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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Rientro a Leros 2014

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Siamo rientrati finalmente a "casa"...

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                          (immagine satellitare 1)

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Foto dai nostri itinerari

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Cartina geografica da foto satellitare dell'area interessata dal volo Milano-Kos.

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Chi ha detto che le vere avventure sono quelle passate in navigazione? Al momento in cui scrivo (sono le otto di sera del 6 aprile) siamo in barca. Siamo arrivati oggi alle 12h:35' da Milano per incominciare la nostra stagione 2014. Andiamo con ordine. Nel mese di gennaio abbiamo trovato su internet una buona offerta per un volo RyanAir da Milano (aereoporto di Bergamo Orio Al Serio) a Kos. Noi dovevamo venire a Leros, un'isola che dista da Kos un'ora e mezza di catamarano veloce. L'offerta del volo era così appetibile che l'abbiamo presa anche senza sapere quando e se avremmo trovato il traghetto. In realta', ci siamo detti che, se anche avessimo dovuto passare una o due notti in albergo, la cosa avrebbe comunque mantenuto la sua ''bella'' convenienza. Così, per un po', non ci siamo piu' interessati del viaggio. Ogni tanto, Margherita andava a guardare se vi fossero novita' sui traghetti da Kos a Leros. Ma i siti delle due o tre compagnie che fanno questo servizio in questa stagione continuavano a rimanere imprecisi ed inaffidabili. Senonché, quando mancavano una quindicina di giorni alla partenza, fissata per  il giorno 5 aprile, è arrivata la comunicazione della RyanAir che ci noificava che l'orario del volo era stato cambiato: dalle ore 8h:30', orario iniziale, il volo veniva anticipato alle ore 6h:30'. Naturalmente avremmo potuto rinunciare ed utilizzare l'importo versato per cambiare la prenotazione... Ma avremmo dovuto trovare un altro volo in un'altra data e la cosa non ci entusiasmava.

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E poi avremmo perso il vantaggio di un prezzo cosi' stracciato. Quindi, come prima cosa, abbiamo confermato il volo accettando la variazione d'orario, poi, abbiamo cercato di metterci in contatto con lo stesso albergo di Kos Town che avevamo utilizzato all'andata. Purtroppo, la mail di risposta dell'hotel ci faceva sapere che sarebbero rimasti chiusi fino ai primi di maggio, cosi' abbiamo dovuto ricominciare da capo. Per fortuna, all'andata avevamo approfittato del tempo a disposizione ed eravamo andati a visitare un altro alberghetto carino ma non costoso al quale avremmo ricorso, come seconda scelta, in caso di necessita'... Cosa che abbiamo fatto al volo. Una volta prenotato per dormire, alla faccenda traghetto avremmo provveduto sul posto. Partire dall'aeroporto di Orio Al Serio alle sei del mattino non è cosa da poco. Non si tratta d'aver paura di fare un'alzataccia. Il fatto è che decollare alle sei e trenta implica che la chiusura del volo avviene alle sei. Anche se vogliamo trascurare quanto chiede la RyanAir, ovvero di presentarsi almeno due ora prima della chiusura del volo per essere certi di poter passare in tempo i controlli per la sicurezza, bisogna considerare che la navetta che parte dalla stazione centrale impiega quasi un'ora per il tragitto e, di notte, ne parte una ogni ora circa. Ciò vuol dire che, se vogliamo essere in aeroporto per le cinque del mattino dobbiamo prendere la navetta delle quattro. Ma occorre fare attenzione a non perderla: quella seguente arriverebbe troppo tardi. Così abbiamo deciso di dormire a casa di Marco, nostro figlio, per andare a piedi alla stazione centrale partendo alle tre. Milano non è mai deserta. Quando siamo usciti da casa, in via Paolo Sarpi, abbiamo trovato diverse compagnie di giovani che facevano baldoria (era la notte tra venerdì e sabato). Quel che faceva effetto però, erano le facce di alcuni "brutti ceffi" per niente rassicuranti che andavano in giro a quell'ora. Cammina, cammina, finalmente siamo arrivati in stazione una decina di minuti prima della partenza dello "shuttle"... Questo ha posto fine a tante ansie di Margherita che non aveva smesso un solo istante di ricordarmi quanto fossi stato poco accorto a scegliere la strada... Che, secondo lei, quell'altra sarebbe stata molto più corta, molto più bella, molto più sicura, etc. Una volta giunti in aeroporto, il volo si è svolto senza "intoppi": dopo due ore e mezza dalla partenza, alle dieci e mezza ora locale, siamo atterrati. Qui, abbiamo trovato subito l'autobus di linea che ci ha portati a KosTown. In realtà, non immediatamente: il bus ha fatto prima una deviazione per Mastikari dove ha "scaricato" trentaquattro giovani arrampicatori che dovevano prendere il traghetto per Kàlymnos (noto centro di fama mondiale per questa disciplina sportiva). Una volta arrivati in città, ci siamo "fiondati" in albergo dove ci stavano già aspettando. Appena il tempo di prendere la camera e posare i bagagli e siamo andati in piazzetta: qui conosciamo un posticino delizioso dove ci hanno servito birra gelata e "pitta gyros" (un cono fatto con una specie di piadina calda arrotolata dal quale fuoriescono alcune leccornie molto usate nella cucina greca: pezzetti di carne cucinata allo spiedo (verticale, come quella che fanno in Turchia), insalatina di stagione, cubetti di formaggio, fette di pomodoro, cipolla cruda a fettine sottili, patatine fritte e una salsa che fa da legante che rende il tutto non certo leggero, ma molto appetitoso. Poi, com'era inevitabile, siamo rientrati in albergo ed abbiamo dormito fino a sera. Al nostro risveglio, verso le sei di sera, mia moglie si è ricordata che aveva visto su internet dove avrebbe voluto andare a mangiare: ristorante "Da Elia" situato in un vicolo della città vecchia. In camera avevamo il WI-FI, così io sono stato incaricato di dare un'occhiata per potercela portare. In effetti io con carte e cartine, nonché con il mio senso d'orientamento, me la cavo di solito piuttosto bene. Il fatto è però che in hotel usavo il tablet e su questo Google Maps appare in formato semplificato e solo in mappa (niente foto satellitare). Anche il nuovo smart-phone, che Margherita si è fatta regalare da Marco (nostro figlio) per il suo prossimo compleanno, non aveva una rappresentazione della mappa della città che ci potesse essere utile (dovremo imparare a scaricare l'app giusta a proposito). Così ho deciso di scrivermi in greco l'indirizzo ed andare a chiedere alla reception. Qui, effettivamente, non posso dire che quel signore non si sia fatto in quattro. Dopo aver indagato con insistenza per sapere cosa cavolo cercassimo all'indirizzo in questione, mi ha preso sottobraccio e mi ha accompagnato personalmente fuori sulla veranda che da sul retro: "vede quella traversa... Giri a destra all'altezza di quel lampione, là c'e' il miglior ristorante di Kos... Vada e non se ne pentirà. Inoltre fanno anche buoni prezzi." Ma, quando eravamo ancora a Milano, con la coda dell'occhio avevo seguito Margherita nelle sue ricerche per trovare un localino con delle recensioni interessanti da provare in una serata speciale: la serata del nostro ritorno in Grecia. Sapevo bene che la nostra voglia non era quella di sfamarci, o di trovare un buon ristorante: dovevamo assolutamente andare "Da Elia" dove io avrei preso il "souvlaki misto della casa" (pollo, agnello e maiale), mentre Margherita avrebbe preso il loro famoso "pollo alla crema". Insomma, avrei dovuto cavarmela da solo. Nessuno avrebbe saputo dirmi dove trovare questo posto. Ho provato alla fine a memorizzare il punto che individuava la posizione del ristorante sulla mappa grossolana che lo reclamizzava in internet rispetto a tre o quattro punti di riferimento che riuscivo a riconoscere sulla carta... Così siamo partiti alla caccia. Appena usciti dall'hotel, Margherita ha subito cominciato a fare le sue tipiche domande che sempre mi rivolge a mitraglia in queste occasioni: "ma sei sicuro che la strada sia questa? - Io non sono convinta: ma perché facciamo tutti questi giri? - Per me di lì è più corta..." Per fortuna però, ho trovato il ristorante al primo colpo. Di questi tempi, sono spesso accusato di non aver la stessa efficienza di una volta... Neanche nell'andare in giro per le strade. Un po' di fortuna di certo non guastava. La cena è andata benissimo e il metodo delle recensioni si è rivelato infallibile ancora una volta. Poi, passeggiata lungomare e a letto presto: l'indomani avevamo il catamarano veloce per Leros alle undici. Infatti, il giorno dopo, abbiamo lasciato l'albergo alle dieci e ci siamo recati al punto d'imbarco, dove, siamo saliti a bordo senza sorprese all'ora esatta. Naturalmente il giorno prima, quando siamo andati a fare il biglietto per Leros, ho chiesto espressamente se la nave era previsto che ci sbarcasse a Porto Lakki (dove avevamo lasciato la barca) ricevendo in risposta una totale assicurazione in proposito (ogni tanto, a seconda del mare, il traghetto arriva a Leros dall'altra parte dell'isola, ad Aghia Marina). Così, quando siamo ripartiti da Kalymnos, dopo lo sbarco su quest'isola intermedia, la rotta presa dal nostro catamarano mi ha messo subito in sospetto. Uscendo dal porto, avremmo dovuto girare a ovest e non ad est. Nonostante le rassicurazioni, mi avrebbero sbarcato ad Aghia Marina: benedetti greci! Ma la cosa si è rivelata meno "tragica" del previsto. Appena sbarcati, abbiamo trovato subito tutti i taxi dell'isola che erano convenuti a prendere i potenziali clienti. Una rapida contrattazione e con dieci euro ci hanno portati fin dentro al marina. Che bella sensazione, dopo tanto tempo, rivedere il July. Lo abbiamo ritrovato proprio come lo avevamo lasciato. Tutta la barca era ben pulita dalle tante piogge senza smog che durante tutto l'inverno scrosciano copiose da queste parti. La coperta, soprattutto, sembrava appena lavata a dovere: mai visto niente di simile in tanti anni. Anche gli interni li abbiamo trovati in ordine, così abbiamo subito cominciato a darci da fare per rendere la barca abitabile nel più breve tempo possibile. Fuori il bimini e fuori la cappottina: dopo aver provveduto alla lucidatura degli acciai, abbiamo montato tutto in pochissimo tempo. Infine, abbiamo provveduto a montare "la grande capote" invernale per proteggerci dal vento e dalla pioggia (anche se non se ne prevedeva a breve): il July era tornato accogliente e protettivo come sempre. Poi siamo passati a tutte le prove di funzionamento che riguardano "l'abitabilità stanziale", per così dire. La prova dell'impianto elettrico sia a bassa (12V) che ad alta (220V) tensione, la prova dell'impianto idraulico (rubinetti e scarichi) e la prova del buon funzionamento della cucina a gas, hanno tutte dato immediatamente esito positivo (sapevamo già di avere una bombola del gas vuota da riempire prima di partire, ma l'altra era quasi piena). Una sola cosa mi sono rifiutato di fare: installare il satellitare per vedere la televisione. Sebbene Margherita avesse insistito con una certa determinazione, mi attendevano molti lavori nei giorni seguenti (come tutti gli anni), alcuni anche piuttosto delicati, non accettavo psicologicamente di concedermi distrazioni prima di arrivare a buon punto con le cose da fare.

Video girato lo stesso giorno del nostro arrivo al marina di Leros.

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