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La foto satellitare del tratto di mare chiamato "mare chiuso" ( a ridosso di Lefkada ).

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Cartolina di Natale 2018

Il viaggio è stato bellissimo ed il vento, mano a mano che aumentava, non faceva che aiutarci ad andare più veloci. Il moto ondoso creato dal vento, come lo stesso vento, erano entrambi a favore. Le cose sono cambiate una volta arrivati nei pressi della lingua di sabbia che occorre circumnavigare per entrare nella darsena antistante il ponte levatoio. Infatti, se esaminiamo la foto satellitare riportata qui sotto, si vedono bene i bassi fondali con acqua trasparente che si incontrano avvicinandosi a terra. Inoltre, nella foto è stata evidenziata, da una linea tratteggiata, la zona di bassi fondali non navigabile che si incontra verso costa entrando.

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Fine

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Spiccare il volo verso la libertà e la conoscenza fa di ogni vita una vita degna d'essere vissuta.

Rodi 2011

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Siamo arrivati questa notte alle tre e mezza dopo un bel viaggio di quasi cento miglia: "meglio di così non poteva andare". Anzi, dobbiamo proprio dire che l'intero viaggio in due tappe da Creta a Rodi è stato fantastico. Ieri alle otto di sera stavamo già costeggiando Rodi, essendo partiti il giorno prima da Creta. Siamo arrivati molto velocemente e non abbiamo fatto la notte... Anzi, abbiamo dormito e siamo ben riposati.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                 (immagine satellitare 1)

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Foto dai nostri itinerari

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La rotta percorsa ieri dal July. La seconda tappa del nostro viaggio da Creta a qui.

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Mentre ancora stiamo sorseggiando il primo caffè, Margherita ha già pronto un foglietto con tutte le informazioni sotto mano. Usciremo presto e passeremo una giornata da “turisti all'assalto”. Ci sono tante cose da vedere e la voglia non manca. Rodi è una meta sognata a lungo: vedremo di non farci sfuggire niente.

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ilviaggiodeljulymail@gmail.com

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La rotta percorsa ieri dal July. La seconda tappa del nostro viaggio da Creta a qui.

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La giornata si presenta bella (foto sopra). Cielo sgombro di nubi e un po' di vento. Sembra proprio che questo "angolino" sia protetto. Sentiamo che soffia forte sopra le nostre teste, ma dove ci troviamo abbiamo solo un po' d'aria, quanto basta per evitare di sentire caldo (per curiosità, nella foto sopra si vede la bandiera sul torrione sventolare ben tesa mentre la bandiera italiana in basso a sinistra pende senza vento). Prima di partire per "la visita ufficiale", andremo a vedere la fortezza qui di fronte. Siamo ormeggiati davanti ad un massiccio torrione difensivo perfettamente conservato.

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Album fotografico   - click -   "La fortezza sul porto a Rodi"          istruzioni

La visita alla fortezza non fa che accrescere le nostre aspettative sulla giornata che abbiamo di fronte. E' molto ben conservata anche dentro ed il panorama che si gode dall'alto è estremamente suggestivo. Si spazia con lo sguardo per un buon tratto di mare. Alla nostra sinistra vediamo per la prima volta la costa turca che si perde in lontananza verso Est. Ci soffermiamo con lo sguardo su queste coste che sono ormai a portata di mano. Sembrano così vicine e l'Italia così lontana. Alla nostra destra il mare è libero da terre fino all'orizzonte dietro il quale sappiamo che, lontano, si stendono le sabbie dell'Egitto. Portandoci poi dalla parte opposta della merlatura che circonda la torre, di fronte a noi si apre l'antico porto, l'abitato ed il castello dei Cavalieri di San Giovanni in fondo, sulla collina. Con lo sguardo ripercorriamo la rotta che abbiamo fatto questa notte per entrare e ci soffermiamo sullo stretto ingresso. La leggenda vuole che proprio qui, una statua enorme, "il colosso di Rodi", fosse stata eretta dagli antichi a guardia dello scalo.

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Un'immagine di fantasia, da internet, illustra il Colosso di Rodi come lo immagina l'autore del disegno.

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Così, dopo aver visitato la fortezza, ci dirigiamo all'ingresso del porto: poche decine di metri dalle sue mura. Nelle due estremità dell'entrata, dove il colosso poggiava i suoi piedi, sorgono due colonne alla sommità delle quali una coppia di cervi, uno per parte, un maschio ed una femmina, guardano le barche che entrano. L'illustrazione qui sopra, di pura fantasia, del Colosso di Rodi mostra un'interpretazione di come oggi ci piace immaginarlo. Nell'antichità, questa enorme statua era una delle sette meraviglie del mondo. Questo la dice lunga sulla potenza del popolo che abitava l'isola a quei tempi. Un film che abbiamo visto da bambini, con immagini di una battaglia spettacolare svoltasi proprio qui dove siamo al momento, ci condiziona con le sue suggestioni. Sicuramente, anche questo ha contribuito alle forti emozioni da noi provate questa notte entrando in questo scalo.

Nel video si vede la colonna con il cervo maschio sulla sua sommità.

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Così, dopo aver visitato la fortezza, ci dirigiamo all'ingresso del porto: poche decine di metri dalle sue mura. Nelle due estremità dell'entrata, dove il colosso poggiava i suoi piedi, sorgono due colonne alla sommità delle quali una coppia di cervi, uno per parte, un maschio ed una femmina, guardano le barche che entrano. L'illustrazione precedente di pura fantasia del Colosso di Rodi mostra un'interpretazione di come oggi ci piace immaginarlo. Nell'antichità, questa enorme statua era una delle sette meraviglie del mondo. Questo la dice lunga sulla potenza del popolo che abitava l'isola a quei tempi. Un film che abbiamo visto da bambini, con immagini di una battaglia spettacolare svoltasi proprio qui dove siamo al momento, ci condiziona con le sue suggestioni. Sicuramente, anche questo ha contribuito alle forti emozioni da noi provate questa notte entrando in questo scalo.

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La sommità della collina è occupata dal castello dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni.

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Il tempo di risalire in barca per prendere le nostre cose e ci dirigiamo verso il Castello dei Cavalieri di San Giovanni. Uno dei marinai del marina però ci intercetta. "Ma voi chi siete. Chi vi ha dato l'autorizzazione ad attraccare. Questo non è uno scalo" - Ci dice - "è un marina. Si deve prenotare. Non potete stare". Quel che sentiamo dovrebbe spaventarci, ma non ci preoccupa. Siamo in Grecia. Qui tutto si discute e, in barba alle regole, si trova sempre un accomodamento. "Ci dispiace. Ci scusi. Siamo arrivati questa notte. Abbiamo chiesto alla barca che era qui prima di noi. Loro ci hanno detto che avremmo potuto prendere il loro posto" - Così cerchiamo di convincerlo... - "Siamo turisti. Andiamo a visitare il Castello". Insomma, anche se non sembra proprio convinto, il marinaio sente l'ufficio per radio e decidono di concederci due notti in tutto. Una l'abbiamo già passata, passeremo la prossima in porto, poi dovremo salpare. Ringraziamo, e confermiamo che passeremo in ufficio per pagare, poi ce ne andiamo. Domani vedremo. Non diamo importanza alla cosa.

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L'ingresso principale fra due torri del castello dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni.

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Percorriamo tutta la banchina per portarci nella piazza tra i giardini che troviamo alle spalle del porto: qui c'è la porta che da accesso alla cinta di mura esterne. A questo punto, non ci resta che salire al castello facendo un lungo giro interno che si conclude davanti ad una scalinata di servizio, concepita per i militari, che arriva all'ingresso del castello vero e proprio. Qui, entrati nella piazza d'armi, in un enorme cortile a base quadrata, vediamo a destra un colonnato sotto il quale ci hanno indicato che dovremmo trovare l'accesso alle sale. Proprio sotto il portico, a fianco del portone principale, leggiamo in italiano la targa in marmo che riporto qui sotto.

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La "targa del duce" all'ingresso del castello dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni a Rodi.

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Questa foto, esposta all'ingresso del castello dal governatore dell'epoca Cesare Maria De Vecchi Conte di Val Cismon, ha una scritta che si legge poco; per questo motivo, ho creato una grafica che riporta in chiaro quel che vi è scritto. La sua lettura, vista ai giorni nostri, è piuttosto interessante.

Occorre ricordare, in proposito, che il Dodecaneso è stato amministrato dagli italiani dal 1912 al 1945. Queste isole, al pari di altre terre (come recita la stessa targa), erano considerate dal regime possedimenti italiani. La nostra grande affinità con il popolo greco e la classica apertura nei confronti della gente che contraddistingue il nostro modo di fare, hanno lasciato il segno. Qui, soprattutto gli anziani, ci vogliono bene. Abbiamo avuto l'occasione di parlare con alcuni di loro ed abbiamo capito quello che  tanti ci hanno detto chiaro e tondo: anche se ufficialmente la posizione di Atene è che l'italiano è stato un invasore da condannare sempre ed in ogni caso, qui, chi ha fatto qualche cosa per loro, sono stati solo gli italiani. "Strade, palazzi, ospedali, scuole, istituzioni... Tutto è stato fatto dagli italiani. Atene, anche ai giorni nostri, non sa neanche che esistiamo” - così ci dicono.

In particolare, voglio testimoniare che siamo stati protagonisti di due incontri particolarmente esplicativi sull'argomento. Il primo è accaduto a Kasos, durante la nostra sosta nell'isola. Non c'era quasi nessuno in giro e noi stavamo camminando alla ricerca di una taverna con Wi-Fi per controllare il meteo. Tra di noi parliamo italiano naturalmente. Sentiamo alle spalle una voce che, parlando la nostra lingua perfettamente, ci dice: "Eravamo italiani anche noi". Un vecchietto, seduto su di un muretto a bordo mare, ci ha spiegato che allora, quando era ragazzo, si andava a scuola, si parlava italiano e gli insegnanti erano italiani. I suoi genitori, le scuole non le avevano sull'isola.

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La scuola italiana all'ingresso del castello dei Cavalieri  di San Giovanni a Rodi.

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Anche qui a Rodi, di fronte al Castello dei Cavalieri Ospitalieri di san Giovanni, un'altra persona anziana ci ha fermato ed abbiamo parlato insieme per un po'. Noi stavamo osservando un bell'edificio, purtroppo bisognoso di restauro, ma così bello che attirava la nostra attenzione (vedi foto sopra). Quest'uomo ci ha sentito e ci ha raccontato: "Era una scuola. Io ero un alunno a quei tempi. Era bella e costruita dagli italiani a fianco del castello, nel punto più prestigioso dell'isola. Gli studenti si sentivano orgogliosi quando varcavano quella soglia. Gli italiani si curavano di noi".

Abbiamo saputo che il maniero andò distrutto nel 1856 per l'esplosione di una polveriera alloggiata nella vicina chiesa di San Giovanni. La consapevolezza del fatto che, anche volendo salvaguardare tutto quel che rimaneva di originale, non ci fosse più niente da salvare, ha accresciuto il nostro senso di ammirazione per quest'opera di restauro. Così, con questo spirito, entriamo a visitare il castello.

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Album fotografico   - click -   "Castello dei Cavalieri a Rodi"         istruzioni

Noi italiani siamo un popolo con così tanti difetti che ci viene naturale parlar male di noi stessi. È un costume che ben poche popolazioni condividono con noi. Ma questa volta, visitando il Castello dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni, abbiamo provato autentico orgoglio per quello che qui hanno fatto i nostri. Il castello è stato restaurato in modo magistrale e non è tutto. Dato che hanno trovato l'interno in pessime condizioni, i restauratori hanno avuto l'idea di prendere, come si dice in gergo, “due piccioni con una fava”. Per poter salvare tanti meravigliosi mosaici di ville romane che nelle isole del Dodecaneso erano stati scoperti (e quindi esposti alle intemperie), visto che si trattava di pavimenti rimasti intatti tra le macerie, li hanno prelevati dal sito archeologico originale e li hanno utilizzati, ricostruendoli perfettamente, come pavimenti nei grandi saloni del castello donando loro una seconda vita e dando al castello un pregio di livello assoluto.

Questo castello, dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità, così ben restaurato, oltre a fornire una bell'immagine degli italiani, è ritornato "in vita", se così possiamo dire. Infatti è sede di così tante attività che probabilmente oggi "splende" più che mai... Se possibile, anche più dei suoi tempi d'oro quando I Cavalieri di san Giovanni avevano qui la loro sede nel culmine della loro potenza. Infatti, oltre ad essere una grande attrazione turistica, ad offrire lavoro a tante persone del posto ed a produrre introiti per le casse pubbliche locali, è sede di mostre ed esposizioni (noi vi abbiamo trovato una collezione degli abiti di scena della Callas) e non solo. Infatti, una persona con cui abbiamo parlato, ci ha raccontato di una sfilata dei Cavalieri di Malta (Sono sempre i Cavalieri di San Giovanni che, abbandonata Rodi per l'avanzata dei turchi, si rifugiarono a Malta) vestiti in costume, con tanto di armi e cavalli, che sfilavano verso l castello lungo la via degli ostelli creando uno spettacolo altamente suggestivo.

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Album fotografico   - click -   "La via dei Cavalieri a Rodi"         istruzioni

Tutte queste visite, che ci hanno portato in mattinata a percorrere a piedi l'equivalente di un mezzo giro del mondo, ci hanno fatto venire fame. Potremmo andare in barca a mangiare: non siamo lontani. Ma saremmo sicuramente assaliti da una gran voglia di poltrire al sole. Abbiamo troppe cose da vedere. Fuori la burrasca imperversa. Ma qui si sta divinamente. Com'è bello sapere che fuori si balla mentre noi siamo a spassarcela sapendo che il July è ben protetto in porto! Allora, decidiamo di trovarci una taverna poco impegnativa dove mangiare qualcosa, ma non troppo onde evitare l'effetto “siesta”. Proprio entrando nelle mura esterne, questa mattina, abbiamo notato qualcosa che potrebbe andarci bene. In effetti l'idea funziona. Ci sediamo e ci portano immediatamente due birre giganti ben fredde in due boccali spessi tenuti nel congelatore. Che bella cosa questa abitudine greca. Col caldo, la birra gelata va giù che è un piacere. Mangiamo due souvlaki con un piatto di patatine. Una scelta semplice ma adatta alla circostanza. Ci alziamo infatti contenti e rifocillati con la voglia di proseguire il nostro programma della giornata. Adesso "tocca" al museo archeologico.

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Antico Ospitale dei Cavalieri di San Giovanni a Rodi vicino alla "via degli ostelli".

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L'edificio, originariamente destinato ai malati, è stato costruito dal Grande Maestro Jean de Lastic nel 1440 e poi ingrandito dal Grande Maestro d'Aubusson nel 1481-89. Fu più recentemente restaurato dall'amministrazione italiana nel 1913-18 e in seguito è diventato il Museo Archeologico di Rodi. Al suo interno, oltre alla visita degli ambienti, che danno un'idea di come si presentasse allora un ospedale, sono in mostra molti reperti trovati nell'isola e risalenti ad epoche diverse; inoltre, un cospicuo numero di lastre tombali di epoca medievale, sono esposte nella grande sala degli Ammalati.

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L'atrio dell'antico ospedale dei Cavalieri di San Giovanni a Rodi.

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Varcata la soglia, si entra in un grande cortile quadrato che mostra due piani di una struttura ad archi ininterrotta di stile “antica Roma” (foto sopra). Una scalinata, posta subito dopo l'ingresso a sinistra, porta al piano superiore. All'interno, la maggior parte della superficie è occupata da saloni giganteschi che erano destinati al ricovero dei malati. Oggi facciamo un po' fatica ad immaginare come potesse presentarsi in realtà quest'ambiente all'epoca. Dobbiamo immaginare che questi grandi spazi erano occupati da una gran numero di suppellettili mobili (letti, armadi, separè, carrelli, etc.). Inoltre vi erano spazi destinati ai nobili e spazi a disposizione dei bisognosi. Si può ben immaginare come le strutture mobili dei due ambienti fossero diverse. Essenziali in ambiente promisquo per i poveri, spaziose ed elaborate per gli altri (spesso accompagnati dalla servitù personale).

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Album fotografico   - click -   "Museo archeologico di Rodi"         istruzioni

Dopo aver visitato il Museo Archeologico, possiamo dire di aver “spuntato” dalla lista tutte le cose “da vedere assolutamente”. Adesso possiamo rilassarci. Uscendo dal palazzo e dirigendo a sinistra, ci si addentra nei vicoli turistici della città vecchia. Non che le cose da vedere siano finite. Al contrario, l'idea è quella che a Rodi non si riesce mai a dire “ho visto tutto”. Ogni angolo qui è antico o incastonato nelle antichità. Decidiamo quindi di rilassarci passeggiando senza apparentemente una meta. Si perché in realtà faremo un percorso che ci porterà a vedere solo qualche cosa. Siamo un po' stanchi. Domani mattina, ben riposati, partiremo di nuovo per un giro dalla città vecchia all'antica moschea. Rientrando a bordo, costeggiando il molo, ci imbattiamo nella barca dei nostri amici Marcello ed Edith. Li abbiamo conosciuti a Creta. Sono qui in attesa di ospiti. La figlia col nipotino verranno a trovarli domani. Ci invitano per un aperitivo a bordo... Così chiudiamo la giornata chiacchierando piacevolmente con amici (vedi "Gli amici del July - Rondinara).

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Elaborazione da un'immagine disponibile in internet.

Così l'indomani, dopo una bella colazione in pozzetto col sole che già alle otto mostra la sua forza, ripartiamo. Destinazione: la città vecchia. Certo non è possibile riferire in dettaglio quel che vediamo andando in giro per Rodi. Troppe cose. La città vecchia è un continuo susseguirsi di angolini medievali suggestivi, i negozi per turisti sono spesso di buon gusto ed alcuni sono degni di nota, la fontana dei cavallucci marini, la piazza dedicata ad Ippocrate, la meravigliosa antica moschea... Troppo da vedere. Ci limitiamo a mostrare qui di seguito qualche foto che prendiamo nella mattinata.

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Album fotografico   - click -   "Rhodes (Rodi)"         istruzioni

Concludiamo la mattinata un po' stanchi ma soddisfatti. È vero che abbiamo fatto una “scorpacciata” di visite. Una “non stop” che adesso ci sentiamo addosso. Ma abbiamo negli occhi così tante cose, tutte molto affascinanti, che pensiamo di non aver mai visto nulla di più “bello”. Naturalmente non è vero. Sappiamo che di cose magnifiche ne abbiamo viste tante e che Rodi non è la cosa più bella in assoluto. Ma pensiamo che un concetto così esclusivo sia sbagliato. Non esiste una risposta alla domanda quale posto ti ha affascinato più di ogni altro. Semplicemente esistono pochi posti al “top” e Rodi è meritatamente uno di quelli.

Con questi pensieri, ci dirigiamo alla barca dove intendiamo mangiare e riposare gustandoci i freschi ricordi che si affollano e si accavallano nella nostra mente. Arrivati lungo la banchina del molo dove siamo ormeggiati, ci affianca un marinaio del porto:"Perché non siete salpati questa mattina" - ci chiede con un tono molto aggressivo - "Vi avevamo detto che avreste potuto rimanere solo un'altra notte". Onestamente siamo sorpresi sia dai modi che dalla richiesta in sé. "Abbiamo visto le previsioni..." - Rispondo - "La burrasca è ancora in corso e, inoltre, si prevedono temporali in arrivo dalla costa turca. In casi come questo, in tutti i marina del mondo, si consente alle barche in transito di rimanere fino a che le condizioni non tornino sicure per la navigazione". Per niente interessato alle nostre ragioni, il "tipo" rincara la dose: "Qui è così tutto l'anno. Se dovessimo aspettare il bel tempo a mare... Dovete salpare adesso. C'è fuori una barca che ha prenotato e dovete liberare il posto". Così, chiama per radio un collega di "rinforzo" ed entrambi ci scortano alla barca costringendoci ad accendere il motore e mollare gli ormeggi all'istante... Senza neanche darci il tempo di approntare la barca. La cosa è così pazzesca ed inattesa e la loro minaccia di mollarci gli ormeggi all'istante così lontana da ogni precedente esperienza, che, di fatto, non rispondiamo a tanta aggressività con altrettanta determinazione. Non che si possa fare qualcosa di diverso. Siamo ospiti in un paese straniero, loro sono tanti, abbiamo anche visto che sono "pappa e ciccia" con quelli della capitaneria... (Hanno gli uffici affiancati, prendono il caffè insieme e li vediamo chiacchierare come fossero colleghi...). Insomma, senza dilungarci in fantasie, il fatto crudo e semplice e che ci troviamo in mare senza alcuna preparazione e senza alcuna voglia di metterci a navigare "contro pelo" (vento e mare in faccia). Appena usciti dal porto, mettiamo il July in panne e ci diamo da fare per prepararci alla navigazione. Sono cose che di solito si fanno in porto prima di mollare gli ormeggi. Ma oggi è diverso. Funziona così!

Tutto è stato sistemato: ogni cosa è assicurata, Daisy ha rassettatto l'interno che ora è pronto per affrontare il mare ed io ho "fatto la rotta" (inserito tutti i dati di navigazione nel Plotter-GPS). Mettiamo a segno le vele e puntiamo verso Nord. Vediamo, di la dalla punta, il treno di onde che sembra venire da Nord-Ovest. Bisogna aspettare di essere "fuori" dalla zona protetta prima di capire se potremo avanzare. Le creste bianche sull'acqua, in fondo, verso la Turchia, non ci dicono niente di buono, ma non bisogna farci caso. Dobbiamo andare a vedere sul posto come vanno le cose. La barca corre veloce con un vento sostenuto nelle vele e mare calmo qui a ridosso del promontorio. Poi, piuttosto velocemente, in men che non si dica, siamo fuori in mare aperto.

Elaborazione di un'immagine di Google Maps                                                                                         (immagine satellitare 2)

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Rotta effettuata dal July (in giallo tratteggiato) nel primo tentativo di trasferimento Rodi-Symi.

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Orpo! Che brutta vista che si "gode" adesso che siamo fuori dal cono di protezione del promontorio. In realtà non è il mare e non è il vento che ci danno pensieri. July è una barca di razza e, con poche manovre, la mettiamo subito alla frusta. Le onde spazzano la coperta a prora e molti spruzzi montano a bordo. Ma la nostra cappottina, lo sprayhood in inglese, ci protegge efficacemente e la barca salta addosso ad ogni onda come se avesse un conto personale da regolare con lei. La velocità, per queste condizioni, è assolutamente onorevole. Quello che ci disturba è la vista di un cielo nero pieno di fulmini sulla Turchia e su Symi: proprio dove vorremmo andare noi. Questo spettacolo, questo fenomeno poco piacevole si muove verso di noi. Decido di stare in allerta: non voglio rotture, non abbiamo bisogno di avarie a bordo. Tuttavia, fintanto che la barca avanza "dignitosamente" e senza "gemere" eccessivamente, si prosegue ad oltranza. Abbiamo parecchie ore di luce davanti a noi. Avanzeremo fino alla meta... A meno che la barca non cominci a soffrire troppo.

Però, il nero si fa sempre più nero ed il mare sempre più aggressivo fino a quando, ad un passo da Alà Burun in Turchia, i colpi di mare diventano così violenti da farmi temere che qualcosa possa cedere... E non è il caso. Non possiamo certo dire di non averci provato. Abbiamo percorso circa tredici miglia rimontando questo mare. Ma, se rompiamo qualcosa, non andremo certo più lontano. In un attimo giro la barca e cambia il mondo. Vento ed onde che prima si opponevano ai nostri sforzi per avanzare, adesso ci spingono. Il cielo nero, che minacciava di scagliarsi contro di noi ad ogni passo, adesso è alle nostre spalle e vediamo un orizzonte decisamente meno ostile davanti a noi. E la barca... La nostra amata barca che prima lottava e faticava tenacemente per dimostrare tutto il suo valore, adesso scivola leggera e veloce sull'acqua mossa, ma non più ostile. Si viaggia veloci... Molto veloci. Ritorneremo sui nostri passi in men che non si dica. Ma non tutto va bene. Se abbiamo preso il mare "contro pelo" per arrivare fino a qui c'è un motivo. Se no, saremmo rimasti dove eravamo. Il problema è che a Rodi non sappiamo dove andare. I temporali che abbiamo visto così vicini ora sulla costa turca, si stanno spingendo verso Rodi e la prossima non sarà una notte tranquilla. Devo decidere cosa fare... Ma ho mille dubbi. Penso addirittura che potremmo portare la barca a qualche miglio da Rodi, lontano dalla rotta delle navi, sulla costa protetta dal vento; li mettere in panne con segnali di non governo a riva ed andarcene a dormire. Ma, anche se questa prospettiva è meno "folle" di quanto possa sembrare a prima vista, psicologicamente non è una bella soluzione. Siamo animali terrestri ed anche solo stare vicino a riva... Ci sembra meglio anche quando è peggio.

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La spiaggia di fronte alla quale decido di portare il July per la notte qui ripresa in un giorno di bel tempo.

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Penso allora ad un tentativo: potremmo dare ancora in un “postaccio” di cui mi hanno parlato. Esiste una spiaggia davanti ad un braccio di mare protetto su tre lati. È completamente esposto a Nord ed un forte vento da questa direzione potrebbe farci vedere i “sorci verdi” in men che non si dica (ecco perché lo definisco "postaccio"). I temporali che ci inseguono non depongono a favore di questa scelta. Ma non vedo alternative. Avrei una gran voglia di sottoporre i marinai del marina che mi hanno costretto a prendere il mare con questo tempo ad un certo trattamento che ho in mente... Ma la fantasia non mi aiuta a trovare una soluzione. Andremo li... Davanti alla spiaggia. (La foto sopra mostra il luogo dove vogliamo ancorare fotografato in un giorno di bel tempo).

Velocissimi, così come previsto, ci troviamo ancora una volta davanti a Rodi. Doppiato il capo, il mare si calma ed anche il vento appare meno duro. Andiamo a cercare questo posto. Lo abbiamo visto da terra, ma dal mare non ci siamo mai andati. Quando arriviamo, ci sono altre due barche alla fonda che, come noi, non sanno cos'altro fare di meglio. Sono arrivati prima e, giustamente, occupano i posti migliori. A noi rimane veramente poco spazio per dare ancora... Stretti come siamo da un bassofondo da una parte ed una delle due barca dall'altra. Facciamo del nostro meglio: la manovra sembra la migliore possibile al primo tentativo. Ma non è un'ottima manovra: siamo impediti dagli ostacoli di cui abbiamo parlato ed abbiamo disteso poca catena. Il fondo qui è di sabbia e la nostra ancora in questo tipo di fondo è un portento. Speriamo bene!

Mettiamo tutto in ordine, il July deve rimanere in assetto di navigazione. Persino le chiavi del motore rimangono nel quadro pronte nel caso di una emergenza. Un'occhiata in coperta e poi ce ne andiamo di sotto. È incredibile quanta pace ci sia in dinette mentre sentiamo il vento ululare tra il sartiame. La barca ogni tanto si muove, tende la catena dell'ancora... Lo sentiamo dall'interno. Ma i rumori sono tutti "regolari". Ci si abitua a tutto e noi sappiamo distinguere i rumori. Questi suoni ci danno tranquillità e sicurezza. Ci dicono, istante per istante, che il July sta benissimo e l'ancora lavora bene. Io ho preso due allineamenti a terra con alcune luci della costa che rimarranno accese per tutta la notte. Un'occhiata e sarò sempre in grado di capire se la barca si dovesse spostare; se l'ancora dovesse arare. Ci mettiamo a leggere ed io, ogni tanto, controllo che tutto funzioni. I nuvoloni neri sono arrivati e l'ululato del vento si è fatto più cupo. Ma qui stiamo bene. Speriamo solo che non arrivi un colpo da Nord... Ma non credo... E piano, piano ci si trova al calduccio a dormire sotto le coperte. Il comandante dormirà "con un occhio solo". Ma è normale. Sembra passato un secolo da quando ci hanno "buttato fuori" dal porto: "Non ci posso pensare!"

L'indomani mattina, dopo una notte piena di minacce ma senza reali problemi, la giornata si presenta piena di promesse. Il cielo è terso nei punti in cui è sgombro di nuvole. Queste non sono le nere nubi temporalesche che abbiamo visto ieri. Al contrario, sono enormi batuffoli bianchi a ricordo della buriana passata. Salpiamo l'ancora e ripartiamo una seconda volta per Symi. Non siamo mai sbarcati in Turchia col July, ci ripasseremo molto vicino... Adesso la vediamo proprio bene. Facciamo un filmato questa volta; la navigazione è tranquilla e possiamo permettercelo.

Video della seconda traversata da Rodi all'isola di Symi.

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Note sul video:

 

  1. Nell'audio per errore chiamo l'isola di Symi verso la quale stiamo navigando col nome di Sami
  2. Mi scuso per l'audio di bassa qualità o addirittura incomprensibile per effetto del vento
  3. Chiamo "Ala Br" il capo della costa turca che accostiamo perché così ho letto sulla carta. Il nome è Ala Burun.
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