo la sua catena sulla mia. Lui continua a spergiurare di no... Ma ho deciso di partire alle 7 e non alle 6 come avrei voluto in modo da dargli la possibilità di essere già sveglio e collaborare alla manovra nel caso fossimo "agganciati".

Così, alle sette come da prgramma, accendo il motore e mollo gli ormeggi. Il vicino sente i preparativi ed esce in coperta, come da accordi, pronto a manovrare in caso di bisogno. Data la situazione, invece di lasciare la manovra a Margherita, me ne occupo io direttamente. Non ci vuole molto ad avere la prova di quanto sospettavo: dovrò salpare anche la catena del vicino. Comunque l'operazione è nota e siamo ben coordinati con Margherita che rimane al timone. Pochi minuti e siamo liberi... E siamo riusciti a non spedare l'ancora del vicino che adesso ci saluta sbracciandosi dalla prua della sua barca.

Il July si muove impacciato: purtroppo, come temevamo, la carena è sporca. Lascerò girare il motore a bassi regimi per quindici minuti per portarlo in temperatura... Poi aumenterò l'andatura forzando un po' per vedere di pulire il fondo della barca. La vernice anti-fouling è nuova: dovrebbe funzionare. Il mare è calmo ed il vento è debole: questo inizio del viaggio sembra di buon auspicio.

Foto dai nostri itinerari

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Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                          (immagine satellitare 1)

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Rotta seguita dal July nel tratto da Kardamena a Kàlimnos.

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Così navighiamo con tempo buono e mare calmo per tutto il tratto di mare che costeggia a Sud l'isola di Kos. Già dopo due o tre miglia dalla partenza sembra proprio che la carena si sia pulita a sufficienza per farci dimenticare completamente quel problema. Rimane solo l'elica da controllare: so già cosa fare. Quando sfileremo ad Est di Kàlimnos, faremo sosta alla boa nella rada di Palionisos: sole, acqua cristallina e bagni di mare... E l'elica poi sarà splendente.

Quando finalmente ci avviciniamo a Capo Fokàs si alza il vento. All'inizio sembra quello giusto per accelerare la nostra andatura; ma ben presto, non appena mettiamo la prua a Nord, comincia a soffiare sul naso. Il mare bolle, ma il moto ondoso non è tale da rallentare l'andatura della barca che anzi dimostra d'aver pulito veramente la carena nelle miglia precedenti. Ad ogni buon conto, siamo ormai vicini a Kos Town, basterà doppiare Capo Louras e saremo in vista del marina: per fortuna abbiamo prenotato prima di partire e ci aspettano (di solito è difficile trovare posto senza la prenotazione). Scendo a prendere il V.H.F. portatile per poter chiamare via radio comodamente anche durante le manovre. Ormai manca un miglio ed io rallento l'andatura per non presentarmi in prossimità dell'uscita senza aver ricevuto istruzioni dal controllo. A questo punto, siamo quasi fermi e faccio la chiamata. Il vento è sempre più teso e la maretta diventa fastidiosa... Non vedo l'ora di entrare e sistemarmi in banchina. Via radio mi chiedono di richiamare fra qualche minuto: sono impegnati col traffico in uscita. Dopo cinque minuti, alle 09h:45' richiamo: "Ok July - Ci dicono per radio -  this is Kos Marina. Stand-by outside the port up to one o'clock p.m., then, call again on this channel for further information."

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Questi sono matti!... Secondo loro dovremmo starcene a ballare per tre ore o più standocene all'ancora davanti al porto in attesa che i “signori” gestiscano tutte le uscite prima di accettare nuove barche in ingresso.

Un'occhiata d'intesa con Margherita e la decisione è presa: vento o non vento, mare o non mare, riprendiamo il viaggio verso Nord. Saltiamo la tappa di Kos Town e dirigiamo direttamente a Kàlimnos (che avrebbe dovuto essere la seconda sosta in questo viaggio contro gli elementi).

La parte peggiore dovrebbe essere la lotta per passare Capo Skandari. Infatti, mano a mano che ci si avvicina da Sud, il vento si fa più forte ed il mare diventa più aggressivo.

Bene!... È una vera lotta (proprio quello che avremmo voluto evitare) e dura fino a sud di Pserimos, nei pressi di punta Roussa. Poi però, il mare diventa meno duro e gli spruzzi non montano più a bordo... Tutto torna alla normalità ed entriamo nel porto di Kàlimnos andando a gettare l'ancora e portando la poppa in banchina proprio di fronte all'ingresso.

Non ci aspettavamo tanta ressa. Troviamo subito posto, ma non c'è molta scelta. In capo a mezzora poi, il porto è pieno all'inverosimile. Non ci piace tutta questa folla: domani mattina salperemo in barba al piano che prevede di prendercela comoda.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                     (immagine satellitare 2)

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Rotta seguita dal July nel tratto da Kàlimnos a Palionisos.

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Così, come deciso, l'indomani mattina salpiamo senza fretta con destinazione Palionisos. Conosciamo tutto da queste parti ed abbiamo già fatto questa rotta diverse volte... Sempre comunque col vento sul naso. Anche oggi il vento si dovrebbe alzare. Ma, visto che non andremo lontano, abbiamo la speranza di poter arrivare prima che “il ballo” cominci.

Usciti dal porto, seguiamo la costa Sud verso Est. La giornata sembra splendida lungo tutto il tratto che ci porta fino alla punta... Poi, dall'altra parte ci arriva un vento teso che, mano a mano che avanziamo, diventa feroce. Bisogna stringere i denti. Ci portiamo il più possibile sotto costa per cercare un moto ondoso meno formato... Ma l'andatura rimane penosa.

Ad ogni buon conto il July avanza con una determinazione sorprendente. Io faccio la guardia rimanendo in piedi dietro la cappottina che mi protegge dagli spruzzi. Le "secchiate" d'acqua si rovesciano sulla barca una dopo l'altra, ma non incontriamo onde capaci di arrestare la marcia... E questo è importante. Infatti, dopo una lotta che sembra non finire mai, pieghiamo a sinistra per dirigere direttamente verso la baia di Palionisos. Mano a mano che avanziamo il mare diventa meno duro ed alla fine si calma del tutto. Così entriamo nella parte più interna vicino alla spiaggia e troviamo una boa libera che aspetta proprio noi davanti alla "Taverna Ilias" (quella alla destra entrando - foto sotto).

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Il July a Palionisos a poca distanza dalla taverna nella quale ci apprestiamo a cenare.

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Una volta assicurato il July alla boa, metto a mare il tender e vi installo il motore fuoribordo. Poi, per fare le prove, vado a terra a prenotare in taverna per la cena. Tornato in barca, trovo Margherita pronta a fare il bagno in quest'acqua verde smeraldo. Passiamo una giornata rilassante e facciamo fatica a vedere tracce del vento che fuori sappiamo soffiare a burrasca. Io trovo anche il tempo di andare a controllare la carena e di pulire l'elica che, dopo la lunga sosta a Kardamena, aveva in effetti alcuni “denti di cane” (Balani). La sera infine, scendiamo a terra prima di cena (foto sopra). Ci concediamo un aperitivo godendoci i colori del tramonto. La baia è proprio piena di barche: per tutto il pomeriggio le abbiamo viste entrare e cercare posto inutilmente. Allora se ne andavano a buttare l'ancora da qualche parte portando le cime di poppa a terra (nella foto sopra se ne vedono due a motore sulla costa a destra).

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                     (immagine satellitare 3)

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Rotta seguita dal July nel tratto da Palionisos ad Arkì.

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I greci amano cenare tardi e noi, che siamo milanesi, abbiamo fatto bene a farci portare un aperitivo con qualche stuzzichino per aspettare il buio. Devo dire comunque che l'attesa si rivela molto piacevole. Dopo poco, nel tavolo a fianco, arriva una compagnia di cinque italiani in crociera nel Dodecaneso coi quali facciamo amicizia. È tutto un gran chiacchierare fra noi; inoltre ci scambiamo un mucchio di informazioni (cosa sempre molto utile per chi va in barca). Anche la cena va molto bene e ci attardiamo alquanto. Quando alla fine decidiamo di tornare in barca il dovere ci attende: dobbiamo imbarcare il motore fuoribordo ed approntare il July per la navigazione della mattina seguente.

Alla fine, quando tutto a bordo è in ordine, decidiamo di respirare ancora l'atmosfera di questa magica serata rimanendo in pozzetto. Margherita tira fuori qualche bottiglia e due bicchieri e, al riparo di cappottina e bimini (niente umidità qui sotto) passiamo il tempo a sorseggiare parlando di domani. Le previsioni meteo sembrano essere uguali a quelle di oggi. Il vento feroce che abbiamo preso, in realtà, non era previsto. Magari domani sarà diverso. Usciremo presto... Appena svegli. Cercheremo di andare il più a Nord possibile. Conosciamo bene tutte le isole lungo il percorso. Se le cose andassero male potremmo fermarci a Pandeli o a Partheni in rada. Ma, se riuscissimo a risalire, potremmo spingerci fino a Lipsi o addirittura ad Arkì. L'idea di bighellonare l'abbiamo abbandonata. Adesso vorremmo arrivare il prima possibile a Marathokampos per rilassarci. A quel punto saremmo già sull'isola di Samos e non avremmo più il timore di rimanere bloccati dal cattivo tempo.

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La mattina all'alba il July esce dalla rada di Palionisos.

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Quasi fosse una controprova delle bizzarrie del tempo, la mattina seguente muoviamo all'alba in un mare calmo che promette una bella giornata senza “sconquassi”. La foto sopra mostra i bei colori che si riflettono nelle placide acque intorno a noi. Comunque, visto che per ora non c'è vento useremo il motore... E lo terremo ben “allegro” in modo da macinare il maggior numero possibile di miglia. Non si sa mai. Eolo potrebbe risvegliarsi e cambiare opinione e, per quanto riguarda noi, più saremo a Nord e meglio sarà.

Facciamo un bel viaggio. In realtà il vento arriva quando siamo all'altezza del tratto di mare che separa Kàlimnos da Leros. Ma rimane un vento maneggevole ed il mare non rallenta la marcia del July messo alla frusta.

Quando poi usciamo dal ridosso dell'isola di Leros, vedo i segnali che anticipano vento forte. Ma questo decide a sorpresa di venire da Est e, invece di ostacolarci, ci spinge al lasco alla velocità della luce.

Poi cambia ancora. All'altezza di Lipsi vento e mare vengono da Nord-Ovest. Mi preoccupano un po'. Ma devo solo sperare di agguantare il ridosso di un gruppo di scogli e piccole isole disabitate a Nord di Lipsi in grado di fermare le onde e farci raggiungere il canale di Arkì.

In conclusione: per quanto riguarda il meteo, tutto il viaggio, o quasi, si svolge con continue minacce di colpi di vento sul muso ma, nella realtà, tutto fila liscio ed atterriamo ad Arkì dove troviamo un solo posto in banchina.

Meno male... A noi un posto basta.

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Appena arrivati ad Arkì, ci sediamo nel locale davanti alla barca per prenderci un bel gelato.

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Siamo molto soddisfatti. Essere ad Arkì significa essere all'ultima tappa. Ormai siamo ad una ventina di miglia dalla nostra destinazione finale e, anche se i venti permarranno da Nord e tenderanno ad aumentare mano a mano che ci avviciniamo a Marathokampos, siamo comunque ad una ventina di miglia di distanza. Una distanza da fare in un balzo di poche ore non appena il meteo ce lo consente.

Appena finite le operazioni di ormeggio, Margherita esprime il desiderio di un gelato. Proprio nel locale di fronte a noi (foto sopra) sappiamo che vendono un gelato discreto e la conclusione di questa tappa, con la sensazione di essere ormai a buon punto, va festeggiata.

Le buone notizie non finiscono qui. Il meteo di domani prevede assenza di vento fino a fine mattinata e mare piatto. Non staremo qui a crogiolarci. Domani partiremo all'alba e concluderemo il viaggio. Meglio non rischiare: un meteo buono potrebbe non esserci per settimane. "Poltriremo" a Marathokampos.

Intanto i festeggiamenti la sera proseguono andando a cenare alla "taverna da Trypas". Ci riconoscono e ci riempiono di coccole come solo i greci sanno fare.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                      (immagine satellitare 4)

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La tappa da Arkì a Marathokampos.

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La mattina dopo partiamo alle prime luci dell'alba. Mare piatto e neanche una bava di vento. Ormai ci sembra tutto semplice: le previsioni di assenza di vento per il momento sono confermate. Venti miglia di mare sono un gioco da ragazzi.

Leviamo l'ancora in un baleno e diamo motore per prendere il largo. Durante le prime miglia che percorriamo il vento è quasi nullo.

Ad un certo punto però, cominciamo a vedere delle onde giungere da Nord-Ovest e dopo poco comincia il vento. Si tratta di una vera "botta". Il mare monta in pochi minuti ed è impossibile proseguire per Marathokampos.

Decido di correre ai ripari. Cambio rotta e dirigo su Pythagorion (punto A della mappa sopra). Il July che prima non riusciva ad avanzare e rischiava delle rotture, adesso assale le onde con grande determinazione lanciando in aria due baffi di schiuma che increspano il mare tutto intorno alla prua... Ma non si ferma. Siamo ancora in piena lotta, ma sappiamo che avvicinandoci a Pythagorion la burrasca dovrebbe attenuarsi. Vediamo il mare lontano, verso Fourni, a Nord Ovest che sembra essere persino peggio. Al contrario, guardando verso Nord Est sembra meno "arrabbiato".

Andiamo avanti su questa rotta per un bel pezzo... Poi qualcosa cambia. Lasciamo a poppa un mare furioso... Un tratto di mare che abbiamo appena attraversato. A Nord invece sembra tutto diverso: più calmo. Dopo poco mi convinco che la buriana continua a soffiare dove siamo passati noi, mentre qui, dove siamo, possiamo rifare rotta verso Marathokampos e ritornare al primo obiettivo. Cambio direzione (punto B) e riprendo a navigare con l'animo più sereno. Arriveremo a destinazione.

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Il July, appena giunto a Marathokampos, si deve accontentare di un posto sul lato esterno.

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Da questo momento il viaggio si fa semplice... Persino gradevole. Arriviamo a Marathokampos non molto dopo le dieci del mattino ma dobbiamo accontentarci di un ormeggio al di fuori del molo interno (foto sopra). Ma siamo fortunati. Lo skipper della barca che si vede in primo piano viene a dirci che va via... Se vogliamo prepararci alla manovra ci scambieremo di posto. Dobbiamo fare alla svelta perché questa sistemazione piace ad un'altra barca che è in attesa. Ci conoscono e vogliono favorirci. Tutto avviene con estrema naturalezza in un attimo. Nessuno ha il tempo di reagire e noi ci sistemiamo proprio nell'ormeggio che avremmo voluto. Un po' di fortuna qualche volta non guasta.

A Marathokampos il 15 Agosto ormai ci sentiamo arrivati (niente più navigazione contro i venti dominanti - lasceremo la barca su quest'isola per l'inverno). Abbiamo fatto un contratto con Samos Marina, il marina di Pythagorion, e ci aspettano per il 1° di Settembre. L'idea quindi è quella di spostarci proprio quel giorno per andare a "sistemarci" nel nostro posto invernale.

Siamo piacevolmente rilassati e siamo anche contenti di "lasciarci vivere" senza pretese per alcuni giorni in attesa del “trasferimento” (quando comincerà la fase finale di queste lunghe vacanze... Mi riferisco al mese di Settembre organizzato con base al “Samos Marina” mentre vengono a trovarci da Milano Claudio e Giannina).

Non c'è che dire: siamo soddisfatti. Anche se non è ancora tempo di bilanci, sappiamo bene che la stagione è ormai per gran parte alle spalle e dobbiamo dire che è andata proprio bene. Bene la prima parte fatta in crociera e bene anche la seconda con la scelta di Kardamena dove siamo stati sempre in allegra compagnia.

Forse è proprio questo di cui avvertiamo la mancanza: abituati a non essere mai soli, ci manca qualcosa.

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La sera a Marathokampos passeggiamo sereni dopo cena.

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Ed ecco la grande sorpresa. Ci sentiamo spesso con gli amici Aldo e Rosy di Isola Bianca, la loro barca. Sappiamo che sono molto lontani a Rodi (l'isola più a Sud del Dodecaneso – mentre noi siamo a Nord oltre la fine dell'arcipelago, siamo nelle Sporadi Orientali).

Nella prima mattinata del nostro terzo giorno di sosta a Marathokampos riceviamo una telefonata: “Ciao Marcello, sono Aldo” - mi dice - “Siamo di fronte a voi, vediamo già il porto... Dovreste vederci”.

La sorpresa è enorme e la gioia è incontenibile. Stanno arrivando dopo un'intera estate nella quale ci siamo visti sempre solo di sfuggita. Le rotte si incrociavano sempre per caso. Adesso sono qui per farci una sorpresa. Non ci hanno avvertito e si sono accollati una lunga navigazione forzata per arrivare fin qui in così poco tempo.

Ci portiamo in cima al molo, la parte più esposta verso il largo. C'è una sola barca lontana all'orizzonte... Sono loro.

Non resisto e li chiamo di nuovo: “Vi vedo... Vi vedo...” - gli dico - “Ma siete ancora maledettamente lontani”.

“Ma cosa dici? - mi risponde Aldo - “Praticamente stiamo entrando in porto... Ma dove sei?... Non ti vedo”.

Che sorpresa quando abbiamo capito che stavano entrando a Pythagorion mentre noi siamo a Marathokampos.

Il primo a riprendersi dalla sorpresa è Aldo: "Niente paura" - mi dice - "È ancora mattina presto. Riesco subito dal porto e vengo a Marathokampos. Saremo lì in meno di due ore". E così sarà.

Potrei dilungarmi nel descrivere quanto sia piacevole condividere le proprie giornate con Aldo e Rosy. Le passeggiate, la spesa insieme per mangiare sulla sua barca o sulla nostra, i bagni nell'acqua limpida della spiaggia fuori dal porto... Ma preferisco riportare solo un singolo accadimento: la cena a bordo di Isola Bianca dove Aldo ci prepara il suo famoso risotto al nero di seppia.

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Cena a bordo di Isola Bianca. Aldo ci accoglie col suo famoso "risotto al nero di seppia".

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La vita scorre piacevole insieme ai nostri amici in attesa dell'ultima tappa. L'unica nota "stonata", si fa per dire, è questo vento catabatico che soffia furioso calando dai monti. Non ci crea veri problemi. Montiamo la "Grand Capote", la cappottina invernale, che ripara tutto il pozzetto. Tuttavia, questo vento "arrabbiato" crea un dubbio di fondo con il quale si convive: riusciremo a partire proprio il 1° di settembre o, piuttosto, conviene partire in anticipo alla prima giornata di tempo maneggevole?

Queste folate, che spazzano spesso il porticciolo con raffiche impressionanti, sono così persistenti da farmi pensare che non avremo mai una “finestra” per partire. Ogni tanto si calma tutto. Allora provo a pensare: ...E se fossi partito adesso?

Dopo poco però, sistematicamente, il vento ricompare più furioso di prima. Ci sarebbe “saltato addosso” in navigazione. Conclusione: decido di disinteressarmi della cosa. Tanto peggio, tanto meglio. Partiremo il 1° di Settembre con qualsiasi tempo.

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Coerentemente con questa decisione, non mi preoccupo più di nulla. Non mi interessa neanche mettere in atto una qualche strategia per "staccare" la barca dalla banchina al momento di salpare. Si, perche le raffiche la schiacciano contro il molo e muovere, in queste condizioni, è un problema. Ma siamo gente esperta: ce la caveremo.

Così, arrivato infine il giorno della partenza, mi sveglio all'alba e mi accorgo sorprendentemente che l'aria è ferma intorno a noi. Bene!... Sembra proprio che avremo fortuna. Mi attardo a prendere il caffè con calma mentre Margherita "saltella" a destra e a manca per tutti i preparativi che - dice - dovrei fare io di corsa per approfittare del momento. Con grande sorpresa, ecco arrivare Aldo e Rosy. Carissimi amici: si sono svegliati così presto per vedere se avessimo bisogno di una mano. Mi spiace per loro perché la sera prima abbiamo fatto un po' tardi insieme e questo è un sacrificio... Ma al tempo stesso sentiamo tutto il calore di un'amicizia preziosa. Accendo il motore e comincio con ordine a togliere ad una ad una tutte le cime che trattengono il July ormeggiato per una lunga sosta. Margherita mi viene dietro per non farmi perdere neanche una sfumatura delle rimostranze che ha in serbo per me. Ma tutto fila liscio e ci stacchiamo dal molo con una perfetta manovra da manuale.

Per un paio di miglia (circa 25 minuti) navighiamo in "acque chete"; poi però, arriva una "fucilata". Vediamo arrivare la raffica da terra: il mare bolle sotto l'effetto del vento che vediamo avanzare seguendo le increspature che viaggiano verso di noi fino a raggiungerci. Ma non lo temiamo. La velatura è già ridotta e la direzione di provenienza ci fa solo accelerare il passo. Insomma!... Sembra proprio che Marathokampos si sia accorto solo ora che siamo partiti e voglia almeno accompagnarci con un ultimo saluto.

Dopo un'oretta poi, tutto si acquieta e noi navighiamo in direzione di Samiopoula, un'isoletta sulla quale non siamo mai stati. Siamo tranquilli. Crediamo che ormai la navigazione sarà semplice e senza sorprese fino alla fine del viaggio. La sventolata che abbiamo preso sembra essere solo la manifestazione di un fenomeno locale: un vento catabatico che si forma sulle alture dell'entroterra di Marathokampos. Essendo ormai fuori da quell'area, ci sentiamo anche fuori dal problema. Possiamo così concentrarci sul piacere di scoprire Samiopoula.

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Elaborazione di una foto reperita in Internet a solo scopo illustrativo.

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Quando infine ci troviamo così vicini all'isola da intravederne la spiaggia, chiedo a Margherita di portarsi al pulpito di prua e rimanere di guardia. Samiopoula, in avvicinamento da Ovest, presenta scogli affioranti molto pericolosi. La “mappa” sotto mostra le acque pericolose bordate in bianco; le linee tratteggiate in rosso racchiudono l'area sicura all'interno della quale fare l'avvicinamento; la linea tratteggiata gialla mostra la rotta del July.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                                     (immagine satellitare 5)

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In giallo la rotta del July - entro i bordi In rosso le acque sicure - entro i bordi bianchi il pericolo.

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Eseguo inizialmente un avvicinamento strumentale (con l'uso del plotter GPS) fino ad individuare uno scoglio che fuoriesce dall'acqua per pochi centimetri (più o meno una cinquantina). Tutto intorno sappiamo che esiste una scogliera rocciosa sommersa e dobbiamo mantenerci a distanza. Contemporaneamente, prendo un allineamento a terra sulla spiaggia per assicurarmi di non andare a "toccare" le rocce che giacciono sul fondo nella parte opposta entrando nell'insenatura. Margherita, di guardia, ha il compito di dare l'allarme nel caso vedesse scogli che non dovrebbero esserci. Avanziamo così con la velocità ridotta al minimo.

Lo sapevo!... La spiaggià è ancora lontana e la rotta di avvicinamento è giusta, ma "la mia signora" si fa prendere dall'angoscia. "Bello!... Bellissimo questo posto" - Si mette ad urlare da prua - "Lo hai visto. Adesso possiamo andarcene".

Devo usare tutta la mia pazienza per avvicinarmi come e quanto voglio. Gli ostacoli da superare sono molti... Non ultime le pressioni di Margherita per abbandonare l'impresa. Alla fine giungiamo in fondo. Devo dire che, una volta soddisfatta la mia curiosità, decido di girare la barca per uscire dalla baia e mi accorgo che ho veramente poca acqua per la manovra. Scogli da una parte e dall'altra e bassi fondali verso la spiaggia...

"Vorrei sapere cosa ci trovi di speciale su quest'isola" - Continua a strillarmi Margherita - "Io avrei anche fatto a meno di entrare... È un'isola come tutte le altre. Andiamo via."

Così, riprendiamo la nostra navigazione verso Pythagorion. Facciamo un ampio giro tenendoci al largo dello scoglio affiorante e torniamo a navigare verso Est. 

Però!... Che bello essere entrati. L'isola è praticamente disabitata (a meno di una costruzione ristrutturata che ospita saltuariamente pochissimi turisti nella bella stagione). Avevo proprio la curiosità di venire a vedere di persona.

Il mare è piatto... Assolutamente piatto... Ed il vento è totalmente assente. Meglio!... Appena doppiato il capo, che già vediamo davanti a noi, vireremo per metterci in rotta diretta sulla meta.

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Mai avremmo immaginato che Eolo fosse acquattato in agguato proprio dietro al promontorio. Infatti, non appena la prora del July viene puntata direttamente su Pythagorion, la nostra meta, si scatena un “putiferio”.

Come spesso succede a mare, tutto cambia in pochissimo tempo. Un vento indiavolato si getta contro di noi ed il mare si alza all'istante. La cosa peggiore però è che ci viene in faccia. Soffia diritto contro di noi e le onde ci assalgono proprio di prua.

La cosa è così inaspettata che sono costretto a correre ai ripari. Tutto deve essere "riassettato" per preparare la barca ad una navigazione dura: Margherita corre dentro per sistemare gli interni (tutto va riposto e messo in sicurezza) mentre io metto in assetto fuori (via i cuscini dal pozzetto, tutte le cime dugliate ed assicurate... Che non cadano in mare, giro di ricognizione in coperta, via gli occhiali di Margherita che rischiano di fare una brutta fine, etc.). Inoltre, visto che il vento ci soffia addosso dritto sul naso, "rientro" completamente il fiocco. Viaggeremo a motore... Almeno fin che il July ce la fa.

È questa la cosa sorprendente!... Quest'anno di vento in faccia ne abbiamo preso molto e spesso. Ma mai come adesso. Sembra proprio che Eolo voglia lasciarci un ricordino prima di mettere la barca a riposo per la conclusione della stagione. Tuttavia, anche se l'intera barca vibra e geme sotto l'attacco. anche se lo scafo viene lanciato in aria ad ogni onda, il July non si ferma. Anzi, compatibilmente con le condizioni, mantiene ancora una velocità dignitosa.

Ci guardiamo intorno. A mare, oltre noi, non c'è nessuno. Dove sono spariti tutti? - Solo quattro miglia mancano all'arrivo. Se manterremo la velocità attuale, basterà un'ora di navigazione... E così sarà. Il July risale il vento con la sola forza del motore e ci porta in sicurezza dritto dentro il marina.

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Il July ha ormeggiato da pochi minuti al Marina di Samos, dove passerà il prossimo inverno.

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A questo punto, c'è una cosa che va detta: il giorno prima abbiamo affittato un auto per venire da Marathokampos e vedere di persona quale posto libero “puntare”. Voglio dire che i posti dove svernare all'interno di un porto non sono tutti uguali. L'esperienza ci suggerisce quale scegliere. Il problema è che spesso chi amministra queste cose (Harbour Master) non tollera interferenze e si oppone ad una scelta da parte del “nuovo venuto”. Lo fanno cortesemente, adducendo fantasiose motivazioni. Ma, di fatto, ci si “becca” un posto a caso a seconda dei loro capricci. Così, noi abbiamo deciso di prendere le nostre contromisure.

Invece di chiamare ripetutamente per radio Samos Marina mano a mano che ci si avvicina all'imboccatura, chiamo solo due volte a pochi secondi di distanza e poi entro direttamente. Avendo fatto un accurato sopralluogo il giorno prima, mi oriento all'istante e, portata la barca all'interno nella posizione opportuna, inverto prontamente la marcia puntando di poppa il posto libero da me prescelto. Ho appena cominciato la manovra che spunta a tutta velocità il gommone dei marinai che mi "intimano" di fermarmi per ricevere istruzioni.

"I called you twice and no answer on V.H.F" - gli grido in inglese - "Now it's too late to discuss. I finish maneuvering and we will discuss about once well berthed" (Ti ho chiamato due volte alla radio e non hai risposto. Adesso è troppo tardi per discutere. Porto a termine la manovra e parleremo una volta ormeggiati). Gli grido queste parole facendo al contempo un chiaro gesto col braccio per indicare che non voglio aiuti e che si tenga lontano per non intralciare le manovre.

Così, una volta ormeggiato, gli chiedo di parlare direttamente con l'Harbour Master perché eravamo daccordo che mi avrebbe dato un posto proprio in questa banchina. A questo punto "il giovane" non sa che dire. "The Harbour Master is not in at the moment" - mi dice imbarazzato - "Anyway... You can stay here for now. You will discuss directly with him tomorrow" (Chi comanda al momento non è qui. Ad ogni modo... Per adesso potete rimanere. Discuterete direttamente con lui domani).

Bene!... Il gioco è fatto. Non siamo sicuri al 100% di tenere il posto. Ma, a questo punto, è la cosa più probabile. Siamo contentissimi. Il viaggio si è concluso senza danni e senza deviazioni forzate dai programmi e noi siamo proprio nel posto che vogliamo. Margherita scende subito a terra per fare un'ispezione ai "bagni delle signore" ed io faccio una foto (sopra) al July appena ormeggiato.