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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Partenza 2010

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Navigation

* 1° itinerario 2010

* 2° itinerario 2010

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Ormai possiamo dire che viviamo in barca... Certo, non come fanno molti dei nostri amici: costoro, per la maggior parte, hanno venduto tutto, anche la casa dove risiedevano nel loro paese, per comperare una barca " comoda " e farne l'unica residenza. Ogni anno, per Natale, anche loro vanno a fare le feste tra parenti: vanno a visitare i figli. Solo pochi rimangono in barca a festeggiare il Natale a Monastir. Inoltre, non dimentichiamo che la Tunisia è un paese musulmano dove il Natale semplicemente non esiste.

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Foto dai nostri itinerari

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La fortezza di Monastir al crepuscolo

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Noi invece abbiamo deciso di non vendere e non comprare nulla: abbiamo chiuso casa e siamo partiti. Il July è la nostra barca da moltissimi anni. Quando l'abbiamo comperata era una bella barca di "medie dimensioni" (quasi 11m). Oggi, dopo il boom del leasing francese, una barca considerata media è di dodici metri almeno. Con Margherita affrontiamo spesso l'argomento: sarebbe stato meglio vendere qualcosa e cambiar barca?  -  Si tratta di una discussione infinita. Esistono pro e contro che tendono a bilanciarsi: non esiste una soluzione che non lasci posto ad un possibile pentimento. Così le nostre posizioni possono essere riassunte come segue: io penso a quando consideravo una barca come il July grande più del necessario e Margherita pensa alle barche moderne che hanno volumi più ampi, due bagni , doccia interna,etc.

Comunque abbiamo ampliato i nostri spazi... E non poco. Proprio qui a Monastir, nella scorsa stagione, abbiamo fatto costruire da Mohamed "la grande capote": una copertura invernale del pozzetto che ci consente di sfruttarlo anche d'inverno ( vedi sotto ).​

Contact

 

ilviaggiodeljulymail@gmail.com

Alcune foto mostrano la "Grande Capote" appena montata... Nuova di zecca. 

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Anche noi quindi, come la maggior parte degli amici, siamo partiti per fare il Natale con i parenti: siamo partiti da Monastir il 17 dicembre scorso e siamo rientrati in Tunisia a fine febbraio.  Poi, il tempo di fare un po’ di lavori al July ed abbiamo ripreso il mare con tanta voglia di ritornare sulle coste italiane. Margherita sente più di me la nostalgia del nostro"bel paese".

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                         (immagine satellitare 1)

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La rotta del July da Monastir a Pantelleria. 

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Quest'anno vorrebbe rientrare sulla costa italiana in tempo per "fare Pasqua" secondo le nostre tradizioni. Soprattutto vorrebbe poter comprare delle " Uova di Pasqua " con tanto di sorpresa. Partiamo da Monastir il 28 di marzo con l'idea di andare a conoscere la costa tunisina fino a Kélibia, da dove, con un piccolo salto di una quarantina di miglia, possiamo andare a Pantelleria.

Così, come abbiamo detto, muoviamo per la prima tappa verso El Kataoui che dista solo dodici miglia nautiche da Monastir. Anche se siamo ancora a marzo, durante il giorno la temperatura è già molto gradevole ed andare per mare è decisamente piacevole. Lungo la costa non si vedono altre barche; ma qui in Tunisia questo non dipende tanto dalla stagione quanto dalle leggi nazionali che scoraggiano il diporto (pesanti pratiche di ingresso-uscita da ogni porto e divieto di passare la notte all'ancora).

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il July ha appena attraccato a El Kantaoui

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Appena arrivati nel marina, infatti, un "solerte funzionario" ci avvicina mentre stiamo ancora ormeggiando: ci invita a fare subito le pratiche di ingresso. Cosa che facciamo, in verità, senza alcuna difficoltà in poco tempo ( ormai conosciamo la trafila ). Il tempo è bello ed il marina appare già in piena stagione.  Nella foto sopra, si vede il July appena arrivato davanti al bar con gli ombrelloni e con tanto di frutta fresca colorata sui tavoli: una splendida usanza di benvenuto tipica qui in Tunisia. Conosciamo già El Kantaoui. Ci siamo venuti, tanti anni fa, durante il tour organizzato della Tunisia e ci siamo ritornati altre volte, via terra, da quando siamo arrivati a Monastir. Comunque abbiamo la curiosità di sapere come si sta in porto con la barca. Facciamo un bel giro per le banchine alla ricerca di gente che viva a bordo ma non ne troviamo. I pontili non sono accessibili a tutti a causa di cancelletti che vengono tenuti chiusi; ma comunque non vediamo che pochissime barche aperte ed abitate. Poi facciamo una visitina al supermarket appena fuori del marina: non ci piace granché. È piccolo, ma non più piccolo di quello che abbiamo al marina di Monastir. Il fatto è che, a differenza di quest'ultimo, non è pensato per "servire" i clienti delle barche che stazionano in porto.  Il reparto vini e liquori è spropositato... Occupa quasi la metà dello spazio a disposizione. Al  contrario, chi vuole far la spesa ha veramente poca scelta: stiamo meglio noi a Monastir. Naturalmente anche qui si può raggiungere un vero supermarket nell'entroterra... Ma questo del marina sarebbe un'importante comodità per chi vive in barca ad Elkantaoui. L'indomani mattina, appena svegli, si parte con destinazione Port Yasmine ( Hamamet ). Non ci siamo mai stati prima...  Neanche via terra.  Questo marina è il più moderno dei tre che si offrono sulla costa Est della Tunisia... Ed anche il più caro:  " è stato fatto per attirare ricchi proprietari di yacht, soprattutto italiani. Infatti qui vicino ha vissuto l'ex presidente del consiglio Bettino Craxi e quì vicino è stato tumulato.

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La tomba di Bettino Craxi ad Hamamet si trova all'ingresso (esternamente) del cimitero nuovo.

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La navigazione però non si presenta bella come il giorno prima: il tempo è proprio cambiato. Per fortuna, in ogni caso, la temperatura rimane mite e si avanza col July che sotto la pressione del solo fiocco ed una buona spinta del motore viaggia a circa cinque nodi. Come il giorno prima siamo soli in mare... O quasi. Infatti la sagoma di un incrociatore apparso lontano all'orizzonte con rotta parallela, adesso sembra puntarci insistentemente.

 

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Una nave, che ho fotografato a Sfax, simile a quella che ci ha abbordato.

Stiamo navigando ad una decina di miglia dalla costa che comunque rimane in vista alla nostra sinistra. La nave, quando si avvicina, appare per quello che è: non certo un incrociatore, ma comunque una piccola nave da guerra ( vedi foto sopra ) decisamente vecchiotta. Da bordo ci fanno cenno di accendere la radio :  "arretez le bateau: C'est une inspection de la Garde Côtière"- Che strano, in mare la lingua internazionale è l'inglese ma dalla nave ci parlano in francese. - " Combien vous êtes à bord ? - Donnez nous les donné suivant: nom et prénom du proprietaire,  nom et prénom du capitaine,  nom  et  prénom de  tous les passagers a bord... En plus, le port de provenience et de destination... Encore..." Inizialmente cerco di prender nota delle richieste; ma lo speaker legge da una lista interminabile che probabilmente ha in mano: non potrei mai seguire il suo ritmo. Decido allora di aspettare che finisca. Poi, con noncurante gentilezza, mi dichiaro pronto a fornire tutti i dati richiesti... "Ma, se mi è concesso di fare una proposta, le voglio far presente che abbiamo il posto barca in Tunisia presso il Marina di Monastir dove la Guardia Costiera locale ci conosce assai bene. Se volesse prendere informazioni dirette contattandoli via radio adesso, potrebbe evitare tanta fatica inutile..."

Interminabile momento di silenzio: l'idea è sicuramente allettante ma bisogna "incrociare" lo sguardo del comandante prima di sbilanciarsi... Alla fine lo speaker mi dice di rimanere in attesa sul canale 16 del VHF... Poi, dopo un paio di minuti di silenzio, la radio riprende a gracchiare: "L'inspection est terminée, vous pouvez aller. Nous vous souhaitons une bonne promenade et profiter de votre séjour en Tunisie... Vous êtes les bienvenue"

Uff ! - Roba da matti. Se avessi conosciuto solo l'inglese (la lingua ufficiale a mare) probabilmente sarebbe andata molto peggio. Riprendiamo la nostra faticosa navigazione e, qualche ora dopo, entriamo nel Marina di Port Yasmine. Contattati via radio prima di entrare, ci dicono di accostare a sinistra ed ormeggiare di fianco davanti alla "Capitainerie". Sbrigate le pratiche di ingresso, ci viene assegnato un posto all'interno. Il Marina ci appare subito di buon livello, ma non ha personalità: il solito posto per ricchi dove le banchine sono vuote. Manca l'atmosfera viva alla quale siamo abituati a Monastir. C'è meno gente e quella che c'è se ne sta sulle sue. Scendiamo a terra. La banchina interna è piena di bei negozi, di bar e di ristoranti effettivamente molto carini.

 

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 A passeggio sul lungomare all'interno del Marina

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Purtroppo il tempo a mare peggiora ancora e, prima di poter ripartire, rimaniamo inchiodati a Port Yasmine per altri cinque giorni. Ne approfittiamo per andare a conoscere bene Hamamet e dintorni. Ahimè, la Pasqua però si avvicina e Pantelleria, col mare che picchia da Nord, è ancora molto lontana. Ma questa è la barca. Con Eolo intenzionato a mostrare la sua forza, da queste parti è molto meglio stare in porto. Fuori, avvicinandoci a Kélibia, siamo nelle acque del famigerato Cap Bon. Per chi naviga, basta il nome.

 

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La passeggiata sul Marina Port Yasmine-Hamamet vista di notte.

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Quando finalmente riusciamo a partire, il mare non si è ancora calmato... Però almeno si riesce ad avanzare ragionevolmente. Passato il promontorio dove è abbarbicato il villaggio di Hamamet, facciamo rotta per Nord. Siamo soli a mare... Ancora soli... O quasi. Si intravede appena, molto al largo, un incrociatore grigio scuro basso sull'acqua. Oh no ! Non ci crediamo... Ci puntano di nuovo... Questa volta accendiamo la radio per tempo, ma nessuno ci contatta. Anzi, il canale 16 rimane ostinatamente silenzioso. Quando ci raggiungono ci affiancano come se fossero una lancetta col fuoribordo... Facendo un onda che a momenti porta l'albero addosso alla loro fiancata ( non oso pensare cosa sarebbe accaduto se avessimo riportato danni ).  Ci fanno cenno che ci vogliono parlare alla radio. Conosciamo la musica: ci armiamo di pazienza e la storia si ripete passo passo. Non sono gli stessi dell'altra volta. La nave è la stessa, ma non l'equipaggio che è cambiato. Quando infine entriamo nel "porticciolo pescatori" di Kélibia sono le quattro del pomeriggio. Un tizio si sbraccia per farci segno di accostare dove dice lui. Non sono sicuro di volerlo ascoltare... Poi vedo un uomo in divisa accanto a lui e decido di dargli retta. È evidente che sono amici. Il posto a noi concesso fa un po' impressione. La poppa del July si "ficca" letteralmente sotto la prora di un enorme  peschereccio d'altura che incombe sopra al pozzetto. Le poche barche da diporto sono ammassate le une alle altre e noi siamo in seconda fila a fianco di una barca a vela i cui proprietari sono momentaneamente via. Hanno affidato le chiavi al "tipo" che ci ha indicato dove metterci e costui ci bivacca come se la barca fosse sua. Si aspetta una bella mancia per averci dato il posto... Io gli porgo dieci Dinari ma lui finge di fare l'offeso; mi chiede con chi credo di parlare... Vuole cinquanta euro. Gli faccio presente che viviamo in Tunisia e che sappiamo che un cameriere guadagna " 300 Dinari" al mese. Non mi sembra poca la paga di un giorno per due minuti di lavoro non richiesto. Ma è abituato con gli italiani che vengono spesso e lasciano incautamente ( i francesi dicono stupidamente ) mance spropositate. Nasce una discussione, ma io taglio corto: non ho altri Dinari perché sono sul punto di rientrare in Italia e non ho euro e... comunque sarebbe illegale per lui maneggiare degli euro. Il poliziotto sente tutto, ma non gli importa. Se avessi dato degli euro li avrebbero probabilmente divisi. Gli dico chiaro e tondo che, se li vuole, quelli sono... Al secondo rifiuto prendo la palla al balzo: "probabilmente sei più ricco di me  -  gli dico  -  "... Contento tu..." e mi metto a fare altro.

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Della visita a Kélibia due sono le cose più interessanti da riportare. La prima riguarda l'acquisto di Alcol ( birra per la precisione ) e la seconda la visita alla fortezza che si erge sul porto.


Acquisto di "alcol" a Kélibia
 

Anche a Kélibia ci fermiamo alcuni giorni a causa del maltempo. Così, quando andiamo a fare la spesa in paese, cerchiamo di far provvista di birra: vogliamo portare con noi alcune lattine di "Celtia" che abbiamo imparato ad apprezzare a Monastir. Purtroppo però, per quanto cerchiamo, sembra che nessuno venda alcolici... O nessuno ci da le "informazioni segrete" su dove trovarne. Finalmente, al terzo tentativo, qualcuno in porto ci da indicazioni precise. Una certa porta, in un certo vicolo, ad un certo orario... Così, ci rechiamo sul posto all'ora stabilita ed attendiamo: la porta, senza insegne, resta ostinatamente chiusa e non vi sono segni di una prossima apertura. Inoltre, nessuno, oltre noi, è li ad attendere che lo spaccio apra... Non sappiamo proprio cosa fare. Forse le indicazioni sono per l'ennesima volta imprecise... O del tutto sbagliate. Ad un certo punto una persona, sbucata chissà da dove, apre la pesante porta corazzata e, prima ancora che io riesca ad entrare, una folla di scalmanati mi si accalca alle spalle spingendomi da tutte le parti senza tanti complimenti. Sono sorpreso: credevo di essere solo fino ad un attimo prima. Poi, al momento giusto, tutti quelli che sorbivano il te ai tavolini del bar di fronte, quei quattro che parlavano tranquillamente all'angolo della strada e chissà quant'altri e chissà da dove si fiondano dentro insieme a me che vengo sorpreso ignaro ed inconsapevole mentre passo la porta. Due o tre mi colgono di sorpresa e arrivano al bancone prima di me... Ma se la regola è quella di fare a gomitate, posso anch'io fare come gli altri... Anzi meglio... Basta dirlo... All'interno c'è un unica sala con un bancone in fondo difeso da una pesante grata di ferro che va fino al soffitto. Una sola apertura davanti all'inserviente consente di passare una bottiglia alla volta e niente di più. Appena consegnata la bottiglia acquistata, la nascondono sotto la giacca o sotto un soprabito che tengono avvolto sul braccio ed escono... Non vogliono farsi vedere... Così come non vogliono farsi vedere in fila in attesa dell'apertura.

 

Visita alla fortezza di Kélibia
 

Nella giornata di Pasqua decidiamo di andare a visitare la fortezza. Sappiamo che questa domenica l'ingresso è gratuito... Ecco perché abbiamo atteso fino al giorno giusto. Non sappiamo la strada da fare per raggiungere l'ingresso. Tuttavia la fortezza si vede bene anche dalla barca e pensiamo di andare dritto per dritto... Poi costeggeremo le mura fino a trovare l'ingresso: siamo o non siamo dei "consumati" montanari?

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La fortezza vista dal porto... (siamo saliti "dritto per dritto" per la sterpaglia fino a sotto le mura).

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Naturalmente questa decisione è frutto di opportune "spinte" da parte di Margherita che dichiaratamente ama le scorciatoie. Così, dopo un tratto di salita iniziale senza problemi, ci troviamo a doverci "aprire" la strada attraverso un intrico di rovi. Poi, raggiunte le mura della fortezza, dobbiamo fare il giro per arrivare all'ingresso. Comunque, ci arriviamo. Troviamo subito la guardiola della biglietteria, ma, sapendo che l'ingresso quel giorno è gratuito, "tiriamo dritto" ed entriamo. Fatti pochi passi, veniamo rincorsi da un uomo che ci fa notare che non siamo transitati dalla biglietteria... Tuttavia, dice costui, lo potremo fare all'uscita (non è la prima volta che succede che l'ingresso, anche se gratuito, prevede comunque la consegna del biglietto). Troviamo la fortezza in ottimo stato e, anche se dentro si possono vedere soltanto le mura o poco più, la visita risulta estremamente interessante. Inoltre si gode un bel panorama che, guardando verso Nord, arriva fino a Cap Bon. E poi, tutto è più bello quando è gratis. All'interno incrociamo un gruppetto di ragazze tunisine, probabilmente universitarie, anch'esse in visita approfittando dell'ingresso gratuito. Scambiamo qualche parola con loro convenendo soprattutto sulla lodevole iniziativa "culturale" che consentiva a noi tutti questa bella esperienza senza pagare. Così, dopo aver girato in lungo e in largo anche gli spalti, molto soddisfatti della visita, ci siamo diretti all'uscita. Appena giunti alla porta, abbiamo trovato l'uomo che ci aveva intercettato all'ingresso seduto subito fuori dalla guardiola: "Vi é piaciuta la visita ? La fortezza è molto bella ed oggi la giornata è splendida... Si vede bene la costa fino a Cap Bon. Prego, da questa parte... potete pagare il biglietto adesso". Margherita non ha capito le parole di quell'uomo che parlava, tra l'altro, un discreto francese. Così, appena ho fatto cenno di fermarmi per chiarire la cosa lei è subito andata avanti dicendomi di "non farmi fregare ": "oggi l'ingresso non si paga" - diceva - "quelli vogliono soldi e poi se li intascano". Nella  biglietteria, a pochi metri dall'uomo, era seduto il bigliettaio. Così, sono andato allo sportello ed ho fatto presente che "avevamo preso informazioni" e sapevamo che quel giorno dell'anno l'ingresso era gratuito. "MI spiace" - dice il bigliettaio - "ma oggi l'ingresso è gratuito solo per il popolo tunisino perché è una nostra festa nazionale...  Voi europei invece pagate regolarmente". Ops! Questa non me la aspettavo... Non avevo soldi con me e mi sono rivolto quindi a Margherita, che nel frattempo era sempre più lontana, per gridarle di tornare indietro per pagare. Macché, neanche a parlarne... Margherita non ci sente più come a vent'anni...  Era lontana, non sentiva e non era interessata a sentire. Allora ho deciso di fare un ulteriore tentativo: " Vede, noi viviamo qui in Tunisia, siamo residenti... Viviamo a Monastir...  Non dovremmo pagare". " Bene ! " - mi disse il bigliettaio -" ho bisogno di un documento che lo attesti..." Io volevo pagare, sapevo che era giusto e la storia era ormai chiara... Ma Margherita era sempre più lontana ed io , dopo  essermi  arrampicato  sugli specchi con tutte le argomentazioni che mi venivano in mente, ho dovuto confessare: "Scusi, non ho soldi con me e devo andare a prenderli da mia moglie che purtroppo da lontano, per quanto urli, non mi sente..." Il bigliettaio aveva ormai un'espressione visibilmente sconcertata. Non sapeva se credermi... Non aveva mai affrontato prima "una trattativa" così dura per così pochi Dinari... Io naturalmente pensavo che, a causa della lingua, non mi capisse bene. Così, oltre che in francese, ho cominciato ad accompagnare abbondantemente i miei discorsi con ampi gesti in modo che gli fosse chiaro che mi sarei allontanato da li solo per raggiungere mia  moglie che da lontano non sente... Ma che avesse fiducia, stesse tranquillo sul fatto che sarei ritornato... E più parlavo e più gesticolavo più la sua faccia mi faceva pensare che meno capisse... Non volevo allontanarmi senza il suo esplicito consenso, ma la situazione era ormai decisamente surreale... Ero imbarazzato quanto non mai. Alla fine fu lui a prendere la decisione di concludere in qualche modo la trattativa: " Vada pure" - mi disse - " Vada tranquillo. La Tunisia vi fa omaggio dei biglietti di ingresso alla fortezza. Vi auguro un piacevole soggiorno".

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Pantelleria

 

Dopo qualche giorno passato ben protetti a Kélibia, il meteo finalmente da "luce verde": partiamo quindi per Pantelleria. Una quarantina di miglia marine, niente di impegnativo. Tuttavia quel tratto di mare va affrontato con la massima prudenza. Volendo partire alle 6 del mattino, cerco di prendere accordi con la capitaneria locale il giorno prima. L'idea è semplice: "vi faccio vedere tutti i documenti la sera prima, voi controllate che tutto sia in regola, poi mi date il permesso di partire l'indomani all'alba.  Così, il pomeriggio precedente la partenza, mi reco presso gli uffici del porto con tutti i documenti in ordine in un apposito raccoglitore. Si mettono a controllare in due: guardano e discutono tra loro… Poi telefonano… Infine mi dicono: "il comandante vuole conoscerla di persona; dobbiamo andare da lui ".

Costui non si trova in porto. Pertanto vengo "scortato" da un agente che mi porta con l'auto di servizio. Il "comandante" si mostra una persona gradevole e molto cordiale. Comincia a parlare del più e del meno e continua per un bel pezzo, poi, finalmente, da una lunga occhiata ai documenti, fa un po' di telefonate… Ed infine da il nulla osta per partire. I documenti però, quelli necessari a salpare, mi vengono consegnati l'indomani mattina alle sette: un'ora di ritardo...

Uff ! Finalmente.

Il viaggio in mare è senza storia e, quando arriviamo, ormeggiamo proprio di fronte al castello, nel porto vecchio. Siamo in Italia.

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Ancora una fortezza vista dal porto... Ma questa volta siamo a Pantelleria... Viva l'Italia. 

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Non arriviamo per Pasqua come tanto desiderava Margherita, ma, anche se tardi, ci rifaremo appieno del lungo periodo di " lontananza dalla cucina italiana ". La sera stessa infatti, ceniamo al ristorante vicino al porto: non avrebbe potuto essere altrimenti. Rimaniamo alcuni giorni a Pantelleria ed approfittiamo della sosta per visitare tutta l'isola. Anche il nostro desiderio di mangiare italiano non si esaurisce certo con la cena della prima sera. Scopriamo dove fare la spesa in qualche buon piccolo supermarket... Ma scopriamo anche un'eccellente macelleria che prepara prelibatezze da cuocere a casa, una pasticceria nella quale comprare delle "cassate" monoporzione che si sciolgono letteralmente in bocca... Per non parlare delle arancine cucinate al momento che possiamo comprare da un " ambulante-stanziale " piazzato alla radice del molo a venti metri dalla barca. Non manca, naturalmente, la gita al " famoso " Lago Specchio di Venere " (vedi foto sotto).

 

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il Lago Specchio di Venere a Pantelleria

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Non siamo mai stati prima a Pantelleria: né in barca, né con qualsiasi altro mezzo. Questa è un'altra isola che non ho mai voluto conoscere fino a quando non fossi stato in grado di arrivarci via mare. Ne è valsa la pena.  Comunque, ormai siamo rientrati in Italia e ci resteremo per un po', bighellonando qua e là con  la barca, almeno fino a giugno. Poi, partiremo per la Grecia Ionica.

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Album fotografico della partenza da Monastir fino a raggiungere Pantelleria.

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